giovedì 19 maggio 2016

Pentrite e Rdx: l’esplosivo di Capaci può portare lontano 26 anni dopo Per i pm “tutto si tiene”ma due chimici della Scientifica rileggono la perizia dell’Fbi sulla strage in cui fu ucciso Falcone

il processo in corso Per la strage di Capaci (23 maggio 1992) in cui furono u cc i s i G i ova n n i Falcone, sua moglie e tre agenti di scorta, si sta svolgendo a C a l t a n i ss e t t a il processo bis. È in corso la requisitoria dei pm. La n u ova inchiesta è nata nel 2008 dalle rivelazioni del p e n t i to G a s p a re Spatuzza, lo stesso che ha smontato il primo p ro ce ss o sulla strage in cui fu ucciso Pa o l o B o rs e l l i n o. Cinque gli imputati tra cui il presunto fo r n i to re dell’e s p l o s i vo. Il primo processo si è chiuso con 12 e rga s to l i
» STEFANIA LIMITI Natura dell’esplosivo, peso della carica, sistema di innesco. Attorno a queste tre diaboliche domande ruotano i segreti della strage di Capaci. Si dirà: ci sono le perizie. Vero. Quella disposta n el l ’immediatezza dei fatti, poi altre undici consulenze, e quella chiesta dalla Procura di Caltanissetta nell’ambito nel processo Capacibische volgealtermine,nel qualeè statadepositata anchela consulenza di parte voluta da uno degli avvocati della difesa, Salvatore Petronio. Ma non è tutto. Tra questa montagnadi cartec’è anchela periziadell’Fbi, dicui siè sempre parlato molto poco: nel ’92 i super tecnici presero un pezzo dicemento, loanalizzarono e scrissero: “Le nostre analisi hanno identificato la presenza di Pentrite e Rdx. Questi materiali esplosivisi trovanonelSemtex”, prodotto in Cecoslovacchia e non rilevato dalle analisi nostrane.
“IL FATTO È che la ricostruzione della dinamica di un attentato dinamitardo è possibile per approssimazione, a causa di una perdita irreparabile di dati conoscitivi. Ma sipossono fare dellesolide ipotesi e, certamente, si può escludere ciò che non è potuto avvenire”. Parola delprofessor Francesco Saverio Romolo, esperto di chimica forense, docente all’Uni versità La Sapienza, fino al 2001 in forzaalla Poliziascientifica,collaboratore di Gianni Giulio Vadalà che è tra i primi chimici del Servizio di polizia scientifica. Entrambi hanno lavorato con numerose Direzioni distrettuali antimafia e con Gabriele Chelazzi nelle indagini sulle stragi del ’93. Dunque, in estrema sintesi, sui primi due quesiti c’è sostanziale accordo: il materiale fatto esplo
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