giovedì 4 febbraio 2016

Greenpeace impresa di un alpinista italiano: in cima al Fitz Roy, in Patagonia, senza PFC

Dopo aver scalato il Cerro Torre, il prossimo obiettivo era quello di utilizzare la rotta Pilar Este lungo la parete est del Fitz Roy, inaugurata dai leggendari alpinisti italiani Casimiro Ferrari e Vittorio Meles nel 1976 e mai più percorsa da allora. La rotta include 1.400 metri di percorso su granito verticale ed è estremamente complicata da affrontare. A causa dell’esposizione alle intemperie, la difficoltà della rotta e il clima inospitale della Patagonia, non sono stati molti i tentativi di ripetere questa impresa negli ultimi quarant’anni. Eppure, io e il mio amico Matteo volevamo provarci.
Così il 16 gennaio abbiamo riempito gli zaini di cibo ed equipaggiamento e ci siamo incamminati verso Paso Superior. Le condizioni metereologiche sembravano sfavorevoli per il lunedì notte, ma abbastanza buone per il resto della settimana. Dopo sei ore di scalata ci siamo sistemati per la notte, per osservare questo monte meraviglioso che era la nostra meta. Alle 4 del mattino abbiamo cominciato ad arrampicarci. Nonostante le forti pendenze e lo sforzo necessario per portare gli zaini ci rallentassero, dovevamo percorrere almeno 15 lunghezze di corda al giorno per riuscire a raggiungere la vetta. A fine giornata abbiamo raggiunto una piccola superficie piana e ci siamo sistemati per la notte. Ma è cominciato a nevicare e, nonostante ciò, il mio abbigliamento Páramo privo di PFC mi ha tenuto all’asciutto tutta la notte.
Il secondo giorno abbiamo incontrato condizioni molto difficili: il sole stava sciogliendo il ghiaccio sulla parete, bagnandomi di continuo. Sono stato, però, proprio soddisfatto del mio abbigliamento che si asciugava molto rapidamente. L’equipaggiamento giusto è di vitale importanza in un’arrampicata del genere. Dopo aver scalato altri 15 lunghezze di corda abbiamo trovato un altro scomodissimo posto dove riposarci. Qui abbiamo trascorso la notte mangiando barrette energetiche e reidratandoci.
Il giorno dopo, auspicabilmente l’ultimo, mancavano ancora 500 metri alla cima. Già stanchi dalle fatiche dei giorni precedenti, eravamo rallentati anche da neve e ghiaccio nelle crepe. Come il giorno precedente, eravamo bagnati dall’acqua e il soffiare del vento congelava persino i nostri vestiti. Sono rimasto piacevolmente colpito dal mio abbigliamento privo di PFC che mi ha tenuto caldo e asciutto anche in queste condizioni metereologiche estreme. Dopo altre 12 ore di arrampicata, alle 18.30 abbiamo raggiunto la vetta del Monte Fitz Roy, e l’abbiamo fatto percorrendo una delle rotte più lunghe e difficili dell’intera Patagonia. Sulla vetta abbiamo bevuto un po’ di tè, scattato qualche foto e poi ci siamo messi a riposare in vista della lunga e faticosa discesa del giorno seguente.
Dopo una nottata gelida ci siamo goduti la spettacolare alba sul Cerro Torre e il lago Viedma prima di incamminarci giù verso Paso Superior ed El Chalten. A 12 ore dalla vetta e 5 giorni totali di viaggio abbiamo raggiunto El Chalten, felici e appagati da questa incredibile avventura in Patagonia. GrazieGreenpeace per avermi fornito l’equipaggiamento necessario per questa spedizione. Voglio ribadire ancora che le performance dell’abbigliamento privo di PFC hanno superato ogni mia aspettativa. I PFC non dovrebbero avere alcun futuro nel mondo dell’outdoor, perché sono completamente inutili.
David Bacci - alpinista http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/impresa-di-un-alpinista-italiano-in-cima-al-f/blog/55477/

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