mercoledì 14 agosto 2019

4.a 48 anni di vergogna della discarica di Borgo Montello, 1.a parte della relazione della commissione contro le ecomafie

Se la scarsa sensibilità umana e sanitaria può giustificare l'intervento a tutela delle famiglie che da 48 anni vivono a ridosso della discarica, subendone inquinamento velenoso, solo la mancanza di conoscenza del territorio e della sua storia, volendo escludere la malafede, può far pensare che sul sito di Borgo Montello si siano succedete tutta una serie di eventi, spesso favoriti da approvazioni di atti improbabili, sbagliati, insufficienti che hanno permesso il disastro ambientale in atto. Il testo della commissione bicamerale contro le ecomafie dovrebbe essere studiato nelle scuole e sopratutto conosciuto dall'intero consiglio comunale e da tutti coloro che si occuperanno, per qualsiasi motivo del sito di Borgo Montello e del ciclo dei rifiuti. Invece troppi amministratori continuano a fare o annunciare scelte che dimostrano la scarsa conoscenza, un pò come il famoso: non sapevo nulla cosa potevo fare?" dell'assessore all'ambiente (vedere articolo con intervista

https://www.facebook.com/MovimentoLatina5Stelle/posts/riportiamo-unintervista-allassessore-allambiente-roberto-lessio-da-il-giornale-d/927421054058841/). Nella relazione, al capitolo 7.1 dopo gli illeciti nel basso Lazio, si parla della discarica di Borgo Montello di cui riportiamo uno stralcio e la trascrizione intera della prima parte. All'interno del sito sono interrati rifiuti industriali. Il responsabile del settore VIA (valutazione di impatto ambientale) e rifiuti della regione Lazio ha dichiarato di non esserne a conoscenza. Questo dimostra la scarsa preparazione di chi gestisce il territorio, ma non può giustificare atti sbagliati o insufficienti come vedremo nelle pagine successive. sopratutto non giustifica la mancata bonifica e rispetto della legge in materia di post mortem. I rifiuti industriali ci sono nell'invaso 2B che hanno portato anche ad una condanna da parte dell'amministratore dell'epoca di una società che ha gestito nel passato una parte della discarica, la Ecotecna. Non vi è, purtroppo, traccia della bonifica dai rifiuti industriali. Ma non solo nell'invaso 2B vi sono rifiuti industriali. Scrive infatti la commissione Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). "Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area." . Poi la presenza della criminalità dei Casalesi nell'area e anche la vendita di un terreno di proprietà di un condannato alla società Indeco. Infine, per adesso, il contatto tra la malavitae gli esponenti politici.
Di seguito prima uno stralcio e poi la versione completa della prima parte della relazione su Borgo Montello:
Risultati immagini per immagini discarica borgo montello
 "il primo elemento di rilievo riguarda la presenza di rifiuti industriali – anche pericolosi – nell'area di Borgo Montello. Questo elemento ha una importanza chiave anche, e soprattutto, nella fase di bonifica del sito. Dalla documentazione ufficiale raccolta nel corso dell'inchiesta parlamentare non sono emersi approfondimenti istituzionali in questo senso. La regione Lazio, interpellata sul punto, non ha fornito elementi conoscitivi, evidenziando una lacuna istruttoria." ...
"Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica svolta nel corso di quelle indagini." ... "Nessun elemento che possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve, dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda acquifera.
Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). In questo caso le testimonianze raccolte dalla commissione nel corso delle indagini forniscono elementi concordanti con quanto ricostruito dalla pregevole inchiesta della squadra mobile di Latina nel 2013. Uno dei testimoni ascoltati a sommarie informazioni dalla Commissione ha lavorato per lungo periodo all'interno della discarica (tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90) e, dunque, è stato protagonista diretto dei fatti narrati. " ...
"Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area." ..."Per quanto riguarda la presenza criminale nell'area, di particolare rilievo è la figura di Michele Coppola, soggetto già indicato nel 1996 dal collaboratore di giustizia del clan dei casalesi Carmine Schiavone come contiguo al gruppo criminale di Casal di Principe. Coppola fin dal 1988-1989 ha vissuto a ridosso della discarica di Borgo Montello. Parte delle proprietà a lui affidate dal clan – secondo quanto ricostruito dallo Schiavone – sono poi state vendute ad uno dei gestori della discarica, la società Indeco. Coppola poteva disporre di diverse armi, come verificato dalla Commissione. Nel dicembre del 1995 venne arrestato nell'ambito del procedimento penale contro il clan Schiavone (processo “Spartacus”); sentenze successive, relative ad altri procedimenti, passate in giudicato, hanno dimostrato la sua appartenenza al clan.


Nel corso dell'inchiesta condotta da questa Commissione sul sito di Borgo Montello sono emersi dettagli significativi rispetto ai contatti stretti tra Coppola e lavoratori della discarica (uno dei testimoni ha raccontato di essere andato a Casal di Principe, dove avrebbe incontrato anche Carmine Schiavone, prima dell'inizio della sua collaborazione, quando, dunque, era pienamente operativo all'interno del clan, in posizione apicale), alcune testimonianze de relato hanno poi indicato punti di contatto tra Coppola ed esponenti politici e delle forze di polizia locali, che destano preoccupazione."


la prima parte della storia della vergogna  http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/discarica-di-borgo-montello-48-anni-di.html
la seconda parte della storia della vergogna http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/48-anni-di-vergogna-della-discarica-di.html
la terza parte della storia della vergogna
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2019/08/3-la-vergogna-dei-48-anni-dall1181971.html

riferimento immagine nel post

28 OTTOBRE 2014


caos a Borgo Montello: la regione Lazio continua a sbagliare anche sulle autorizzazioni nella discarica, il monito di Fabrizio Cirilli assessore all'ambiente in bilico nel comune di Latina - Dubbi sulla gestione dei rifiuti, indagine sui rapporti tra la società Ecoambiente e il comune sui problemi ambientali, gli accertamenti sulla società oltre il peculato

7.                    La questione degli illeciti ambientali nel Basso Lazio



7.1 La discarica di Borgo Montello


La discarica di Borgo Montello è considerata la quarta in Italia per estensione e per volume di rifiuti abbancati. La data d’inizio delle attività di smaltimento è il 1971 (o poco dopo, secondo altre fonti). Oggi occupa un’area di circa 50 ettari, divisi tra due società, la Ind.Eco S.r.l., riconducibile al gruppo Green Holding di Milano e la Ecoambiente S.r.l., con quote divise tra Latina Ambiente (gestore del servizio di raccolta del comune di Latina, partecipata al 51 per cento dall’ente locale e al 49 per cento da società riconducibile alla famiglia Colucci) e società della holding Cerroni.
La storia della discarica è complessa e, per molti aspetti, ancora nebulosa. Nelle passate legislature la Commissione si è occupata di diversi aspetti relativi alla gestione degli invasi, senza, peraltro, mai svolgere inchieste dirette.
Sulla discarica di Borgo Montello aleggia da anni il sospetto di un utilizzo illecito per lo sversamento di rifiuti industriali pericolosi, sotto forma di fusti o di fanghi. Tantissime le testimonianze apparse negli anni scorsi sulla stampa, locale e nazionale. Lo stesso collaboratore di giustizia Carmine Schiavone ha parlato di collegamenti tra il clan dei Casalesi e la discarica di Latina, indicando – nel 1996 a sommarie informazioni e poi, poco prima della sua morte, in interviste a diverse testate giornalistiche – nomi e circostanze riconducibili a sversamenti illeciti di rifiuti nell’area della discarica.
Oggi la discarica è ferma, per l’esaurimento delle volumetrie (fino ad oggi sono stati sversati negli anni più di 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, secondo stime conservative). In un caso, l’area gestita dalla Ind.Eco, il sito è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria; l’altro gestore, Ecoambiente, ha operato ed opera su terreni confiscati dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti dell’imprenditore De Pierro, accusato di riciclaggio. Una situazione complessa, che si è sviluppata su un’area compromessa dal punto di vista ambientale, come documentato dagli studi ARPA e ISPRA.
La questione dello sversamento di rifiuti pericolosi nel passato ha creato e continua a creare un forte allarme sociale. E’ evidente che la presenza nel sottosuolo di rifiuti pericolosi allo stato sconosciuti, oltre ad essere un indicatore importante di criticità gestionali nel passato (anni ‘80 e ‘90), è un elemento molto importante per la ricostruzione puntuale della criminalità ambientale nella regione Lazio. Accanto a questo elemento non può essere trascurata la ormai consolidata conoscenza delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella zona di Latina, che si intreccia inevitabilmente con il business ambientale.
La Commissione ha, dunque, deciso di concentrare l’approfondimento su questo versante, puntando a fornire al Parlamento elementi oggettivi rispetto al traffico illecito di rifiuti pericolosi nell’area di Borgo Montello, anche in connessione con organizzazioni criminali.
Anticipando quanto si dirà oltre in dettaglio,  il primo elemento di rilievo riguarda la presenza di rifiuti industriali – anche pericolosi – nell'area di Borgo Montello. Questo elemento ha una importanza chiave anche, e soprattutto, nella fase di bonifica del sito. Dalla documentazione ufficiale raccolta nel corso dell'inchiesta parlamentare non sono emersi approfondimenti istituzionali in questo senso. La regione Lazio, interpellata sul punto, non ha fornito elementi conoscitivi, evidenziando una lacuna istruttoria.
Dalle indagini e acquisizioni della Commissione risulta che nell'area di Borgo Montello sono stati stoccati – extra ordinem e, in alcuni casi, illegalmente – rifiuti speciali pericolosi, tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90. Questo elemento conoscitivo, che ha visto un importante sforzo investigativo da parte della commissione, conferma quanto da sempre sostenuto dalla popolazione locale, allarmata da voci, confidenze e notizie giornalistiche.
Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica svolta nel corso di quelle indagini. Si tratta di un caso particolarmente significativo e grave, anche dal punto di vista ambientale. La zona dello sversamento, infatti, era già stata definita all'epoca come non idonea dal punto di vista geologico per la realizzazione di una discarica per rifiuti pericolosi (secondo la normativa dell'epoca, il decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982). La regione Lazio, attraverso una semplice ordinanza, permise lo stoccaggio dei rifiuti industriali, indicando il sito come “temporaneo”. Non vi è agli atti nessun elemento che possa indicare il successivo trasporto di quei rifiuti in altro luogo. Anzi, le motivazioni della citata sentenza indicano il contrario. La successiva sentenza di appello ha poi revocato l'ordine di bonifica e ripristino dei luoghi che i giudici di primo grado avevano imposto seguendo il dettato della legge. Nessun elemento che possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve, dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda acquifera.
Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). In questo caso le testimonianze raccolte dalla commissione nel corso delle indagini forniscono elementi concordanti con quanto ricostruito dalla pregevole inchiesta della squadra mobile di Latina nel 2013. Uno dei testimoni ascoltati a sommarie informazioni dalla Commissione ha lavorato per lungo periodo all'interno della discarica (tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90) e, dunque, è stato protagonista diretto dei fatti narrati. Questo stesso testimone lavora ancora oggi nel settore dei rifiuti speciali ed è in possesso delle certificazioni necessarie per operare nel campo. Ha, dunque, il necessario know-how per poter fornire informazioni precise. Secondo la sua testimonianza durante il periodo di gestione della discarica da parte della società Pro.Chi arrivavano in media 300-400 fusti al mese. Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area.
Anche in questo caso l'impatto ambientale potrebbe essere di rilievo. L'area indicata dai testimoni si trova all'interno della zona utilizzata fin dal 2000 dalla societa Ecoambiente per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani. Nel 1998 la società aveva presentato un progetto di messa in sicurezza che escludeva la presenza di rifiuti pericolosi, realizzando un sistema di sbarramento idraulico con un polder. Tale soluzione, però, è stata ritenuta non idonea da due perizie disposte dalla procura e dal Gup del tribunale di Latina, che hanno deciso di rinviare a giudizio gli amministratori della società, oggi imputati per avvelenamento delle acque. La presenza di rifiuti industriali in quantità significativa – come indicato dai testimoni – potrebbe rappresentare un ulteriore aggravamento della situazione, giù grave, della sottostante falda acquifera. In ogni caso questo elemento deve essere preso in considerazione nell'ambito della bonifica dell'area.
Per quanto riguarda la presenza criminale nell'area, di particolare rilievo è la figura di Michele Coppola, soggetto già indicato nel 1996 dal collaboratore di giustizia del clan dei casalesi Carmine Schiavone come contiguo al gruppo criminale di Casal di Principe. Coppola fin dal 1988-1989 ha vissuto a ridosso della discarica di Borgo Montello. Parte delle proprietà a lui affidate dal clan – secondo quanto ricostruito dallo Schiavone – sono poi state vendute ad uno dei gestori della discarica, la società Indeco. Coppola poteva disporre di diverse armi, come verificato dalla Commissione. Nel dicembre del 1995 venne arrestato nell'ambito del procedimento penale contro il clan Schiavone (processo “Spartacus”); sentenze successive, relative ad altri procedimenti, passate in giudicato, hanno dimostrato la sua appartenenza al clan.

Nel corso dell'inchiesta condotta da questa Commissione sul sito di Borgo Montello sono emersi dettagli significativi rispetto ai contatti stretti tra Coppola e lavoratori della discarica (uno dei testimoni ha raccontato di essere andato a Casal di Principe, dove avrebbe incontrato anche Carmine Schiavone, prima dell'inizio della sua collaborazione, quando, dunque, era pienamente operativo all'interno del clan, in posizione apicale), alcune testimonianze de relato hanno poi indicato punti di contatto tra Coppola ed esponenti politici e delle forze di polizia locali, che destano preoccupazione.

Camera dei deputati
senato della repubblica

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XVII LEGISLATURA
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                                                                                                            Doc. XXIII
                                                                                                            N. 32

COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
 E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI

(istituita con legge 7 gennaio 2014, n. 1)







(composta dai deputati: Braga, Presidente; Bianchi Dorina, Bianchi Stella, Carrescia, Castiello, Cominelli, D’Agostino, De Mita, Narduolo, Palma, Polverini, Taglialatela, Vignaroli, Vicepresidente, Zaratti, Segretario, Zolezzi; e dai senatori: Arrigoni, Augello, Vicepresidente, Cervellini, Compagnone, Iurlaro, Martelli, Morgoni, Nugnes, Orellana, Orru’, Pagnoncelli, Pepe, Puppato, Scalia, Segretario, Sollo)








Relazione sul ciclo dei rifiuti di Roma Capitale e fenomeni illeciti nel territorio del Lazio
(Relatrici: Sen. Paola Nugnes, Sen. Laura Puppato)






Approvata dalla Commissione nella seduta del 20 dicembre 2017

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Comunicata alle Presidenze il 20 dicembre 2017
ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1




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