domenica 11 dicembre 2016
Rifiuti in strada, le garanzie non bastano dopo il fallimento della Latina ambiente
Doveva procedere tutto come nulla fosse. Il servizio di nettezza urbana in città doveva andare avanti senza scossoni perché nella società fallita, sul piano strettamente pratico, non era cambiato nulla, a parte che la gestione è passata dal liquidatore ai curatori fallimentari. Questo avevano detto tutte le parti in causa nelle ore immediatamente successive alla notifica della sentenza di fallimento, mercoledì scorso. Ma poi, complici forse anche le feste e il ponte dell’Immacolata, lo scenario che si è visto in giro per la città è assai diverso. Sono, infatti, tornati i cumuli di immondizia nelle strade, nei borghi, nei quartieri Q4 e Q5, e anche nella cintura della circonvallazione. In pratica resta pulito e ordinato nella raccolta solo il ring del centro storico. Per il resto Latina è piombata in una situazione del tutto simile a quella che si era vista quando il commissario Giacomo Barbato aveva portato i libri in Tribunale, il passaggio che, in concreto, ha rappresentato il preludio del fallimento. Dunque qualcosa nel meccanismo della raccolta dei rifiuti negli ultimissimi giorni si è inceppato e solo domani, con la ripresa della settimana lavorativa «normale» si potrà verificare se in questo inizio di caos hanno inciso i turni festivi o se al personale della Latina Ambiente non sono bastate le rassicurazioni ricevute fin qui. Intanto martedì si terrà il primo incontro tra la delegazione sindacale dei dipendenti, il sindaco e i curatori del fallimento della spa. L’attività corrente è garantita dal rateo del Comune che negli ultimi mesi aveva portato ad accumulare utili compresi tra i 100 e i 150mila euro al mese, più un versamento di tre milioni di euro per i crediti pregressi che la società aveva verso l’ente. L’esperienza di questa società partecipata, nonostante sia di portata notevole, non è unica sul territorio perché sempre restando nell’ambito del settore dei rifiuti si sono registrati altri fallimenti fragorosi, come quello della Terracina Ambiente (peraltro costola della Latina Ambiente) e della Gea che si occupava della raccolta nei centri dei Lepini. Sulle cause del tracollo si sono dette e scritte molte cose e tutte fondate su dati matematici. Ma in realtà la Latina Ambiente prima di sbagliare i suoi conti migliori, come il suo super crediti verso il Comune, aveva già tradito al sua filosofia di fondo, ossia essere una società partecipata dal pubblico che avrebbe lavorato come un’azienda privata, ottimizzando costi e risorse e quindi tagliando le tariffe al minimo, anche (o forse soprattutto) andando a proporsi sul mercato come gestore del servizio in altri Comuni. Un po’ quello che ha fatto, su scala maggiore, l’Acea di Roma che ha cominciato a lavorare nella capitale e poi ha esteso il suo business in altri territori, pur non avendo questa scelta ancora prodotto i risultati sperati, ossia la riduzione delle tariffe nelle bollette. Sia come sia, Latina Ambiente non ha cercato o comunque non avuto altri contratti che quello con il Comune di Latina, fatta eccezione per un paio di anni di gestione a Formia dove però era stata incaricata per motivi di emergenza nel 2012 e non voleva neppure accettare. http://www.latinaoggi.eu/news/news/33116/fallimento-latina-ambiente-rifiuti-in-strada-.html
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