tratto da https://ilfattoalimentare.it/come-eliminare-pfas.html?fbclid=IwAR19TAA3YFUDlZd-3rRB1g3Is0H5M8av3DY7nhlvjp5vpj_aFZgTZfwAmxI
Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano francese Le Monde insieme ai partner del Forever Pollution Project, in Europa ci sono almeno 2.100 siti in cui le acque presentano un’elevata concentrazione di Pfas (più di 100 ng/l), pericolosa per la salute umana. E secondo un altro rapporto, pubblicato dall’organizzazione svedese no profit ChemSec, i costi degli Pfas per la società, comprese le bonifiche e le cure mediche per rimediare ai danni che essi comportano, sono stratosferici: più di 16 trilioni di euro all’anno. In altri termini, se il costo medio per un chilo di Pfas è di 19 euro, quello per la società è di 18.734 euro.
Come uscire da questa situazione? Quali metodologie – se ne esistono – potrebbero consentire di ridurre progressivamente la concentrazione di Pfas nelle acque e nei terreni? Se lo è chiesta la BBC, che ha pubblicato un lungo articolo nel quale fa il punto sulle soluzioni che potrebbero avere maggiori chance di successo, a costi ambientali ed economici sostenibili.
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