domenica 20 ottobre 2013
Traffico illecito di rifiuti, Pansa rischia il processo procura Napoli chiederà rinvio a giudizio per inchiesta marea nera
Il fatto quotidiano 19 ottobre 2013
LA PROCURA DI NAPOLI CHIEDERÀ IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL CAPO DELLA POLIZIA INDAGATO NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA “MAREA NERA”
di Nello Trocchia
Per il capo della polizia, Alessandro Pansa, la
Procura di Napoli vuole chiedere il rinvio a
giudizio per traffico illecito di rifiuti. I fatti si riferiscono
al periodo nel quale Pansa ha ricoperto
l’incarico di commissario straordinario per l’emergenza
rifiuti a Napoli esattamente dal luglio
del 2007 fino al dicembre di quell’anno. Una decisione
che emerge negli atti di un’inchiesta sulla
gestione dissennata dei rifiuti in Campania, dei
quali Il Fatto ha preso visione.
L’indagine è quella denominata “marea nera”, che
riguarda lo smaltimento del percolato, la sostanza
liquida inquinata e inquinante, prodotta dallo
stato di decomposizione dei rifiuti solidi urbani,
in particolare la parte umida, che finiva in mare.
Secondo l’accusa, c’era una struttura organizzata
che ha consentito lo smaltimento di percolato da
discarica, presso gli impianti di depurazione campana,
che non solo non potevano ricevere quel
veleno liquido e neanche smaltirlo, ma che erano
malfunzionanti e di questa carenza tecnica ne erano
ben consapevoli gli indagati. I pm Paolo Sirleo
e Giuseppe Noviello, che hanno scoperchiato il
pentolone delle responsabilità alte sul disastro rifiuti
campano, firmarono la richiesta di arresto,
convalidata dal Gip collegiale nel gennaio 2011,
per 14 persone. Coinvolti uomini del commissariato
come Corrado Catenacci, Marta Di Gennaro,
numero due di Guido Bertolaso, Antonio Bassolino,
ex presidente della Regione, dirigenti e
tecnici che avevano messo su il sistema “illecito”
utilizzando depuratori che si sapevano non funzionanti
con il percolato che finiva in mare senza
alcun trattamento. La marea nera è il terzo troncone
di indagine originatosi
dall’inchiesta madre
su Impregilo-Bassolino, il
cui processo di primo grado
è alle battute finali. Per
“Marea Nera”, nel dicembre
2011 la pubblica accusa
emise un avviso di conclusione
indagine, firmato
dai pm Noviello, Sirleo,
Pasquale Ucci e dall’allora
aggiunto Aldo De Chiara.
Avviso che fu notificato a 41 persone, tra i quali
oltre gli originari indagati figurava anche l’attuale
capo della polizia Alessandro Pansa, coinvolto
per tutte le ipotesi di reato per il suo ruolo di commissario
all’emergenza. Il tempo è trascorso, i pm
sono stati trasferiti, e si è arrivati, nel maggio scorso,
a una nuova assegnazione del procedimento
alla direzione distrettuale antimafia in co-delega
con la procura ordinaria. E arriva la svolta.
LA PROCURA DI NAPOLI ha chiesto, nel luglio
scorso, l’archiviazione per diversi capi di imputazione,
richiesta accolta dal Gip del Tribunale in
questi giorni. Per Pansa, quindi, archiviazione per
il reato di associazione a delinquere perché, questo
il ragionamento del giudice terzo, da un punto di
vista temporale la costituzione della presunta associazione
avviene prima del suo arrivo in commissariato.
Insomma lui non c’era quando si decide
di evacuare il percolato presso i fatiscenti depuratori.
Ma dalla lettura della richiesta di archiviazione
emerge l’intenzione della Procura di
chiedere il rinvio a giudizio per Pansa per traffico
illecito dei rifiuti. Stessa sorte anche per Guido
Bertolaso e per l’ex direttore del ministero dell’Ambiente,
Gianfranco Mascazzini. In particolare:
“I predetti – si legge nella richiesta di archiviazione
– risultano infatti aver posto in essere
condotte tali da integrare il delitto di traffico organizzato
di rifiuti contestato nell’avviso di conclusione
indagine, e poi nella richiesta di rinvio a
giudizio che questo ufficio avanzerà”. Gli indagati,
tra cui Pansa, avrebbero insomma consentito lo
smaltimento del veleno prodotto da alcune discariche
campane presso impianti e vasche inidonee,
non ancora soggetti a collaudo. Addirittura, alcuni
impianti erano sprovvisti di autorizzazione e
dovevano essere chiusi. A supportare la richiesta
di rinvio a giudizio, c’è anche una responsabilità e
consapevolezza degli indagati per quanto emerso
in fase di indagine preliminare. “I vertici – si legge
– erano costantemente messi al corrente della disastrosa
situazione degli impianti e delle caratteristiche
qualitative e quantitative del percolato
(...); gli stessi esponenti apicali disposero e consentirono
il conferimento del percolato là dove
non doveva e non poteva essere conferito, cioè nei
depuratori regionali”.
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