E' lo scenario estremo realizzato dalla società Dnv Gl, uno dei principali enti di certificazione, che ha analizzato i settori sui quali concentra maggiormente la sua attività e che spostano l'asse della sostenibilità del globo: navale, dell'elettricità, oil & gas, food & beverage e healthcare. In vista della conferenza di Parigi sul clima (Cop21), il report elenca i rischi ai quali ci si espone nel caso di procedere come nulla fosse, nello scenario che gli esperti chiamano 'business as usual'. E che ha ricadute economiche - oltre che ambientali e sociali - devastanti: la scarsità d'acqua, solo per citare un punto-chiave del report, rischia di diventare una minaccia per il 52% delle persone e di incidere sul 45% del Prodotto interno lordo a livello mondiale.
Senza un cambiamento negli stili di vita, di consumo e della produzione rischiamo di creare 200 milioni di "rifugiati climatici" nel prossimo trentennio, con un boom della domanda energetica che sarebbe ancora coperta in larghissima parte (81%) da combustibili fossili. Dalla scarsità d'acqua a rischio il 45% del Pil mondiale. Ecco perché un accordo concreto a Parigi, nella conferenza internazionale sul clima, è necessario Nel 2050 rischiamo di trovarci in un mondo sotto pressione, con il 60% degli ecosistemi a rischio, temperature in aumento tra i 3 e i 6 gradi centigradi (mentre solo un aumento contenuto entro i 2 gradi è considerato sicuro), mari più alti di un paio di metri, 200 milioni di 'rifugiati climatici'. Se nulla cambiasse, dei nostri stili di vita e consumo, tra 35 anni saremo 9 miliardi e ci vorrebbero 3 pianeti insieme per soddisfare le nostre esigenze, visto che la domanda di energia elettrica salirebbe del 57% e ancora per l'81% sarebbe coperta con combustibili fossili. Produrremmo 1,3 milioni di Tour Eiffel di spazzatura (13,2 miliardi di tonnellate) e dovremmo spendere ogni anno tra i 70 e i 100 miliardi di dollari per l'adattamento al nuovo clima, anche solo con un innalzamento della temperatura di 2°. E a pagare sarebbero soprattutto i paesi più poveri.
Gli studiosi citano anche il lavoro del Planetary Boundaries Science Collaboratory, con il quale sono stati analizzati alcuni 'limiti strutturali' del pianeta, che non dovrebbero esser varcati con l'attività dell'uomo. Sono nove e in molti casi siamo già arrivati oltre quelle barriere, oppure siamo molto vicini ad oltrepassarle: il cambiamento climatico (misurato in presenza di CO2 nell'atmosfera) è andato oltre il punto di rottura, così come la perdita di biodiversità e il ciclo del nitrogeno. Siamo a rischio nel consumo di suolo, nell'acidificazione degli oceani e nel consumo di acqua. Per l'ozono qualche passo verso un rientro dell'allarme è stato fatto, restano da monitorare inquinamento chimico e atmosferico.
Su queste basi, perché il futuro sia sostenibile, è necessario partire dall'individuare quali sono gli ostacoli che si frappongono tra noi e quel futuro. Gli esperti di DNV GL hanno individuato 36 aspetti che vanno dal comportamento alla sfera cognitiva, istituzionale, economica, tecnologica e societaria e che costituiscono delle 'barriere fondamentali da aggirare'. Nel solo campo economico, sono nove: Mancanza di quantificazioni e valutazioni reali; Incentivi non chiari; Modelli economici lineari; Visione finanziaria a breve termine; Mancanza di divulgazione di informazioni su rischi ed effetti; Mancanza di una visione della catena del valore; Iniqua distribuzione di opportunità e benessere; Mancanza di capacità; Apatia dei lavoratori.
Ecco allora la proposta di soluzioni, dalle quali partire subito per ridare sostenibilità allo sviluppo economico:
1. Definire nuove unità di misura per la crescita oltre al PIL, che non è in grado di restituire indicazioni rispetto allo stato di aspetti fondamentali come il benessere della nazione o l'ambiente
2. Riorganizzare sussidi e incentivi tagliando quelli a supporto di economie non sostenibili - come avviene nel settore dei carburanti ad esempio attraverso meccanismi tariffari e sistemi di tassazione - per favorire sistemi improntati alla sostenibilità
3. Revisione dei rapporti tra costi e benefici facendo in modo che i costi degli impatti che il business determina sulla società e l'ambiente compaiano a bilancio delle società incentivandole ad agire in un'ottica di sostenibilità
4. Incentivare la circolarità dell'economia per un migliore utilizzo delle risorse
5. Incorporare la sostenibilità nelle strategie e nei sistemi di reporting aziendale
6. Incorporare le valutazioni ESG (environmental, social, governance) nelle valutazioni finanziarie cosicché diventino discriminanti fondamentali sui mercati finanziari e di capitali
7. Sfruttare il potenziale della tecnologia
8. Incentivare il consumo sostenibile. Sensibilizzare i consumatori al consumo sostenibile guiderà il mercato nella stessa direzione.
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