venerdì 18 agosto 2017

L'ENI, Gela, la sociologia e la disonesta' intellettuale

Ecco dunque un'altra storia di ENI-schifo, cosi bellissimamente succinta in questo articolo del 2000 di Republica.

Alla fine degli anni sessanta, due sociologi, Marco Marchioni, italiano, e Evydin Hytten, svedese, furono incaricati dall'ENI di mostrare che a Gela l'investimento aveva funzionato anche dal punto di vista sociale.

Dopo tutto, se uno va a guardare i bellissimi video dell'istituto Luce, era tutto in nome del futuro, del progresso, del boom economico.

E quindi volevano pure il bollino della sociologia a certificare il tuttapposto fra l'ENI e la gente, l'ambiente, la qualita' di vita.

I due vanno a Gela. E per essere sicuri di fare tutto per bene, si prendono il loro tempo, si portano dietro anche le famiglie. Restano li per due anni a studiare Gela e i suoi abitanti.

Ma dopo due anni di lavoro, non c'era altra risposta: era vero tutto il contrario. L'ENI a Gela non aveva portato a niente di buono. In una parola era arrivata quella che loro chiamavano "industrializzazione senza sviluppo".

Cioe' tutti i guai collegati all'industria pesante, senza veramente risvolti positivi per la popolazione.
Mettono giu le loro conclusioni in un manoscritto con tutta la documentazione.

... L'ENI che non migliora la qualita' della vita?

Come puo' essere?

Anatema per le orecchie di chi all'ENI lavorava.

Assolutamente deve esserci un errore.

E cosi i dirigenti dell'ENI convocano Marchioni e Hytten, a Roma, al grattacielo all'EUR, e gli dicono che avrebbero rimborsato i costi sostenuti per il lavoro.

Avrebbero pero' voluto il manoscritto.

Come dire: vi paghiamo per il vostro silenzio.

I due si rifiutano e lo pubblicano lo stesso.

Sono duemila copie.

Il libro sparisce da tutte le librerie.

"Un signore e' passato e la ha comprate tutte".

Erano quelli dell'ENI che, continuando con l'industrializzazione selvaggia, volevano pure togliere il diritto all'informazione. Marco Marchioni racconta
"A Gela il libro non si trovava, e andai a Palermo alla libreria Flaccovio per ritirare qualche copia per gli amici. Lì mi dissero che erano finite tutte. Un signore era passato a ritirarle in blocco"

Passano gli anni e il sindaco di Gela dei primi anni 2000, Franco Gallo, fa ristampare a sue spese il libro censurato, come riconoscimento a Marchioni e a Hytten e li premia per il coraggio dei tempi passati.

E si, meritano tutto il nostro grazie. A quei tempi, credo, non c'era il concetto di salvare l'ambiente, o che le trivelle potessero portare a cose negative. Come detto su, basta solo riguardare i filmini dell'istituto Luce. Credo allora che ci voleva proprio coraggio per dire una cosa contro corrente, e contro una delle principali ditte dell'epoca, sotto il mito di Mr. Enrico Mattei.

Ma Marchioni e Hytten non si sono piegati, sono andati avanti con le loro conclusioni, e seppure sotto le pressioni, hanno detto di no.

Onore a loro. Adesso e' facile fare gli ambientalisti anti-petrolio, ma allora non lo era, perche' non esisteva questa sensibilita' diffusa.

E Gela? Gela nel frattempo che questa sensibilita' diffusa potesse crearsi, ha sofferto altri 40, 50 anni di "industrializzazione selvaggia" di morti, di malattie, di bimbi deformi, di dolore.

Non ci sono parole. Se fossero omicidi o amputazioni fatte con armi violente, saremmo a parlarne tutti i giorni, ma il petrolchimico di Gela e i suoi morti e le sue deformita' , a malapena sfiorano la coscienza civile nazionale perche' non e' un proiettile o un machete ma un agonia lenta ma persistente.

Per noi, una sola cosa possiamo fare per ringraziare Marchioni ed Hytten. Fare tesoro di questo loro lavoro, della loro storia, del loro coraggio ed ostacolare l'ENI e tutte le sue sorelle in tutti i nostri angoli d'Italia, visto che adesso invece sappiamo.

I tentacoli dell'ENI e dei petrolieri in generale sono fitti, sono ovunque, sono sporchi, dalla politica alla sociologia; dall'ambiente alla democrazia.

Grazie al mio amico Fausto di Biase per la segnalazione. 

E' dal primo giorno del Centro Oli di Ortona, anno 2007, che ho capito che qualsiasi cosa che l'ENI fa o dice, non occorre crederci. E' tutto detto e fatto solo ed esclusivamente per il loro ritorno personale. Di accettazione pubblica, di ritorni economici agli investitori, di scorciatoie per trivellare meglio.

So che e' cosi per ciascuna multinazionale, ma sono loro che io ho avuto davanti per anni e anni, e ho veramente un senso di schifo per questa ditta, per quello che hanno cercato di fare all'Abruzzo e alla sua gente, e di riflesso per quello che hanno fatto a Gela, a Viggiano, a Ravenna, a Porto Marghera, e dovunque abbiano mai installato raffinerie, trivelle e altri impianti di morte.

E lo fanno da che esistono, e' parte della loro essenza ingannare. 
Ovunque vanno inquinano tutto. http://dorsogna.blogspot.it/2017/08/leni-gela-la-sociologia-e-la-disonesta.html

Ecco dunque un'altra storia di ENI-schifo, cosi bellissimamente succinta in questo articolo del 2000 di Republica.
Alla fine degli anni sessanta, due sociologi, Marco Marchioni, italiano, e Evydin Hytten, svedese, furono incaricati dall'ENI di mostrare che a Gela l'investimento aveva funzionato anche dal punto di vista sociale.
Dopo tutto, se uno va a guardare i bellissimi video dell'istituto Luce, era tutto in nome del futuro, del progresso, del boom economico.
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Grazie al mio amico Fausto di Biase per la segnalazione. E' dal primo giorno del Centro Oli di ...
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