ALTRO CHE GIOCHI olimpici Lo sfascio edilizio nella Capitale
Ipse dixit
PAOLO
BERDINI
Le Olimpiadi non sono
un male a prescindere,
ma spesso i grandi
eventi servono solo
per certi interessi
A Barcellona nel 1992
funzionarono
Ricette anti-degrado
Tram per collegare
le periferie con
le metropolitane, zone
affidate ai residenti
» LUCA DE CAROLIS
La Roma abbandonata
ha il sorriso ignaro di
due bimbe, alla guida
di una moto a tre ruote.
Si divertono sopra il giocattolone
in un giorno di afa cattiva,
tra materassi logori e stracci
che erano vestiti, sotto palazzoni
che sembrano brutti pensieri.
Danno di gas, a Tor Bella
Monaca: periferia delle periferie,
oltre il Grande raccordo
anulare, fiume di cemento che
unisce e assieme divide. “Que -
sta è un’altra città, tagliata
fuori da tutto”, scuote la testa
Paolo Berdini. Urbanista,
scrittore, docente universitario,
studia da decenni gli orrori
dell’urbanistica romana. È
dato come probabilissimo assessore
all’Urbanistica nell’eventuale
giunta a 5Stelle di
Virginia Raggi. Schiva ogni
domanda sul tema “Ho letto i
giornali che ne parlano...”. Però
accompagna due cronisti
del Fatto a guardare le ferite
inferte a Roma.
FA DA SHERPAin un quartiere
dove è meglio non sbagliare
sguardo o domanda. Prima
tappa, un parco a due passi da
via dell’Archeologia, circondato
da edifici in stile Ddr.
“Questa era la Roma delle baracche,
poi tra gli anni 70 e 80
sono arrivati i palazzi e le scuole,
perfino un liceo”, spiega. Su
ogni stabile i segni dell’incu -
ria. Davanti a un bar, ragazzi
che sembrano distratti e invece
sorvegliano. Il trio di estranei
cammina tra panchine e
ciuffi d’erba. “Non è tenuto così
male, qui i netturbini passano”
quasi si consola Berdini
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