lunedì 6 marzo 2017

L’epidemia di Augusta, la nuova Taranto siciliana TERRITORIO DISTRUTTO A pochi chilometri dalle fabbriche si continua a morire di cancro: quasi dieci lutti a settimana Il parroco Don Palmiro tiene il conto dei caduti: sono oltre novecento

Il rapporto
Lo studio
dell’Organizzazione
Mondiale
della Sanità
sull’area
industriale tra
Gela,
Augusta,
Triolo e
Milazzo, nel
2013, puntava
il dito contro
“un modello di
industrializzazione
che
ha prodotto
effetti non
sostenibili ”.
Anche sulla
occupazione,
scesa ai livelli
degli anni ‘80.
“L’analisi della
mortalità per
tutti i tumori
evidenzia
eccessi sia
negli uomini
che nelle
donne”.
Intanto sono
ancora fermi
piani di
risanamento “LE CITTÀ PERDUTE”
Milazzo, Gela, Priolo: sono
i centri sacrificati al polo
petrolchimico. Anche l’Oms
denunciò il disastro ecologico
LE STORIE DI CHI COMBATTE
Giusi esorcizza la malattia
parlandone: “Così se ne va”
Cosimo racconta la raffineria:
“Un inferno d’amianto”
Il “triangolo
della morte”
L’INSEDIAMENTO del polo
petrolchimico occupa non
meno di 20 chilometri di
costa, da Augusta a Melilli fino
all’uscita di Siracusa Nord.
L’attività produttiva, insediata
alla fine degli anni ‘50, ruota
intorno alla raffinazione del
petrolio. Del complesso
industriale nato in quel
periodo, restano tutt’oggi in
attività la raffineria Esso, la
Sasol, la centale termoelettrica
Tifeo, la cementeria Buzzi; la
Gespi (inceneritore); la
fabbrica di calce Sicical; il
complesso Versalis ex
Montedison; l’ex gruppo Erg
ora della russa Lukoil; la
fabbrica dismessa della
Cogema; la centrale elettrica di
Marina di Melilli; il depuratore
consortile. Permangono
depositi di pirite, discariche e
pontili a mare. La devastazione
ambientale è tale che l’intera
area interessata oggi è definita
“il triangolo della morte”.di Veronica Tomassini

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