Ma c’è ancora qualche “madama” in giro che indossa una vera pelliccia? Dico “vera” perché oggi circolano anche quelle impunemente definite “ecologiche”, quasi che il petrolio fosse ecologico. Sì. Ma sono sempre meno. Infatti, secondo l’Associazione Italiana Pellicceria (Aip), la produzione italiana è in calo, anche se sostenuta dalle esportazioni, soprattutto verso Stati Uniti e Giappone. Una parte di questa produzione italiana la potremmo anche definire “a chilometri zero”, visto che sul nostro territorio vi sono ventuno allevamenti di visoni, unica specie da pelliccia (brrr! che brutta locuzione) allevata ancora in Italia. Ed anche qui però la contrazione è notevole: negli anni ’70 gli allevamenti erano ben 150.
Comunque, ventun allevamenti significano pur sempre 180.000 pelli, ossia 180.000 animali uccisi. In camere a gas. Qui volevo arrivare e se ne parlo adesso è perché proprio adesso, fra aprile e maggio, che le femmine partoriscono, mentre a dicembre-gennaio avviene la mattanza, dopo una vita trascorsa in gabbiette. Sono animali, diventeranno pellicce. Una mattanza che si potrebbe far cessare, se solo venissero calendarizzate ed approvate le tre proposte di legge che giacciono in Parlamento e che prevedono la cessazione degli allevamenti da pelliccia sul nostro territorio. Due sono assegnate alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati (una, prima firmataria l’on. Brambilla e un’altra, prima firmataria l’on. Gagnarli) ed alla Commissione Sanità del Senato (prima firmataria l’on. Amati). Da qui l’appello lanciato in questi giorni da Lav ed Essere Animali al Parlamento affinché si provveda in proposito.
Del resto, se le proposte diventassero legge, non si farebbe altro che venire incontro ai desiderata della stragrande maggioranza degli italiani che, almeno su questo tema, è molto sensibile. Così come lo sta diventando lo stesso settore della moda, se è vero come è vero che Giorgio Armani ha rinunciato ad utilizzare le pellicce animali. Certo, il cammino verso il riconoscimento dei diritti degli animali, predicato da Tom Regan e da Marco Verdone, è ancora lungo ma la strada forse è imboccata. Attenzione: il video potrebbe urtare la vostra sensibilità.
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