Non sono state le urla dei macachi a svegliarmi stavolta, ma la pioggia: un acquazzone degno della foresta pluviale più grande del mondo. Da qualche giorno, infatti, mi trovo nel villaggio di Sawré Muybu, sul fiume Tapajos, nel cuore della foresta amazzonica. Sono qui insieme ad attivisti provenienti da diversi Paesi per sostenere la lotta degli indigeni Munduruku contro la realizzazione della mega diga di São Luiz do Tapajós.
I bambini sono curiosi e vengono spesso a trovarci nella capanna che utilizziamo come ufficio e nelle due capanne dove abbiamo appeso le nostre amache. Anche Juarez, il portavoce (cacique) deiMunduruku di Sawré Muybu, si unisce spesso a noi. Durante una riunione con tutti gli abitanti del villaggio, ci ha raccontato che la sua gente, che abita la valle del Tapajós da generazioni, combatte da più di 30 anni per difendere queste terre - le loro terre - dalla minaccia dei megaprogetti idroelettrici. http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/al-fianco-dei-munduruku-per-proteggere-il-cuo/blog/56777/
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I Munduruku hanno ottenuto un primo importante risultato lo scorso aprile, quando l’Agenzia brasiliana per le popolazioni indigene (FUNAI) ha riconosciuto i territori dei Munduruku, fornendo la base legale per richiedere all’IBAMA (Istituto Brasiliano delle Risorse Naturali Rinnovabili e Ambientali) la sospensione della costruzione della diga di São Luiz do Tapajós.
Ma qui al villaggio tutti sanno che questa sospensione è solo temporanea e non equivale alla cancellazione di questo mega-progetto e di altri che potrebbero venire, che avverrà solo nel caso in cui il governo brasiliano confermi la decisione del FUNAI di tutelare le loro terre.
Per spingere il governo brasiliano ad agire al più presto e per ricordare alle multinazionali che vogliono costruire la diga di São Luiz do Tapajós che i Munduruku non sono soli in questa lotta, ci hanno invitato a raggiungerli qui, per unirci alla demarcazione indipendente dei loro territori.
Da qualche giorno l’operazione è iniziata: ieri abbiamo navigato sul fiume Tapajós per circa un’ora e dopo essere stati invitati ad assistere ai loro canti sacri, li abbiamo aiutati a posizionare il primo cartello, un “fac-simile” di quelli che il governo brasiliano impiega per le demarcazioni ufficiali dei territori indigeni. Nei prossimi giorni ne collocheremo altri quattro, in luoghi per loro emblematici.
La diga di São Luiz do Tapajós, la più grande delle 43 dighe previste sul fiume Tapajós, avrebbe un bacino di 729 chilometri quadri e sommergerebbe 400 chilometri quadri di foresta pluviale incontaminata, portando inoltre alla deforestazione di un’area di 2.200 chilometri quadri. Ciò metterebbe in grave pericolo la biodiversità della regione e priverebbe le comunità tradizionali dalla loro terra e dei loro mezzi di sussistenza.
Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia
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