tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-12-maggio-2023/
Ascolta il podcast del Fatto di domaniZELENSKY DOMANI A ROMA, VEDE IL PAPA, MATTARELLA, MELONI. E VESPA. La notizia è confermata, il presidente ucraino domani sarà a Roma per incontrare Papa Francesco in Vaticano, Sergio Mattarella al Quirinale e Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Ma i tre leader dovranno adattare le loro agende per far posto allo speciale di Porta a Porta, che andrà in onda su Rai1 alle 18.30 con Zelensky in presenza, in uno studio che sarà rivelato domani per motivi di sicurezza. L’eventualità palesa la forza specifica del conduttore sulla politica italiana di questa stagione: approfondiremo la questione sul Fatto di domani. Quanto al senso politico della visita, l’agenzia russa Tass da Roma, citando una fonte vaticana, scrive che l’incontro tra Zelensky e il pontefice non è legato alla missione di pace su cui il Vaticano opera da mesi. Secondo la stessa fonte, l’ucraino avrebbe fatto richiesta di incontrare Bergoglio solo all’ultimo minuto. La visita a Roma invece avviene nel quadro di un tour europeo che lo porterà nel fine settimana anche a Berlino. Negli ultimi mesi Zelensky ha già visitato di persona Helsinki e L’Aia, e prima ancora Washington, Londra, Parigi, e Bruxelles. Come vedremo sul giornale di domani il governo italiano invece entra solo marginalmente nella grande partita diplomatica che della mediazione sul conflitto ucraino. C’è anche un piccolo caso: Meloni domani vedrà Zelensky insieme Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ma senza l’altro vicepremier Matteo Salvini, ufficialmente perché il protocollo non lo prevede. L’UCRAINA AVANZA ANCORA SU BAKHMUT, I RUSSI SI RITIRANO. L’EUROVISION DICE NO AL VIDEO DI ZELENSKY. Nel frattempo procede anche l’iniziativa diplomatica cinese. L’inviato speciale della Cina sulla crisi ucraina andrà lunedì a Kiev e poi si recherà a Mosca, ha fatto sapere Pechino oggi. La Cina, inoltre, ha pubblicato il suo documento sulla soluzione politica della crisi ucraina, che sintetizza anche le idee e le preoccupazioni di tutte le parti coinvolte nel conflitto. Secondo il diplomatico cinese la situazione sta diventando “sempre più complessa“, ma Pechino continuerà a impegnarsi. Dal fronte, intanto, Kiev rivendica di aver guadagnato altri 2 km a Bakhmut e il Cremlino ammette un ritiro tattico. Per Yevgeny Prigozhin capo della compagnia paramilitare russa Wagner, però, le forze regolari dell’esercito russo si sarebbero date proprio alla fuga e i km persi non sarebbero due ma cinque. A Londra, dopo la conferma dell’invio di missili a lungo raggio, il governo britannico si è detto “amareggiato” per la scelta degli organizzatori dell’Eurovision di non accettare un video collegamento con Zelensky la sera della finale. Motivo: lo spettacolo canoro è “apolitico”. Quello che Sanremo non ha potuto… Nel pomeriggio il portavoce del presidente ucraino ha affermato che Kiev non avrebbe mai chiesto di intervenire. NATALITÀ, LE DISTANZE TRA GIORGIA E FRANCESCO. Il Papa oggi ha fatto notizia anche per le sue parole pronunciate dal palco del convegno degli Stati generali sulla natalità di Roma dove stanno sfilando politici e istituzioni. “Adesso gli italiani hanno bisogno di risposte”, ha detto Francesco, che ha parlato di welfare salari e migrazioni seduto accanto a una premier vestita di bianco come lui (“Oggi ci siamo vestiti uguali”, ha scherzato il pontefice, per molti l’episodio è considerata una gaffe). Le convergenze si sono fermate al look, però. Perché mentre Meloni nel suo intervento ha lanciato i soliti strali contro la maternità surrogata (equivalente alla “in vendita”) e le famiglie omogenitoriali (“siamo tutti nati da un uomo e da una donna”), Bergoglio ha detto che “ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro”. I figli non sono beni individuali, ha detto il pontefice, “ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti”. Ma ha battuto anche sul tasto dell’accoglienza degna dei migranti. Su questo tema si registra anche un potenziale riavvicinamento tra i governi italiano e francese, ma non ci sarà un bilaterale riparatore come avevano annunciato alcuni media. L’Eliseo di Parigi ha precisato che Macron e Meloni avranno occasione di incontrarsi la settimana prossimi “in diversi momenti” collettivi, da Reykjavík al summit del G7. COMUNI AL VOTO, IL NOSTRO REPORTAGE DA LATINA. IN SICILIA TORNA “FORZA MAFIA” Si avvicina la tornata di elezioni comunali del 14 e 15 maggio. Domenica e lunedì andranno al voto 790 comuni su 7900 circa (il 10%). Sul Fatto di domani proseguiremo con i nostri reportage dai territori più contesi: leggerete un resoconto da Latina, dove il sindaco civico di sinistra Damiano Coletta cerca la terza riconferma dopo una seconda consiliatura interrotta dalle dimissioni di massa del consiglio comunale. Le amministrative sono state l’argomento di un altro video di Silvio Berlusconi inviato dall’ospedale San Raffaele dove è ancora ricoverato (in degenza ordinaria). “Andate a votare”, è il succo del messaggio del Caimano, che invece ai tempi d’oro preferiva ispirarsi al Craxi del 1991, quello che invitava gli italiani ad andare al mare invece di votare ai referendum. Domani leggerete anche un altro reportage dal comune siciliano di Corleone, dove il Consiglio comunale martedì ha approvato un ordine del giorno per chiedere l’allontanamento del figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, dalla città (dove era tornato lo scorso 4 aprile dopo una lunga assenza per detenzione e per altre ragioni). A Palermo è tornato in azione il collettivo Offline, quello dei manifesti “Forza Mafia”. Questa volta se la prende con l’approdo di Giancarlo Cancelleri e Caterina Chinnici, che hanno rispettivamente lasciato il Movimento 5 stelle e il Pd per approdare tra i berlusconiani. Il manifesto raffigura l’ex sottosegretario del M5s, al fianco di Berlusconi e Dell’Utri, che stringe un fascio di banconote, sotto la scritta “Ohana $ignifica famigghia”. LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE La Turchia al voto domenica. Si preannuncia una vittoria difficile per Erdogan, nell’esito elettorale saranno determinanti le giovani generazioni e la loro voglia di cambiamento. Israele-Gaza: la guerra non si ferma. Proseguono i lanci di razzi dalla Striscia di Gaza in direzione di Israele e i raid delle forze israeliane (Idf) contro obiettivi della Jihad Islamica nell’enclave palestinese. Le ultime notizie di fonte israeliana riferiscono di 937 razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Striscia e 254 raid contro siti appartenenti alla Jihad Islamica dall’inizio della nuova ondata di conflitto. Nei raid di oggi è stato ucciso l’alto comandante della Jihad islamica Jihad al-Hassani, ricercato da 26 anni. Che c’è di Bello. Nel nostro inserto culturale del sabato parleremo del nuovo episodio del film Fast and Furious, della serie A small light, dell’ultimo spettacolo di Emma Dante, dello scrittore sardo Salvatore Niffoi e del romanzo Marzahn, mon amour. Storie di una pedicure di Katja Oskamp. OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE In Russia, stretta contro i carcerati per costringerli ad andare al frontedi Michela A. G. Iaccarino Il giorno del giudizio per i detenuti russi arriva due volte. Cauzioni e buona condotta non garantiscono più né libertà vigilata, né riduzione della pena, racconta il quotidiano Nezavisimaya Gazeta, che ha fatto i conti in un articolo pubblicato ieri: “La libertà condizionata sta gradualmente diventando un’eccezione”. Solo 23mila richieste di attenuazione della pena sono state accolte dai giudici russi nel 2022, l’annus horribilis dell’inizio della guerra, ma i tribunali ne hanno esaminate quasi 60mila, dicono le statistiche della Corte Suprema russa visionate dai giornalisti. Un giudizio negativo dei secondini, un’assenza di prove di buona condotta o puro arbitrio possono far sigillare per sempre un procedimento. Riescono a varcare la soglia della cella meno del 40% dei richiedenti: è record di niet e respingimenti se si paragonano le cifre degli ultimi 20 anni. Se nel 2010 la metà delle richieste veniva accolta, nel 2004 addirittura il 90% dei detenuti otteneva luce verde. Se non concesse, le domande di rilascio vengono dimenticate o trasferite ad altri organi competenti per allungare l’odissea giudiziaria. “I tribunali sembra che semplicemente non vogliano mostrare umanità” scrivono i reporter, che analizzano anche un’altra tendenza in corso: “Di fronte a smentite ingiuste e irragionevoli, le persone gradualmente smettono di richiedere”. |
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