sabato 1 giugno 2019

Crisi Boom verde in Europa, flop da noi. Per rifondare il movimento serve una nuova “piattaforma Cederna” - PERCHÉ SOLO IN ITALIA IL SOLE NON RIDE. Manca un’identità,e una guida capace di aggregare consensi, in particolare fra i più giovani e fra chi non si riconosce né a destra né a sinistra

questo il mio commento all'articoloSecondo me l’articolo è semplicistico e superficiale. Intanto bisogna partire dall’informazione (su carta, online sul web o in radio e tv) che in Italia ha creato dei fenomeni elettorali spesso poco consistenti a livello territoriale a partire dal 1993 ad oggi. Fenomeni a volte passeggeri ed estemporanei che a livello locale non generano partecipazione, come la vera politica avrebbe bisogno. Nel 2005, nella riunione a Roma dopo il più grande successo regionale e della provincia di Latina dei verdi, avevo detto che se i verdi non avessero attuato quanto proposto nel programma della vincente campagna elettorale del centro sinistra, sarebbero spariti per 10 anni. Non mi pare di essermi sbagliato. Dopo la sconfitta alle elezioni politiche del 2008 era necessario ripartire dal territorio e dalle liste verdi locali. La parte di sinistra è uscita dai verdi ed è andata con Sel, quella di destra è andata con il pd o altre formazioni. Arrivando alle elezioni europee intanto va rilevato che l’Italia è in controtendenza a livello continentale sia come partecipazione (l’unica tra i grandi paesi storici a scendere come percentuale di votanti) sia come indirizzo politico appunto unito a fake news, all’aver caratterizzato in modo aggressivo la campagna elettorale con gli organi di informazione che hanno fatto a gara a nascondere i verdi. Quello che sicuramente manca ai verdi è la struttura o l’organizzazione locale che erano stati la forza nei momenti di maggiore ribalta nazionale. Ormai non esistono più le sezioni politiche dei vari partiti, come le abbiamo conosciute fino al 1992 con tangentopoli non avendo sede e spesso nemmeno un luogo fisico di confronto e dibattito. Diventando presidente provinciale del verdi 2004 i nostri incontri provinciali con grande frequenza si spostavano in tutto il territorio provinciale erano aperti a tutti anche i non iscritti. Nel 2004 (provinciali), nel 2005 (regionali), nel 2006 (politiche) gli argomenti qualificanti dei verdi erano quelli qualificanti dell’intero centro sinistra, raggiungendo l’obiettivo di essere “maggioranza di opinione”. Dal 2008 progressivamente i verdi hanno perso rappresentanti oltre che nel parlamento anche in regioni, province e comuni. Gli attivisti locali sono continuati ad essere riferimento tecnico e scientifico, anche per altri partiti, ma informazioni, regolamenti e sbarramenti elettorali non hanno quasi mai espresso rappresentanti. In Italia e in particolare nelle nostre zone, gli elettori più che esprimere una preferenza votano per il probabile vincitore e questo spiega in parte la forte oscillazione nelle preferenze, anche questa trova poco o nullo riscontro nei paesi storici democratici. Chi pensa, come l’autore dell’articolo, serva un leader soffre di berlusconismo o renzismo o salvinismo, come diceva Gaber  sul pericolo di un personaggio sulla “cultura” italiana. I verdi sono altro. Occorre far capire che il rispetto ambientale è l’unica possibile di inversione al fallimento economico, imprenditoriale, al degrado sociale, ai disastri e al crollo anche idrogeologico delle strade, dei ponti, delle ferrovie, delle strutture pubbliche. Basta pensare a quante tragedie si potevano evitare. Agli effetti del terremoto che andavano prevenuti. Ai crescenti atmosferici estremi per l’incuria e il degrado. Se gli italiani pensano che basta nascondere la polvere sotto il tappeto, la testa sotto la sabbia, continueranno ad esser complici di morti e tragedie, di veleni di ogni genere e di crolli annunciati. Se pensano che votando per chi nega il processo irreversibile in atto che porterà all’allagamento della pianura pontina e pontina sia la soluzione stanno segando il ramo sul quale sono seduti. 
il fatto quotidiano 29 maggio 2019 

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