IARC: l'aria inquinata è (ora ufficialmente) cancerogena. http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/10/iarc-laria-inquinata-e-ora.html
Importante conferma dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro): l'inquinamento dell'aria è cancerogeno. E' un riconoscimento ufficiale della massima autorità mondiale in materia di cancro. Tardivo, come tutto il procedere della scienza moderna, rapidissima ad inventare nuovi veleni ma lentissima a dimostrare (con metodi ormai inaccettabilmente lunghi) che sono tali. Un articolo da leggere con attenzione e da meditare
fonte: http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/luca-carra/iarc-linquinamento-dellaria-e-cancerogeno/ottobre-2013
IARC: l'inquinamento dell'aria è cancerogeno
Si può morire di cancro al polmone anche per inquinamento dell'aria? Lo IARC dice di sì. E' una giornata storica per l'epidemiologia, la tossicologia e la salute pubblica questo 17 ottobre, in cui la massima autorità mondiale in fatto di studio degli agenti cancerogeni ha presentato a Parigi i dati della monografia numero 109 dedicata, appunto, all'”outdoor air pollution”. L'inquinamento atmosferico esterno è stato infatti classificato nel Gruppo 1, cioè cancerogeno per l'uomo: come il cloruro di vinile, la formaldeide, l'amianto, il benzene, le radiazioni ionizzanti.Già lo IARC si era espresso sulla cancerogenicità di alcune sostanze che compongono il classico smog, come il fumo da diesel e il benzo(a)pirene. Ma in questo caso è l'insieme dell'inquinamento atmosferico esterno - formato da combustioni da traffico, riscaldamento e emissioni industriali – a rientrare nel Gruppo 1. Una decisione che avrà sicuramente conseguenze scientifiche e politiche di rilievo. "Classificare l'inquinamento outdoor come cancerogeno umano è un passo importante per spingere all'azione senza ulteriori perdite di tempo, visto che la pericolosità dell'inquinamento è proporzionale alle concentrazioni in atmosfera e molto si può fare per abbassarle" ha spiegato nella conferenza di presentazione dei dati il direttore dello IARC Christopher Wild.
Soprattutto tumori al polmoni, ma anche alla vescica
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, 223.000 morti in tutto il mondo, a cui vanno aggiunti circa 3 milioni di morti per tutte le altre malattie correlate al solo PM2.5, metà dei quali sono da attribuire ai pesanti inquinamenti da carbone, traffico e biomasse (legna per lo più) in Cina e nel Sud Est asiatico.
Identikit dei veleni
Non che le cose al chiuso vadano poi meglio:anzi, in determinate condizioni le concentrazioni indoor possono essere anche quantitativamente e qualitativamente più critiche dei quelle esterne. Secondo la revisione dello IARC, infatti, “quasi il 100% di un composto gassoso atmosferico non polare (benzene, toluene, xilene ) viene trasportato al chiuso e persiste nel tempo. Al contrario, i composti polari, i gas idrosolubili (ad esempio formaldeide, perossido di idrogeno, acido nitrico ) penetrano dell'involucro dell'edificio con efficienze inferiori e hanno grandi tassi di decadimento all'interno. Le concentrazioni di particelle di materia organica sono spesso notevolmente più elevate delle concentrazioni esterne”.
Insomma, si può ben dire che i circa 10mila litri di “aria” che ogni giorno inspiriamo lascia una traccia gravida di conseguenze per la salute. Anche in termini di vere e proprie mutazioni del DNA, che rappresentano spesso l'innesco spesso fatale del tumore al polmone.
Problema biomasse
“Sebbene la maggior parte dei combustibili da biomassa siano intrinsecamente esenti da contaminanti” scrive il rapporto dello IARC, “una frazione del combustibile viene convertita in prodotti di combustione incompleta. Il fumo da combustione di biomassa contiene migliaia di sostanze chimiche, molte delle quali hanno documentati effetti infiammatori e cancerogeni (benzene, butadiene, formaldeide).
E sbaglia chi pensa che l'inquinamento da biomassa riguardi solo i paesi in via di sviluppo o sperduti luoghi di campagna. Uno degli effetti paradossali della crisi economica in corso è proprio il ritorno a forme “selvagge” di combustione di legna anche in contesti urbani. Lo ha recentemente documentato Dimosthenis Sarigiannis dell'Università Aristotele di Salonicco proprio in relazione alla sua città, presa nella morsa della terribile recessione greca, cui si tenta di rispondere con discutibile misure di austerità. Da quando il governo greco ha alzato nel 2012 le tasse sull'olio combustibile da riscaldamento (portandolo da 0,90 centesimi di euro a 1,30 euro al litro) la gente ha di fatto smesso di approvvigionarsi di olio combustibile cominciando a bruciare legna di ogni genere (dagli alberi ai vecchi mobili). Con il risultato che, mentre l'inquinamento da polveri è diminuito nei mesi caldi per la riduzione del traffico, è decisamente aumentato nei quattro mesi freddi, con punte di 200 microgrammi su metro cubo di polveri a Salonicco (ma situazioni simili si sono registrate ad Atene e altrove).
Durante l'ultima conferenza del Network su Ambiente salute ed economia (EHEN) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Sarigiannis ha quantificato in 2 miliardi di euro il possibile risparmio da morti e malattie evitate se in Grecia si potesse passare da un riscaldamento a legna a uno meno inquinante a gas.
Quante vite (e soldi) risparmiate
Più in generale, un recente studio condotto secondo il metodo dell'analisi costi/benefici da Mike Holland, membro di EHEN, in tutta Europa, dal 2000 al 2030 le attuali condizioni di inquinamento atmosferico sono responsabili di 4,28 milioni di anni di vita perduti, che potrebbero scendere a 3,53 milioni se si adottassero tutte le misure oggi tecnicamente possibili per abbattere gli inquinanti. Vale a dire circa 11.000 vite risparmiate in trent'anni.
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