Il pensiero unico dello sci poggia sua due argomentazioni principali, alle quali qui vorrei suggerire dei contro-argomenti.

La prima argomentazione è riassunta bene in queste righe, simili a molte altre che sentiamo ripetere: gli alberghi, i ristoranti, i bar, i negozi, supermercati, ecc, ecc cosa dovrebbero fare se chiudono “tutti” gli impianti a fune e scompare lo sci da pista? Vivere con quello che arriverebbe dal turismo alternativo?

In realtà, nel panorama delle posizioni attente all’ambiente e al tessuto sociale delle montagne, nessuno parla di chiudere “tutti” gli impianti: in discussione sono solo le stazioni che da anni vivono di sussidi pubblici. Il Piemonte investe 800mila euro in nuovi cannoni da neve per Rucas e Pontechianale, quando – giusto per dare le proporzioni – l’investimento pubblico per la manutenzione dei sentieri di tutta Italia (35mila km) è stato nel 2022 di 600mila euro (coadiuvato dalle migliaia di volontari del Cai).