di
Andrea
Valdambrini
Bruxelles
Prima
devono chiarire la
loro
posizione con Farage,
poi
eventualmente potremmo
discutere”.
È decisa,
ma
non chiude totalmente
la
porta a Grillo e ai 5
Stelle
Monica Frassoni, presidente
dei
Verdi europei.
Al
Fatto
, Frassoni
afferma:
“Da
giorni veniamo attaccati,
Grillo
sembra avere già
scelto
la sua collocazione”.
E
poi “con noi gli accordi si
fanno
sul programma, perché
i
Verdi prendono decisioni
a
maggioranza (ovvero
non
lasciano libertà di
voto
in aula al contrario di
quanto
accade nel gruppo
di
Farage, ndr)”.
Ma non nega
che
in futuro si potrebbero
trovare
convergenze
“con
gli eurodeputati del
Movimento
5 Stelle interessati
a
collaborare con noi su
tematiche
ambientaliste”.
In
realtà i Verdi sono divisi.
Ostile
al dialogo con i 5 Stelle
è
la componente tedesca,
attualmente
ben rappresentata
dalla
presidente uscente
del
gruppo parlamentare
Rebecca
Harms e dalla candidata
alla
presidenza della
Commissione
Ska Keller.
Sul
fronte opposto, i delegati
francesi
guidati da José
Bové
sembrano molto più
possibilisti.
Persino il “no”
arrivato
in risposta alla richiesta
di
dialogo di Grillo
dalla
segretaria generale del
gruppo
parlamentare Vula
Tsetsi
si presta a letture non
univoche.
“Secondo le nostre
informazioni”,
ha scritto
Tsetsi
“l’accordo tra
l’M5S
e Nigel Farage è ormai
nella
sua fase conclusiva”.
Motivo
per cui l’o fferta
di
dialogo è valutata
come
“semplice copertura
di
una decisione ormai presa”.
Una
dimostrazione evidente
del
rifiuto dei Verdi,
secondo
il responsabile della
comunicazione
5 Stelle
Claudio
Messora. Eppure
l’email
inviata della segreteria
generale
dei Verdi è
frutto
della precedente riunione
del
cosiddetto “g r u ppo
di
contatto” incaricato
dei
negoziati per la formazione
del
gruppo parlamentare.
Del
gruppo fanno parte
sia
gli eurodeputati che
esponenti
del partito tra cui
-
unica italiana - la presidente
del
partito europeo
Frassoni.
Durante l’i n c o ntro
si
è accesa una discussione,
ed
è emersa una posizione
di
compromesso: se
e
finché Grillo tratta con Farage
o
con altri (Cameron?
Tsipras?
Fino alla costituzione
di
un gruppo parlamentare
le
ipotesi sono ancora
sul
campo), i Verdi
non
possono che dire no. Se
invece
per qualche motivo
quel
dialogo si interrompe,
lo
scenario può cambiare.
IL
PUNTO è
proprio questo:
perché
l’accordo “quasi fatto”
con
il leader inglese si
dovrebbe
interrompere?
Nell’ipotesi
di una bocciatura
da
parte della rete
dell’alleanza
con l’Uk
Independence
Party,
Grillo tornerebbe
probabilmente
a negoziare
la
sua collocazione
europea
con i Verdi. Si rivolgerebbe
proprio
al gruppo
di
contatto, ovvero formalmente
alla
presidente
uscente
del gruppo parlamentare,
l’eurodeputata
tedesca
Rebecca
Harms, e poi
a
Frassoni, che si occupa dei
Paesi
del Sud Europa (quindi
ovviamente
anche
dell’Italia).
Ma soprattutto,
al
momento non è ancora
sicuro
che Farage riesca a
mantenere
in vita il proprio
gruppo
parlamentare, dopo
le
defezioni della Lega verso
Le
Pen, e dei Veri Finlandesi
e
Popolari danesi verso il
gruppo
dei Conservatori e
Riformisti
di Cameron
(l’Ecr).
il fato quotidiano 6 giugno 2014
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