Senza una carbon tax, una tassa sulle fonti fossili primarie che emettono carbonio, nel mondo si continuerà trarre energia da petrolio, carbone e gas, non compiendo il salto verso le rinnovabili. Lo sostiene l'economista Christopher Knittel del Massachusetts Institute of Technology (Mit), secondo cui le innovazioni tecnologiche abbasseranno il prezzo di solare ed eolico ma ancor di più quello dei combustibili fossili, facendoli restare più convenienti.
Dal 2009 al 2014, osserva l'esperto di energia in uno studio pubblicato sul Journal of Economic Perspectives, il costo del solare si è ridotto di circa i due terzi. Tuttavia le nuove tecniche di perforazione ed estrazione - il fracking, cioè la fratturazione idraulica del sottosuolo, e il petrolio ricavato dalle sabbie bituminose - hanno reso le fonti fossili meno costose, e al contempo hanno aumentato notevolmente la quantità di gas e petrolio a cui possiamo attingere. Solo negli Usa le riserve di petrolio si sono ampliate del 59% tra il 2000 e il 2014, quelle di gas naturale del 94%.
"Si sente dire che quando il prezzo dei combustibili fossili salirà, l'abbandono dei combustibili fossili verrà da sé. Ma i dati parlano chiaro: questo non avverrà in tempi brevi", evidenzia Knittel. "Senza nuove politiche non lasceremo le fonti fossili sottoterra. Abbiamo bisogno sia di una misura come la carbon tax, sia di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo per le rinnovabili".
Il trend in base a cui rinnovabili più economiche sono superate da fonti fossili ancora più economiche, fa presagire enormi problemi climatici. Bruciare tutti i combustibili fossili disponibili sulla terra farebbe salire la temperatura globale tra 5,5 e 8 gradi centigradi. Bruciare anche petrolio di scisto e idrati di metano creerebbe un aumento sul termometro di altri 3 gradi. "Tali scenari - rileva Knittel - implicano un cambiamento del Pianeta difficile da immaginare e una seria minaccia al benessere dell'uomo in molte parti del mondo.
Dal 2009 al 2014, osserva l'esperto di energia in uno studio pubblicato sul Journal of Economic Perspectives, il costo del solare si è ridotto di circa i due terzi. Tuttavia le nuove tecniche di perforazione ed estrazione - il fracking, cioè la fratturazione idraulica del sottosuolo, e il petrolio ricavato dalle sabbie bituminose - hanno reso le fonti fossili meno costose, e al contempo hanno aumentato notevolmente la quantità di gas e petrolio a cui possiamo attingere. Solo negli Usa le riserve di petrolio si sono ampliate del 59% tra il 2000 e il 2014, quelle di gas naturale del 94%.
"Si sente dire che quando il prezzo dei combustibili fossili salirà, l'abbandono dei combustibili fossili verrà da sé. Ma i dati parlano chiaro: questo non avverrà in tempi brevi", evidenzia Knittel. "Senza nuove politiche non lasceremo le fonti fossili sottoterra. Abbiamo bisogno sia di una misura come la carbon tax, sia di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo per le rinnovabili".
Il trend in base a cui rinnovabili più economiche sono superate da fonti fossili ancora più economiche, fa presagire enormi problemi climatici. Bruciare tutti i combustibili fossili disponibili sulla terra farebbe salire la temperatura globale tra 5,5 e 8 gradi centigradi. Bruciare anche petrolio di scisto e idrati di metano creerebbe un aumento sul termometro di altri 3 gradi. "Tali scenari - rileva Knittel - implicano un cambiamento del Pianeta difficile da immaginare e una seria minaccia al benessere dell'uomo in molte parti del mondo.
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