mercoledì 15 novembre 2017

COP 23, le società assicurative smettono di investire sul carbone Nel report della coalizione di ong 'Unfriend Coal' una buona notizia: 15 grandi compagnie di assicurazione stanno disinvestendo dai progetti di estrazione del più inquinante tra i combustibili fossili. Ma non tutte sono virtuose. C'è chi continua a fare affari: dalle compagnie Usa all'italiana Generali, con partecipazioni in aziende polacche e ceche

 di Luca Manes http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/11/14/news/cop-23-le-societa-assicurative-smettono-di-investire-sul-carbone-1.314281?ref=HEF_RULLO
Il nuovo rapporto della coalizione di Ong e associazioni della società civile internazionale denominata Unfriend Coal segnala come 15 tra le principali compagnie assicurative del pianeta nell'ultimo anno abbiano deciso di disinvestire dai progetti per l'estrazione del carbone per un importo pari a 20 miliardi di dollari.

Nello studio si evidenzia inoltre che un numero crescente di società del comparto assicurativo rinuncia a entrare nel business delle nuove centrali o miniere a carbone, considerato il più inquinante dei combustibili fossili e quindi massicciamente responsabile delle emissioni di gas serra che stanno provocando il surriscaldamento globale.

“Insuring Coal no more” è stato presentato a margine dei lavori della COP 23 sul clima, che proprio in questi giorni sta entrando nel vivo nella città tedesca di Bonn.

Leggendo il rapporto si scopre che, per esempio, la svizzera Zurich ha smesso di offrire assicurazioni a compagnie il cui business dipende per almeno il 50 per cento dalla inquinantissima polvere nera, mentre Swiss Re e Lloyd's hanno informato Unfriend Coal della loro intenzione di presentare nei prossimi mesi delle nuove politiche improntate su principi più “ambientalisti”.

Le miniere e le centrali a carbone in Nord Boemia provocano da decenni danni ambientali molto pesanti, minando l'ecosistema della regione e la salute di chi la abita. Eppure la compagnia di Stato Ceca CEZ non intende rinunciare a questo business che non fa altro che esacerbare gli effetti dei cambiamenti climatici. L'italiana Generali è tra i soci di minoranza di CEZ.Video realizzato da Fosco d'Amelio, Mario e Stefano Martone di Audioimage e prodotto da Re:Common

In precedenza la francese Axa era stata la prima società a rivedere le sue strategie di investimento, quando nel 2015 aveva rinunciato a 500 milioni di dollari di asset carboniferi. Un impegno confermato l'anno scorso con la decisione ufficiale di non sostenere più nuovi progetti legati alla polvere nera.

Se alcune realtà europee si stanno impegnando, non si può dire altrettanto per le loro controparti statunitensi. Tuttavia dopo la recente stagione degli uragani, che hanno devastato ampie zone della Florida e vari paesi caraibici, con evidenti ricadute negative sui bilanci delle assicurazioni, non è da escludere un cambio di rotta in un futuro prossimo.

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Dopo le denunce raccolte dall'Espresso, l'amministratore delegato del colosso dell'energia decreta lo stop alle importazioni dalle miniere-scandalo colombiane. E vara un piano per la progressiva chiusura di tutte le centrali italiane alimentate dal combustibile più inquinante. Compreso il maxi-impianto di Brindisi


Anche l'italiana Generali non riceve giudizi lusinghieri nel rapporto di Unfriend Coal. Nel 2016, la compagnia triestina ha investito almeno 33,8 milioni di dollari nella PGE, Polska Grupa Energetyczna (PGE), che produce l’85% della propria energia dal carbone, incluso un 30 per cento dalla lignite, il carbone di più bassa qualità e più inquinante, estratto in buona parte dalle miniere di Bełchatów e di Turów. Quest'ultima è direttamente assicurata da Generali.

La più importante società assicuratrice italiana è presente anche in Repubblica Ceca, dove detiene azioni per 14,5 milioni di dollari della CEZ, l'azienda energetica di Stato pesantemente coinvolta nell'estrazione del carbone nell'Alta Boemia. 

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