La cartina di tornasole
è il centro
storico di Amatrice
e l’anima della
strada principale, corso
Umberto I: qui
l e m a c e r i e
non ci sono
quasi
p i ù , l a
P ro t e zi one
civile promise
nel novembre
scorso che avrebbe
ripulito tutto
entro dicembre e così è
stato: si è lavorato al ritmo
di 350 tonnellate rimosse
al giorno e il cuore
dell’Italia sfregiata
dal terremoto del 24 agosto
2016 almeno è
senza ostacoli. Da marzo
in tutto il territorio
del Comune di Amatrice
la rimozione delle
macerie ha raggiunto
quota 90 per cento. Era
febbraio, d’altra parte,
quando il governatore
Nicola Zingaretti prometteva:
“In un mese la
rimozione delle macerie
ad Amatrice e Accumuli
sarà completata”.
E qui cominciano i
dolori, perché già ad Accumuli,
invece, siamo
poco sopra il 7 per cento,
secondo le ultime stime:
93 tonnellate di macerie
“pu b bl ic h e” sono state
rimosse nel Lazio. Ma
quelle “priva te” s ono
quasi tutte ancora là, come
un anno fa. E tutt’i ntorno
ad Amatrice è
cambiato pochissimo in dodici mesi; varcando il
confine regionale, in
Umbria, la situazione è
ancora peggiore: quasi
850 mila tonnellate di
pietre, sassi, mattoni, laterizi,
calcinacci, oggetti
vari, sono ancora per
terra.
IL PROBLEMAprincipale
è trovare cave in disuso
dove smaltire il materiale,
operazione per nulla
semplice: ad esempio a
Norcia, Cascia e Preci la
rimozione delle macerie
fu fissata a febbraio, ma è
partita a rilento recentemente
perché ancora a
fine marzo le aree prescelte
come “di scariche”
non avevano ottenuto
i bollini di idoneità
ambientale. Per le macerie
“private” del cratere
è stata appena sbloccata
una procedura di gara da
10 milioni di euro. La
speranza è che bastino
altri dodici mesi. L’esempio
de L’Aquila, non
ancora completamente
risolta dopo otto anni,
non è incoraggiante.
G.CAL .
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