Le ondate di calore non sono solo un problema a terra, dove anche quest'estate hanno flagellato diversi paesi, ma anche in mare. Negli ultimi 35 anni, afferma uno studio su Nature, a causa dei cambiamenti climatici sono raddoppiati i giorni di ondate di calore oceaniche, in cui la superficie dell'acqua si scalda eccessivamente, e il trend è di un aumento ulteriore.
I ricercatori coordinati dall'università di Berna hanno usato i dati dei satelliti sulle temperature superficial...
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Le ondate di calore non sono solo un problema a terra, dove anche quest'estate hanno flagellato diversi paesi, ma anche in mare. Negli ultimi 35 anni, afferma uno studio su Nature, a causa dei cambiamenti climatici sono raddoppiati i giorni di ondate di calore oceaniche, in cui la superficie dell'acqua si scalda eccessivamente, e il trend è di un aumento ulteriore.
I ricercatori coordinati dall'università di Berna hanno usato i dati dei satelliti sulle temperature superficiali dell'acqua per stimare le ondate di calore oceaniche, che possono durare da alcuni giorni a qualche mese ed estendersi su aree di diverse migliaia di chilometri, tra il 1982 e il 2016. In questo arco di tempo, spiegano, il numero di ondate di calore all'anno è raddoppiato, arrivando ai 25 giorni attuali. Tra il 2014 e il 2015, ad esempio, un 'blob' di acqua calda ha provocato una strage di otarie in Alaska e di leoni marini in California, oltre a danneggiare la pesca commerciale in tutto il Nord America.
Se la temperatura atmosferica dovesse aumentare di 2 gradi, affermano le simulazioni fatte dai ricercatori, i giorni di 'heatwave' sarebbero 55, e salirebbero a 112 con un riscaldamento di 3,5 gradi.
"Le ondate di calore oceaniche sono già diventate più lunghe, frequenti, intense ed estese del passato - afferma l'autore principale, Thomas Frolicher -. Questi cambiamenti sono molto maggiori di quelli che ci aspetteremmo per cause naturali: lo studio ha confermato che l'87% di queste ondate sono il risultato del riscaldamento globale indotto dall'uomo".
I ricercatori coordinati dall'università di Berna hanno usato i dati dei satelliti sulle temperature superficiali dell'acqua per stimare le ondate di calore oceaniche, che possono durare da alcuni giorni a qualche mese ed estendersi su aree di diverse migliaia di chilometri, tra il 1982 e il 2016. In questo arco di tempo, spiegano, il numero di ondate di calore all'anno è raddoppiato, arrivando ai 25 giorni attuali. Tra il 2014 e il 2015, ad esempio, un 'blob' di acqua calda ha provocato una strage di otarie in Alaska e di leoni marini in California, oltre a danneggiare la pesca commerciale in tutto il Nord America.
Se la temperatura atmosferica dovesse aumentare di 2 gradi, affermano le simulazioni fatte dai ricercatori, i giorni di 'heatwave' sarebbero 55, e salirebbero a 112 con un riscaldamento di 3,5 gradi.
"Le ondate di calore oceaniche sono già diventate più lunghe, frequenti, intense ed estese del passato - afferma l'autore principale, Thomas Frolicher -. Questi cambiamenti sono molto maggiori di quelli che ci aspetteremmo per cause naturali: lo studio ha confermato che l'87% di queste ondate sono il risultato del riscaldamento globale indotto dall'uomo".
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