Il punto alla vigilia della conferenza delle parti della Convenzione mondiale sui cambiamenti climatici dell'Onu che si sta per aprire a Parigi. Pochi o nulli i distinguo: questa è l'ultima fermata per l'ambiente, mai più oltre i due gradi rispetto alla temperatura del periodo pre-industriale Per il clima, e l'equilibrio del pianeta Terra, Parigi può essere considerata l'ultima fermata. Non lo dicono solo gli ambientalisti convinti, ma gli scienziati, ormai senza più distinguo di sorta. Anzi, l'obiettivo stesso della Cop21 - la conferenza delle parti della Convenzione mondiale sui cambiamenti climatici dell'Onu che si sta per aprire nella capitale francese - di mantenere la temperatura media della superficie terrestre sotto i 2°c rispetto alla temperatura del periodo pre-industriale è considerato in ogni caso altamente pericoloso. Un incremento della temperatura sui 4°c rispetto all`epoca industriale potrebbe tradursi ad esempio in un innalzamento del livello dei mari che sommergerebbe terre che attualmente presentano una popolazione che va dai 470 ai 760 milioni di abitanti.áLa cina sarebbe la più coinvolta con una popolazione interessata con una media di 145 abitanti.
Altri numeri allarmanti: il rapporto pubblicato dalla Banca mondiale nel 2014 "4° turn down the heat: confronting the new climate normal", realizzato dal prestigioso Potsdam Institute for Climate Impact Research and Climate Analytics, afferma come "nelle misura in cui il pianeta si riscalda, le ondate di calore e gli altri fenomeni meteorologici estremi che si producevano una volta ogni secolo, forse mai, diventeranno la nuova norma climatica". Una situazione che avrebbe inevitabili conseguenze sullo sviluppo, come la diminuzione dei rendimenti agricoli, la modifica delle risorse idriche, l`innalzamento del livello del mare, mettendo in pericolo i mezzi di sussistenza di milioni di persone. Il rapporto sottolinea ancora come alcuni effetti del cambiamento climatico, ad esempio le ondate estreme di calore "potrebbero diventare ineluttabili". E si consideri che "un riscaldamento di circa 1,5° c in rapporto all`epoca pre-industriale è già all`opera nel sistema atmosferico terrestre e dovrebbe prodursi entro la metà del secolo e anche se dovessimo avviare ora un'azione di attenuazione molto ambiziosa, non si potrà modificare questo andamento".
Insomma, le emissioni passate hanno tracciato una traiettoria ineluttabile del riscaldamento globale per i prossimi due decenni, che colpirà soprattutto le popolazioni più povere e più vulnerabili del mondo. Le tempeste raggiungeranno più frequentemente dei livelli record, le precipitazioni in certi luoghi sono già aumentate di intensità, mentre zone soggette alla siccità, come il mediterraneo, diventeranno più aride. Il rapporto esamina i probabili effetti di un riscaldamento di 0,8° c (che è la temperatura attuale), di 2° c e di 4° c - rispetto ai livelli pre-industriali - sulla produzione agricola, le risorse idriche, le città, i servizi ecosistemici e la vulnerabilità delle zone costiere in america latina e caraibi, medio oriente ed africa del nord e in alcune aree dell`europa e dell`asia centrale.
Quanto affermato nel report risulta peraltro essere il seguito di un rapporto pubblicato dalla Banca mondiale nel 2012 che prevedeva, senza azioni concrete immediate, un riscaldamento planetario di oltre 4° c entro la fine del secolo. Nel rapporto si legge che le tre regioni sono tutte esposte alle potenziali ripercussioni delle ondate di calore estreme. I modelli dimostrano che ondate di calore "eccezionali", simili a quelle osservate in Asia centrale e in Russia nel 2010 e negli Usa nel 2012 e anche nel 2015, aumenteranno rapidamente in uno scenario di emissioni associate a una crescita della temperatura di 4° c. I modelli dimostrano anche che i rischi di diminuzione dei rendimenti agricoli e della perdita di produttività nelle regioni studiate sono nettamente accentuate nell`ipotesi di un riscaldamento da più 1,5° c a 2° c. Il calo della produttività agricola si farà ugualmente sentire al di fuori delle principali regioni di produzione, con gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare, e può mettere in pericolo la crescita e lo sviluppo economico, la stabilità sociale e il benessere delle popolazioni.
Ecco dunque gli scenari area per area, sintetizzando l'analisi sui dati a disposizione predisposta da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia:
in Medio Oriente e Africa del nord, una notevole intensificazione delle ondate di calore, unita a temperature medie più elevate, metterà a dura prova risorse idriche già scarse, con delle conseguenze maggiori per il consumo umano e la sicurezza alimentare nella regione. Nel caso di un riscaldamento da 1,5° c a 2° c, entro il 2050 i rendimenti agricoli rischiano un calo del 30% in Giordania, in Egitto e in Libia mentre le migrazioni che ne derivano e le pressioni climatiche sulle risorse potrebbero accrescere il rischio di conflitti (la situazione in Siria peraltro ne è già un chiaro esempio).
Per Balcani occidentali e Asia centrale, la diminuzione delle risorse idriche disponibili in alcune località diventano una minaccia significativa nella misura in cui il rialzo delle temperature procede verso i 4° c. La fusione dei ghiacciai in Asia centrale e la modifica dei regimi fluviali produrranno una diminuzione delle risorse idriche durante i mesi estivi e dei rischi elevati di piogge torrenziali. Nei Balcani, l`aumento del rischio di siccità può provocare un calo dei rendimenti agricoli, un degrado della salute negli ambienti urbani e una diminuzione della produzione di energia. In Macedonia, un aumento delle temperature di 2° c potrebbe produrre entro il 2050 perdite di rendimenti che arrivano fino al 50% per il mais, il grano, legumi e frutta.
America latina e Caraibi: le ondate di calore estreme e i cambiamenti del regime delle precipitazioni avranno delle conseguenze nefaste sulla produttività agricola. In assenza di misure di adattamento, un riscaldamento di 2° c comporterà un calo dei rendimenti che, entro il 2050, in brasile arriverà fino al 70% per la soia e al 50% per il grano. L`acidificazione degli oceani, l`innalzamento del livello del mare, i cicloni tropicali e le variazioni delle temperature incideranno negativamente sui mezzi di sussistenza delle popolazioni costiere, sul turismo e sulla sicurezza sanitaria, alimentare ed idrica, in particolare nei caraibi. La fusione dei ghiacciai sarà catastrofico per le città delle ande.
Gli scienziati avvertono dunque che se il global warming proseguirà al ritmo attuale, "potrebbe provocare dei cambiamenti irreversibili su grande scala". Esempi? nel nord della Russia, il deperimento delle foreste ed il disgelo del permafrost minacciano di intensificare il riscaldamento planetario, mano a mano che il metano stoccati nel sottosuolo ghiacciato vengono liberati nell'atmosfera. Con un mondo a +2° c, entro il 2050 in tutta la Russia le emissioni di metano, un gas serra http://www.repubblica.it/ambiente/2015/11/27/news/temi_conferenza_cop_21-128305149/?ref=HREC1-19
domenica 29 novembre 2015
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