mercoledì 18 maggio 2016

Altro che “Italia Sicura”: in 7 milioni rischiano grosso L’ALLARME Rapporto di Legambiente Il 16% del territorio potrebbe essere inghiottito da frane o alluvioni: 1075 Comuni in pericolo, il 29% con interi quartieri in “zone rosse”

Prima de l’Unità
Erasmo D’Angelis
proclamava nel 2015:
“Cominciata la messa
in sicurezza del Paese”
» GIAMPIERO CALAPÀ
Sette milioni di persone
in Italia convivono con
il costante pericolo di
essere vittime di frane
e alluvioni, in 1075 Comuni (il
77% sul totale monitorato)
sono presenti abitazioni a rischio
costruite in “zone rosse”:
è allarme per quasi il 16%
del territorio nazionale.
Questo scenario apocalittico
– un Paese che crolla appena
piove sotto il peso di una cementificazione
selvaggia e di
un’assenza completa di politiche
di prevenzione e tutela
– è descritto nel rapporto di
Legambiente “Ecosistema a
rischio” presentato ieri.
Le promesse
del governo
“È cominciata la grande opera
pubblica di messa in sicurezza
del territorio italiano;
è cominciata concretamente
con il Cipe che ci ha consegnato
i primi 700 milioni per
questo scopo”, parola di Erasmo
D’Angelis il 28 febbraio
2015, non ancora direttore
de l’Unità ma capo della missione
contro il dissesto idrogeologico
di Palazzo Chigi.
Poco più di un anno dopo gli
annunci di “Italia sicura” in
pompa magna, il rapporto di
Legambiente è impietoso
anche se, diplomaticamente,
riconosce: “La Presidenza
del Consiglio, con Italia sicura,
ha dato un segnale importante
per uscire dalla logica
dell’emergenza: il primo
compito dell’unità di missione
è stato quello di fare cabina
di regia e coordinamento
nella frammentata gestione
del territorio. I frutti del lavoro
di razionalizzazione
portato avanti dalla struttura
di missione si sono cominciati
a vedere nell’ultimo periodo,
quando sono stati recuperati
e stanziati i primi
654 milioni di euro per i primi
33 cantieri che fanno parte
del più ampio Piano delle
città metropolitane che
comprende 132 interventi
complessivi per un totale di
1,3 miliardi”.
Aumenta ancora
il dissesto idrogeologico
Ma non è ancora abbastanza,
spiega il rapporto di Legambiente,
perché per rendere
efficace l’attività di prevenzione
serve “una diversa pianificazione
dell’uso del suolo”:
i “piani di emergenza di
protezione civile, attività di
informazione e esercitazioni,
sono ancora troppo spesso
sottovalutati”. Tanto che
“l’ultimo

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