di Gianluca Pinto

"La necessità di una “svolta verde”, parte da un problema fondamentale: la terra non ce la fa più a reggere l’inquinamento prodotto dall’uomo a tutti i livelli (terra, acqua, aria), per cui è necessario cambiare lo stato di cose se vogliamo garantire un futuro alla razza umana.

Per arrivare al cambiamento, quello a cui assistiamo oggi è di fatto una dialettica tra i protagonisti dell’attuale modello economico incentrata sulla questione della produzione di energia. Una parte degli attori principali del liberismo spinto vede nella conversione energetica un nuovo mercato da cui trarre maggiori profitti, sia introducendo nuovi consumi (con tutte le probabilità imposti, a partire dagli autoveicoli elettrici), sia accedendo a risorse collettive (ossia degli Stati) come incentivi.

Questo dibattito tutto interno all’“economia di comando” fa presagire che, ancora una volta, i costi reali di questa “rivoluzione” potrebbero essere in carico alla collettività e non a chi ha imposto e gestito il modello economico che ci ha portato alla devastazione ambientale. La collettività rischia di esserne colpita sia a livello di “contribuenti”, visto gli usi degli incentivi degli Stati, sia a livello di “consumatori” tramite nuovi bisogni imposti, sia in alcuni casi, come conseguenza di quest’ultimo, a livello di “debitori” (i nuovi consumi spesso comportano nuovi debiti contratti soprattutto da chi non ha a disposizione risorse)."