Sono Villa Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto (Treviso) e Villa Torrigiani a Camigliano (Lucca), rispettivamente per le categorie parchi pubblici e parchi privati, i due gioielli naturalistici che hanno vinto la XVI edizione del concorso promosso dal network ilparcopiubello.it, che premia le più incantevoli bellezze verdi italiane. La selezione è stata fatta dal Comitato Scientifico del Premio “Il Parco più Bello d’Italia”. Oltre 1.000 i partecipanti, iscritti al network d...
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Sono Villa Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto (Treviso) e Villa Torrigiani a Camigliano (Lucca), rispettivamente per le categorie parchi pubblici e parchi privati, i due gioielli naturalistici che hanno vinto la XVI edizione del concorso promosso dal network ilparcopiubello.it, che premia le più incantevoli bellezze verdi italiane. La selezione è stata fatta dal Comitato Scientifico del Premio “Il Parco più Bello d’Italia”. Oltre 1.000 i partecipanti, iscritti al network dei parchi più belli d’Italia e presenti nella guida online “ilparcopiubello.it”, che da oltre quindici anni è promotrice di un turismo verde alla scoperta del patrimonio paesaggistico e botanico italiano.
I due parchi vincitori di quest'anno sono luoghi di inestimabile bellezza che abbinano il fascino della natura nelle sue forme più romantiche, alle meraviglie delle due sontuose Ville e delle loro architetture armonizzate nel verde.
Villa Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto (Treviso)
Incantevole giardino romantico che abbraccia la splendida villa Revedin, poi Rinaldi, quindi Bolasco Piccinelli (ora proprietà dell’Università di Padova), edificata fra il 1852 e il 1865 dal conte Francesco Revedin (1811-1869) che ne affidò la progettazione all’ingegno del celebre architetto veneziano Giambattista Meduna. Il sito in cui oggi sono insediati la Villa e il Giardino Revedin Bolasco era detto il Paradiso, il cui giardino all’italiana con peschiera fu raso al suolo intorno al 1803. La configurazione attuale presenta un alternarsi di prati, specchi d’acqua, collinette, gruppi arborei e architetture. Sullo sfondo si erge la splendida “cavallerizza”, un'arena per equitazione coronata da 52 statue e introdotta da due statue equestri collocate al di sopra di alti basamenti. Il giardino è sorvegliato dalla torre colombara all’ingresso ovest e dalla torretta sita presso il muro di cinta a est e contenente un affresco di pregevole fattura, anch’esse residui del compendio del Paradiso Corner. Sono circa 1.500 gli alberi che popolano oggi i circa 8,5 ettari del giardino della Villa, nei quali trova spazio anche un lago navigabile con una superficie di circa 2,5 ettari.
Un gioiello ritrovato grazie all’intervento dell’Università degli Studi di Padova e del suo Centro Interdipartimentale di Ricerca per il Restauro, il Recupero e la Valorizzazione dei Parchi Storici e degli Alberi Monumentali (Cirpam).
MOTIVAZIONI DELLA GIURIA. “Paradiso era definita nel Cinquecento la proprietà dei Cornaro. La villa lega il proprio nome a personaggi illustri: Vincenzo Scamozzi, che ristruttura il complesso nel 1607 prevedendo una nuova peschiera, un giardino cintato a scompartimenti regolari con cedrare, orto e brolo; Orazio Marinali con le sue “cento candide statue” sistemate in età barocca ai lati del rettilineo ‘stradon’; Giovanni Battista Meduna, progettista della villa, al quale succede lo scenografo Francesco Bagnara, contemporaneo di Jappelli, protagonista della fase ottocentesca - con rialzi e avvallamenti del terreno - dopo il passaggio della proprietà ai Revedin.
Uno degli elementi più singolari del parco è la Cavallerizza, dovuta al francese Marc Guignon, dominata da due enormi cavalli su alti piedistalli, un tempo sistemati sullo ‘stradon’: la scenografica arena prativa allinea lungo il perimetro una parte delle sculture del giardino settecentesco, qui riposizionate.
Ultimo nome illustre è quello di Antonio Caregaro Negrin, allievo di Bagnara e di Giuseppe Jappelli, che ridisegna nel 1868, per i nuovi proprietari Rinaldi, il precedente giardino con sentieri sinuosi contornati da una rigogliosa vegetazione che prendono il posto dei viali rettilinei, mentre le classiche peschiere diventano laghetti serpeggianti sui quali prospettano la “cavana” per il ricovero delle barche e, su un’isoletta, la curvilinea Serra moresca.
Il complesso, passato ai Bolasco (1924), con la donazione di Renata Mazza Bolasco diviene proprietà dell’Università di Padova nel 1967 che grazie a un importante restauro ha ridato vita a questo ‘Paradiso’, pur rimanendo la ferita inferta alla Cavallerizza su cui incombe la massiccia mole dell’ospedale di Castelfranco”.
Villa Torrigiani a Camigliano (Lucca)
Villa Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto (Treviso)
Incantevole giardino romantico che abbraccia la splendida villa Revedin, poi Rinaldi, quindi Bolasco Piccinelli (ora proprietà dell’Università di Padova), edificata fra il 1852 e il 1865 dal conte Francesco Revedin (1811-1869) che ne affidò la progettazione all’ingegno del celebre architetto veneziano Giambattista Meduna. Il sito in cui oggi sono insediati la Villa e il Giardino Revedin Bolasco era detto il Paradiso, il cui giardino all’italiana con peschiera fu raso al suolo intorno al 1803. La configurazione attuale presenta un alternarsi di prati, specchi d’acqua, collinette, gruppi arborei e architetture. Sullo sfondo si erge la splendida “cavallerizza”, un'arena per equitazione coronata da 52 statue e introdotta da due statue equestri collocate al di sopra di alti basamenti. Il giardino è sorvegliato dalla torre colombara all’ingresso ovest e dalla torretta sita presso il muro di cinta a est e contenente un affresco di pregevole fattura, anch’esse residui del compendio del Paradiso Corner. Sono circa 1.500 gli alberi che popolano oggi i circa 8,5 ettari del giardino della Villa, nei quali trova spazio anche un lago navigabile con una superficie di circa 2,5 ettari.
Un gioiello ritrovato grazie all’intervento dell’Università degli Studi di Padova e del suo Centro Interdipartimentale di Ricerca per il Restauro, il Recupero e la Valorizzazione dei Parchi Storici e degli Alberi Monumentali (Cirpam).
MOTIVAZIONI DELLA GIURIA. “Paradiso era definita nel Cinquecento la proprietà dei Cornaro. La villa lega il proprio nome a personaggi illustri: Vincenzo Scamozzi, che ristruttura il complesso nel 1607 prevedendo una nuova peschiera, un giardino cintato a scompartimenti regolari con cedrare, orto e brolo; Orazio Marinali con le sue “cento candide statue” sistemate in età barocca ai lati del rettilineo ‘stradon’; Giovanni Battista Meduna, progettista della villa, al quale succede lo scenografo Francesco Bagnara, contemporaneo di Jappelli, protagonista della fase ottocentesca - con rialzi e avvallamenti del terreno - dopo il passaggio della proprietà ai Revedin.
Uno degli elementi più singolari del parco è la Cavallerizza, dovuta al francese Marc Guignon, dominata da due enormi cavalli su alti piedistalli, un tempo sistemati sullo ‘stradon’: la scenografica arena prativa allinea lungo il perimetro una parte delle sculture del giardino settecentesco, qui riposizionate.
Ultimo nome illustre è quello di Antonio Caregaro Negrin, allievo di Bagnara e di Giuseppe Jappelli, che ridisegna nel 1868, per i nuovi proprietari Rinaldi, il precedente giardino con sentieri sinuosi contornati da una rigogliosa vegetazione che prendono il posto dei viali rettilinei, mentre le classiche peschiere diventano laghetti serpeggianti sui quali prospettano la “cavana” per il ricovero delle barche e, su un’isoletta, la curvilinea Serra moresca.
Il complesso, passato ai Bolasco (1924), con la donazione di Renata Mazza Bolasco diviene proprietà dell’Università di Padova nel 1967 che grazie a un importante restauro ha ridato vita a questo ‘Paradiso’, pur rimanendo la ferita inferta alla Cavallerizza su cui incombe la massiccia mole dell’ospedale di Castelfranco”.
Villa Torrigiani a Camigliano (Lucca)
La Villa rinascimentale con il giardino “ad orto” costruita per i Marchesi Buonvisi, fu trasformata nell’attuale sontuoso Palazzo con il Giardino “Teatro di Flora” dal Marchese Nicolao Santini, ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole (Louis XIV). Acquistata nel 1636, decise di farne “la Sua Versailles” consigliato da Andrée Lenotre per le grandi fontane, e costruì il “Borgo Parigi”. La teatrale facciata ornata di statue annuncia la ricchezza dello stile interno, con affreschi (di P. Scorzini e V. Dandini), collezioni ed arredi ancora originali, essendo gli attuali proprietari discendenti diretti del Marchese Santini. Un imponente viale di cipressi esalta l’arrivo e nel Parco antiche Camelie e rare specie botaniche, inserite da Vittoria Santini Torrigiani (nel XIX secolo), hanno raggiunto notevoli dimensioni dando al giardino un aspetto più romantico.
Luogo di cultura ed incontri, ha ospitato tra gli altri i Presidenti francesi Georges Pompidou e Giscard d’Estaing, la Regina Madre d’Inghilterra Elisabetta I, che ha piantato un albero, il Primo Ministro canadese Jean Chrétien in visita privata durante il G8 a Genova. Nel teatrino cantò Maria Malibran e più recentemente Cecilia Bartoli, in visita privata. La Villa fu aperta alle visite dalla Principessa Simonetta Colonna di Stigliano, nata Marchesa Torrigiani, pur continuando ad essere abitata dalla famiglia.
Luogo di cultura ed incontri, ha ospitato tra gli altri i Presidenti francesi Georges Pompidou e Giscard d’Estaing, la Regina Madre d’Inghilterra Elisabetta I, che ha piantato un albero, il Primo Ministro canadese Jean Chrétien in visita privata durante il G8 a Genova. Nel teatrino cantò Maria Malibran e più recentemente Cecilia Bartoli, in visita privata. La Villa fu aperta alle visite dalla Principessa Simonetta Colonna di Stigliano, nata Marchesa Torrigiani, pur continuando ad essere abitata dalla famiglia.
Motivazioni della giuria. Villa Torrigiani costituisce un’importante presenza all’interno del sistema di ville della Lucchesia, in una posizione splendida, ai piedi delle colline, inquadrata in un armonioso paesaggio. Un maestoso viale di cipressi secolari lungo 700 metri introduce alla residenza con la sua grandiosa facciata caratterizzata da un doppio ordine di serliane.
Il giardino si caratterizza a sua volta per le sue articolate stratificazioni: se infatti l’impianto originario dei Bonvisi risale al Cinquecento, quello barocco seicentesco di Nicolao Santini, ambasciatore lucchese alla corte di Luigi XIV, si ispira al gusto francese (è stato fatto il nome di Le Nôtre), mentre quello ottocentesco del marchese Torrigiani porterà alla creazione del parco romantico secondo una moda assai diffusa nella Lucchesia.
Il prezioso giardino barocco si articola secondo un asse comprendente fontane e il bellissimo giardino di Flora, rarissimo esempio di giardino di fiori ancora conservato con il prezioso disegno delle aiuole destinate a ospitare fioriture, chiuso da un padiglione a pianta ottagonale caratterizzato da una cupola coronata dalla statua della dea e da imprevedibili giochi d’acqua. Il giardino è poi collegato con il livello soprastante, dominato dalla grande peschiera, da un articolato e scenografico sistema di scalinate a doppia rampa con statue e vasi che ospita al suo interno un percorso di grotta. Alla notevole la varietà di esemplari arborei si aggiunge anche la collezione di camelie in varietà ottocentesche che fanno di questo giardino un vero capolavoro anche sotto il profilo botanico. La manutenzione del giardino da parte dei proprietari attuali Colonna di Stigliano è esemplare: si tratta di un esempio di villa privata che assicura regolari aperture al pubblico”.
Il giardino si caratterizza a sua volta per le sue articolate stratificazioni: se infatti l’impianto originario dei Bonvisi risale al Cinquecento, quello barocco seicentesco di Nicolao Santini, ambasciatore lucchese alla corte di Luigi XIV, si ispira al gusto francese (è stato fatto il nome di Le Nôtre), mentre quello ottocentesco del marchese Torrigiani porterà alla creazione del parco romantico secondo una moda assai diffusa nella Lucchesia.
Il prezioso giardino barocco si articola secondo un asse comprendente fontane e il bellissimo giardino di Flora, rarissimo esempio di giardino di fiori ancora conservato con il prezioso disegno delle aiuole destinate a ospitare fioriture, chiuso da un padiglione a pianta ottagonale caratterizzato da una cupola coronata dalla statua della dea e da imprevedibili giochi d’acqua. Il giardino è poi collegato con il livello soprastante, dominato dalla grande peschiera, da un articolato e scenografico sistema di scalinate a doppia rampa con statue e vasi che ospita al suo interno un percorso di grotta. Alla notevole la varietà di esemplari arborei si aggiunge anche la collezione di camelie in varietà ottocentesche che fanno di questo giardino un vero capolavoro anche sotto il profilo botanico. La manutenzione del giardino da parte dei proprietari attuali Colonna di Stigliano è esemplare: si tratta di un esempio di villa privata che assicura regolari aperture al pubblico”.
Per la selezione dei vincitori, il Comitato scientifico ha valutato i parametri previsti dal regolamento del Concorso: l’interesse storico-artistico e botanico, lo stato di conservazione, gli aspetti connessi con la gestione e la manutenzione, l’accessibilità, la presenza di servizi, le relazioni con il pubblico e la promozione turistica.
La giuria si compone di sei esperti del settore: Vincenzo Cazzato (presidente, Università del Salento, per anni coordinatore del Comitato ministeriale per lo studio e la conservazione dei giardini storici), Alberta Campitelli (già Dirigente dell’Ufficio Ville e Parchi Storici della Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma), Marcello Fagiolo (già Presidente del Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici), Ines Romitti (architetto paesaggista AIAPP-IFLA), Luigi Zangheri (già Presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali ICOMOS-IFLA), Margherita Azzi Visentini (Politecnico di Milano; Istituto Veneto di Lettere, Scienze ed Arti).
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