domestica' della Difesa sulla tutela della salute dei militari: "Escludere che i controlli nelle aree militari siano fatti da stessa Amministrazione sottoposta a controllo". Scanu, presidente Commissione: "Invio atti alla procura di Lanusei. Ora attivazione di Parlamento e governo non perchè qualcuno la faccia franca, ma perché entrambi facciano il loro dovere"
di ALBERTO CUSTODERO http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/15/news/commissione_uranio_audizione_raffaele_guariniello_difesa_uranio_radon_amianto-181147003/?ref=twhr×tamp=1510746173000&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter"La Commissione Uranio ha scoperto reati non ancora prescritti, trasmettete le notizie di reato ai pm competenti". Raffaele Guariniello, consulente della Commissione parlamentare presieduta da Giampiero Scanu, ha messo 'sotto accusa', per così dire, il sistema di tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro del ministero della Difesa.Il presidente Giampiero Scanu ha accolto l'invito del suo consulente: "Domani ho convocato l'ufficio di presidenza - ha detto - per decidere l'invio degli atti alla procura di Lanusei".
Nella sua audizione a San Macuto, Guariniello ha denunciato i reati che, a suo dire, sono emersi nei due anni di lavori della Commissione parlamentare che ha svolto una ampia indagine sulla salute dei militari occupandosi di uranio, ma anche di amianto, radon e missioni all'estero. All'indice la "giurisdizione domestica" della Difesa dove la valutazione dei rischi viene fatta non da enti esterni e terzi, ma all'interno della stessa amministrazione con clamorosi corto circuiti e conflitti di interesse per cui le notizie di reato vengono raramente o mai trasmesse alle procure.
"Le domande che la Commissione si è posta - ha ricordato Guariniello - sono state, cosa si può fare per rendere giustizia ai militari? E cosa si può fare senza guardare in faccia nessuno, senza fare sconti a nessuno, senza pensare a chissà quali alchimie di potere?". "L’universo della sicurezza militare - è la tesi del consulente - non è governato da norme adeguate. Ecco perché la palla torna al Parlamento. C’è bisogno di nuove norme. Senza di che resteranno immutate la scelte strategiche di fondo che attualmente ispirano la politica della sicurezza nel mondo delle Forze Armate".
"Quelle scelte strategiche - ha detto Guariniello - che paradossalmente trasformano i militari in lavoratori deboli. Quelle scelte strategiche che per giunta umiliano i militari ammalati o morti per la mortificante sproporzione tra la dedizione dimostrata dal militare in attività altamente pericolose e la riluttanza istituzionale al tempestivo riconoscimento di congrui indennizzi. Ma anche scelte strategiche che espongono i vertici militari a responsabilità inaspettate".
"I processi penali in corso, da ultimo la condanna a Padova per il radon, ci fanno capire che senza un’effettiva prevenzione continueranno a morire lavoratori militari, ma continueranno anche ad essere chiamati a rispondere i datori di lavoro militari. E si badi: non solo i datori di lavoro formali, i comandanti dei siti militari per intenderci, ma anche e anzi prima ancora i datori di lavoro di fatto, e, cioè, i soggetti effettivamente dotati dei massimi poteri decisionali e di spesa".
GUARINIELLO: "EMERSE NOTIZIE DI REATO NON PRESCRITTE"
"In questi due anni - ha dichiarato l'ex pm - abbiamo scoperto che anche i militari fanno parte dei 'deboli' che la giustizia deve tutelare. In questi due anni abbiamo ascoltato dolenti storie di amianto, radon, uranio impoverito, e abbiamo ascoltato non solo storie di morti ma anche storie ancora senza morti. E tuttavia storie di mancata osservanza delle norme a tutela dell'ambiente, della vita e del lavoro. E in queste storie, da eterno pubblico ministero, non ho potuto non cogliere notizie di reato: dall'omicidio colposo all'omissione delle cautele anti infortunistiche, dal disastro a violazioni del testo unico sulla sicurezza del lavoro. Ipotesi di reato non sempre prescritte".
• "I 'DOCUMENTI VALUTAZIONE RISCHI' MAI FATTI O PRESENTATI IN RITARDO"
"Il responsabile del responsabile della Direzione per il Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza e Prevenzione e Protezione (Dicopreva) della Difesa - ha spiegato Guariniello - su mandato di questa Commissione, ha richiesto ai 300 i datori di lavoro delle Forze Armate se avessero provveduto a elaborare la valutazione rischi e a redigere il relativo 'documento di valutazione dei rischi'. Andando la leggere le risposte di questi datori lavoro, si scopre che 163 datori di lavoro hanno datato il loro documento nel 2016, in particolare negli ultimi mesi tra ottobre, novembre e dicembre".
"E per 25 - ha aggiunto - addirittura nel 2017. Ricordo che l'omessa o ritardata redazione del 'documento valutazione rischi' viola l'articolo 28 del decreto 81 del 2008, violazione penalmente sanzionata a carico dei datori lavoro. Violazione che l'organo di vigilanza è tenuto a denunciare per non incorrere nel reato di omessa denuncia, reato 361 del codice penale. Ipotesi di reato che non sono assolutamente prescritte".
• "FORZE ARMATE, VIGILI FUOCO, POLIZIE: BANDIRE GIURISDIZIONE DOMESTICA "
"C’è una scelta strategica che ha concretamente ostacolato la prevenzione nel mondo militare - ha osservato Guariniello - è la scelta che ispira la norma in forza della quale nei luoghi di lavoro delle Forze Armate (ma, aggiungo, anche delle Forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco), la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso queste amministrazioni. Dovremmo bandire la giurisdizione domestica nelle Forze Armate, e, quindi, escludere che l’attività di controllo nelle aree militari sia affidata a personale appartenente alla stessa Amministrazione sottoposta a controllo".
• "SCANDALO MONTE VENDA DENUNCIATO ANCHE DA PINOTTI NEL 2005"
"Mi auguro - ha sottolineato Guariniello - che in accordo con l'amministrazione della Difesa già in questa legislatura si trovi il modo di rendere giustizia al mondo militare. E la mia fiducia nasce da due fatti. Il primo, la piena collaborazione del ministro della Difesa del 2000 (Sergio Mattarella, ndr) quando, da pm, iniziai le prime indagini sull'uranio impoverito.
La seconda, una interrogazione del 2005 firmata anche dall'attuale ministro della Difesa (Roberta Pinotti, ndr), che a leggerla oggi rappresenta un significativo precedente rispetto alla condanna da parte del tribunale di Padova dei vertici delle Forze Armate per i danni subiti dai militari per l'esposizione al radon nella base del Monte Venda". "Interrogazione quanto mai previdente - ha aggiunto l'ex pm - perché segnalò l’esposizione dei militari a radon, il killer silenzioso considerato la seconda causa di tumore polmonare".
"Fece presente che il nostro Paese, 'diversamente da quanto fatto dagli americani, non ha preso nessun provvedimento per eliminare o abbattere i rischi da esposizione da radon'. E auspicò che 'l’Amministrazione della Difesa collabori senza riserve affinché la magistratura, sia ordinaria che militare, faccia piena luce sulle numerose morti avvenute tra gli addetti alla ex base del monte Venda'. È un auspicio che rimane di grande attualità".
• INTERROGAZIONE: "GOVERNO NON FECE NULLA PER RADON A MONTE VENDA"
"Nella prima metà degli anni Ottanta - si legge nell'interrogazione a firma Ruzzante, Pinotti, Pisa, Lumia, Luongo, De Brasi e Rotundo - gli americani erano al corrente del rischio radon tanto che, diversi contingenti delle basi Nato del Centro-Sud, furono spostati e, presso la base Usaf, di Aviano fu avviata una complessa procedura di bonifica dalle infiltrazioni di questo gas radioattivo. Il nostro Governo, diversamente da quanto fatto dagli americani, non preso nessun provvedimento per eliminare o abbattere i rischi da esposizione da radon".
L'interrogazione segnalava "in Italia l'esistenza di un altro sito simile a quello presente sul Monte Venda, quello del 3.Roc di Martina Franca in Puglia". E chiedeva "come il Governo intenda adoperarsi, come è suo dovere giuridico oltre che morale, perché l'amministrazione della Difesa collabori senza riserve affinché la magistratura, sia ordinaria che militare, faccia piena luce sulle numerose morti avvenute tra gli addetti alla ex base del monte Venda, mettendo a disposizione tutta la documentazione e le informazioni relative a quella installazione militare".
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