venerdì 6 giugno 2014

M5S A BRUXELLES E“l’offer ta” di Beppe divide i Verdi


di Andrea Valdambrini
Bruxelles
Prima devono chiarire la
loro posizione con Farage,
poi eventualmente potremmo
discutere”. È decisa,
ma non chiude totalmente
la porta a Grillo e ai 5
Stelle Monica Frassoni, presidente
dei Verdi europei.
Al Fatto , Frassoni afferma:
Da giorni veniamo attaccati,
Grillo sembra avere già
scelto la sua collocazione”.
E poi “con noi gli accordi si
fanno sul programma, perché
i Verdi prendono decisioni
a maggioranza (ovvero
non lasciano libertà di
voto in aula al contrario di
quanto accade nel gruppo
di Farage, ndr)”. Ma non nega
che in futuro si potrebbero
trovare convergenze
con gli eurodeputati del
Movimento 5 Stelle interessati
a collaborare con noi su
tematiche ambientaliste”.
In realtà i Verdi sono divisi.
Ostile al dialogo con i 5 Stelle
è la componente tedesca,
attualmente ben rappresentata
dalla presidente uscente
del gruppo parlamentare
Rebecca Harms e dalla candidata
alla presidenza della
Commissione Ska Keller.
Sul fronte opposto, i delegati
francesi guidati da José
Bové sembrano molto più
possibilisti. Persino il “no”
arrivato in risposta alla richiesta
di dialogo di Grillo
dalla segretaria generale del
gruppo parlamentare Vula
Tsetsi si presta a letture non
univoche. “Secondo le nostre
informazioni”, ha scritto
Tsetsi “l’accordo tra
l’M5S e Nigel Farage è ormai
nella sua fase conclusiva”.
Motivo per cui l’o fferta
di dialogo è valutata
come “semplice copertura
di una decisione ormai presa”.
Una dimostrazione evidente
del rifiuto dei Verdi,
secondo il responsabile della
comunicazione 5 Stelle
Claudio Messora. Eppure
l’email inviata della segreteria
generale dei Verdi è
frutto della precedente riunione
del cosiddetto “g r u ppo
di contatto” incaricato
dei negoziati per la formazione
del gruppo parlamentare.
Del gruppo fanno parte
sia gli eurodeputati che
esponenti del partito tra cui
- unica italiana - la presidente
del partito europeo
Frassoni. Durante l’i n c o ntro
si è accesa una discussione,
ed è emersa una posizione
di compromesso: se
e finché Grillo tratta con Farage
o con altri (Cameron?
Tsipras? Fino alla costituzione
di un gruppo parlamentare
le ipotesi sono ancora
sul campo), i Verdi
non possono che dire no. Se
invece per qualche motivo
quel dialogo si interrompe,
lo scenario può cambiare.
IL PUNTO è proprio questo:
perché l’accordo “quasi fatto”
con il leader inglese si
dovrebbe interrompere?
Nell’ipotesi di una bocciatura
da parte della rete
dell’alleanza con l’Uk Independence
Party, Grillo tornerebbe
probabilmente a negoziare
la sua collocazione
europea con i Verdi. Si rivolgerebbe
proprio al gruppo
di contatto, ovvero formalmente
alla presidente
uscente del gruppo parlamentare,
l’eurodeputata tedesca
Rebecca Harms, e poi
a Frassoni, che si occupa dei
Paesi del Sud Europa (quindi
ovviamente anche
dell’Italia). Ma soprattutto,
al momento non è ancora
sicuro che Farage riesca a
mantenere in vita il proprio
gruppo parlamentare, dopo
le defezioni della Lega verso
Le Pen, e dei Veri Finlandesi
e Popolari danesi verso il
gruppo dei Conservatori e
Riformisti di Cameron
(l’Ecr).

il fato quotidiano 6 giugno 2014

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