venerdì 8 novembre 2024

La centrale Enel “Federico II” si fermerà a fine 2025: nessun anticipo della decarbonizzazione La centrale Enel "Federico II" di BrindisiLa centrale Enel "Federico II" di Brindisi di Francesco RIBEZZO PICCININ Riservato agli abbonati premium Venerdì 8 Novembre 2024, 05:00 4 Minuti di Lettura A differenza di quanto auspicato da qualcuno all’interno del governo, che spingeva per una chiusura anticipata rispetto ai termini previsti, la centrale Enel “Federico II” di Cerano resterà operativa - almeno potenzialmente - fino al 31 dicembre 2025. O quasi. Ma, di certo, non si potrà andare oltre quella data, come invece alcuni dei sindacati hanno esplicitamente chiesto, in quanto gli accordi internazionali in questo senso sono stati già abbondantemente sottoscritti. APPROFONDIMENTI Enel, vertice sul futuro della centrale di Cerano, sindacati delusi: «Un insulto al territorio» BRINDISI Enel, vertice sul futuro della centrale di Cerano, sindacati delusi: «Un insulto al territorio» BlackRock per la svolta green della centrale Enel: trattative col Fondo USA per un data center a Cerano BRINDISI BlackRock per la svolta green della centrale Enel: trattative col Fondo USA per un data center a Cerano Decarbonizzazione, vertice col ministro Urso in Prefettura: ecco i nomi di tutte le aziende pronte a investire BRINDISI Decarbonizzazione, vertice col ministro Urso in Prefettura: ecco i nomi di tutte le aziende pronte a investire Confermato l’addio al carbone. Cerano, pronta la richiesta Enel BRINDISI Confermato l’addio al carbone. Cerano, pronta la richiesta Enel Decarbonizzazione anticipata della centrale Enel “Federico II”, sindacati infuriati: «Il territorio non conta niente» BRINDISI Decarbonizzazione anticipata della centrale Enel “Federico II”, sindacati infuriati: «Il territorio non conta niente» Niente anticipi né posticipi A farlo intendere è il deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D’Attis. «La data di chiusura definitiva della centrale Enel di Brindisi - sottolinea - sarà definita dal governo dopo aver avuto il programma di dismissione e bonifica e il piano di investimenti da parte della società a tutela delle imprese dell’indotto e dei lavoratori». L’esecutivo, prosegue il parlamentare azzurro e vice presidente della commissione Antimafia, «in particolare il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin, è giusto che si muova logicamente su questi binari prima di indicare la data di completamento del phase-out per la centrale “Federico II” che, a questo punto, potrà essere anche il 31 dicembre 2025, data limite di chiusura». In questo modo, tra l’altro, ci sarà il tempo «di pianificare con serietà il futuro e lavorare per mettere in sicurezza il territorio e i livelli occupazionali, esattamente come auspicato dagli enti locali coinvolti, dalle associazioni di categoria e dai sindacati. Adesso, quindi, si attende il piano di investimenti di Enel, ma anche il piano di dismissione e bonifica dell’area: solo dopo questo passaggio imprescindibile, sarà indicata la data di chiusura». La centrale ormai ferma Intanto, però, la centrale è sostanzialmente ferma mentre le sue parti sono state messe “in conservazione”. Ed in porto non arriva carbone ormai da quasi un anno. Ma se Terna dovesse comunicare ad Enel la necessità di produrre, a supporto del sistema energetico nazionale, la “Federico II” tornerebbe in attività con tre dei quattro gruppi che la compongono. Il quarto, infatti, è stato dismesso definitivamente. Mentre l’estate scorsa la società ha avviato il procedimento per la dismissione definitiva di tutto l’impianto. Con grande preoccupazione dei sindacati e dei lavoratori. Proprio nei giorni scorsi, sospendendo lo sciopero dei dipendenti dell’appalto, che protestavano ormai da giorni all’esterno della “Federico II”, il segretario della Filctem Cgil Antonio Frattini ha ribadito: «Non è in discussione la fermata della centrale, che tra l’altro è già ferma, ma il fatto che questa non venga gestita tenendo a mente le prospettive occupazionale e di ricchezza della Puglia. Noi rivendicheremo col governo e con Enel il fatto che soprattutto quest’ultima non può lavarsi le mani dicendo che risolverà i problemi dei dipendenti diretti, senza rendersi conto che ce ne sono almeno 300 indiretti e che c’è un carico inquinante che richiede la bonifica ed il risanamento dell’insediamento industriale, perché senza bonifiche inquina più una centrale ferma di una in esercizio. E per bonificare servono persone, che ci sono». Due anni di lavoro dopo la chiusura Dal canto suo, la società, durante un incontro in Confindustria, ha confermato l'impegno verso il territorio anche dopo la chiusura della centrale. Le attività di gestione del sito, di messa in sicurezza e di dismissione degli impianti, secondo quanto riferito da Enel durante il vertice, assicureranno un contributo importante all'occupazione per i prossimi due anni dalla chiusura, con l'obiettivo di avvalersi delle competenze e dell'esperienza della manodopera locale. L'azienda ha spiegato lavorare attentamente sulle modalità per valorizzare le competenze delle imprese già coinvolte ed ha ribadito l'impegno sui propri progetti energetici e di essere impegnata in un confronto continuo con le aziende terze interessate a investire. In questo senso, la società ha ribadito che sostenere l'occupazione nei due anni successivi alla chiusura rappresenta un obiettivo non solo per il breve termine, ma anche per facilitare l'integrazione con i progetti di terzi a sostegno dell'occupazione. Gli investimenti “terzi” I progetti terzi sono gli investimenti riferiti ai siti Enel, tra porto e Cerano, da parte di altre aziende emersi durante le ultime sedute del Tavolo nazionale sulla decarbonizzazione. Si tratta, per la precisione, di Nadara, gruppo nato dalla fusione tra Renantis e Ventient Energy; Scandiuzzi; Fincosit; Act Blade; Green Thesis; Cbm Spa; Renesys Energy Inc; Eemaxx; 2G Group Spa; Grimaldi; Ars Altmann; Vimit. A questi possibili investimenti si aggiunge l’interessamento del fondo d’investimenti americano BlackRock che potrebbe utilizzare gli spazi delle centrali Enel in fase di dismissione per la realizzazione di data center per l’intelligenza artificiale. Investimenti ritenuti, tuttavia, insufficienti sia dalla politica che dai sindacati, che vorrebbero un maggiore impegno diretto da parte di Enel. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA LEGGI ANCHE Abusi sessuali su una bimba della scuola primaria: bidello rinviato a giudizio BRINDISI Abusi sessuali su una bimba della scuola primaria: bidello rinviato a giudizio Palpeggiamenti e molestie sessuali sulle pazienti, chirurgo condannato a sei anni LECCE Palpeggiamenti e molestie sessuali sulle pazienti, chirurgo condannato a sei anni Ecchimosi sul corpo dell'anziano trovato morto in casa: l'autopsia non scioglie i dubbi. 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 tratto da https://www.quotidianodipuglia.it/brindisi/brindisi_centrale_impossibile_la_proroga_stop_2025_pressing_piano_decarbonizzazionee-8464349.html

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