Un mese fa alcuni rappresentanti del popolo Munduruku hanno lasciato i propri villaggi nel cuore dell’Amazzonia per incontrare, in Europa e negli Stati Uniti, tre delle principali aziende coinvolte nella costruzione di una mega diga idroelettrica che mette a rischio la loro sopravvivenza.
Gli indigeni Munduruku si oppongono alla costruzione di più di 40 dighe sul Fiume Tapajos, e in particolare alla realizzazione della mega diga di São Luiz do Tapajós, che implicherebbe la distruzione di una vasta parte di foresta incontaminata e di numerosi villaggi. Per questo chiedono di incontrare gli amministratori delegati delle aziende coinvolte: l’austriaca Andritz,la tedesca Siemens e la statunitense General Electric.
La storia insegna
Andritz, Siemens e General Electrics hanno già partecipato alla realizzazione di enormi e devastanti progetti idroelettrici, come la diga di Belo Monte, che sorge sul fiume Xingu, nello Stato del Parà, lo stesso stato dove ora si vorrebbe costruire la diga di São Luiz do Tapajós.
Il 30 marzo scorso i Munduruku, aiutati da attivisti di Greenpeace provenienti da diversi paesi europei, hanno costruito una replica di 10 metri di una diga di fronte al Palazzo dei Congressi di Graz, in Austria, dove si stava svolgendo l’Assemblea dei Soci di Andritz, leader mondiale nelle tecnologie per dighe idroelettriche. Attivisti e indigeni hanno chiesto agli azionisti di Andritz di abbandonare il folle mega progetto Tapajós, ma l’azienda continua a negare l’utilità di un incontro formale con i Munduruku e con Greenpeace dichiarando di avere piena fiducia nelle decisioni del governo brasiliano, un’affermazione che ci sembra inappropriata in un momento come questo in cui il Paese attraversa una profonda crisi a causa degli scandali legati alla corruzione.
Poche settimane dopo, a metà aprile, attivisti di Greenpeace Germania hanno protestato pacificamente davanti agli uffici centrali di Siemens e di Voith, compagnie che hanno fornito turbine e generatori per la diga di Belo Monte. Gli attivisti tedeschi hanno consegnato ai dirigenti di Siemens uno striscione realizzato dagli indigeni Munduruku con la richiesta di tutelare i loro territori. Per ora dall’azienda tedesca nessuna risposta.
Il 27 aprile gli indigeni Munduruku hanno preso la parola durante l’Assemblea dei Soci di General Electric. L’azienda ha recentemente acquisito il colosso francese dell'energia elettrica Alstom, coinvolto nella realizzazione della diga di Belo Monte e negli scandali di corruzione recentemente scoppiati in Brasile. Accompagnati da Greenpeace e da Antonia Melo, rappresentante dell’Ong brasiliana Xingu Vivo, che da anni si batte contro la costruzione della diga di Belo Monte, i Munduruku si sono recati a Jacksonville, in Florida, per segnalare a Jeffrey R. Immelt, amministratore delegato dell’azienda statunitense la minaccia che la diga di São Luiz do Tapajós rappresenta per il loro popolo, il fiume e la foresta amazzonica. La risposta è stata che General Electric, sta “ancora studiando la questione”.
Il momento giusto per ritirarsi
La settimana scorsa, dopo anni di attesa, l’Agenzia brasiliana per le popolazioni indigene (Funai) ha finalmente riconosciuto ai Munduruku il proprio territorio tradizionale Il riconoscimento formale ha fornito la base legale per richiedere all’IBAMA (Istituto Brasiliano delle Risorse Naturali Rinnovabili e Ambientali) la sospensione della costruzione della diga idroelettrica di São Luiz do Tapajós,. Questa sospensione è però solo temporanea e non equivale ad alla cancellazione del progetto. La situazione politica del Brasile è infatti molto turbolenta ed il governo potrebbe rovesciare la decisione dell’Ibama, come già successo in passato proprio nel caso della diga di Belo Monte. Perciò crediamo che questo sia il momento migliore per chiedere alle aziende coinvolte nel folle progetto di abbandonarlo e promuovere progetti innovativi basati sulle energie rinnovabili, come del resto ha già fatto l’Enel, inizialmente coinvolta nel progetto.
Martina Borghi - Campagna foreste Greenpeace Italia http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/dal-cuore-dellamazzonia-al-cuore-delle-aziend/blog/56389/
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