giovedì 23 giugno 2011

tornano gli ecologisti sulla scena politica italiana

IDEE. Dopo i festeggiamenti per il risultato di amministrative e referendum riflettiamo sul nuovo soggetto politico in costruzione.

Il risultato della tornata elettorale amministrativa e di quella referendaria, passati i festeggiamenti, pone una serie di questioni particolarmente delicate per quanto riguarda gli ecologisti e il costituendo soggetto politico. Se da un lato, da parte dei cittadini, abbiamo visto emergere sia la necessità di nuove figure di riferimento, sia la volontà di contare in prima persona nelle decisioni cruciali circa il futuro, dall’altro per chi vuole fare dell’ecologia il cardine dell’agire politico si pone il problema di ribaltare gli schemi della “vecchia politica”. Se da un lato sembra ormai sulla via del tramonto, almeno per quanto ci riguarda, la logica del “partito autobus” che si utilizza per una o due legislature, per poi approdare verso altri lidi, da un altro lato appare chiaro che non bastano le “buone intenzioni verniciate di verde” per convincere i cittadini.

Sono necessari contenuti, proposte, studi e attività costanti a tutti i livelli perché oggi, siamo nell’epoca del web dove le informazioni corrono molto ma molto veloci – anche se qualcuno sembra non essersene accorto – e spesso i cittadini sono più informati di chi fa politica. Si tratta una dinamica che è stata fatta propria da alcune associazioni e gruppi d’interesse, ma che stenta a prendere piede a sinistra, dove i programmi sono o velleitari o volutamente “poetici” e poco concreti e anche tra gli ecologisti c’è la tendenza a volersi far portatori di una verità che spesso è più di facciata che concreta. Eppure l’ecologia, quella vera pragmatica e di stile anglosassone è una prateria sconfinata.

È sufficiente documentarsi per trovare soluzioni ai problemi territoriali che possono essere adattate con successo alle nostre realtà locali. È uno sforzo, questo di diventare propositivi, che sarà necessario se si vorranno raggiungere i risultati degli ecologisti europei, poiché la fluidità, la mobilità e l’intelligenza dell’elettorato italiano, che si sta scrollando di dosso l’eredità di questi quindici anni di berlusconismo, saprà premiare chi opera realmente per il bene pubblico e condannerà chi invece punta a rendite di posizione, magari concordate attraverso alchimie politiche pre o post elettorali. Questa è una fase dove è necessaria una forte carica di altruismo politico verso la rinascita del nuovo soggetto politico ecologista, nella quale bisognerà “dare” per poi raccogliere insieme ai gruppi sociali e non dagli stessi.

In pratica i cittadini non sono disposti più a firmare cambiali in bianco e sono disposti ad ascoltare solo chi propone loro soluzioni condivise, concrete e realizzabili. È il tramonto della vecchia che apre una stagione nuova, ma al tempo stesso difficile anche per noi ecologisti. I problemi e i contesti che andremo ad affrontare, come quello per esempio della compatibilità ambientale dei modelli di sviluppo, richiederanno da una forza politica come la nostra, un impegno doppio se non triplo, poiché quando si coniugano ambiente e sociale le scorciatoie che piacciono tanto anche a sinistra non funzionano. Essere, grazie alla competenza e all’impegno, riconosciuti come leader dai soggetti che hanno aderito al percorso del nuovo soggetto politico ecologista e non pensare di avere diritto a ricoprire incarichi magari pensando di far valere le ripetute partecipazioni a diverse tornate elettorali. In questa fase è necessario studiare, riflettere, creare e “dare” anziché andare immediatamente all’incasso chiedendo rendite di posizione.

*presidente dei Verdi del Lazio
http://www.terranews.it/news/2011/06/ecologisti-e-politica-essere-non-avere

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