ROMA - I cambiamenti climatici stanno vistosamente colpendo anche il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il lago del ghiacciaio del Grand Croux, nella valle di Cogne, dopo lo svuotamento improvviso della scorsa estate, non si è infatti riformato. La conca che ospitava il lago glaciale è totalmente priva di acqua e di porzioni di ghiaccio residuo. A confermarlo è il sopralluogo degli scorsi giorni da parte degli uomini del Corpo di Sorveglianza del Parco. La colpa, molto probabilmente, è delle elevate temperature riscontrate nelle ultime stagioni.
Segnalato per la prima volta nel 2003, il lago normalmente si formava a seguito della fusione del ghiaccio, per poi svuotarsi in maniera naturale. Un ciclo che fino all'anno scorso si è ripetuto periodicamente. Ma quest'anno il ghiaccio non ha otturato i canali subglaciali che scorrono per 350 metri sotto il Grand Croux, consentendo così il deflusso dell'acqua nella zona frontale e impedendo che il bacino si riempisse.
I guardaparco, in collaborazione con i tecnici di Fondazione Montagna sicura, sono al lavoro su diverse ipotesi che possono spiegare questa nuova situazione. Tra le possibili cause, le alte temperature riscontrate nelle ultime stagioni, che stanno provocando intense trasformazioni nel ghiacciaio.
"Lo svuotamento dei bacini glaciali - spiega Stefano Cerise, ispettore del Corpo di Sorveglianza - è un fenomeno che può avvenire in natura. Quest'anno però è la prima volta che osserviamo, nel caso del Grand Croux, che il lago non si è proprio formato. Si tratta probabilmente di una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, con cui dovremmo confrontarci sempre più nei prossimi anni".
Nel Parco sono presenti 58 ghiacciai, di cui 34 monitorati dai guardaparco, al fine di comprendere le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto e ipotizzare scenari futuri. I dati ad oggi raccolti dimostrano una forte riduzione o estinzione dei ghiacciai di minori dimensioni presenti nell'area protetta, con la divisione di alcuni di quelli maggiori e una rapida trasformazione del paesaggio dell'alta montagna.
Segnalato per la prima volta nel 2003, il lago normalmente si formava a seguito della fusione del ghiaccio, per poi svuotarsi in maniera naturale. Un ciclo che fino all'anno scorso si è ripetuto periodicamente. Ma quest'anno il ghiaccio non ha otturato i canali subglaciali che scorrono per 350 metri sotto il Grand Croux, consentendo così il deflusso dell'acqua nella zona frontale e impedendo che il bacino si riempisse.
I guardaparco, in collaborazione con i tecnici di Fondazione Montagna sicura, sono al lavoro su diverse ipotesi che possono spiegare questa nuova situazione. Tra le possibili cause, le alte temperature riscontrate nelle ultime stagioni, che stanno provocando intense trasformazioni nel ghiacciaio.
"Lo svuotamento dei bacini glaciali - spiega Stefano Cerise, ispettore del Corpo di Sorveglianza - è un fenomeno che può avvenire in natura. Quest'anno però è la prima volta che osserviamo, nel caso del Grand Croux, che il lago non si è proprio formato. Si tratta probabilmente di una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, con cui dovremmo confrontarci sempre più nei prossimi anni".
Nel Parco sono presenti 58 ghiacciai, di cui 34 monitorati dai guardaparco, al fine di comprendere le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto e ipotizzare scenari futuri. I dati ad oggi raccolti dimostrano una forte riduzione o estinzione dei ghiacciai di minori dimensioni presenti nell'area protetta, con la divisione di alcuni di quelli maggiori e una rapida trasformazione del paesaggio dell'alta montagna.
Il Grand Croux nel Parco Gran Paradiso, colpa il cambio clima
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