Ma è anche vero che si stanno verificando anche estinzioni palesi, e non per questo l’uomo cambia il suo modo di atteggiarsi, ed il suo stramaledetto “sviluppo”.
Un esempio per tutti. L’orso bianco. “Secondo uno studio pubblicato su Ecological Applications gli esemplari che popolano il sud del Mare di Beaufort, a nord delle coste dell’Alaska, nel primo decennio del 21/mo secolo sono diminuiti del 40%. Nel 2010 gli orsi erano circa 900, dai 1.600 del 2004.”
L’orso bianco sta platealmente patendo le conseguenze del riscaldamento globale. La diminuzione drastica che si sta verificando dei ghiacci dell’Artico costringe gli orsi bianchi e soprattutto le femmine, che debbono nutrire i cuccioli, ad estenuanti vagabondaggi in cerca di cibo. E le conseguenze diventano anche palesi. È diventata virale in rete la foto scattata e diffusa dalla fotografa Kerstin Langerberger al largo del Mare di Barents, in cui viene ritratta un’orsa in atteggiamento di caccia, magrissima, direi scheletrica, e con una zampa ferita.
Se si guarda il video pubblicato da NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) sulla diminuzione dei ghiacci dell’Artico dal 1987 al 2010, c’è da rimanere impressionati. Non possiamo dire che non ci riguarda. Ci riguarda eccome (“I care” avrebbe detto Don Lorenzo Milani). Ci riguarda perché è colpa nostra e ci riguarda perché le ripercussioni anche se non su di noi si ripercuoteranno sui nostri figli o i figli dei nostri figli.
Parole vuote. Lo sviluppo vede anzi nello scioglimento dell’Artico un’occasione imperdibile. Ed ecco così il progetto della Shell (benedetto da Obama) di trivellare il mare Artico per estrarre proprio quel petrolio il cui consumo è una delle cause del disastro planetario. Citando Albert Einstein: “Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.”
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