tratto da https://ambientenonsolo.com/transizione-ecologica-ideologia-o-verita-scomoda/
Transizione ecologica: ideologia o verità scomoda?

di Fabio Cavallari
[Gli articoli di Fabio Cavallari per Ambientenonsolo]
Dire che la transizione ecologica è un fatto ideologico non è un’opinione. È una dichiarazione di potere. È il tentativo di spostare il conflitto, di disinnescare la questione reale trasformandola in guerra di parole. In questa torsione semantica, l’ambiente smette di essere un orizzonte condiviso e diventa un nemico culturale, una minaccia all’identità. La parola “verde” perde le sue radici nella terra e si carica di sospetto. Non nomina più un’urgenza, ma un progetto egemonico. Non chiede responsabilità, ma evoca imposizioni. In questa narrazione, la transizione ecologica non è risposta alla crisi, ma imposizione di una nuova fede. Non è cura, ma conversione forzata.
Ma l’ambiente non è un’ideologia. È la condizione del vivente. È il nome che diamo a ciò che ci precede, ci sostiene e ci supera. La crisi climatica, con il suo carico di numeri e silenzi, non si iscrive in uno schema dottrinale. Non chiede consenso. Interroga. Disvela. E come ogni disvelamento, mette a nudo.
La resistenza che incontra non è solo politica. È ontologica. Tocca il modo stesso in cui siamo stati educati a pensare il mondo. La modernità ha separato la natura dalla cultura, ha relegato il vivente a sfondo, ha pensato il progresso come superamento della materia. La tecnica, da strumento, è diventata destino. L’economico, da linguaggio, è diventato logos. Heidegger, già nel secolo scorso, aveva visto che il pericolo più grande della tecnica non è nel suo potere, ma nella sua capacità di nascondere ogni altro orizzonte. Quando tutto diventa “fondo disponibile”, anche il vivente viene ridotto a risorsa. Non è un problema tecnico. È un problema ontologico. E Latour, in anni più vicini ai nostri, ha aggiunto che non esistono “fatti puri” da una parte e valori dall’altra. Siamo sempre dentro un intreccio. La natura non è là fuori. È qui. Insieme. Con noi. Pensare che l’ecologia sia neutra o che sia ideologica significa restare ancora prigionieri di una modernità che separa ciò che invece esiste solo mescolato.
In questo scenario, la transizione ecologica è vissuta come una ferita. Perché chiede di riabitare ciò che avevamo espulso. Di rimettere in relazione ciò che avevamo separato. Di pensare la nostra esistenza non come dominio, ma come coappartenenza.
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