La Procura
di
Latina e il pubblico
ministero
Luigia
Spinelli,
titolare del faiscolo,
rilanciano.
Il magistrato inquirente
sullo
scandalo della
bonifica
della discarica di
Borgo
Montello torna alla carica.
Quasi
un mese fa un’in -
chiesta
bis aveva portato ad
arresti
e poi a scarcerazioni
disposte
dal Tribunale del
Riesame
di Roma. Adesso
una
volta lette le motivazioni
del
provvedimento dei giudici
romani
il sostituto procuratore
andrà
in Cassazione.
Non
sono mancate le sorprese
nelle
pieghe dell’inchiesta dopo
che
il Tribunale delle Libertà ha
annullato
la misura cautelare
degli
arresti domiciliari nei
confronti
dei vertici di Indeco e
della
Green Holding, colpiti da
un’ordinanza
di custodia cautelare
emessa
dal gip del Tribunale
di
Latina Giuseppe Cario
sulla
scorta degli elementi raccolti
dalla
Squadra Mobile che
hanno
aperto la strada al pm e al
gip
per la contestazione della
frode
e poi della truffa. Sono
accuse
che però si sono fermate
davanti
al «muro» del Riesame
che
sembra aver rimesso tutto
in
discussione, la Procura però
non
molla la presa e andrà fino
in
fondo.
Non
è il primo ricorso in Cassazione
sul
caso Indeco-Green
Holding,
è la seconda volta che
la
Procura si appella alla Suprema
Corte.Quello
che si sta delineando
è
un vero e proprio
botta
e risposta su due binari
che
per certi versi sembrano
paralleli:
sia quello del peculato
che
a metà ottobre aveva portato
ai
primi arresti che appunto
quello
della truffa che un mese
dopo
aveva riservato nuovi risvolti
e
nuove ipotesi di reato
sconfessate
però proprio dal
Riesame.
Ai
domiciliari e con il relativo
braccialetto
elettronico erano
finiti
Ernesto D’Aprano e poi
Paola
e Simona Grossi, il fratello
Andrea
Grossi, general manager
della
Green Holding, la
madre
Marina Cremonesi, vedova
del
«Re delle Bonifiche in
Lombardia»
e poi Paolo Titta e
Vincenzo
Cimini che rivestono
il
ruolo di presidente del Cda
della
Indeco e che sono anche i
componenti
del Cda della
Green
Holding.
Le
sette ordinanze di custodia
cautelare
erano state emesse nei
confronti
dei vertici della spa di
Milano,
di cui fa parte la Indeco,
la
società che gestisce la
discarica
di Borgo Montello.
I
reati contestati nella corposa
ordinanza
di custodia cautelare
erano
anche quelli di falso ideologico
e
truffa aggravata nei
confronti
dei Comuni della provincia
di
Latina che hanno conferito
i
rifiuti nella discarica
Indeco.
Gli inquirenti hanno
tratteggiato
il modus operandi
degli
indagati messo in piedi
dal
management della Green
Holding
con gli amministratori
della
Alfa Alfa, una società
riconducibile
alla famiglia
Grossi,
per indurre la Regione
Lazio
a stabilire una tariffa
d’ingresso
dei rifiuti in discarica
sbagliata,
grazie a dei costi
per
il noleggio di mezzi per
smaltire
i rifiuti che erano stati
sovrastimati,
come avevano allegato
gli
investigatori nelle informative
di
reato. Secondo
l’accusa
i Comuni hanno pagato
molto
di più di quanto avrebbero
dovuto
e di conseguenza le
bollette
sono dunque risultate
più
alte anche per gli stessi
utenti.
Alla
resa dei conti dunque sia
il
primo che il secondo atto di
«Evergeen»
così era stata ribattezzata
l’operazione
finirà davanti
alla
Corte di Cassazione.
IL
QUOTIDIANO - Mercoledì 17 Dicembre 2014
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Latina
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