venerdì 7 agosto 2015

Greenpeace Di ritorno dalle spedizioni nei posti più remoti del Pianeta, missione compiuta!

Otto squadre di Greenpeace sono tornate da altrettante spedizioni scientifiche in luoghi remoti di tre continenti, raccogliendo campioni di acqua e neve che saranno ora esaminati in laboratorio. Lo scopo è capire fino dove si spinga la contaminazione da PFC, sostanze chimiche pericolose e persistenti, usate tra le altre cose per rendere impermeabili i capi d’abbigliamento degli sport all’aria aperta.
Alcune  spedizioni sono state davvero impegnative, con condizioni meteo estreme e centinaia di metri di dislivello da superare. Altre, come quelle sulle Alpi o ai Monti Sibillini, tra Umbria e Marche, piacevoli escursioni con paesaggi mozzafiato e tanta natura intorno.

In Cina abbiamo prelevato campioni da una cima innevata e spazzata dal vento a oltre cinquemila metri di altitudine: la squadra si è dovuta svegliare all’alba per superare gli ultimi mille metri di dislivello, fare i campionamenti e tornare al campo base prima del tramonto.
Nel parco nazionale di Torres del Paine, nella Patagonia cilena, è stato necessario affrontare temperature di meno 13 gradi, venti che soffiavano a oltre 50 chilometri orari (con punte di 80) e camminare per 64 chilometri su superfici innevate e a tratti ghiacciate.
«Mentre prelevavo i campioni mi sembrava di sentire un migliaio di aghi che mi pungevano, avevo perso sensibilità alle dita!», racconta Leonel Mingo, della campagna Detox di Greenpeace, che ha preso parte alla spedizione in Cile. «Finiti i campionamenti siamo dovuti tornare subito indietro perché si stava avvicinando velocemente una tempesta di neve ed era già totalmente buio. Abbiamo iniziato una discesa di sei ore nel mezzo della notte e non potevamo fermarci neanche un momento perché rischiavamo di congelarci».
Nella Siberia meridionale abbiamo scalato le montagne di Altai, un sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, dove si passa dalla taiga alle praterie alpine, alle zone glaciali e alla tundra di alta montagna, in un’incredibile varietà di ambienti naturali. «Non abbiamo incontrato l’orso, ma doveva essere davvero vicino a giudicare dalle impronte sul sentiero», racconta Nina Lesikhina, della squadra russa di Greenpeace. «C’erano violette, iris, cedri e larici ovunque: meraviglioso. E non appena abbiamo attraversato il passo tra Mongolia, Cina e Kazakhstan, abbiamo visto il leopardo delle nevi e un raro avvoltoio, l’urubù dalla testa nera».

Dappertutto le nostre squadre sono state accolte dalla popolazione locale con grande interesse, desiderose di sapere se avremmo trovato sostanze tossiche. «Lascia senza fiato vedere una tale varietà di paesaggi, ma mi preoccupa pensare che sostanze chimiche pericolose e persistenti come i PFC abbiano probabilmente già raggiunto queste località remote», conclude Mirjam Kopp, capo progetto di Detox Outdoor.
I campioni di acqua e neve sono stati mandati a un laboratorio specializzato per le analisi. Aspettiamo i risultati, ma nell’attesa unitevi a noi in questa missione: per il mondo dell'outdoor è arrivata l'ora #Detox!

Gabriele Salari - Coordinatore comunicazione del progetto Detox Outdoor  http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/di-ritorno-dalle-spedizioni-nei-posti-pi-remo/blog/53741/

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