venerdì 10 gennaio 2025

anticipazione de il fatto quotidiano in edicola. Il mondo secondo Meloni: Musk "il migliore", Salvini bocciato sul Viminale, la "strategia" contro la sorella Arianna. Caso Abedini, l'avvocato ripropone i domiciliari per l'iraniano "ma con il braccialetto"

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-9-gennaio-2025/

La giornata in cinque minuti

MELONI A TUTTO CAMPO: “NESSUN FAVORE A MUSK, MA TECNOLOGICAMENTE È AVANTI A TUTTI. STOP A SALVINI AL VIMINALE. CONTRO MIA SORELLA UNA STRATEGIA”. La presidente del Consiglio ha incontrato oggi i giornalisti: 160 quelli accreditati per la conferenza stampa, ammesse 40 domande. Meloni ha risposto a tutto, glissando su alcuni temi, impuntandosi su altri e non risparmiando qualche stoccata alla stampa, colpevole di “virgolettare” cose che lei neanche pensa. Ha parlato naturalmente dalla liberazione di Cecilia Sala (“C’è stato un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence. Per quello che riguarda Abedini il caso è al vaglio della ministero della Giustizia. È una vicenda che bisogna continuare a discutere con gli amici americani”) per poi affrontare la spinosa questione Starlink: “Non ho mai parlato personalmente di queste vicende con Musk – ha spiegato la premier –. Valuto l’interesse nazionale: usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume. E considero Soros molto più ingerente di Musk”. Però subito dopo ha precisato: “Si tratta di mettere in sicurezza comunicazioni sensibili, parlando con il soggetto tecnologicamente più avanzato per questo lavoro, perché non ci sono alternative pubbliche”. Poi le questioni interne, tra il Viminale dove rimarrà l’attuale inquilino (“Salvini sarebbe un ottimo ministro dell’Interno, ma anche Piantedosi lo è”) e la vicenda Santanchè, le cui dimissioni Meloni non ha escluso: “Vediamo cosa deciderà la magistratura”. Poche le domande su economia e lavoro. A generare un certo fastidio è stata invece la questione Arianna, posta dal nostro Giacomo Salvini: “Non penso che i giudici abbiano messo nel mirino mia sorella, ma mi stupisce molto che le vengano addebitate moltissime cose che non segue. Una cosa falsa può essere una svista, due cose false possono essere due sviste, tre cose false possono essere tre sviste, quattro cose false diventano una strategia”. Sul Fatto di domani analizzeremo la conferenza stampa di Meloni tema per tema, facendo – laddove necessario – il nostro fact-checking. Qui il video integrale della conferenza.


CECILIA SALA È A CASA MA IL CASO NON È CHIUSO. L’IRAN SI ASPETTA LA SCARCERAZIONE DI ABEDINI. IL SUO AVVOCATO RINNOVA A MILANO LA RICHIESTA DI DOMICILIARI, STAVOLTA CON IL BRACCIALETTO. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da La Stampa ha dichiarato che “dell’estradizione è prematuro parlare, anche perché sino ad ora la richiesta formale non è ancora arrivata al nostro ministero”. L’estradizione sarebbe quella di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato a metà dicembre all’aeroporto di Malpensa, su richiesta americana. Il Dipartimento di Giustizia Usa ritiene che Abedini, assieme ad un socio finito in manette in America, abbia contribuito a fornire tecnologia militare ai Pasdaran; strumenti che poi sono serviti alle Guardie iraniane per colpire e uccidere militari americani. Il regime degli ayatollah si è affrettato nelle ultime ore a dichiarare che il caso Abedini era scollegato con l’arresto di Sala, ma è evidente che non è così. E ora che la giornalista italiana è stata liberata – Sala ha raccontato i suoi giorni di prigionia in un’intervista con Mario Calabresi all’interno di un podcast di Chora Media dal titolo “I miei giorni a Evin, tra interrogatori e isolamento”, ripercorrendo la sua detenzione tra privazioni e richieste di libri – l’Iran si aspetta che il suo uomo abbia pari trattamento. Una soluzione che l’Italia deve discutere con gli Stati Uniti. Gli investigatori americani, come ha scritto oggi il Fatto, potrebbero accontentarsi di analizzare il materiale contenuti nei tre cellulari di Abedini, chiudendo un occhio sulla sua scarcerazione. L’udienza per decidere se l’ingegnere iraniano potrà lasciare il carcere è fissata il 15 gennaio a Milano. La Procura aveva dato parere negativo alla scarcerazione, così come il Dipartimento Usa. L’avvocato di Abedini ha rinnovato oggi la richiesta di arresti domiciliari, stavolta con il braccialetto e in un appartamento di Milano diverso da quello proposto in precedenza. Anche il Wall Street Journal ha scritto che Washington è ormai consapevole che Abedini non sarà estradato negli Usa. Sul Fatto di domani leggerete le ultime novità, e quale destino attende Abedini in Italia.


GUERRA RUSSIA-UCRAINA, ZELENSKY VUOLE “CHIUDERE IL CONFLITTO” ENTRO L’ANNO E CHIEDE TRUPPE OCCIDENTALI PER “COSTRINGERE MOSCA ALLA PACE”. STASERA IL PRESIDENTE ARRIVA A ROMA. La riunione a Ramstein (Germania) degli alleati occidentali è stata lo spunto per il presidente ucraino Zelensky di dare la sua visione, in attesa di un confronto più concreto con il presidente eletto Donald Trump, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio. “Sto facendo del mio meglio per porre fine a questa guerra con dignità per l’Ucraina e per tutta l’Europa quest’anno. E so che posso contare sul vostro sostegno. Dobbiamo tutti ricordare che porre fine alla guerra è il nostro obiettivo comune: il nostro, non quello della Russia” ha detto Zelensky, chiedendo all’Occidente di considerare l’invio di truppe per “costringere la Russia alla pace”. Una richiesta complicata da esaudire; nel frattempo, l’amministrazione Biden negli ultimi giorni di mandato mantiene la promessa di inviare quanto più rifornimenti possibili, prima che Trump possa chiudere questa possibilità e imporre a Zelensky una pace con Putin, rinunciando all’integrità territoriale. Lloyd Austin, il capo del Pentagono, ha confermato un’ulteriore spedizione di materiali per 500 milioni di dollari, comprendendo “missili aggiuntivi per la difesa aerea ucraina, munizioni aggiuntive ed altro equipaggiamento per gli F16”. A Ramstein gli alleati cercano di capire cosa fare se Trump non vorrà più sostenere Kiev, come ha dichiarato diverse volte. Per il segretario della Nato, Rutte, il conflitto deve proseguire per dare maggiori possibilità a Kiev. L’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha affermato che l’Unione Europea è pronta a prendere l’iniziativa “se gli Stati Uniti non sono pronti”. Sul giornale di domani leggerete la cronaca dell’incontro di Ramstein, le prospettive del conflitto e l’arrivo di Zelensky a Roma, previsto stasera, per incontrare Giorgia Meloni.


LE ALTRE NOTIZE CHE LEGGERETE

Medio Oriente, in Libano eletto presidente il generale Aoun. Israele, altri tre soldati morti: protestano 800 familiari di militari. Joseph Aoun, 61 anni, è il nuovo presidente del Libano. Capo delle Forze Armate libanesi, Aoun ha dichiarato che sarà l’esercito ad avere il monopolio della forza armata: un messaggio a Hezbollah, il partito-milizia sostenuto dall’Iran. In Israele si contano altri tre soldati uccisi: dal 7 ottobre dell’anno scorso – giorno del massacro firmato da Hamas, che ha dato il via alla guerra – i militari caduti sono 398. Oltre 800 genitori di soldati israeliani che stanno combattendo a Gaza, hanno inviato una lettera al primo ministro Benjamin Netanyahu, accusando il governo di condurre un conflitto “senza obiettivi chiari”.

Los Angeles brucia, 5 morti e 130mila evacuati. Non si placano i roghi che da tre giorni stanno colpendo la città americana, tanto che il presidente Biden ha annullato la visita a Roma. Oltre 130mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case, finora si contano cinque vittime. Il Sunset Boulevard, la famosa strada di West Hollywood, è in rovina. Fra le persone le cui case sono rimaste distrutte ci sono diverse star. Hanno perso la casa Paris Hilton e l’attore Billy Crystal.

Latina, bracciante lasciato morire con il braccio amputato: imprenditore agricolo a processo per omicidio. Antonello Lovato, imprenditore agricolo, sarà processato per omicidio volontario con giudizio immediato davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, in merito alla morte di Satnam Singh, 31 anni, il bracciante che lavorava nell’azienda di Lovato e che fu abbandonato nei pressi della sua abitazione con un braccio amputato. L’incidente era avvenuto all’interno dell’azienda. L’udienza è stata fissata per il prossimo primo aprile.

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