Non solo Pontinia, non solo Sep. La puzza da rifiuto invade gran parte del territorio attorno al capoluogo pontino che invece, quest’estate, convive con un altro tipo di olezzo, quello di bruciato. Sono continue le proteste dei residenti attorno all’invaso di Borgo Montello (ormai diventate una triste consuetudine che difficilmente trova spazio sui giornali ma che avvelena la vita dei residenti). Ma è di questo fine settimana un nuovo fronte del degrado, quello di Campoverde. Da circa 48 ore (ma il problema si propone spesso a detta dei residenti) l’area è invasa da miasmi vomitevoli. In quella zona di impianti, in pochi chilometri quadrati, ce ne sono diversi: Kyklos, Self Garden, Rida Ambiente (con l’amministratore di quest’ultima che però ha già organizzato un open day con tanto di buffet per dimostrare come nel suo impianto si possa anche mangiare).
Aria irrespirabile, vita invivibile, istituzioni assenti. Dall’amministrazione comunale apriliana non è arrivata una nota, un comunicato, una richiesta di controlli. Un atteggiamento ormai consuetudinario con i toni che diventano allarmati solo dopo che lo scandalo è scoppiato (si veda l’inchiesta Dark Side e la cava di pozzolana trasformata in discarica di non è ancora stato chiarito quali rifiuti).
Quello della puzza, come brillantemente spiegato da Ivan Eotvos sulle pagine di Latina Oggi nell’edizione odierna (19 agosto 2017) è anche però un problema regionale, con l’ente guidato da Nicola Zingaretti che non si è mai dotato di alcuni regolamenti essenziali in materia. “Non sembra esistere uno storico delle rilevazioni fatte alle zone interessate né ai sistemi di filtraggio delle aziende che producono gli odori. – scrive Eotvos che prosegue- la Regione Lazio assegna le autorizzazioni senza porre prescrizioni particolari sulle emissioni di odori e da tempo promette l’arrivo di “nasi elettronici” che però sono apparecchi sperimentali e ancora non hanno ricevuto una standardizzazione europea, quindi i loro dati sarebbero sempre discutibili”.
Quello della puzza, come brillantemente spiegato da Ivan Eotvos sulle pagine di Latina Oggi nell’edizione odierna (19 agosto 2017) è anche però un problema regionale, con l’ente guidato da Nicola Zingaretti che non si è mai dotato di alcuni regolamenti essenziali in materia. “Non sembra esistere uno storico delle rilevazioni fatte alle zone interessate né ai sistemi di filtraggio delle aziende che producono gli odori. – scrive Eotvos che prosegue- la Regione Lazio assegna le autorizzazioni senza porre prescrizioni particolari sulle emissioni di odori e da tempo promette l’arrivo di “nasi elettronici” che però sono apparecchi sperimentali e ancora non hanno ricevuto una standardizzazione europea, quindi i loro dati sarebbero sempre discutibili”.
Le istituzioni si affidano, i cittadini si sfiatano. Nel frattempo nel Lazio (anzi più precisamente tra Latina e Frosinone) l’indirizzo sembra essere quello del compost e del biogas. Un impianto biogas dovrebbe sorgere a Latina scalo, un altro progetto ne vorrebbe uno nuovo ad Aprilia. Una scelta squilibrata che non permetterebbe la chiusura del ciclo dei rifiuti e che renderebbe ancora centrale il ricorso alla discarica. Discariche che invece, in provincia di Milano ad esempio, sono ormai inutili. A renderle tali non è stata la raccolta differenziata oppure il ritorno a stili di vita pre-ottocenteschi ma un giusto combinato tra raccolta differenziata (il 50% della quale si trasforma in rifiuto) e il trattamento del resto dei rifiuti indifferenziati che vengono trasformati in prodotto avviato a termovalorizzazione con l’inceneritore che, nel capoluogo lombardo, è vicino al centro abitato, non puzza e secondo il sistema di monitoraggio nemmeno inquina.
Un esempio italiano, praticamente dietro l’angolo, che funziona e che pure non viene seguito e imitato con la regione che invece si sorregge ancora sulle discariche, sui monopolisti, sui viaggi dei rifiuti all’estero e che presto dovrà trovare soluzione anche alle tonnellate di compost (con tanto di metalli ferrosi e plastiche all’interno) da smaltire.
Luce de Andrè
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