il fatto quotidiano 8 agosto 2019 di Francesco Casula
Un’epopea giudiziaria
• È ALLA GUIDA del gruppo leader dell’acciaio in
Italia da decenni la famiglia Riva. Tutto è iniziato
nel 1957 a Caronno Pertusella (Varese): presto il
gruppo Riva è divenuto un impero, fino
all’acquisto nel 1995 dell’Ilva, compreso l’impianto
di Taranto. Il patron era Emilio Riva, classe 1926,
scomparso nel 2014.
• NEL 2012 lo stabilimento di Taranto è stato
sequestrato senza facoltà d’uso per le emissioni
nocive. Tra gli arrestati anche Emilio Riva e i figli
Nicola e Fabio. Il vecchio patron era già stato
condannato definitivamente nel 2005 aprendo
così il processo civile per i risarcimenti ai cittadini
del rione Tamburi, a Legambiente e agli enti locali.
Per l’inchiesta “ambiente svenduto” è in corso il
processo a Fabio Riva. Una transazione con lo
Stato prevede che i Riva paghino 1,2 miliardi per il
risanamento ambientale. Lo stabilimento nel 2018
passa ad ArcelorMittal.
n L’EREDITÀ DI EMILIO RIVA inizialmente non è
accettata dai parenti. L’inventario del 2014 conta
partecipazioni azionarie, immobili e denaro per un
totale di circa 3 milioni di euro. Poi Fabio Riva
accetta l’eredità. Quando i legali dei danneggiati
chiedono il pignoramento trovano un pianoforte,
un attrezzo da palestra e un’affettatrice.
sabato 10 agosto 2019
Taranto, le vittime dei fumi risarcite con un’affettatrice. L’eredità scomparsaIl denaro e i beni del patron 89enne Emilio Riva dovevano rimborsare i cittadini di Tamburi. Ma sono svaniti nel nulla, Nel 2014 Nessuno accetta l’eredità: valeva tre milioni di euro. Poi arriva il figlio Fabio. Nel 2018 I danneggiati pignorano quel che resta: ci sono anche un pianoforte e un attrezzo da palestra.
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