domenica 15 dicembre 2019

RELAZIONE COMMISSIONE AMBIENTE PROVINCIA DI LATINA il piano regionale dei rifiuti visto dai cittadini il caso Borgo Montello


ringraziamento, auspicio
ringraziando il presidente della Commissione Ambiente, l'intera Commissione e tutto il Personale dell'Ufficio Ambiente, con l'auspicio che l'incontro con comitati, cittadini, con i territori e le loro peculiarità e caratteristiche diventi un punto di forza, di confronto stimolo e dibattito da strutturare si riportano alcune considerazioni.
premessa
Il piano regionale dei rifiuti approvato in giunta regionale non sembra soddisfare una serie di esigenze, oltre che ad essere lacunoso ed impreciso anche per lo scarso apporto dei comuni e delle province in quanto non tutti hanno dato il necessario contributo, tecnico, cartografico rappresentando in modo parziale le criticità, le attenzioni e i fattori escludenti.
Quando si parla di rifiuti occorre anche considerare le aree produttive, industriali, gli impianti energetici, le zone compromesse, inquinate, degradate, da bonificare, le aree di pregio.
Il piano regionale poi deve avere l'obiettivo primario della riduzione dei rifiuti, come quantità, qualità, anche intesa come miglioramento del riuso, del riciclo, assicurando ai prodotti una vita tecnologica più lunga.
Non bisogna poi farsi condizionare da emergenze, vere o presunte che siano, indotte o provocate, ne da un'esigenza di equilibrio o di soddisfazione aziendale.
Il rifiuto non è una ricchezza, ma un errore produttivo, sociale, sistematico.
I casi di inquinamento, di abbandono di rifiuti, di discariche abusive, di siti abbandonati, di aree degradate derivano da un concetto sbagliato di sviluppo, speculazione, mal costume finora non contrastati o tollerati, insieme ai roghi.
Un'area fiorita, ben curata, la bellezza diventano invece un deterrente al degrado, un simbolo di resistenza.
Per questo il piano dei rifiuti deve essere coordinato con quello armonico di gestione del territorio e del paesaggio, del contrasto alla criminalità.

Riferimenti piano regionale rifiuti – proposta preliminare
si allegano le pagine 29 sulla piramide dei rifiuti, la raccolta differenziata per frazione merceologica pag. 69, la destinazione dei rifiuti a  pag. 88, l'analisi merceologica a pag. 135, la verifica di fabbisogni impiantistici della frazione organica a pag. 292, flussi in uscita dai Tmb a pag. 307, fabbisogno termovalorizzazione a pag. 320, planimetria ATO 4 pag. 323.

riferimenti alle decisioni assemblea sindaci provincia di Latina per il piano regionale dei rifiuti
deliberazione n. 4/2018 dichiarazione del Sindaco di Latina Coletta pag. 2, richiesta dottoressa Valle provincia di Latina a pag. 6 ai comuni di Latina per aggiornamento cartografia, anche con riferimento ai fattori escludenti e di attenzione progettuale di cui al punto 16.4.2.

Riferimento alla lettera della comunità europea sul ciclo dei rifiuti del 22.11.2019 nella regione Lazio
le criticità evidenziate nella petizione dei cittadini residenti in via Monfalcon a settembre 2012 sono confermate.

Si chiede che tutte le autorizzazioni in tema di rifiuti ed energia contengano le osservazioni e prescrizioni di cui alla Circolare del Ministero dell'Ambiente n. 1121 del 21.1.2019 per evitare non solo altri casi ECOX, ma anche approvazioni sbagliate o carenti o con mancati controlli come per impianti a biogas, biomasse, biometano, per rifiuti come per i recenti casi di Borgo San Donato, Latina Scalo o in precedenza per Borgo Bainsizza.
In merito agli impianti per rifiuti ed energetici aerobici si segnala la position paper dell'Isde nazionale con le criticità più volte segnalate.

In merito agli impianti energetici si chiede di prendere atto della nota dell'Arpa Lazio, con riferimento al progetto di Amaseno per biogas, per gli impianti energetici per biogas, biomasse, biometano che boccia qualsiasi progetto che non serve a spegnere impianti esistenti e che non siano meno inquinanti di quelli esistenti.

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti documento n. 32 il caso della provincia di Latina
solo certi personaggi, definiti in modo non certo positivo, possono ritenere “rifiuti una ricchezza”, l'auspicio che la provincia, i comuni e le aziende della nostra provincia non finiscano nuovamente nella commissione bicamerale contro le ecomafie.

Risarcimento danni famiglie residenti in via Monfalcone davanti la discarica di Borgo Montello
il comune di Latina, durante l'amministrazione DI Giorgi, ha predisposto e approvato una serie di atti, consigli comunali, determine, deliberazioni e delibere che accertano i danni subiti dalle famiglie residenti in via Monfalcone e l'ìncompatibilità a convivere con lo stesso sito della discarica.
Tali iniziative di risarcimento, ritenute meritevoli e condivise, oltre che dal comune di Latina (amministrazione Di Giorgi) anche dalla regione Lazio e dalla provincia di Latina. Il ministro all'ambiente Costa ha spiegato, ancora una volta, al sindaco di Latina Coletta le competenze e gli obblighi agli enti locali.
Nonostante questo le procedure di risarcimento, che devono essere promosse dal comune di Latina, si sono fermate.
Si evidenzia la differente presa di posizione di provincia di Frosinone e di comuni competenti per territorio in merito all'obbligo di bonifica, molto diverse dall'inerzia in questo senso di comune e provincia di Latina.
Si chiede quindi di copiare tali iniziative e di proseguire con il risarcimento dei danni, anche se non si potranno mai restituire i cari e la salute a chi è stato avvelenato, oltre che da azioni delle aziende, anche dal mancato controllo degli enti competenti e da approvazioni sbagliate o superficiali di enti pubblici.
Se la provincia di Latina ha impegnato oltre 30 mila euro per una relazione di 2 pagine e mezzo per una relazione dovrebbe impegnare almeno la stessa somma per tali iniziative di bonifica.

Diverse sono le motivazioni per fare chiarezza sulla discarica di Borgo Montello, come relazionato dalla commissione contro le ecomafie.
Vanno anche riviste o modificate o annullate in autotutela i provvedimenti autorizzativi dal 2007 ad oggi proprio per quanto riportato nello stesso documento n. 32 del 20 dicembre 2017 della commissione contro le ecomafie.
Anche il progetto dei nuovi 38 mc nel lotto B già nuovo e distinto invaso Ecoambiente va respinto, come relazionato nella conferenza dei servizi del 28 ottobre scorso per le seguenti motivazioni:
                    l'allegato tecnico allegato all'AIA DD B0605 del 25.2.2009 è errato sulla titolarità e sulle particelle interessate.
                    L'AIA di cui alla DD G01217 del 12.2.2015 rilasciata dalla regione Lazio va annullata per la mancanza di disponibilità dell'immobile, sequestrato in data 29.1.2014 contrariamente a quanto riportato nei verbali. Inoltre non era stata concluso il relativo procedimento, dichiarato concluso il 25.6.2014, non essendosi consolidati i relativi presupposti delle prescrizioni ivi contenuti. Vedere inoltre la relazione del CTU dottor Tomaso Munari, le criticità riportate nello stesso documento 32/2017 della commissione bicamerale contro le ecomafie. Vedere inoltre le motivazioni della costituzione di parte civile della Regione Lazio nel processo per inquinamento delle falde proprio contro alcuni esponenti dell'epoca della società Ecoambiente. Vedere inoltre note relative al tavolo tecnico della bonifica per la discarica di Borgo Montello del 24.4.2015 presso il comune di Latina.Vedere le motivazioni del ricorso al Capo dello Stato presentato dallo studio Legale Carlo Bassoli e Luciano Falcone per conto di alcuni cittadini titolati.
                    la valutazione di impatto ambientale VIA prot. 172058/25/08 del 1.10.2008 è da rivedere in autotutela e comunque da considerare superato per la presenza di case sparse, nonché per la relazione del CTU dottor Tomaso Munari, le criticità riportate nello stesso documento 32/2017 della commissione bicamerale contro le ecomafie. Vedere inoltre motivazioni del rinvio a giudizio nonché della costituzione di parte civile della Regione Lazio nel processo per inquinamento delle falde proprio contro alcuni esponenti dell'epoca della società Ecoambiente. Vedere inoltre note relative al tavolo tecnico della bonifica per la discarica di Borgo Montello del 24.4.2015 presso il comune di Latina.Vedere le motivazioni del ricorso al Capo dello Stato presentato dallo studio Legale Carlo Bassoli e Luciano Falcone per conto di alcuni cittadini titolati. Infine non risultano effettuate le analisi o almeno non si è avuta copia o non sono state prodotte le analisi cosi come riferito da ISPRA contenuto nel documento n. 32/2017 della commissione bicamerale contro le ecomafie.
                    il progetto presentato dalla società Ecoambiente è inoltre sbagliato a pag. 8 figura 4-3 riportando una planimetria catastale diversa da quella in atti e dalle particelle elencate nel progetto e rappresentando particelle anche soppresse. Elenco particelle a pag. 9 è diverso dalla stessa figura 4.3.

Si sottolinea inoltre, a proposito del documento n. 32/2017 della commissione contro le ecomafie, quanto attribuito al Dottor Chiarucci (all'epoca responsabile provinciale di Latina dell'Arpa Lazio), alla dottoressa Tosini (responsabile del servizio VIA e rifiuti della regione Lazio) oltre alle conclusioni a pag. 368, alle critiche alle analisi e controlli effettuati dall'Arpa Lazio a pag. 369 nella relazione di CTU del Dottor Tomaso Munari e l'indagine della Squadra Mobile di Latina a pag. 371.


Dottor Chiarucci (all'epoca responsabile provinciale di Latina dell'Arpa Lazio),
Secondo il tecnico ARPA, responsabile della sezione di Latina, l’eventuale inquinamento da sostanze industriali sarebbe confinato nella zona chiamata S0, bacino attivo nei primi anni ‘80, e in parte negli invasi S1, S2, S3:
“La situazione di Borgo Montello è effettivamente complessa. Come accennato dal direttore, la problematica nasce proprio con la discarica, nel senso che il primo bacino di abbancamento, il famoso S0, che è fonte di parecchie vicende interne alla discarica, nasce negli anni ’70 proprio sulle sponde dell'Astura, sull'area golenale che era stata presa come sversatoio perché c'era una parete naturale, quindi è stato sversato questo rifiuto per anni.
S0 è stato coltivato fino al 1984, l'ha seguito il comune nell'ultima parte, fino agli anni ’90 si potevano tranquillamente portare rifiuti di tipo industriale e rifiuti urbani mescolati fra loro soprattutto nelle discariche S1, S2, S3, i famosi bacini che poi sono un tutt'uno”.

 alla dottoressa Tosini (responsabile del servizio VIA e rifiuti della regione Lazio)
Anche il settore rifiuti della regione Lazio sembra non disporre di conoscenze dirette rispetto alla presenza di rifiuti industriali, anche pericolosi, nell'area della discarica. La dirigente Flaminia Tosini (responsabile del settore rifiuti e, al momento dell'audizione, con l'incarico ad interim di responsabile bonifiche) nel corso dell'audizione dell'11 luglio 2016 ha dichiarato di non avere conoscenza dell'interramento di rifiuti industriali.
Sia l’ARPA che la regione Lazio, dunque, dichiarano di non possedere elementi certi di ricostruzione storica rispetto all'utilizzo del sito di Borgo Montello per lo stoccaggio di rifiuti industriali, anche pericolosi, al di là delle indagini sul sito S0. Tale assenza di informazioni appare grave: se è giustificabile sul versante dei presunti sversamenti illeciti (affrontati in questa relazione nel dettaglio), meno comprensibile è la mancata analisi della documentazione autorizzativa della stessa regione Lazio. Tra il 1990 e il 1993 fu infatti la stessa regione ad autorizzare - con un provvedimento decisamente atipico, come vedremo - lo stoccaggio di rifiuti speciali anche pericolosi all'interno di un invaso del sito di Borgo Montello. Quell'atto, tra l'altro, diede origine ad un lungo contenzioso amministrativo e a un processo penale connotato, come si è detto, da una condanna in primo grado dell'allora responsabile della gestione Adriano Musso.

 oltre alle conclusioni a pag. 368,
Le conclusioni hanno, in sintesi, evidenziato:
a) per la sostanza 1,2 dicloropropano è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 28 campioni, pari al 18,7 per cento del totale, all'interno  dell'area della discarica;
b) per la sostanza 1,4 diclorobenzene  è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 27 campioni, pari al 18 per cento del totale, all'interno dell'area della discarica;
Per quanto riguarda questi due indicatori la maggior presenza è stata rilevata attorno all'opera di isolamento idraulico (polder), realizzato all'inizio degli anni 2000 nell'area gestita dalla società Ecoambiente (siti S1 S2 e S3).c) per la sostanza ferro è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 77 campioni, pari al 33 per cento del totale, con una presenza prevalente all'interno dell'area della discarica; le massime concentrazioni sono state rilevate in prossimità del citato polder;
d) per la sostanza manganese è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 60 per cento dei campioni;
e) per la sostanza arsenico è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 30 per cento dei campioni;
f) per la sostanza piombo è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 14 per cento dei campioni (presenza giudicata sporadica dall' ISPRA);
g)  per la sostanza solfati è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 3,9 per cento dei campioni della rete interna e nel 3 per cento della rete esterna all'area della discarica. Sono stati infine rilevati superamenti occasionali di altre sostanze: idrocarburi totali (1), cloroformio (3), cloruro di vinile (2); in concentrazioni inferiori alle CSC: benzene, toluene, p-xilene, 1,1 dicloroetano, 1,2 dicloroetilene, tricloroetilene e tetracloroetilene.
L' ISPRA così conclude lo  studio: “In considerazione del fatto che sono stati riscontrati superamenti delle CSC ai punti di conformità, si ritiene che ai sensi della normativa vigente (Parte Quarta, Titolo V, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e ss.mm.ii.) corra l'obbligo alle ditte di intervenire con misure di messa  in sicurezza e/o bonifica delle acque sotterranee”. Viene inoltre ritenuto indispensabile il proseguimento del monitoraggio da parte di ARPA Lazio, con prelievi almeno semestrali.
Nella documentazione presentata da ARPA Lazio alla Commissione non c’è tuttavia traccia di ulteriori monitoraggi specifici delle falde.


alle critiche alle analisi e controlli effettuati dall'Arpa Lazio a pag. 369 nella relazione di CTU del Dottor Tomaso Munari e l'indagine della Squadra Mobile di Latina a pag. 371. Si legge nello studio di Munari: “la ricostruzione della geologia del sottosuolo, certamente assai complessa sia per cause naturali che per le alterazioni indotte dalle attività umane - sia in tempi precedenti alla realizzazione delle discariche sia conseguenti all'attuale uso del sito -  non fornisce elementi sicuri di valutazione circa la congruità delle ‘opere di bonifica’ e altrettanto inconclusive e/o insufficientemente informative, risultano le indagini chimiche ed idrologiche condotte negli anni. Si rammenta che dette indagini sono state realizzate da molteplici soggetti, tra cui ARPA Lazio che ha, tra l'altro, elaborato un modello per descrivere la circolazione delle acque di falda  nel sottosuolo della discarica ma, a causa della complessa geologia e dei limiti conoscitivi sulla reale natura del sito e delle opere realizzate, il modello non può essere considerato pienamente soddisfacente”.
Lo studio del perito individua la criticità nella modalità utilizzata per la realizzazione dei pozzi piezometri di controllo:
“Esiste infatti un ostacolo rilevante al fine di permettere, allo scrivente, di considerare le campagne di monitoraggio analitico, svolte indifferentemente dai diversi soggetti sulle acque del sito, idonee a rappresentare l'effettivo grado di contaminazione dello stesso. Detto ostacolo è costituito dal fatto che l'assoluta maggioranza dei piezometri destinati al controllo delle acque, ma anche buona parte di quelli destinati al controllo della tenuta della parete impermeabile, sono stati spinti finanche alla profondità di circa 40 m rispetto al piano di campagna (che lo scrivente ricorda essere, con l'esclusione dei rilievi costituiti dalle discariche, tra i 12 e 30 m s.l.m.), ma che la finestratura (ovvero il tratto forato e permeabile alle acque sotterranee) ha generalmente interessato solo la parte più profonda del piezometro, spesso i 20 m più profondi dei piezometri/pozzi spia. Questa inusuale scelta realizzativa, oltre ad essere difforme alle norme di buona tecnica appare in contrasto con le modalità costruttive riportate nel "[Piano di] Monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza realizzate e alle valutazione dell'impatto dell'opera sul sito in esame" redatto da ARPA Lazio il 22/1/2004 nelle more delle prescrizioni per la concessione di ulteriori volumetrie. Detto piano prevedeva sia per i piezometri esistenti che per i piezometri nuovi (punti 3 e punto 4 rispettivamente) che gli stessi dovessero presentare una finestratura lungo tutta la zona satura (ove è presente costantemente acqua sotterranea) e nella zona insatura interessata dalle fluttuazioni della falda. Il mancato rispetto della buona prassi, e dell'esplicita prescrizione, non appare essere stata rilevata da ISPRA e dalla stessa ARPA Lazio neppure nelle relazioni annuali di monitoraggio nelle quali, pur tabulando dati di finestratura dei pozzi chiaramente inidonei al monitoraggio, non hanno ritenuto - inspiegabilmente - la questione di alcun interesse. Questo fatto è ancor più sorprendente posto che ben 6 tecnici qualificati (chimici, ingegneri e geologi) di ISPRA e ARPA Lazio hanno sottoscritto le suddette relazioni. La criticità della circostanza risiede nel fatto che la contaminazione del sito dipende da sorgenti localizzate in prossimità della superficie, mentre i piezometri  così realizzati possono fornire informazioni al più rappresentative della qualità della porzione più profonda (e quindi meno interessata dalla contaminazione) delle acque sotterranee”[1].
Nel contesto di queste valutazioni vanno peraltro distinte le posizioni di ARPA Lazio, soggetto istituzionalmente incaricato dei controlli e monitoraggi, e di ISPRA, soggetto intervenuto come referente tecnico-scientifico a esaminare dati e risultati.
In una nota acquisita dalla Commissione[2], ISPRA chiarisce il ruolo svolto, nei seguenti termini:
Le attività sono state svolte da ISPRA nell'ambito di una convenzione triennale stipulata nel novembre 2011 con ARPA Lazio, volta alla collaborazione tecnico-scientifica per la definizione del modello idrogeclogico e concettuale dell'area adibita a discariche in località Borgo Montello, nel comune di Latina, e del tratto del fiume Astura ad essa prospiciente. Le attività previste nella convenzione hanno riguardato l'analisi dei monitoraggi sulle acque di falda condotte da ARPA Lazio e l'aggiornamento del modello idrogeologico.
Per quanto riguarda i monitoraggi sulle acque di falda sono stati predisposti tre rapporti: il primo consistito nella elaborazione preliminare dei dati raccolti nel periodo marzo 2009-settembre 2011; il secondo ha riguardato il monitoraggio integrato con i dati relativi al periodo dicembre 2011 - settembre 2012; il terzo relativo al monitoraggio svolto nel periodo dicembre 2012 - aprile 2013.
Per quanto riguarda invece il modello concettuale definitivo, esso è stato aggiornato nel rapporto conclusivo che illustra le descrizioni delle caratteristiche stratigrafiche e idrogeologiche del sito, con particolare riferimento alle litologie presenti e alla loro permeabilità nonché all'identificazione delle falde, delle loro caratteristiche, delle eventuali relazioni reciproche e quelle con il fiume Astura, l'individuazione delle sostanze contaminanti presenti nelle diverse componenti ambientali influenzate dal sito: terreni, acque superficiali e sotterranee, tossicità e caratteristiche chimico-fìsiche delle sostanze presenti […] obiettivo dell'attività svolta dall'lSPRA era la definizione del modello idrogeologico dell'area oggetto della convenzione. A tal fine ISPRA ha utilizzato oltre ai dati forniti dalle ditte Ind.Eco. ed Ecoambiente, quelli prodotti da ARPA Lazio nell'ambito delle attività di monitoraggio delle acque di falda nella rete piezometrica insistente nelle aree oggetto di studio. Tali attività si inserivano in un progetto di monitoraggio più articolato descritto nel documento "Monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza realizzate e alla valutazione dell'impatto dell'opera sul sito in esame" predisposto da ARPA Lazio Sezione provinciale di Latina, approvato da comune, provincia, regione e dalle società che gestiscono i siti di discarica (2005).

elementi del rinvio a giudizio
Rondoni Vincenzo
Landi Bruno
Colucci Nicola
Imputati dei reati p. e p. dagli artt. 81, 110, 40 cpv e 440 cp perché in concorso tra loro in tempi diversi Landi Bruno n.q. di amministratore delegato della società Ecoambiente srl, Rondoni Vincenzo quale presidente del consiglio di amministrazione della citata società contrattualmente incaricata della gestione di parte dei rifiuti solidi urbani della provincia di Latina e Colucci Nicola quale imprenditore di fatto, mediante l’omesso controllo circa la sicurezza degli invasi denominati S1, S2, S3 ed S0 e mediante la mancata esecuzione di opere di impermeabilizzazione dei citati impianti benché le stesse carenze strutturali fossero note ai predetti attraverso plurimi atti e documenti comunicati in successione alla citata società e per essa agli indagati (ordinanza n. 36 del 18/08/98 del sindaco di Latina, relazione dell’Ente del 1995 e del 1996 commissionata dal Comune di Latina, plurime comunicazioni dell’ArpaLazio in ordine agli accertamenti tecnici effettuati nel sito), determinando di conseguenza reiterati fenomeni di fuoriuscita dei percolati dai siti indicati, percolato contenente tra l’altro sostanze pericolose quali piombo, rame e zinco determinavano l’adulterazione e la contraffazione delle acque di falda poste in prossimità del detto sito rendendole pericolose per la salute pubblica, in Latina commesso a tutt’oggi aprile 2011, reato permanente.


Nella costituzione di parte civile della Regione Lazio depositata nella cancelleria del Tribunale di Latina del 7 maggio 2015, si dichiara:
“l’impatto ambientale che la discarica ha determinato sulle falde acquifere, sul fiume Astura e di conseguenza sulla salute dei residenti specificatamente del comprensorio di Borgo Montello, ha cagionato un grave pregiudizio economico residenti e delle produzioni agricole che insistono in quell’area e di conseguenza anche alla regione Lazio che ha sempre perseguito l’obiettivo dello sviluppo economico e del miglioramento della qualità della vita della popolazione secondo criteri di compatibilità ecologica e di agricoltura sostenibile basandosi alle effettive esigenze e vocazioni dei territori e delle rispettive comunità.
E’ evidente come le azioni poste in essere dagli odierni imputati abbiano creato un grave pregiudizio economico per il sistema regionale del Lazio che concorre al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini. Ne deriva dunque che ove vi sia un danno all’ambiente e al territorio con conseguente pericolo per la salute pubblica scaturita da azioni illecite predisposte dai singoli imputati via sia un danno diretto alla costituenda parte civile. … attesa l’adulterazione delle acque di falda a causa della fuoriuscita del percolato altamente tossico. L’intera vicenda sopra descritta appare gravissima, poiché le condotte degli imputati hanno inciso su un bene primario come la salute causando, anche per questo, un danno di gravissima entità e di allarme sociale

Conclusioni:
il presente documento sarà inviato oltre che alla commissione ambiente della provincia di Latina, al settore ambiente del comune di Latina, agli uffici VIA  e rifiuti della Regione Lazio, alla Commissione ambiente della regione Lazio, al Parlamento Europeo quale aggiornamento della petizione, nonché agli Organi di Polizia e della Magistratura che hanno indagato sulla discarica di Borgo Montello e alla commissione bicamerale contro lo smaltimento illecito del ciclo dei rifiuti.


[1] Doc. n. 538/1, p. 20
[2] Doc. n. 2426/2, nel quale, oltre alle considerazioni riportate di seguito nel testo, se ne svolgo altre sdi tipo tecnico sulle caratteristiche e la funzionalità dei piezometri

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