venerdì 18 settembre 2015

Behind the Urals: il nucleare prima di Chernobyl INTERVISTA ESCLUSIVA AL REGISTA ALESSANDRO TESEI

Cosa si nasconde dietro i monti Urali? Il primo, dimenticato, taciuto e più grave incidente nucleare della storia. A togliere la polvere dal tempo e dall’oblio ci pensa Behind the Urals – The nightmare before Chernobyl di Alessandro Tesei, visual artist e photographer classe 1980, originario di Jesi (Marche). – FOTO

Dopo essersi spinto nella “No Go Zone” della centrale nucleare di Fukushima nei due precedenti lavori, ovvero il lungometraggio Fukushame – Il Giappone perduto del 2012 e il cortometraggio Fukushima no Daimyo del 2014 (entrambi vincitori di numerosi premi), Tesei affronta ora un nuovo disastro nucleare, quello di Mayak (1957), le cui conseguenze sono ancora oggi riscontrabili nella popolazione locale affetta da leucemie, tumori maligni e difetti genetici.

Affiancato dal fotografo Pierpaolo Mittica e dal ricercatore Michele Marcolin, Tesei percorre ancora una volta le vie del documentario sociale puntando il dito e la macchina da presa su un fatto per troppo tempo rimasto nella “No Go Zone” dell’informazione. Behind the Urals è un documentario necessario per capire Chernobyl (1986), ma soprattutto conoscere, o almeno immaginare, il futuro dell’industria energetica in Europa. Ecco cosa ci ha raccontato il regista…

Come e quando è nata l’idea di realizzare questo documentario?

L’idea nasce dopo una chiacchierata con l’amico Pierpaolo Mittica, con il quale avevo già collaborato per entrambi i miei lavori su Fukushima. L’associazione di volontariato Mondo in Cammino voleva produrre un nuovo documentario sul nucleare (Clicca qui per visualizzare le modalità di richiesta di proiezioni pubbliche del film), e inizialmente si pensò ad un terzo lavoro in Giappone, con un taglio nuovo e seguendo altri percorsi narrativi. Ne discutemmo e uscì fuori un bellissimo progetto, ma ritenemmo infine che sarebbe stato giusto e saggio riaffrontare Fukushima facendo prima passare alcuni anni, per documentare i reali cambiamenti in un lasso di tempo più lungo. Scartammo l’idea e iniziammo a pensare ad altro, finché Pierpaolo riesumò dalle sabbie del tempo il primo incidente nucleare della storia, e il più grande, quello della centrale di Mayak, in Russia.

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