venerdì 6 maggio 2016

L’avvocato Maccioni: “Riaprite il caso su Don Boschin”. Sabato 7 il libro a Montello

Sarà presentato sabato 7 maggio alle 17 a Borgo Montello presso l’oratorio che porta il suo nome il libro inchiesta ‘Quello strano delitto di don Cesare’ (ed. omicron, pp 176, euro 12), il lavoro del giornalista Felice Cipriani. E ci sarà stavolta anche l’avvocato Stefano Maccioni, che da qualche giorno ha le carte del fascicolo della morte del parroco don Cesare Boschin, assassinato in circostanze misteriose il 30 marzo 1995, ritirate presso la Procura di Latina, intenzionato a fare luce sul cold case e deciso a far riaprire il caso, tant’è che il suo pool di legali e criminologi è attivo in questa direzione. Nel tavolo dei relatori ci saranno anche Claudio Gatto, fraterno amico di don Cesare e oggi attivista dell’associazione di don Luigi Ciotti, don Felipe Gil, viceparroco dello stesso don Boschin all’epoca, e don Orlando, attuale parroco della chiesa SS Annunziata di borgo Montello. Modera il giornalista Gian Luca Campagna.
L’OMICIDIO – 30 marzo 1995, don Cesare viene ritrovato nella sua canonica morto incaprettato. Dopo 4 mesi di indagini, il Comando dei carabinieri archivia il caso come un tentativo di rapina da parte di balordi mai individuati. Già, ma che strana questa rapina. I ladri hanno lasciato il denaro e si sono impossessati soltanto della preziosa agendina, dove il parroco annotava di tutto, e dell’album delle fotografie scattate. E sì, perché don Cesare, a capo del comitato ambientalista di Borgo Montello, si batteva per dirimere la cortina di nebbia che avvolgeva i segreti della seconda discarica del Lazio. Cos’aveva scoperto don Cesare Boschin per pagare con la vita? Un vero cold case che chiede giustizia.
Su questa linea il giornalista e scrittore della memoria Felice Cipriani ha confezionato un libro dal titolo ‘Lo strano delitto di don Cesare’ dove si ripercorre la vita del parroco veneto di Trebaseleghe, appartenente alla confraternita di don Orione, quella dell’essere uno strumento e ‘straccio di Dio’, che venne a borgo Montello nel 1951. Lì, nelle campagne della periferia di Latina, aveva abbracciato quella comunità come fosse la sua,
È un giornalista che si dichiara scrittore della memoria come Felice Cipriani (di Maenza, classe 1939) a intestardirsi nel riaprire il delitto in verità mai dimenticato. S’imbatte quasi per caso in questa storia torbida, s’appassiona alla vicenda e si impone di dare il suo contributo affinchè venga fatta luce e data giustizia alla figura di un prete prima maniera, morto in circostanze drammatiche e misteriose. “Comincia da lontano, Felice Cipriani, per raccontarci di don Cesare Boschin. Parte da quell’Agro Pontino che è stato per quarant’anni il luogo della sua vocazione e del suo impegno, e anche lo scenario di una morte violenta che ancora attende verità e giustizia” così nella prefazione del libro scrive don Luigi Ciotti.
E sì, perché don Boschin arriva a Borgo Montello nel 1956, in un giorno di neve, giunge da Trebaseleghe, un paese veneto, e subito si fa benvolere dai figli della bonifica idraulica e reduci della guerra, forte dei dettami della congregazione a cui appartiene, a quella di don Orione, tant’è che è fiero di essere ‘uno straccio di Dio’, vivendo nella modestia e a completo servizio delle comunità cui è ordinato. Cipriani ripercorre la vita di questo parroco di campagna che ha una parola per tutti, denaro in prestito per tutti, un lavoro per tutti. E il giornalista si avvale delle testimonianze di famigliari (in particolare del nipote Luciano), degli amici e degli abitanti di Borgo Montello, ritraendo un sacerdote all’antica. La vita del parroco è scandita dalle preghiere per il buon raccolto nelle campagne e dalle buone parole che ha per le famiglie in disarmonia, ma a un certo punto la serenità gli viene meno dal 1970, da quando la discarica diventa presto un motivo di discordia per la comunità, divisa fra chi lo vede come un’opportunità di lavoro e chi invece come un potenziale danno per l’agricoltura. Un sospetto che diviene certezza quando, alla fine degli Anni Ottanta, la discarica viene rilevata da una società che inizia a gestirla con spregiudicatezza, senza trovare ostacoli a livello politico e amministrativo: in questo momento don Cesare nota strani movimenti, camion che arrivano nottetempo da vie laterali pieni di fusti industriali per poi andarsene sgravati del loro carico, viaggi misteriosi ma ben pagati, l’ombra sempre più forte della camorra a gestire parte delle operazioni, ipotesi confermate dalle rivelazioni choc del pentito Carmine Schiavone, del clan dei casalesi.
È qui che don Cesare inizia la sua battaglia, fonda un comitato, sensibilizza le persone perché “i rifiuti inquinano non solo la terra ma le coscienze”. Ma la sua vita si ferma quel 30 marzo 1995.
L’AUTORE – Felice Cipriani (Maenza, 1939), è giornalista e scrittore della memoria. Ha confezionato questo libro intervistando testimoni attendibili e non reticenti, spulciando archivi e leggendo articoli, dipanando una matassa che ancora offre inquietanti interrogativi. Attivo in temi sociali e ambientali, nonchè in diversi progetti umanitari in campo internazionale, ha pubblicato diversi libri, tra cui Il Fattaccio di Maenza, una vicenda reale dai contorni gialli del 1881. http://www.expressomagazine.it/magazine/lavvocato-maccioni-riaprite-il-caso-su-don-boschin-sabato-il-libro-a-montello/

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