Che il nostro sia un Paese in cui è diventato difficile abortire, è cosa nota. Ma che nel nostro Paese sia possibile abortire a casa, assistiti con la telemedicina, un po’ meno. Eppure è così. Lo si deve a una rete internazionale che opera anche in Italia, basata su volontari e personale sanitario. Le donne che non riescono ad accedere facilmente al Servizio sanitario nazionale, perché gli ospedali sono disseminati di obiettori di coscienza o perché magari temono lo stigma sociale, possono interrompere la gravidanza compilando un questionario online e ricevendo a casa la prescrizione per la RU486. La nostra inchiesta ci spiega nel dettaglio come funziona. Vale la pena ricordare che l’aborto non è mai una scelta facile, e che se le donne avessero maggiore accesso alla contraccezione (magari gratuita), il numero delle Ivg diminuirebbe ulteriormente. La scorsa settimana abbiamo raccontato di quanto poco sia diffusa la pillola anticoncezionale: oggi ospitiamo il contributo di Roberta Bortone, una docente universitaria, che ci racconta le battaglie femministe degli anni 70 per la legalizzazione del farmaco. A proposito di quegli anni, Elisabetta Ambrosi ha intervistato Amedea Pennacchi, scrittrice, presidente di Professional Women’s Network Rome (e sorella dello scomparso Antonio), la quale ricostruisce in un romanzo la rivoluzione incompiuta degli “angeli del ciclostile”. Rivoluzione incompiuta come quella dell’Iran, di cui torniamo a occuparci con Natale Ciappina: lo facciamo attraverso le parole di Ghazaleh Rastgar, una street artist costretta, con la sua famiglia, ad abbandonare il Paese molti anni fa. “Quando avevo 14 anni – ci racconta – finivo dal preside perché osavo disegnare Madonna o Michael Jackson”. Domenica prossima è la festa della mamma, ma ovviamente non è la retorica commerciale che ci interessa: la Società della Ragione lancia un’iniziativa per proteggere dallo sciacallaggio della destra le madri detenute. Nell’articolo scritto per noi dalla presidente, Grazia Zuffa, scoprirete di che si tratta. Per la pagina letteraria, infine, Giuseppe Cesaro ci porta nel mondo di Renata, a cui essere “solo” una staffetta non bastava. Buona lettura. A cura di Silvia D’Onghia Ascolta questa newsletter su FqExtra o su Spotify |
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