di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 ottobre 2013 Inutili gli sforzi diplomatici. E anche l’amicizia di vecchia data tra la Russia e l’Italia è stata vana. L’attivista italiano di Greenpeace, insieme ad altri 29 militanti, si è visto confermare l’accusa dipirateria dalla potente Commissione investigativa russa. Cristian D’Alessandro di Napoli faceva parte dell’equipaggio della nave Arctic Sunrise trattenuta dalla guardia costiera russa nel Mare della Pechora, nell’Artico, e rimorchiata vicino alla città di Murmansk, nell’estremo Nord russo. A far scattare l’operazione, con tanto di elicottero, è stata la protesta degli attivisti contro la trivellazionedel greggio al largo dell’Artico. Il 18 settembre infatti il rompighiaccio di Greenpeace aveva avvicinato la piattaforma petrolifera di Gazprom “Prirazlomnaja”, mentre due attivisti hanno cercato di scalarla.
Ora tutti e trenta gli attivisti, originari dei vari Paesi del mondo, sono in carcere. Per loro è stata ordinata la detenzione per due mesi. E anche se i legali di Greenpeace hanno fatto appello contro il provvedimento, la legge russa permette di prorogare le detenzione per la fase delle indagini e del processo fino a 12 mesi, con proroghe ulteriori per i reati gravi. E lo è senz’altro quello di pirateria, per cui è prevista la reclusione di 15 anni. Greenpeace ha ha già presentato formalmente ricorso contro l’incriminazione per pirateria dei 30 attivisti. La Russia ha ribadito la sua intransigenzariguardo al caso degli attivisti di Greenpeace. Il primo ministro Dmitri Medvedev ha ribadito il 2 ottobre che l’esecutivo esaminerà un eventuale inasprimento delle pene per coloro che penetrano abusivamente all’interno di impianti energetici. E nel giorno della conferma dell’accusa di pirateria un centro sondaggi ufficioso ha diffuso i dati secondo i quali il 60 per cento dei russi sono contrar alle intrusioni di attivisti stranieri nelle attività di aziende russe e sostiene il giro di vite contro gli ambientalisti promesso da Medvedev.
Intanto Greenpeace ha diffuso alcune informazioni preoccupanti sulle condizioni degli attivisti. Precedentemente, l’organizzazione ha accusato le autorità russe di impedire l’arrivo di medicine all’attivista finlandese Sini Saarela, a cui era stata asportata la tiroide. In seguito la Russia ha assicurato di aver fornito i farmaci necessari, ma ha continuato a bloccare la loro trasmissione da parte di Greenpeace, secondo quanto denunciano dagli ambientalisti. Intanto l’agenzia Ria riporta la notizia secondo la quale uno degli attivisti, un inglese, ha avuto un attacco cardiaco. Per il 5 ottobre Greenpeace ha annunciato su Twitter una veglia mondiale a sostegno degli attivisti detenuti in Russia.
Per quanto riguarda l’attivista italiano, per ora non ci sono motivi di preoccupazione, almeno per quanto riguarda la sua salute. Il Console generale italiano a San Pietroburgo ha ricevuto una telefonata di Cristian D’Alessandro, che ha confermato di essere in buone condizioni di salute. Il console sta inoltre organizzando un incontro tra D’Alessandro e i genitori che si recheranno in Russia nella terza settimana di ottobre. Anche Emma Bonino, ministro degli Esteri, è intervenuta sulla vicenda. Ha espresso il forte auspicio che l’inchiesta sul blitz degli attivisti di Greenpeace contro la piattaforma petrolifera di Gazprom “chiarisca i fatti e consenta la rapida conclusionedella vicenda e che tenga conto della natura pacifica della protesta”. Su impulso del titolare della Farnesina, l’Ambasciatore a Mosca ha convocato un incontro con gli Ambasciatori di Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Polonia, Svezia e Regno Unito, allargato alla Delegazione Ue ed alla Presidenza lituana, per coordinare apposite iniziative per favorire la rapida liberazione dei fermati.
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