martedì 23 dicembre 2014

ABRUZZO, GLI ESPERTI: “L’ACQUA DI BUSSI PUÒ ANCORA UCCIDERE” (ASSOLTI I DIRIGENTI DELLA MONTEDISON),

PER I GIUDICI L’AVVELENAMENTO NON SUSSISTE (ASSOLTI I DIRIGENTI
DELLA MONTEDISON), INVECE L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
CONFERMA: “IL RISCHIO DI CANCRO PER CHI HA BEVUTO È ALTO”
L’IDROGEOLOGO
Se per vent’anni qualcuno ha bevuto
anche solo due bicchieri ogni giorno,
la possibilità di un tumore è signif
di Antonio Massari
inviato a L’Aquila
La perplessità, in attesa
di leggere le motivazioni
della sentenza,
c’è tutta. L’Istituto
superiore di sanità non può certo
esprimersi sull’aspetto giuridico,
ma nel corso delle indagini
s’è espresso su quello scientifico,
con un’analisi richiesta
dalla procura, e l’avvelenamen -
to c’è stato: “Confermiamo che
il rischio di danneggiare la salute,
per chi ha consumato
quell’acqua, era concreto: la
presenza di sostanze cancerogene
è stata accertata e la nostra
relazione s’incentra su un punto;
tutti i capisaldi della sicurezza,
nell’erogazione di quell’ac -
qua, sono stati minati. Se poi
serve il nome e cognome di chi
ha subìto il danno specifico,
questo è un altro discorso, e non
ci compete”. Luca Lucentini è
ricercatore all’Istituto superiore
di sanità e si occupa del controllo
delle acque destinate al
consumo umano e la “perples -
sità” espressa dall’Iss rappresenta
un modo molto istituzionale
per definire lo sconcerto,
all’interno del ministero, dopo
la sentenza sulla mega-discarica
di Bussi.
IL PROCESSO vedeva imputate
19 persone, tra tecnici e dirigenti
della Montedison, per disastro
ambientale e avvelenamento
delle acque: l’accusa sostiene che
la discarica abusiva –considera -
ta la più grande d’Europa, ad appena
20 metri dal fiume Pescara
abbia inquinato le falde acquifere
per decenni, mettendo in
pericolo la vita di almeno 700
mila persone. La Corte d’assise
Dopo la sentenza della Corte
d’assise che nega il fatto stesso
dell’avvelenamento – ‘non c’è il
fatto’ – anche solo nella forma
colposa, mi chiedo: il mio ufficio
ha adottato un provvedimento
nella sostanza errato? Abbiamo
sottratto alla popolazione una
fonte idrica non avvelenata?
Quindi le acque sono buone e
ha stabilito che il disastro ambientale
della Montedison fu
colposo, non volontario ed è intervenuta
la prescrizione: sono
stati tutti assolti. Per l’avvelena -
mento delle acque, invece, i giudici
hanno deciso che “il fatto
non sussiste”: non vi fu quindi
nessun avvelenamento. Eppure
nel 2007 i pozzi che erogavano
quell’acqua furono chiusi. E lo
sono tuttora. A chiuderli fu il
commissario governativo per
l’emergenza idrica, Adriano
Goio, che oggi commenta così:
possono essere distribuite alla
popolazione? L’istituto superiore
ha dato un allarme ingiustificato?
E non solo nel 2008, ma
anche nel 2014, con l’ultima relazione
che attesta l’esistenza di
un rischio sanitario nella distruzione
proprio di quelle acque. Il
mio provvedimento di chiusura
ha un contenuto diametralmente
opposto al dispositivo della
Corte d’assise di Chieti: se l’av -
velenamento non c’è, i pozzi
vanno riaperti, se invece c’è, andrà
verificata con attenzione la
genesi e la ragione di questo dispositivo.
Lo Stato non può andare
contro se stesso. Era pericolosa
per la salute umana, non
secondo me, ma secondo l’Isti -
tuto superiore di sanità”. E quindi:
lo Stato, inteso come corte
d’assise, ha sbugiardato se stesso,
inteso come Istituto superiore
di sanità? “Dal punto di vista
giuridico – risponde Lucentini
, l’autonomia e l’indipendenza
della magistratura non è in discussione.
Ma dal punto di vista
scientifico, voglio capire se nel
processo sono stati utilizzati dati
che smentiscono i nostri, e prenderne
atto. Per il resto, se lo Stato
chiama l’Iss per una consulenza,
troverei strano se poi non tenesse
conto di chi stila le analisi e le
conclusioni”.
L’EFFETTO negativo sulla salute
è certo – commenta invece
Alessandro Gorgini, idrogeologo,
consulente nominato dall’av -
vocatura di Stato che, in questo
processo, s’è costituito parte civile
a meno che pretendiamo
che, per esser sicuri dell’avvele -
namento, qualcuno stramazzi
morto al suolo dopo aver bevuto
un bicchiere d’acqua. Se consideriamo
che per 20 anni qualcuno
abbia potuto bere anche due
soli bicchieri di quest’acqua ogni
giorno, invece, le assicuro che il
rischio d’ammalarsi di cancro è
significativo. Questa è la mia opinione
scientifica. Per il resto
aspetto di leggere le motivazioni
della sentenza”. E non è il solo.
10 MARTEDÌ 23 DICEMBRE 2014
VELENI D’I TA L I A il Fatto Quotidiano


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