Lo dicono i comitati No biogas? No. lo dice il TAR del Piemonte
Composti organici totali (formaldeide, idrocarburi aromatici policiclici, benzene, tutti cancerogeni) a 575,2 mg/Nmc ben oltre il limite di 150. Il TAR nel scrive nella sentenza che da ragione alla provincia che ha chiuso la centrale dei biogassisti super inquinatori: «Va ancora sottolineato che la proliferazione di impianti di produzione di energia elettrica medianti combustione di biogas non accompagnata da un controllo sulle emissioni da essi provocate è certamente idonea, in via astratta, a determinare un aumento, anziché una diminuzione, delle emissioni di gas ad “effetto serra”».
fonte: http://www.ilvenerdiditribuna.it/cronaca/morghengo-la-centrale-a-biogas-inquina-troppo-la-provincia-la-blocca/
(16.10.2013) Caltignaga Troppe emissioni in atmosfera: la Provincia stoppa la centrale a biomasse di Morghengo, frazione di Caltignaga. Una vicenda complessa, quella che vede fronteggiarsi da diversi mesi l’ente provinciale e la Morghengo Società Agricola Srl, proprietaria dell’omonimo impianto per la produzione di energia elettrica da biogas. Una vicenda fatta di carte bollate, corsi e ricorsi, non ancora conclusa: per ora, però, il piatto della bilancia è tutto dalla parte della Provincia. Il Tar, infatti, ha respinto il ricorso presentato dalla ditta.
Al centro del contendere, la quantità di Cot (ovvero il carbonio organico totale) emesso dalla centrale a biomassa: andando a misurare le emissioni dopo una prima attivazione dell’impianto è emerso un dato di 575,2 mg/Nmc ben oltre il limite fissato a 150. «Ultimata la realizzazione dell’impianto – scrive il Tar nella sua memoria giudiziale – e attivato il medesimo, effettuata una prima campagna di autocontrolli a cura della stessa ricorrente e inviati i relativi risultati all’Arpa, come prescritto nell’Autorizzazione Integrata Ambientale, la Provincia è pervenuta all’adozione del provvedimento in epigrafe (ovvero di diffida alla conduzione dell’impianto, ndr) , a mezzo del quale ha diffidato la ricorrente dal continuare ad esercire l’impianto essendosi constatato lo sforamento dei limiti di emissioni in atmosfera riferiti al Carbonio Organico Totale». Da parte sua la Provincia aveva provveduto già in data 9 luglio 2012 a contestare alla ditta «il mancato rispetto del limite relativo al Cot». Quattro mesi dopo (26 novembre 2012) la Provincia ha quindi preso la decisione finale e «ha diffidato formalmente a non proseguire nella gestione dell’impianto in violazione dei limiti di emissione prescritti». Il Tar scrive che quindi «la ricorrente ha quindi avuto la possibilità di contraddire prima che fosse adottato il provvedimento lesivo».
Da parte sua, però, l’azienda gioca la carta delle “carte”. E lo fa appellandosi all’Unione Europea secondo la quale il dato riferito al Cot non può (come fa invece la Provincia) contenere anche il valore di sostanze metaniche. Detto altrimenti: fatto salvo che il valore dell’emissione è davvero di 572,2 mg/Nmc la ditta contesta che quel dato sia “gonfiato” proprio perché la Provincia considera anche la parte metanica. E lo fa appellandosi a una relazione tecnica allegata al progetto presentato in Provincia per l’autorizzazione che ha sì rilevato il limite dei 150 mg/Nmc come Cot inteso «idrocarburi totali escluso metano, non tossico e non inquinante se emesso in piccole dosi, poiché trattasi di elemento prodotto ed espulso anche dagli organismi viventi». Se la Provincia, dice l’azienda, considerasse anche la “frazione metano” all’interno del Cot, questo valore sarebbe compreso tra 500e 1.000 mg/Nmc (che è appunto l’intervallo entro il quale sta il 575,2 mg/Nmc). «Secondo la ricorrente – ricorda ancora il Tar – l’accezione di Cot non può comprendere la componente metanica».
Una battaglia di carte bollate: che per ora sta dando ragione alla Provincia e torto all’azienda. Secondo il Tar, infatti, «è condivisibile l’assunto della Provincia e del Ministero secondo il quale il Carbonio Organico Totale si riferisce ad ogni composto organico, metanico e non». Aggiungendo che«l’assenza di un limite specifico per le emissioni di metano conferma, allora, che nel Carbonio Organico Totale debbono ritenersi compresi tutte le componenti organiche, metaniche e non». E aggiunge una considerazione che vale per Morghengo ma non solo: «Va ancora sottolineato che la proliferazione di impianti di produzione di energia elettrica medianti combustione di biogas non accompagnata da un controllo sulle emissioni da essi provocate è certamente idonea, in via astratta, a determinare un aumento, anziché una diminuzione, delle emissioni di gas ad “effetto serra”». Assunto per il quale «la Provincia – scrive ancora il Tar – non ha mai formalmente autorizzato la ricorrente ad immettere in atmosfera metano senza limiti». Rigettata anche l’opzione di un rinvio alle sedi europee per dirimere la questione sul termine di “Cot”.
Il Tar ha così deciso. La Provincia ha ragione: l’impianto va fermato.
Paolo Romeo
Composti organici totali (formaldeide, idrocarburi aromatici policiclici, benzene, tutti cancerogeni) a 575,2 mg/Nmc ben oltre il limite di 150. Il TAR nel scrive nella sentenza che da ragione alla provincia che ha chiuso la centrale dei biogassisti super inquinatori: «Va ancora sottolineato che la proliferazione di impianti di produzione di energia elettrica medianti combustione di biogas non accompagnata da un controllo sulle emissioni da essi provocate è certamente idonea, in via astratta, a determinare un aumento, anziché una diminuzione, delle emissioni di gas ad “effetto serra”».
fonte: http://www.ilvenerdiditribuna.it/cronaca/morghengo-la-centrale-a-biogas-inquina-troppo-la-provincia-la-blocca/
Morghengo: la centrale a biogas inquina troppo, la Provincia la blocca
(16.10.2013) Caltignaga Troppe emissioni in atmosfera: la Provincia stoppa la centrale a biomasse di Morghengo, frazione di Caltignaga. Una vicenda complessa, quella che vede fronteggiarsi da diversi mesi l’ente provinciale e la Morghengo Società Agricola Srl, proprietaria dell’omonimo impianto per la produzione di energia elettrica da biogas. Una vicenda fatta di carte bollate, corsi e ricorsi, non ancora conclusa: per ora, però, il piatto della bilancia è tutto dalla parte della Provincia. Il Tar, infatti, ha respinto il ricorso presentato dalla ditta.
Al centro del contendere, la quantità di Cot (ovvero il carbonio organico totale) emesso dalla centrale a biomassa: andando a misurare le emissioni dopo una prima attivazione dell’impianto è emerso un dato di 575,2 mg/Nmc ben oltre il limite fissato a 150. «Ultimata la realizzazione dell’impianto – scrive il Tar nella sua memoria giudiziale – e attivato il medesimo, effettuata una prima campagna di autocontrolli a cura della stessa ricorrente e inviati i relativi risultati all’Arpa, come prescritto nell’Autorizzazione Integrata Ambientale, la Provincia è pervenuta all’adozione del provvedimento in epigrafe (ovvero di diffida alla conduzione dell’impianto, ndr) , a mezzo del quale ha diffidato la ricorrente dal continuare ad esercire l’impianto essendosi constatato lo sforamento dei limiti di emissioni in atmosfera riferiti al Carbonio Organico Totale». Da parte sua la Provincia aveva provveduto già in data 9 luglio 2012 a contestare alla ditta «il mancato rispetto del limite relativo al Cot». Quattro mesi dopo (26 novembre 2012) la Provincia ha quindi preso la decisione finale e «ha diffidato formalmente a non proseguire nella gestione dell’impianto in violazione dei limiti di emissione prescritti». Il Tar scrive che quindi «la ricorrente ha quindi avuto la possibilità di contraddire prima che fosse adottato il provvedimento lesivo».
Da parte sua, però, l’azienda gioca la carta delle “carte”. E lo fa appellandosi all’Unione Europea secondo la quale il dato riferito al Cot non può (come fa invece la Provincia) contenere anche il valore di sostanze metaniche. Detto altrimenti: fatto salvo che il valore dell’emissione è davvero di 572,2 mg/Nmc la ditta contesta che quel dato sia “gonfiato” proprio perché la Provincia considera anche la parte metanica. E lo fa appellandosi a una relazione tecnica allegata al progetto presentato in Provincia per l’autorizzazione che ha sì rilevato il limite dei 150 mg/Nmc come Cot inteso «idrocarburi totali escluso metano, non tossico e non inquinante se emesso in piccole dosi, poiché trattasi di elemento prodotto ed espulso anche dagli organismi viventi». Se la Provincia, dice l’azienda, considerasse anche la “frazione metano” all’interno del Cot, questo valore sarebbe compreso tra 500e 1.000 mg/Nmc (che è appunto l’intervallo entro il quale sta il 575,2 mg/Nmc). «Secondo la ricorrente – ricorda ancora il Tar – l’accezione di Cot non può comprendere la componente metanica».
Una battaglia di carte bollate: che per ora sta dando ragione alla Provincia e torto all’azienda. Secondo il Tar, infatti, «è condivisibile l’assunto della Provincia e del Ministero secondo il quale il Carbonio Organico Totale si riferisce ad ogni composto organico, metanico e non». Aggiungendo che«l’assenza di un limite specifico per le emissioni di metano conferma, allora, che nel Carbonio Organico Totale debbono ritenersi compresi tutte le componenti organiche, metaniche e non». E aggiunge una considerazione che vale per Morghengo ma non solo: «Va ancora sottolineato che la proliferazione di impianti di produzione di energia elettrica medianti combustione di biogas non accompagnata da un controllo sulle emissioni da essi provocate è certamente idonea, in via astratta, a determinare un aumento, anziché una diminuzione, delle emissioni di gas ad “effetto serra”». Assunto per il quale «la Provincia – scrive ancora il Tar – non ha mai formalmente autorizzato la ricorrente ad immettere in atmosfera metano senza limiti». Rigettata anche l’opzione di un rinvio alle sedi europee per dirimere la questione sul termine di “Cot”.
Il Tar ha così deciso. La Provincia ha ragione: l’impianto va fermato.
Paolo Romeo
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