giovedì 12 settembre 2013
Fusti della Karen B, l’impresa chiave: Chi ha portato i rifiuti illegalmente nel vecchio sito di Montello? Spuntano le prime tracce concrete
Gli accertamenti della Procura portano ad una ditta di trasporti locale
E’ un autotrasportatore di
Latina la chiave di volta nella brutta vicenda dei fusti
tossici sepolti a Montello.
Dichiarazioni spontanee
raccolte su delega dalla Procura di Latina
portano dritte
alla società
che ha portato
rifiuti sospetti
dentro la discarica allora
comunale. Il
nome della società, tuttora
attiva nell’ambito dello stesso settore, era
stato già fatto
anni fa alla polizia sia dagli
abitanti del
borgo che avevano visto i
camion della
ditta scaricare
di notte, sia da
un dipendente
che aveva
svolto le funzioni di autista
per «diversi
carichi». I fusti potrebbero
provenire da una delle navi
dei veleni più famose, la
Karen B cacciata dalla Nigeria nel 1988 con la stiva
piena zeppa di fusti che avevano fatto ammalare l’intero
equipaggio come documentato all’arrivo del cargo nel
porto di Livorno. La pista
più accreditata fino a questo
momento viene da Formia
perché è da quel porto commerciale che sono partiti alcuni viaggi della società tirata in ballo. Però non è detto
che tutti i fusti sepolti a
Montello siano della stessa
nave. Un’altra traccia conduce a Genova, dove la seconda nave dei veleni più
nota, la Zenoobia, è arrivata
alla fine dgeli anni Ottanta
per essere svuotata e i rifiuti
tossici avviati alla bonifica.
Operazione affidata a una
società che poi avrebbe partecipato nel pacchetto di Indeco. Una parte di quei rifiuti sono stati seguiti fino allo
stoccaggio. Un’altra no. E le
prove dello stoccaggio sono
sparite. Sei anni più tardi
però un pentito dei casalesi,
Carmine Schiavone, ha raccontato di essere a conoscenza e anzi di avere partecipato allo stoccaggio illegale dei fusti tossici a Borgo
Montello per conto del clan
di appartenenza e con il placet di chi all’epoca controllava la discarica di Montello.
Oggi possiamo dire con
esattezza che quella discarica era il sito S0 perché è in
quel punto che l’Arpa Lazio
ha trovato tracce evidenti dei
fusti. L’accertamento amministrativo e ambientale dell’Agenzia per la protezione
dell’Ambiente ha accelerato
anche l’inchiesta della Procura. Fino ad
oggi il «gestore» del sito incriminato, ossia il
Comune di
Latina ha affermato con
prove cartacee che dentro la discarica c’era
«solo» un
carico di omogeneizzati ritirato dal mercato e stoccato
su autorizzazione dentro il
vecchio sito. Oggi quella documentazione del Comune
non solo perde tutto il suo
valore ma rischia di apparire
persino una copertura. Le
nuove verità su Montello arrivano nel momento in cui su
quell’area sta per piombare
un progetto volto a realizzare nuovi impianti previa una
bonifica che non ha tenuto
conto (fino ad ora) della presenza di una quantità rilevante di fusti tossici. Al momento la Regione e l’Arpa
hanno detto di voler proseguire i carotaggi su tutta l’area di Montello, mentre restano da stabilire la responsabilità penale e i rapporti
con i casalesi.
Graziella Di Mambro era l'8 dicembre 2009 http://www.latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/b43fbf9b8731d0f5eee530ecf8eea432
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