ROMA - Primo via libera giovedì dalla Camera al disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo e per il suo riuso. Un provvedimento che vuole ridurre la cementificazione del territorio e salvaguardare paesaggio e attività agricole, con l'obiettivo di azzerare entro il 2050 il consumo del suolo. Il disegno di legge passa ora al Senato.
Soddisfatti i ministri delle Politiche agricole e dell'Ambiente, mentre i Cinquestelle parlano di "occasione persa" e le ong ambientaliste chiedono che il Senato modifichi il testo, eliminando le deroghe.
Il ddl definisce per la prima volta nel nostro ordinamento il concetto di consumo del suolo, ovvero la sua copertura e impermeabilizzazione. In parole povere, la cementificazione. In Italia dagli anni '50 sono stati 'impermeabilizzati' 1,5 milioni di ettari, una superficie pari all'intera Calabria. La popolazione in quel periodo è cresciuta del 28%, la cementificazione invece del 166%. Ogni giorno in Italia vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali, pari a 80 campi di calcio.
Il principio base della nuova norma è che il consumo del suolo è consentito solo quando non ci sono alternative di riuso.
Il ddl impone una moratoria di tre anni per tutte le trasformazioni che comportino nuovo consumo di suolo, salvo quelle già inserite nei piani urbanistici.
In questi tre anni, il Ministero delle Politiche agricole, insieme a quelli dell'Ambiente, dei Beni culturali e delle Infrastrutture, dovrà emanare un decreto che indichi come ridurre progressivamente il consumo del suolo, fino a eliminarlo del tutto nel 2050, come prevede la Ue. Spetterà alle Regioni fissare i criteri attuativi per i Comuni.
Questi ultimi dovranno censire edifici ed aree dismesse, per verificare se le nuove costruzioni possono essere realizzate riqualificando aree degradate. Per il recupero di queste aree, i Comuni avranno la priorità nei finanziamenti statali e regionali e vedranno semplificate le procedure. E il Ministero delle Politiche agricole terrà un registro dei Comuni virtuosi.
Il ddl prevede che le politiche di sviluppo nazionali e regionali debbano favorire la destinazione agricola delle aree.
I terreni agricoli che hanno ricevuto fondi comunitari non potranno essere destinati a usi diversi per 5 anni. Non vengono toccate dal provvedimento le infrastrutture e le attività produttive strategiche e di interesse nazionale e regionale.
"L'Italia ha bisogno di questa legge - ha commentato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - per colmare un gap rispetto ad altri Paesi, tutelando la nostra agricoltura, conservando il paesaggio e stimolando l'edilizia di riuso". "Il disegno di legge sul consumo del suolo è una vera urgenza nazionale", ha ribadito il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
Per il deputato M5S Massimo De Rosa invece la legge è "un'occasione persa, ennesimo favore alle lobby che incentiva il consumo di suolo agricolo e deregolamenta la disciplina urbanistica". Le ong Fai, Legambiente, Slow Food, Touring Club e WWF in una nota comune chiedono al Senato di modificare il ddl, che a loro avviso "garantisce troppi spazi a deroghe".
Soddisfatti i ministri delle Politiche agricole e dell'Ambiente, mentre i Cinquestelle parlano di "occasione persa" e le ong ambientaliste chiedono che il Senato modifichi il testo, eliminando le deroghe.
Il ddl definisce per la prima volta nel nostro ordinamento il concetto di consumo del suolo, ovvero la sua copertura e impermeabilizzazione. In parole povere, la cementificazione. In Italia dagli anni '50 sono stati 'impermeabilizzati' 1,5 milioni di ettari, una superficie pari all'intera Calabria. La popolazione in quel periodo è cresciuta del 28%, la cementificazione invece del 166%. Ogni giorno in Italia vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali, pari a 80 campi di calcio.
Il principio base della nuova norma è che il consumo del suolo è consentito solo quando non ci sono alternative di riuso.
Il ddl impone una moratoria di tre anni per tutte le trasformazioni che comportino nuovo consumo di suolo, salvo quelle già inserite nei piani urbanistici.
In questi tre anni, il Ministero delle Politiche agricole, insieme a quelli dell'Ambiente, dei Beni culturali e delle Infrastrutture, dovrà emanare un decreto che indichi come ridurre progressivamente il consumo del suolo, fino a eliminarlo del tutto nel 2050, come prevede la Ue. Spetterà alle Regioni fissare i criteri attuativi per i Comuni.
Questi ultimi dovranno censire edifici ed aree dismesse, per verificare se le nuove costruzioni possono essere realizzate riqualificando aree degradate. Per il recupero di queste aree, i Comuni avranno la priorità nei finanziamenti statali e regionali e vedranno semplificate le procedure. E il Ministero delle Politiche agricole terrà un registro dei Comuni virtuosi.
Il ddl prevede che le politiche di sviluppo nazionali e regionali debbano favorire la destinazione agricola delle aree.
I terreni agricoli che hanno ricevuto fondi comunitari non potranno essere destinati a usi diversi per 5 anni. Non vengono toccate dal provvedimento le infrastrutture e le attività produttive strategiche e di interesse nazionale e regionale.
"L'Italia ha bisogno di questa legge - ha commentato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - per colmare un gap rispetto ad altri Paesi, tutelando la nostra agricoltura, conservando il paesaggio e stimolando l'edilizia di riuso". "Il disegno di legge sul consumo del suolo è una vera urgenza nazionale", ha ribadito il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
Per il deputato M5S Massimo De Rosa invece la legge è "un'occasione persa, ennesimo favore alle lobby che incentiva il consumo di suolo agricolo e deregolamenta la disciplina urbanistica". Le ong Fai, Legambiente, Slow Food, Touring Club e WWF in una nota comune chiedono al Senato di modificare il ddl, che a loro avviso "garantisce troppi spazi a deroghe".
Nessun commento:
Posta un commento