sabato 7 giugno 2014

Genova, il piano segreto per la Concordia: Rottamazione. Il progetto della Liguria per smantellare le navi. Riservato e senza valutazione d’impatto ambientale

di Andrea Palladino - Il Manifesto
Dove le navi una volta nasce­vano, lì mori­ranno. In un cimi­tero che si met­terà in con­cor­renza con le spiagge infer­nali dell’India e del Ban­gla­desh. Genova città ope­raia, di mari­ne­ria, per­vasa dalla migliore sto­ria indu­striale del nostro paese, primo porto ita­liano, dal 20 luglio cam­bierà volto. Un pro­getto — tenuto in buona parte riser­vato, appro­vato dalla regione Ligu­ria lo scorso mag­gio con un sem­plice decreto diri­gen­ziale — ha aperto le porte alla rot­ta­ma­zione dei colossi del mare. In sor­dina, quasi facendo finta di niente, senza coin­vol­gere la città. Solu­zione pen­sata non solo per la Costa Con­cor­dia, il relitto gal­leg­giante pronto ad attra­ver­sare il san­tua­rio dei ceta­cei nel suo ultimo viag­gio, appro­dando — secondo il pro­getto — sull’angolo della diga fora­nea di Vol­tri, ter­mi­nal con­tai­ner geno­vese. Ma un’infinita lista di navi, di car­rette ormai con­su­mate, piene di rifiuti peri­co­losi, relitti da rot­ta­mare per rica­vare mate­riale da rici­clo, scar­tando le sco­rie più vele­nose. Car­casse vec­chie di decenni, da fare a pezzi.
IL PROGETTO SEGRETO
 il decreto 1120 della regione Ligu­ria – fir­mato dal diri­gente del dipar­ti­mento ambiente, set­tore Via, il 7 mag­gio scorso — ha auto­riz­zato il pro­getto pre­sen­tato il 12 marzo 2014 dalla San Gior­gio del Porto spa, can­tiere navale spe­cia­liz­zato in ripa­ra­zioni. La società fa parte della cor­data — gui­data dalla Sai­pem — scelta per la demo­li­zione e rot­ta­ma­zione della Costa Con­cor­dia. Un’aggiudicazione avve­nuta senza la divul­ga­zione del capi­to­lato, nella mas­sima riser­va­tezza chie­sta ed otte­nuta dal club di assi­cu­ra­tori della nave e dall’armatore, finan­zia­tori dell’operazione.
La docu­men­ta­zione pre­sen­tata dal con­su­lente Tomaso Ger­bino per conto della San Gior­gio del Porto di Genova è in buona parte coperta da omis­sis. Su 47 pagine che com­pon­gono la sin­tesi tec­nica pub­bli­cata dalla regione nel corso della pro­ce­dura di scree­ning, ben ven­ti­due sono state tagliate, eli­mi­nate dal file depo­si­tato nei ser­ver. «Il pro­po­nente può richie­dere di non ren­dere pub­blica parte della docu­men­ta­zione riguar­dante il pro­getto — spiega l’ufficio stampa della giunta gui­data da Clau­dio Bur­lando — con la moti­va­zione della riser­va­tezza com­mer­ciale». Inu­tile chie­dere spie­ga­zioni alla San Gior­gio, che si chiude nel no com­ment di rito: «Sulla vicenda non par­liamo, man­te­niamo la mas­sima riser­va­tezza», com­men­tano dai can­tieri navali. Inu­tile chie­dere copia inte­grale della sin­tesi pro­get­tuale, negata a il mani­fe­sto dall’azienda e dalla stessa regione Ligu­ria. “Con­fi­den­ziale” è anche il pro­getto appro­vato dagli assi­cu­ra­tori e dall’armatore. Carte blin­date, inac­ces­si­bili, che nes­suno può leggere.
IL RISCHIO AMBIENTALE
Eppure ci sarebbe tanto da capire. La deci­sione degli uffici regio­nali è stata quella di non avviare nes­suna valu­ta­zione d’impatto ambien­tale, sot­to­po­nendo, nel con­tempo, al segreto d’ufficio il cuore del pro­getto. Rot­ta­mare una nave non è però un gioco da ragazzi. Scor­rendo la rela­zione fir­mata dalla respon­sa­bile del dipar­ti­mento ambiente si sco­pre l’elenco dei poten­ziali rifiuti da trat­tare demo­lendo una nave: «Lubri­fi­canti, car­bu­ranti, acque di sen­tina, pit­ture, Tbt, amianto, Pcb, anodi, bat­te­rie, freon, ele­menti radioat­tivi ecc.». Rifiuti peri­co­losi, estre­ma­mente dif­fi­cili da mani­po­lare in asso­luta sicu­rezza. Lista ripor­tata dalla stessa azienda all’interno del pro­getto. E col­pi­sce la pre­senza di sostanze oggi vie­tate, come il Pcb, che potreb­bero essere con­te­nute in una delle tante car­rette del mare che appro­de­ranno nel porto di Genova. Una nave desti­nata a morire è infatti con­si­de­rata un vero e pro­prio insieme di sco­rie gal­leg­gianti, tanto che oggi è sot­to­po­sta alle norme sul traf­fico tran­sfron­ta­liero di rifiuti ema­nate nel 1989 durante la con­ve­zione di Basilea.
Dove ver­ranno trat­tati que­sti mate­riali? Secondo la parte pub­blica del pro­getto (25 pagine di sin­tesi e quat­tro tabelle) l’estrazione dei mate­riali peri­co­losi dai relitti avverrà nell’area del porto desti­nata alla can­tie­ri­stica navale, in un bacino a secco in grado di evi­tare la pos­si­bile con­ta­mi­na­zione del mare. Zona, que­sta, che si trova a poche cen­ti­naia di metri dalla Fiera e dal cuore della città. Un’area chiusa al pub­blico, lon­tana dagli occhi indiscreti.
un’ulteriore que­stione, che riguarda diret­ta­mente la Costa Con­cor­dia. Nel pro­getto pre­sen­tato — o almeno nella sua parte pub­blica — il rischio ambien­tale della prima fase di attracco della nave a Genova Vol­tri è trat­tato solo in linee gene­rali. All’isola del Giglio il moni­to­rag­gio è stato affi­dato all’Arpat, l’agenzia ambien­tale della regione Toscana. Nel con­tratto si legge con chia­rezza qual è il peri­colo, il vero incubo nella gestione della nave: «Le cri­ti­cità ambien­tali (…) risul­tano essere legate al pos­si­bile sver­sa­mento di mate­riali inqui­nanti nella colonna d’acqua». Resti di idro­car­buri e sostanze chi­mi­che, mesco­late con l’acqua marina. Anche per que­sto l’Arpat garan­ti­sce un moni­to­rag­gio con­ti­nuo, pub­bli­cato sul sito isti­tu­zio­nale. Diverso è l’approccio che si legge nel pro­getto appro­vato dalla regione Ligu­ria: «Nel caso di lavori a mare non sono pre­ve­di­bili rila­sci di sostanze peri­co­lose, ma tut­ta­via l’area di can­tiere verrà deli­mi­tata con panne gal­leg­gianti a dop­pia cami­cia». Il moni­to­rag­gio pre­vi­sto, in que­sto caso, dalla rela­zione istrut­to­ria ela­bo­rata dalla regione Ligu­ria non sem­bra essere affi­dato alle agen­zie pub­bli­che, ma ad un gene­rico «per­so­nale esperto» che «si assu­merà la piena respon­sa­bi­lità dei risultati».
L'ULTIMO VIAGGIO
La Costa Con­cor­dia lascerà l’isola del Giglio alla fine di luglio, quando le acque dovreb­bero essere tran­quille. L’ultimo viag­gio sarà il più deli­cato, pieno di rischi. Il tempo di per­cor­renza dall’arcipelago toscano al porto di Genova è sti­mato in 4 o 5 giorni di navi­ga­zione. Il relitto verrà trai­nato con delle funi da navi della Sai­pem e Mico­peri, le due aziende che fino ad oggi si sono occu­pate della gestione del relitto all’isola del Giglio. Sarà una mon­ta­gna di sostanze peri­co­lose, tra­spor­tate all’interno di una delle zone più deli­cate del Tir­reno. Senza pos­si­bi­lità di attracco inter­me­dio, in una ope­ra­zione mai ten­tata prima. La parola finale sull’intero dos­sier spetta ora alla con­fe­renza deci­so­ria, che si svol­gerà entro il 16 giu­gno. E alla fine sarà Mat­teo Renzi a dare il via defi­ni­tivo. Con il suo piglio decisionista. http://ilmanifesto.it/genova-il-piano-segreto-per-la-concordia/

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