https://www.facebook.com/MovimentoLatina5Stelle/posts/riportiamo-unintervista-allassessore-allambiente-roberto-lessio-da-il-giornale-d/927421054058841/). Nella relazione, al capitolo 7.1 dopo gli illeciti nel basso Lazio, si parla della discarica di Borgo Montello di cui riportiamo uno stralcio e la trascrizione intera della prima parte. All'interno del sito sono interrati rifiuti industriali. Il responsabile del settore VIA (valutazione di impatto ambientale) e rifiuti della regione Lazio ha dichiarato di non esserne a conoscenza. Questo dimostra la scarsa preparazione di chi gestisce il territorio, ma non può giustificare atti sbagliati o insufficienti come vedremo nelle pagine successive. sopratutto non giustifica la mancata bonifica e rispetto della legge in materia di post mortem. I rifiuti industriali ci sono nell'invaso 2B che hanno portato anche ad una condanna da parte dell'amministratore dell'epoca di una società che ha gestito nel passato una parte della discarica, la Ecotecna. Non vi è, purtroppo, traccia della bonifica dai rifiuti industriali. Ma non solo nell'invaso 2B vi sono rifiuti industriali. Scrive infatti la commissione Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). "Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area." . Poi la presenza della criminalità dei Casalesi nell'area e anche la vendita di un terreno di proprietà di un condannato alla società Indeco. Infine, per adesso, il contatto tra la malavitae gli esponenti politici.
Di seguito prima uno stralcio e poi la versione completa della prima parte della relazione su Borgo Montello:
"il primo elemento di rilievo riguarda la presenza di rifiuti industriali – anche pericolosi – nell'area di Borgo Montello. Questo elemento ha una importanza chiave anche, e soprattutto, nella fase di bonifica del sito. Dalla documentazione ufficiale raccolta nel corso dell'inchiesta parlamentare non sono emersi approfondimenti istituzionali in questo senso. La regione Lazio, interpellata sul punto, non ha fornito elementi conoscitivi, evidenziando una lacuna istruttoria." ...
"Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica svolta nel corso di quelle indagini." ... "Nessun elemento che possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve, dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda acquifera.
la prima parte della storia della vergogna http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/discarica-di-borgo-montello-48-anni-di.html
la seconda parte della storia della vergogna http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/48-anni-di-vergogna-della-discarica-di.html
la terza parte della storia della vergogna
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/3-la-vergogna-dei-48-anni-dall1181971.html
riferimento immagine nel post
"Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica svolta nel corso di quelle indagini." ... "Nessun elemento che possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve, dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda acquifera.
Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). In questo caso le testimonianze raccolte dalla commissione nel corso delle indagini forniscono elementi concordanti con quanto ricostruito dalla pregevole inchiesta della squadra mobile di Latina nel 2013. Uno dei testimoni ascoltati a sommarie informazioni dalla Commissione ha lavorato per lungo periodo all'interno della discarica (tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90) e, dunque, è stato protagonista diretto dei fatti narrati. " ...
"Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area." ..."Per quanto riguarda la presenza criminale nell'area, di particolare rilievo è la figura di Michele Coppola, soggetto già indicato nel 1996 dal collaboratore di giustizia del clan dei casalesi Carmine Schiavone come contiguo al gruppo criminale di Casal di Principe. Coppola fin dal 1988-1989 ha vissuto a ridosso della discarica di Borgo Montello. Parte delle proprietà a lui affidate dal clan – secondo quanto ricostruito dallo Schiavone – sono poi state vendute ad uno dei gestori della discarica, la società Indeco. Coppola poteva disporre di diverse armi, come verificato dalla Commissione. Nel dicembre del 1995 venne arrestato nell'ambito del procedimento penale contro il clan Schiavone (processo “Spartacus”); sentenze successive, relative ad altri procedimenti, passate in giudicato, hanno dimostrato la sua appartenenza al clan.
Nel corso dell'inchiesta condotta da questa Commissione sul sito di Borgo Montello sono emersi dettagli significativi rispetto ai contatti stretti tra Coppola e lavoratori della discarica (uno dei testimoni ha raccontato di essere andato a Casal di Principe, dove avrebbe incontrato anche Carmine Schiavone, prima dell'inizio della sua collaborazione, quando, dunque, era pienamente operativo all'interno del clan, in posizione apicale), alcune testimonianze de relato hanno poi indicato punti di contatto tra Coppola ed esponenti politici e delle forze di polizia locali, che destano preoccupazione."
la prima parte della storia della vergogna http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/discarica-di-borgo-montello-48-anni-di.html
la seconda parte della storia della vergogna http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/48-anni-di-vergogna-della-discarica-di.html
la terza parte della storia della vergogna
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/3-la-vergogna-dei-48-anni-dall1181971.html
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28 OTTOBRE 2014
caos a Borgo Montello: la regione Lazio continua a sbagliare anche sulle autorizzazioni nella discarica, il monito di Fabrizio Cirilli assessore all'ambiente in bilico nel comune di Latina - Dubbi sulla gestione dei rifiuti, indagine sui rapporti tra la società Ecoambiente e il comune sui problemi ambientali, gli accertamenti sulla società oltre il peculato
7.
La
questione degli illeciti ambientali nel Basso Lazio
7.1 La discarica di
Borgo Montello
La
discarica di Borgo Montello è considerata la quarta in Italia per estensione e
per volume di rifiuti abbancati. La data d’inizio delle attività di smaltimento
è il 1971 (o poco dopo, secondo altre fonti). Oggi occupa un’area di circa 50
ettari, divisi tra due società, la Ind.Eco S.r.l., riconducibile al gruppo
Green Holding di Milano e la Ecoambiente S.r.l., con quote divise tra Latina
Ambiente (gestore del servizio di raccolta del comune di Latina, partecipata al
51 per cento dall’ente locale e al 49 per cento da società riconducibile alla
famiglia Colucci) e società della holding Cerroni.
La
storia della discarica è complessa e, per molti aspetti, ancora nebulosa. Nelle
passate legislature la Commissione si è occupata di diversi aspetti relativi
alla gestione degli invasi, senza, peraltro, mai svolgere inchieste dirette.
Sulla
discarica di Borgo Montello aleggia da anni il sospetto di un utilizzo illecito
per lo sversamento di rifiuti industriali pericolosi, sotto forma di fusti o di
fanghi. Tantissime le testimonianze apparse negli anni scorsi sulla stampa,
locale e nazionale. Lo stesso collaboratore di giustizia Carmine Schiavone ha
parlato di collegamenti tra il clan dei Casalesi e la discarica di Latina,
indicando – nel 1996 a sommarie informazioni e poi, poco prima della sua morte,
in interviste a diverse testate giornalistiche – nomi e circostanze
riconducibili a sversamenti illeciti di rifiuti nell’area della discarica.
Oggi
la discarica è ferma, per l’esaurimento delle volumetrie (fino ad oggi sono
stati sversati negli anni più di 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi
urbani, secondo stime conservative). In un caso, l’area gestita dalla Ind.Eco,
il sito è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dell’autorità
giudiziaria; l’altro gestore, Ecoambiente, ha operato ed opera su terreni
confiscati dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma,
nell’ambito di un procedimento penale nei confronti dell’imprenditore De
Pierro, accusato di riciclaggio. Una situazione complessa, che si è sviluppata
su un’area compromessa dal punto di vista ambientale, come documentato dagli
studi ARPA e ISPRA.
La
questione dello sversamento di rifiuti pericolosi nel passato ha creato e
continua a creare un forte allarme sociale. E’ evidente che la presenza nel
sottosuolo di rifiuti pericolosi allo stato sconosciuti, oltre ad essere un
indicatore importante di criticità gestionali nel passato (anni ‘80 e ‘90), è
un elemento molto importante per la ricostruzione puntuale della criminalità
ambientale nella regione Lazio. Accanto a questo elemento non può essere
trascurata la ormai consolidata conoscenza delle infiltrazioni della
criminalità organizzata nella zona di Latina, che si intreccia inevitabilmente
con il business ambientale.
La
Commissione ha, dunque, deciso di concentrare l’approfondimento su questo
versante, puntando a fornire al Parlamento elementi oggettivi rispetto al
traffico illecito di rifiuti pericolosi nell’area di Borgo Montello, anche in
connessione con organizzazioni criminali.
Anticipando quanto si dirà oltre in
dettaglio, il primo elemento di rilievo
riguarda la presenza di rifiuti industriali – anche pericolosi – nell'area di
Borgo Montello. Questo elemento ha una importanza chiave anche, e soprattutto,
nella fase di bonifica del sito. Dalla documentazione ufficiale raccolta nel
corso dell'inchiesta parlamentare non sono emersi approfondimenti istituzionali
in questo senso. La regione Lazio, interpellata sul punto, non ha fornito
elementi conoscitivi, evidenziando una lacuna istruttoria.
Dalle indagini e acquisizioni della Commissione risulta che nell'area di
Borgo Montello sono stati stoccati – extra
ordinem e, in alcuni casi, illegalmente – rifiuti speciali pericolosi, tra
la fine degli anni '80 e i primi anni '90. Questo elemento conoscitivo, che ha
visto un importante sforzo investigativo da parte della commissione, conferma
quanto da sempre sostenuto dalla popolazione locale, allarmata da voci,
confidenze e notizie giornalistiche.
Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale
nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado
nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore
dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una
parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica
svolta nel corso di quelle indagini. Si tratta di un caso particolarmente
significativo e grave, anche dal punto di vista ambientale. La zona dello
sversamento, infatti, era già stata definita all'epoca come non idonea dal
punto di vista geologico per la realizzazione di una discarica per rifiuti
pericolosi (secondo la normativa dell'epoca, il decreto del Presidente della
Repubblica n. 915 del 1982). La regione Lazio, attraverso una semplice
ordinanza, permise lo stoccaggio dei rifiuti industriali, indicando il sito
come “temporaneo”. Non vi è agli atti nessun elemento che possa indicare il
successivo trasporto di quei rifiuti in altro luogo. Anzi, le motivazioni della
citata sentenza indicano il contrario. La successiva sentenza di appello ha poi
revocato l'ordine di bonifica e ripristino dei luoghi che i giudici di primo
grado avevano imposto seguendo il dettato della legge. Nessun elemento che
possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla
commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve,
dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora
interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla
società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti
solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per
capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando
anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda
acquifera.
Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a
ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti
industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1
(area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). In
questo caso le testimonianze raccolte dalla commissione nel corso delle
indagini forniscono elementi concordanti con quanto ricostruito dalla pregevole
inchiesta della squadra mobile di Latina nel 2013. Uno dei testimoni ascoltati
a sommarie informazioni dalla Commissione ha lavorato per lungo periodo
all'interno della discarica (tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni
'90) e, dunque, è stato protagonista diretto dei fatti narrati. Questo stesso
testimone lavora ancora oggi nel settore dei rifiuti speciali ed è in possesso
delle certificazioni necessarie per operare nel campo. Ha, dunque, il
necessario know-how per poter fornire
informazioni precise. Secondo la sua testimonianza durante il periodo di
gestione della discarica da parte della società Pro.Chi arrivavano in media
300-400 fusti al mese. Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i
fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area.
Anche in questo caso l'impatto ambientale potrebbe essere di rilievo.
L'area indicata dai testimoni si trova all'interno della zona utilizzata fin
dal 2000 dalla societa Ecoambiente per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani.
Nel 1998 la società aveva presentato un progetto di messa in sicurezza che
escludeva la presenza di rifiuti pericolosi, realizzando un sistema di sbarramento idraulico con un polder.
Tale soluzione, però, è stata ritenuta non idonea da due perizie disposte dalla
procura e dal Gup del tribunale di Latina, che hanno deciso di rinviare a
giudizio gli amministratori della società, oggi imputati per avvelenamento
delle acque. La presenza di rifiuti industriali in quantità significativa –
come indicato dai testimoni – potrebbe rappresentare un ulteriore aggravamento
della situazione, giù grave, della sottostante falda acquifera. In ogni caso
questo elemento deve essere preso in considerazione nell'ambito della bonifica
dell'area.
Per quanto riguarda la presenza criminale nell'area, di particolare rilievo
è la figura di Michele Coppola, soggetto già indicato nel 1996 dal
collaboratore di giustizia del clan dei casalesi Carmine Schiavone come
contiguo al gruppo criminale di Casal di Principe. Coppola fin dal 1988-1989 ha
vissuto a ridosso della discarica di Borgo Montello. Parte delle proprietà a
lui affidate dal clan – secondo quanto ricostruito dallo Schiavone – sono poi
state vendute ad uno dei gestori della discarica, la società Indeco. Coppola
poteva disporre di diverse armi, come verificato dalla Commissione. Nel
dicembre del 1995 venne arrestato nell'ambito del procedimento penale contro il
clan Schiavone (processo “Spartacus”); sentenze successive, relative ad altri
procedimenti, passate in giudicato, hanno dimostrato la sua appartenenza al
clan.
Nel corso dell'inchiesta condotta da questa Commissione sul sito di Borgo
Montello sono emersi dettagli significativi rispetto ai contatti stretti tra
Coppola e lavoratori della discarica (uno dei testimoni ha raccontato di essere
andato a Casal di Principe, dove avrebbe incontrato anche Carmine Schiavone,
prima dell'inizio della sua collaborazione, quando, dunque, era pienamente
operativo all'interno del clan, in posizione apicale), alcune testimonianze de
relato hanno poi indicato punti di contatto tra Coppola ed esponenti politici e
delle forze di polizia locali, che destano preoccupazione.
Camera dei deputati
|
senato della repubblica
|
______________________
XVII
LEGISLATURA
______________________
Doc. XXIII
N.
32
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI
INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
(istituita
con legge 7 gennaio 2014, n. 1)
(composta dai
deputati: Braga, Presidente; Bianchi Dorina, Bianchi Stella, Carrescia,
Castiello, Cominelli, D’Agostino, De Mita, Narduolo, Palma, Polverini,
Taglialatela, Vignaroli, Vicepresidente, Zaratti, Segretario, Zolezzi;
e dai senatori: Arrigoni, Augello,
Vicepresidente, Cervellini, Compagnone,
Iurlaro, Martelli, Morgoni, Nugnes, Orellana, Orru’, Pagnoncelli, Pepe,
Puppato, Scalia, Segretario, Sollo)
Relazione
sul ciclo dei rifiuti di Roma Capitale e fenomeni illeciti nel territorio del
Lazio
(Relatrici:
Sen. Paola Nugnes, Sen. Laura Puppato)
Approvata dalla Commissione nella
seduta del 20 dicembre 2017
_______________
Comunicata alle Presidenze il 20
dicembre 2017
ai sensi dell’articolo 1, comma 2,
della legge 7 gennaio 2014, n. 1
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