martedì 31 marzo 2009

9 aprile cortocircuito turbogas Aprilia e Pontinia, diranno qualcosa?

9 aprile cortocircuito turbogas Aprilia e Pontinia, diranno qualcosa?
Il 9 aprile due appuntamenti, ancora una volta casualmente a ridosso delle feste o delle ferie, che rischiano di avere conseguenze pesanti sul territorio, la programmazione, la tutela della salute e dell’ambiente e che riguardano, per coincidenza, le centrali a turbogas di Aprilia e Pontinia.
Per Aprilia ci dovrebbe essere l’ennesima udienza del Tar per discutere uno dei tanti ricorsi a dimostrazione che quando norme, leggi, procedimenti, atti amministrativi non sono chiari e coerenti tra loro non rimane che il tribunale, quando l’azione politica e di programmazione è insufficiente.
Come sempre si potevano risparmiare energie, tempi, sia pubblici che privati per costruire un mondo migliore, riducendo le emissioni, migliorando la qualità della vita, verso l’energia naturale e rinnovabile che, forse in modo beffardo, vista la questione propongono la società che ha progettato la centrale di Aprilia.
O come uno dei suoi partner commerciali chiede, come la legambiente?
Per la centrale a turbogas di Pontinia c’è l’appuntamento della conferenza unificata
(http://pontiniaecologia.blogspot.com/2009/03/convocazione-conferenza-turbogas-9.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2009/03/arriva-la-conferenza-unificata-sulle.html) che sembra passato un po’ in sordina.
Nessuna nota dei partiti di maggioranza (al governo, in provincia, che si è dimenticata di partecipare ai relativi consigli), o di opposizione (in comune a Pontinia) né dei tanti salvatori della patria del passato.
Nessun intervento nemmeno dei consiglieri regionali espressione della provincia di Latina che tutti si erano detti e schierati contro la centrale a turbogas.
Silenzio anche dai verdi e dai partiti che tradizionalmente sono contro questo tipo di centrali.
Chissà se i sindaci di Sezze e Pontinia hanno scritto l’ennesima lettera al presidente regionale Piero Marrazzo, se lo stesso, finalmente?, accetterà di venire da queste parti a spiegare la sua posizione sull’argomento.
Chissà se gli aspiranti candidati a presidente della provincia di Latina faranno un qualsiasi intervento sull’argomento oppure se la gestione del territorio non li interessa.
Chissà se coloro che, prima di Veltroni, si definivano di sinistra o di centro sinistra, come chiedeva Moretti, diranno qualcosa di sinistra o semplicemente se diranno qualcosa.
Pontinia 30 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

domenica 29 marzo 2009

quante centrali a biomasse Madama Dorè, parte I

quante centrali a biomasse Madama Dorè, parte I
Riepiloghiamo:
a Cisterna di Latina funziona una centrale a biomasse che produce 10 MW, una a biogas che ne produce 5. Poi abbiamo il progetto delle centrali a turbogas di Aprilia (750 MW) e Pontinia (376 MW) e a biomasse di Pontinia per 22 MW.
Secondo l’Enea (stima 2 anni fa), nel 2012 sarà disponibile, nell’intera Regione Lazio la produzione di biomasse pari al 30% delle necessità della centrale di Pontinia, secondo l’Università di Roma in provincia di Latina c’è la disponibilità di alimentare 5 MW (anziché 22) pari al 22% di quanto stimato per la centrale di Pontinia.
Non ci fidiamo degli Enti pubblici e vediamo la disponibilità di biomassa nell’Italia centrale di un’azienda del settore da destinare alle regioni di Lazio e Abruzzo? La disponibilità (a fronte di quella richiesta dall’azienda che ha individuato il sito di Pontinia di 275 mila tonnellate annue ne stima disponibili tra 46 e 138 mila prodotti in Lazio, Abruzzo, Molise e Umbria, dal 16 al 50% di quanto necessario (http://www.ihb.de/legno/srvAuctionView.html?AucTIid=798348).
I conti anche se non sempre è agevole farli a causa del diverso potere calorifico, delle stime reali o per legge, delle essenze dedicate, esistenti e possibili indicano dati che confermano quanto dichiarato da un rappresentante della società proponente che l’ha definita esagerata per il territorio.
Ma non basta c’è una proliferazione tale di progetti di centrali a biomasse sia nel Lazio che in Italia che non reggono nessuna stima che possa giustificare ulteriore nuova centrale rispetto a quelle esistenti che già producono 1.337,2 MW.
Rapportato questo dato con il progetto di Pontinia vengono incenerite oggi in Italia biomasse pari a circa 17 milioni di tonnellate annue.
Invece ci sono una quantità di centrali a biomasse chiaramente al di fuori di tutti gli studi ufficiali, sia degli enti pubblici, quanto delle aziende.
Ho sentito parlare di 2 progetti di centrali a biomasse (non so con quale attendibilità) nel comune di Latina, 1 ad Aprilia, 1 ad Anzio e 1 a Nettuno. Di certo invece i progetti delle centrali a biomasse in provincia di Frosinone a Pontecorvo, nella Valle del Sacco con 5 MW elettrici, a Paliano (Castellaccio) di 5 MW, Sant’Apollinare, Veroli, Anagni (10,5 MW presso le distillerie Bonollo) di Paliano, Anagni, Sgurgola, Supino, Morolo, Ferentino, Gavignano, Colleferro e Segni (fonte Regione Lazio: «Doteremo i nove comuni dell'emergenza ossia Paliano, Anagni, Sgurgola, Supino, Morolo, Ferentino, Gavignano, Colleferro e Segni - hanno spiegato sia i tecnici della regione sia il subcommissario Pierluigi Di Palma in occasione della presentazione della prima fase della sperimentazione - di una caldaia per bruciare il legame, in modo da produrre il quantitativo di energia necessaria al fabbisogno delle strutture pubbliche e destinata essenzialmente alle funzioni di riscaldamento e raffreddamento»), in provincia di Viterbo a Barbarano Romano, Tuscania 1 MW, Acquapendente.
Questi dati da soli sconfessano qualsiasi dato e numero finora diffusi dai tifosi della centrale a biomasse di Pontinia e aumentano a dismisura di dubbi sulla reale capacità di gestione del territorio all’interno della necessaria programmazione.
Mentre è comprensibile che il piano energetico regionale non riesca a vedere la luce compresso tra le varie anime politiche, quello provincia di Latina esiste ed andrebbe rispettato.
Poi a confine con il Lazio Montegabbone (TR) 16 MW, Avezzano (AQ).
Poi in giro per l’Italia a Atena Lucana (Sa), Borgo Mozzano (Lu), Campiglia Marittima (LU), Fermo (AP), Campi Salentina (LE), Castrano (LE), Mafalda (CB), Roccagrimalda (Al), Russi (Rv), S.Salvatore Telesino (Bn), Santa Sofia (Forlì Cesena), Solarolo Rainiero (Cr), Nogara (VR), Schieppe di Orciano (Pesaro e Urbino) con 22 MW, Simbario (Vv), Venezia, Taggia (Im), San Martino di Fermo San Benedetto, Castiglion Fiorentino, Mesagne (BR), Strongoli (Calabria), Ferrania Cairo Montenotte, Casagiove (Ce), Tavarnelle Val di Pesa, Castiglion Fiorentino, Lecce, Città di Castello, Montenero di Bisaccia, Calimera (Puglia), Apiro (Mc), Stigliano (Mt), Adria (Ro), Ficarolo (Ro), Casarsa (Ud), Casole d’Elsa (Si), Diecimo Cartiera (Lu), Pignataro Maggiore, Podenzano, Mazzè, Canale (Bl), Borgo Mezzanone (Fg), Vigevano (Pv), Forlimpopoli, Sant’Ippolito, Oristano, Enna, Nardò, Busalla, Fusine (Sn), Santo Stefano, Staranzano, Serravalle, Suvereto, Teana (Pz), Jesi, Ferriere, San Vito, Bugnara, Bevera, Centro Sinigaglia (Go), Agnone, Buti, Teana, Finale Emilia, Sospirolo, Cereseto, Tortona, Carcare, Maratta (Tr), Crotone 22 MW, Cutro 16,5 MW, Staranzano 55 MW, 10 in provincia di Mantova Roncoferraro (centrale a legna), Quingentole (centrale a gasogeno) e a Guidizzolo (centrale a biomasse). Sette invece quelli privati che sono a Marmirolo, Castel Goffredo, San Benedetto Po, Asola e Rodigo. Quest'anno sono stati avviati gli iter di altri due impianti: un progettato dall'azienda agricola Botti in via Chiaviche a San Silvestro ed un secondo annesso alla latteria Vò grande a Pegognaga.
In Italia la produzione di energia elettrica dalle centrali a biomasse e rifiuti, secondo il rapporto di legambiente, è di 1.337,2 MW, così ripartiti Piemonte 66,8, Valle d’Aosta 0,8, Lombardia 391,4, Trentino Alto Adige 18,2, Veneto 111,7, Friuli Venezia Giulia 21,1, Liguria 13,6, Emilia Romagna 204,4, Toscana 75,6, Umbria 25,3, Marche 10,5, Lazio 80,1, Abruzzo 5,1, Molise 40,1, Campania 26,1, Puglia 86, Basilicata 7,2, Calabria 119,6, Sicilia 17,8, Sardegna 15,8.
La produzione di energia idroelettrica nel Lazio è di 399 MW.
Ricordiamo la centrale a biomasse di Bando d’Argenta (20 MW) chiusa per i noti problemi che, dalle notizie degli organi di informazione, sono tutt’altro che risolti.

dott. Tamino, biologo dell'Università di Padova alla riunione a Girola di FERMO (FM)
http://video.google.com/videoplay?docid=1158847783185827450
dott. Tamino, biologo dell'Università di Padova
http://www.ilfatto.net/index.php?option=com_seyret&catid=4&Itemid=78
Articoli su internet
documento della Confederazione Italiana Agricoltori
http://www.cia.it/cia/svl/documentiRead?doc_id=19454&tpI_id=7
articolo della rivista americana TIME
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1725975,00.html
articolo del quotidiano inglese GUARDIAN
http://Iwww.guardian.co.uk/environment/2008/jul/03/biofuels.renewableenergy
articolo del quotidiano americano NE W YORK TIMES
http://www.nytimes.com/2008/07/08/business/worldbusiness/08fuel.html?_r=1&oref=slogin
articolo del quotidiano inglese HERALD TRIBUNE
http://www.iht.com/articles/2007/07/10/opinion/edholt.php
Pontinia 29 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

sabato 28 marzo 2009

contro i danni delle centrali a biomasse

www.stefanomontanari.net


http://www.attivamente.info/biomasse/profgiannitaminosullebiomasse.pdf

http://federicovalerio.splinder.com/

venerdì 27 marzo 2009

La centrale a biomasse e la richiesta di risarcimento, e la centrale a turbogas

La centrale a biomasse e la richiesta di risarcimento, e la centrale a turbogas
Essendo passati nella fase cruciale (dalla normativa definita conclusiva) il confronto interno, per coloro che si stanno impegnando in modo attivo contro la realizzazione di 2 centrali definite incompatibili territorialmente, è continuo.
In merito alla richiesta di risarcimento per la centrale a biomasse nessuna sorpresa era stata annunciata durante le ultime conferenze dei servizi e poi più volte rilanciata sugli organi di informazione.
Questo a dimostrazione della disponibilità al dialogo da parte di una ditta che ha sede a Milano e che presenta un simpatico biglietto da visita.
Gli argomenti sostenuti sono noti e quindi non spostano certo la questione.
Anzi stanno trovando riscontro ulteriori elementi contrari alla realizzazione (tecnici, amministrativi, giuridici) che saranno resi noti solo dopo l’ufficializzazione con atti amministrativi e legali nelle sedi opportune e competenti.
Addirittura se da parte dell’amministrazione comunale vi era stata un’apertura, come previsto e richiesto dalla conferenza unificata, questa apertura sarà oltremodo rigida.
Ieri un primo incontro informale con alcuni esperti, con pareri di vari tipo, a cui seguiranno altri nei prossimi giorni, dopo alla nomina ulteriore di consulenti tecnici, scientifici e legali già individuati.
Allo stesso modo si sta preparando la partecipazione alla conferenza unificata del 9 aprile in merito alla centrale a turbogas.
Saranno sicuramente coinvolti, da parte delle amministrazioni di Sezze e Pontinia, entrambe invitate alla conferenza del 9 aprile, anche i vari esponenti di quello che ante Veltroni si chiamava centro sinistra, dai parlamentari locali, ai consiglieri regionali e, ovviamente, assessori e presidente della stessa Regione Lazio.
Al contrario nessuna notizia arriva dall’amministrazione provinciale che sembra non voglia dibattere l’argomento in sede di consiglio provinciale.
Saranno ovviamente interpellate anche le associazioni ambientaliste come organismi regionali e nazionali, alcuni dei quali hanno già ricevuto la documentazione e dato una disponibilità di massima.
Tutto come previsto.
Pontinia 27 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

giovedì 26 marzo 2009

A proposito delle centrali incompatibili

A proposito delle centrali incompatibili
Questa mattina nuovo incontro a Pontinia sull’argomento delle centrali incompatibili con il territorio, come dimostrano, tra l’altro gli studi dell’Enea (per il piano energetico regionale) e dell’Università di Roma (per il piano energetico provinciale).
Ma anche per come si sono espressi i comuni di Pontinia, Priverno, Sonnino, Sezze, Terracina, Roccasecca, Bassiano, Sermoneta, Sabaudia.
Se fossimo in uno stato federale o in presenza di un governo che promuove il federalismo i progetti sarebbero già stati rispediti al mittente.
Invece arrivano richieste milionarie a chi esprime il proprio parere, richiesto per legge, o a chi questa legge la applica.
E’ stata espressa solidarietà a queste persone chiamate, in modo singolare, a rispondere in proprio.
Così come la stessa solidarietà è stata espressa alle istituzioni che rappresentano.
Si tratta di un ricorso più volte annunciato, anzi già espresso in conferenza dei servizi prima ancora che questa si chiudesse nella fase preliminare, più volte ribadito sugli organi di informazione.
Anziché programmare, verificare normative (per esempio in materia di sicurezza del lavoro), piani, delibere ignorate sbandierandolo sugli organi di informazione (per esempio in materia di rumore), dialogare con il territorio e i suoi rappresentanti si preferiscono le aule dei tribunali.
Il tutto, spesso, con il silenzio delle istituzioni deputate, dei partiti, dei politici, dei rappresentanti del territorio in una sorte di apatia e indifferenza.
Il ricorso nulla ha aggiunto o tolto alle critiche già espresse e saranno opportunamente ribadite.
In attesa che progresso, innovazione, rispetto del territorio, rinascita dell’ascolto, del dibattito, del rispetto civile e sociale, in 3 parole della libertà, della democrazia e della politica ritornino ad essere protagoniste.
Pontinia 26 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

martedì 24 marzo 2009

aggiornamenti centrali elettriche Pontinia

Ieri mattina sono arrivati i suggerimenti al completamento del documento richiesto dalla conferenza unificata presso la segreteria della presidenza del consiglio dei ministri in merito al progetto della centrale a biomasse.
Il Sindaco deciderà se convocare un tavolo tecnico comunale oppure se collazionare la documentazione ricevuta e inoltrarla alla conferenza unificata.
Come è noto la relazione deve contenere gli elementi ostativi (tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità) nonchè le proposte alternative al progetto presentato.
Come sappiamo non solo il piano energetico provinciale non ritiene possibile alimentare la centrale a biomasse progettata prevedendo di arrivare solo a 5 MW a fronte dei 22 progettati. Ma lo stesso studio redatto dall'Enea e allegato al piano energetico regionale, prevede "sulla base delle misure contenute nel Piano di Sviluppo Regionale (PSR) è possibile destinare, entro il 2012, circa 8.500 ettari di SAU regionale alla produzione di colture arboree a ciclo breve con finalità energetica (filiera legno-energia). Si stima che da 8.500 ettari dedicati a tali produzioni saranno ottenute in media 85.000 t/anno di cippato in termini di sostanza secca." Questo smentisce gli ulteriori dati diffusi che se non c'è una quantità sufficiente in provincia di Latina questa sia possibile ricavarla nell'ambito
regionale nel raggio di 70 Km. La Ditta proponente stima necessarie 270 mila tonnellate, la Regione ne stima possibili appena il 31%.
I dati, guarda caso, continuano a non tornare.
Come attesa e preannunciata dal tavolo tecnico comunale è arrivata la convocazione della riunione conclusiva della conferenza dei servizi del progetto della centrale a turbogas AceaElectrabel Produzione Spa di Mazzocchio Pontinia per il giorno 9 aprile alle ore 10.30 presso la sala commissioni del VII piano della direzione generale del Ministero dello sviluppo economico - dipartimento per l'energia.
Questa sarà la riunione nella quale, come da dichiarazioni riportate dagli organi di informazioni attribuite al Presidente Piero Marrazzo, la Regione Lazio dovrebbe negare l'intesa.
Al più presto sarà convocato un tavolo tecnico comunale al quale saranno sicuramente invitati i soggetti che hanno presentato osservazioni (CIA, rete, Giorgio Libralato, avvocato Corrado de Angelis per conto Barcella Ivan, Previtali Isabella Claudia, Società agricola la fonte, Grotti Andrea, Battisti Giuseppe, Cappelli Anna Maria.
Giorgio Libralato

lunedì 23 marzo 2009

l'Acea asseta Bogotà

L'Acea (dello stesso gruppo sociale che vorrebbe costruire una centrale a turbogas a Mazzocchio nel comune di Pontinia) asseta Bogotà.
La notizia arriva mentre si conclude il forum mondiale di Istanbul sul problema dell'acqua.
Come le altre notizie precedenti inviate certamente non positive per questo gruppo sociale sarà completamente ignorata dagli organi di informazioni locale.
Giorgio Libralato

A Bogotà il servizio di acqua potabile è il più costoso del paese. -
Uno studio pubblicato dal periodico colombiano Portafolio afferma che tra 20 anni il 70% della popolazione colombiana (circa 31 milioni di persone) soffriranno della grave minaccia della mancanza di acqua. La mancanza di acqua, la perdita dei ghiacciai e dei boschi, l'erosione della terra e la contaminazione delle acqua esigono strategie per garantire un futuro migliore.

La prospettiva ambientale della Colombia tra 20 anni è apocalittica.
Il terzo paese con maggiore biodiversità del mondo e quello con il quarto indice più alto di offerta idrica del pianeta avrà il 70% della sua popolazione (quasi 31 milioni di persone) minacciata dalla mancanza d'acqua. Se la tendenza alla compromissione degli ecosistemi e i cambiamenti climatici continuano, per il 2050 la temperatura del paese salirà di 1 o 2 gradi. Questo significa che il 78% dei ghiacciai scomparirà così come il 56% dei paramos.

Questa situazione si aggraverà nel 2015 quando l'offerta idrica si ridurrà per la contaminazione, mentre la domanda di acqua potabile continuerà a salire” conclude il Rapporto Annuale sullo Stato Ambientale e delle Risorse Naturali in Colombia (2004).

In questo contesto dai primi anni 2000 si è rafforzato il processo di privatizzazione del servizio idrico in molte regioni del paese sotto la spinta del BID e della Banca Mondiale. Un rapporto di settore della Sovrintendenza dei Servizi Pubblici nel 2005 a più di 10 anni dalla legge 142 (che diede inizio al processo di privatizzazione dell'acqua nel 1994) mostra 206 imprese private che operano in 312 municipi e cinque milioni e mezzo di utenti urbani di cui il 75% devono essere
agevolati da forme di sussidio visto che quattro milioni vivono in condizioni di povertà.

Sono molti i cittadini che non hanno accesso al servizio acquedottistico e di fognature. E nei municipi che lo hanno, secondo la Defensoria del Pueplo, l'80% non ricevono acqua adatta al consumo umano.
La privatizzazione dell'acqua attraverso diverse modalità si è realizzata tra l'altro a Bogotà, Tocaima, Agua de Dios, Cúcuta, Neiva, Chía, Melgar, Maicao, Barranquilla, Cartagena, Santa Marta, Sincelejo, Corozal, Montería, Tunja, Girardot, Tuluá, Palmira, Puerto Colombia, Florencia y Soledad.

Un buon esempio del fallimento della privatizzazione è Bogotà. Nel 2002 è stato dato per concessione il servizio idrico della città di Bogotà all'impresa denominata Aguazul Bogotà i cui soci sono per il 51% Acea S.p.A., ex municipalizzata del Comune di Roma, per il 29% del Gruppo Emdepa e per il 20% del Gruppo Hydros). Dal 2002 il gestore non ha realizzato nessuno degli obiettivi previsti. La percentuale
dell'acqua dispersa è del 39%, quando l'obiettivo era il 30%, ha accumulato oltre un miliardo di pesos di debiti con una tariffa media per metro cubo che è la più cara del paese. Questo e l'eliminazione dei sussidi per le fasce protette, ha prodotto dal 2002 al 2005 un rialzo delle tariffe del 29% per la prima fascia, del 43% per la seconda e del 41% per la terza. Secondo lo stesso modello nel 1997 si
è venduto l'impianto di depurazione di Tibitoc alla Vivendì.
Un numero medio annuale di 236.754 di utenti di Bogotà, tra il 1998 e il 2005 hanno visto sospendersi il servizio. Queste politiche non hanno nemmeno portato ad un miglioramento nel bilancio e del patrimonio dell'impresa, che infatti è diminuito del 11%, i costi sono aumentati del 24% e i passivi in percentuale uguale.

Agli utenti del servizio idrico di Bogotà costa molto di più ogni metro cubo di acqua che consumano al confronto con le tariffe di altre capitali del mondo come Santiago de Chile, Quito, Lima o Madrid.
Mentre ad un utente dell'impresa di Acquedotto e Fognature di Bogotà un metro cubo di acqua costa 1.816 pesos, in altre città come Cali lo stesso volume di acqua ha un prezzo di 992,8 pesos, a Medellin 938, a Barranquilla 1.207, a Cartagena 1.312 pesos, a Cùcuta 845 e a Bucaramanga, 829 pesos.

Il prezzo dell'acqua di Bogotà supera quello di altre capitali internazionali come Santiago del Cile: costa l'equivalente di 1.129 pesos, a Quito 633 pesos, a Lima 1.129 pesos e a Madrid oscilla tra 875 e 1.458 pesos. Davanti a questa drammatica situazione le autorità nazionali continuano a chiedere maggiori rialzi delle tariffe e più privatizzazioni, come suggerisce la Banca Mondiale (come nei documenti Conpes 3383 del 2005 e 3463 del 2007).

E chi ci guadagna sui rialzi della tariffa è l'ex municipalizzata ancora con il 51% delle azioni in mano al Comune di Roma (e partecipazioni azionarie della Suez e di Caltagirone) che di fatto si rende responsabile della negazione dell'accesso all'acqua ai cittadini di Bogotà in un paese che da anni soffre per una guerra armata ma anche sociale ed economica senza pari nel mondo. Né i cittadini di Roma né il Consiglio Comunale della città sono stati consultati sulla scelta strategica di avere in gestione il servizio idrico nella capitale colombiana. E un'azienda nata per assicurare i servizi basici ai cittadini romani oggi fa affari sulla pelle di migliaia di persone nei sud del mondo.
Intanto in Colombia un referendum di iniziativa popolare ha raccolto 2.066.922 firme per ripubblicizzare il servizio idrico in tutto il paese.

In questi giorni una forte mobilitazione ha attraversato tutta la Colombia e si è conclusa con una manifestazione che ha riempito le strade di Bogotà per chiedere al Parlamento di realizzare il referendum e rispettare le firme raccolte.
Una delle iniziative di questi giorni si è tenuta proprio nelle sale dell'acquedotto di Bogotà che rimane l'esempio peggiore della privatizzazione in Colombia. E lì il socio privato di maggioranza è tutto italiano, anzi, romano.

Sara Vegni

A Sud
http://www.asud.net/index.php?option=com_content&view=article&id=478%3Alacea
-asseta-bogota&catid=7%3Amondo&Itemid=6&lang=it

domenica 22 marzo 2009

Un'altra settimana senza consiglio provinciale sulle centrali a turbogas

Un'altra settimana senza consiglio provinciale sulle centrali a turbogas
E’ dal 16 febbraio (35 giorni) che si aspetta lo svolgimento del
consiglio provinciale di Latina già convocato per 2 volte e per 2
volte andato deserto per mancanza dei gruppi consiliari di maggioranza
che hanno fatto mancare il numero legale.
Chissà se da qui alla fine del mandato elettorale (giugno 09) ci sarà
il tempo di dibattere l’argomento e di prendere una posizione diversa
dai proclami elettorali verso la difesa e quindi la programmazione del
territorio, in favore dell’autonomia locale contro gli impianti
sgraditi.
Il rischio è che ci sia (sempre che l’argomento venga affrontato) solo
una serie di dichiarazioni di principio o politiche che poi non possa
essere incisiva amministrativamente.
E’ facile a livello locale dire che la colpa è degli altri livelli
(specie quando la maggioranza politica è diversa) amministrativa e poi
quando il compito spetta all’interessato rinviare la decisione,
esattamente come fanno altri livelli poi criticati.
La prossima campagna elettorale si spera diventi anche momento di
confronto sui problemi locali, sulle proposte, sulla gestione
provinciale del territorio, quindi economici, infrastrutturali,
culturali, sanitari, ambientali, per essere chiari tra quali
schieramenti i cittadini possono scegliere.
Cioè sapere chi privilegia le aziende private a danno delle
popolazioni, della comunità e del bene comune.
Ma forse ne riparleremo tra altri 5 anni alla prossima campagna elettorale
I cittadini di Aprilia e Pontinia, città sulle quali grava il pericolo
delle 2 centrali a turbogas, hanno imparato a difendersi da soli,
anche da coloro che li dovrebbero
Pontinia 21 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

rinviato accesso per i danni da inquinamento

Rinviato a data da destinarsi il sopralluogo per i danni da inquinamento presso azienda all'interno del nucleo industriale di Mazzocchio.

sabato 21 marzo 2009

Messa in sicurezza dell’incrocio tra via Migliara 48 e la via

Messa in sicurezza dell’incrocio tra via Migliara 48 e la via
Lungobotte/via della Striscia
Da anni segnalo la pericolosità delle strade in generale e degli
incroci in particolare visto l’alto numero di incidenti che si
ripetono sempre sugli stessi siti.
Altri stati nella loro normativa prevedono che se si continuano a
ripetere incidenti mortali sullo stesso punto la responsabilità civile
e penale ricade sugli amministratori, con l’arresto.
In Italia questo non succederà mai, come con estrema lentezza si
procede a sostituire incroci a raso, anche con semafori, con
rotatorie, illuminare e segnalare opportunamente i pericoli,
effettuare una corretta manutenzione della sede stradale, allargare
ponti, strettoie ed opere d’arte.
A Pontinia quattro anni fa nel programma triennale
dell’amministrazione provinciale di Latina erano state inserite 2
rotatorie di cui non si contano denunce, segnalazioni, sottoscrizioni,
lamentele, cioè di Borgo Pasubio e Casal Traiano.
Due anni fa un ex partito (durato nemmeno lo spazio di una
generazione) An in campagna elettorale (guarda caso) annunciava come
imminente la realizzazione delle rotatorie.
Come se fosse un merito e non un obbligo la messa in sicurezza delle
strade da parte degli amministratori ad essa deputati.
Il comune di Pontinia con la delibera di giunta n. 54 del 10/03/2009
ha approvato lo studio di fattibilità per la messa in sicurezza tra
via Migliara 48 e via della Striscia con la realizzazione di mini
rotatorie, su strade prima di competenza provinciale.
E’ certamente un buon segnale proprio nel senso della messa in
sicurezza che speriamo prima o poi sarà seguito anche da altre
amministrazioni competenti evidentemente distratte.
Pontinia 21 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

DELIBERA DI GIUNTA
54
10/03/2009
APPROVAZIONE STUDIO DI FATTIBILITA'/PROGETTO PRELIMINARE INTERVENTO
PER LA MESSA IN SICUREZZA INCROCIO STRADALE: STRADE COMUNALI VIA
MIGLIARA 48 E VIA DELLA STRISCIA CON LA REALIZZAZIONE DI MINI
ROTATORIA.

LA GIUNTA COMUNALE
VISTA la deliberazione della Giunta Regionale del Lazio 6 febbraio
2009, n. 57 ad oggetto: “Attuazione dell’art. 23 della L.R. 24
dicembre 2008, n. 31. Promozione avviso pubblico per acquisire
proposte da parte degli enti locali, municipali e circoscrizioni, al
fine di definire un programma straordinario regionale di interventi” –
pubblicata sul BURL n. 6 – parte terza – in data 14.02.2009, dalla
quale, tra l’altro, emerge che il suddetto programma regionale sarà
attuato con la concessione di un contributo regionale compreso tra i
50 mila euro, minimo, per ogni singola proposta, ed un massimo
complessivo per l’insieme delle proposte presentate, definito in base
alla popolazione residente, secondo le fasce demografiche della
rilevazione ISTAT 2007:
a) Fino a 1000 abitanti, euro 150.000,00;
b) Tra 1001 e 3000 abitanti, euro 200.000,00;
c) Tra 3001 e 6000 abitanti, euro 250.000,00;
d) Tra 6001 e 15.000 abitanti, euro 350.000,00;
e) Tra 15.001 e 45.000 abitanti, euro 600.000,00;
f) Sopra i 45.000 abitanti, euro 700.000,00;

ATTESO che con la predetta deliberazione della Giunta Regionale Lazio
6 febbraio 2009, n. 57, è stato deliberato di dare attuazione a quanto
previsto dall’art. 23 della L.R. 24 dicembre 2008, n. 31 attraverso
l’emanazione di un Avviso pubblico (Allegato A) facente parte
integrante della medesima deliberazione della Giunta Regionale Lazio 6
febbraio 2009, n. 57;

ATTESO che il Comune di Pontinia può chiedere in funzione dei propri
abitanti proposte di interventi fino a raggiungere la somma di €
350.000,00 (Comune tra 3001 e 6000 abitanti, euro 350.000,00);

VISTO lo studio di fattibilità/progetto preliminare – intervento per
la messa in sicurezza incrocio stradale: strade comunali via Migliara
48 e via della Striscia con la realizzazione di una mini rotatoria,
redatto dal Settore LL.PP. in data 06.032009, nelle seguenti
risultanze finali:
QUADRO ECONOMICO DI SPESA
A) LAVORI A BASE D’ASTA € 36.000,00
di cui € 1.575,00 per oneri relativi alla sicurezza di
cantiere non soggetti a ribasso d’asta (art. 131 D.Lgs. 163/2006).
B) SOMME A DISPOSIZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE:
1 Per imprevisti + IVA 20% € 991,00
2 IVA 20% sui lavori € 7.200,00
3 Per S.G. (progettazione, D.L., contabilità,
Certificato di regolare esecuzione, collaudo,
Calcoli strutturali ecc.) € 6.500,00
4 CNPAIA 2% € 130,00
5 IVA 20% sulle S.G. e CNPAIA € 1.326,00
6 Incentivi art. 92 D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. € 450,00
Sommano € 16.597,00 € 16.597,00
TOTALE GENERALE € 52.597,00
costituito dai seguenti documenti:
-relazione tecnica e quadro economico di spesa;
-computo metrico estimativo;
-elaborato grafico;

ATTESO per quanto precede di dover approvare il suddetto studio di
fattibilità/progetto preliminare e di dover chiedere ai sensi
dell’art. 23 della L.R. 24 dicembre 2008, n. 31 il contributo
regionale di € 52.597,00, necessario per i lavori di cui sopra, alla
Regione Lazio – Assessorato Bilancio, programmazione
economica-finanziaria e Partecipazione, Direzione regionale
Programmazione Economica Area 3°/04 – Piazza Oderico da Pordenone, 15
-00145- Roma;

VISTO il D.P.R. 554/1999;
VISTO il D.P.R. n. 34/2000;
VISTO il bilancio del corrente esercizio finanziario in fase di elaborazione;
VISTO il D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.;
VITO il D.Lgs. 152/2008;
VISTO il D.M. 37/08 (ex Legge 46/90);
VISTA la deliberazione della Giunta Regionale del Lazio 6 febbraio 2009, n. 57;
VISTO l’art. 23 della L.R. 24.12.2008, n. 31;
VISTO il D.Lgs. 267/2000;

DELIBERA

1)DI PRENDERE ATTO di quanto in premessa meglio rappresentato;

2)DI APPROVARE lo studio di fattibilità/progetto preliminare –
intervento per la messa in sicurezza incrocio stradale: strade
comunali via Migliara 48 e via della Striscia con la realizzazione di
una mini rotatoria, redatto dal Settore LL.PP. in data 06.032009,
nelle seguenti risultanze finali:
QUADRO ECONOMICO DI SPESA
A) LAVORI A BASE D’ASTA € 36.000,00
di cui € 1.575,00 per oneri relativi alla sicurezza di
cantiere non soggetti a ribasso d’asta (art. 131 D.Lgs. 163/2006).
B) SOMME A DISPOSIZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE:
1 Per imprevisti + IVA 20% € 991,00
2 IVA 20% sui lavori € 7.200,00
3 Per S.G. (progettazione, D.L., contabilità,
Certificato di regolare esecuzione, collaudo,
Calcoli strutturali ecc.) € 6.500,00
4 CNPAIA 2% € 130,00
5 IVA 20% sulle S.G. e CNPAIA € 1.326,00
6 Incentivi art. 92 D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. € 450,00
Sommano € 16.597,00 € 16.597,00
TOTALE GENERALE € 52.597,00
costituito dai seguenti documenti:
-relazione tecnica e quadro economico di spesa;
-computo metrico estimativo;
-elaborato grafico;

3)DI DEMANDARE al Sindaco quale Legale Rappresentante del Comune di
Pontinia di richiedere ai sensi dell’art. 23 della L.R. 24 dicembre
2008, n. 31 il contributo regionale di € 52.597,00, necessario per i
lavori di cui sopra, alla Regione Lazio – Assessorato Bilancio,
programmazione economica-finanziaria e Partecipazione, Direzione
regionale Programmazione Economica Area 3°/04 – Piazza Oderico da
Pordenone, 15 -00145- Roma;

4)DI DEMANDARE sin da ora al Responsabile del Settore LL.PP. tutti gli
altri adempimenti di rito e consequenziali relativi all’affidamento ed
alla esecuzione dei lavori di che trattasi previa procedura di gara di
appalto (procedura aperta o procedura negoziata) nel rispetto del
D.Lgs. 163/2006 e successive modificazioni e integrazioni, con
successivo perfezionamento dell’obbligazione di spesa verso terzi
(contratto di appalto).
LA GIUNTA COMUNALE
DELIBERA
di dichiarare la presente deliberazione immediatamente eseguibile ai
sensi dell’art. 134, comma 4, del D.Lgs. 267/2000.

venerdì 20 marzo 2009

L’agricoltura, i problemi del latte e degli immigrati

L’agricoltura, i problemi del latte e degli immigrati
In questi giorni alcune notizie relative all’agricoltura locale hanno attirato l’attenzione dei cittadini.
Ieri il servizio del TG3 regionale parlava favorevolmente e con enfasi dell’accordo provinciale che consentiva ai titolari dei caseifici di trattare direttamente con i produttori del latte.
Questo secondo il giornalista, avrebbe favorito la qualità, la riduzione della produzione del latte bufalino in eccesso, la diminuzione del costo di produzione locale per competere con quello proveniente dall’estero, in particolare dalla Germania e favorito i produttori del latte di qualità.
Forse per mancanza di tempo questi concetti non sono stati spiegati perché non è automatico che la trattazione privata, al posto di quella collettiva, migliori i rapporti e la qualità.
Notoriamente dividere l’altro fronte (i singoli produttori) consente agli imprenditori di avere gioco facile nella trattativa con il soggetto più debole (il produttore) e non è detto che il prezzo migliore venga concesso a chi produce il latte migliore al posto di chi magari usa protesta e polemica.
Sembra un concetto che attribuiscono agli imperatori romani, a certa parte politica (dividi et impera), ma è anche l’esatto contrario di quanto emerso in tanti dibattiti, studi, convegni sull’argomento quando i produttori e operatori del mondo agricolo locali evidenziavano proprio nella loro frammentarietà la loro debolezza.
Al contrario citavano zone dove la cooperazione ha prodotto risultati nettamente migliori sia per il trattamento economico, ma soprattutto per la qualità.
Altro argomento ricorrente quello degli immigrati, che da un lato consentono alle aziende locali di mantenere prezzi di produzione più bassi, dall’altro quello di consentire una produzione ed un lavoro che gli italiani rifiutano da decenni.
Ogni tanto si legge di sfruttamento di lavoratori clandestini oppure di condizioni non idonee di “abitazioni” a loro assegnate.
Anche questa è una situazione che non si capisce perché ci sono 2 soggetti facilmente coinvolgibili per evitare sfruttamenti e condizioni di degrado e qualche volta coincidono, i datori di lavoro e i proprietari degli alloggi che danno in locazione agli immigrati.
Il controllo è semplice in base agli uffici pubblici, ma basta seguire le biciclette di questi lavoratori qualora uno qualsiasi degli enti interessati volesse controllare la situazione.
Quello del trasporto è un altro problema visto che, specialmente nei mesi invernali, questi lavoratori per essere presenti su l posto di lavoro un numero maggiore di ore viaggiano sia all’andata che al ritorno durante il buio spesso senza o con scorsa visibilità e illuminazione.
Alcuni comuni hanno scelto una normativa urbanistica che favorisce le installazioni temporanee e stagionale di questi lavoratori consentendo, da un lato, di evitare il problema del traffico e dall’altro migliorando le condizioni igieniche delle abitazioni.
Comuni e amministratori anche provinciali della destra hanno adottato queste misure che, stranamente, a Pontinia la stessa parte politica, la destra, invece è contraria, ma che ignora altrove.
Solito fenomeno da ultras se il giocatore della tua squadra fa un fallaccio è giustificato, se l’avversario fa un fallo giustificato dal gioco in corso è invece da espellere e da rigore.
Ma è anomalo anche che la scelta provinciale di dividere la contrattazioni non abbia trovato il parere contrario dei sindacati, né quello dei politici che, prima di Veltroni, rappresentavano il centro sinistra a contrastare un concetto (che piace al giornalista del TG3) che, ai tempi dei comunisti, veniva definito “capitalista” o di destra.
Pontinia 19 marzo 2009 Giorgio Libralato

giovedì 19 marzo 2009

Mi fa schifo quello che faccio. Sono disperato

Mi fa schifo quello che faccio. Sono disperato
http://www.corriere.it/politica/09_marzo_17/teatro_berlusconi_masaniello_df33ea70-133f-11de-8994-00144f02aabc.shtml

mercoledì 18 marzo 2009

Arriva la conferenza unificata sulle biomasse

Arriva la conferenza unificata sulle biomasse
Come previsto dal tavolo tecnico comunale, è arrivata la convocazione per la conferenza unificata che dovrà esaminare il progetto della centrale a biomasse (vedere http://pontiniaecologia.blogspot.com/2009/03/blog-post.html).
E’ la conseguenza, come più volte scritto, ancora a smentire interpretazioni fantasiose non attinenti alla normativa, alla procedura e a quanto emerso durante lo svolgimento della conferenza AIA-IPPC promossa dall’Amministrazione provinciale di Latina.
Difatti molte delle osservazioni fin dalla conferenza del 30 agosto 2007 (un anno e mezzo fa) relative a dati non attuali, quindi non attendibili, oppure a siti lontani anche 30 km da quello di progetto, mancanza di definizione di fasi di lavoro, interventi in favore della sicurezza ancora non hanno trovato alcuna risposta nella documentazione trasmessa al comune di Pontinia.
Senza contare che nessuna delle VIA, contiene gli elementi di influenza ed effetti da una centrale (a turbogas) all’altra (a biomasse) e viceversa, né è stato effettuato alcuno studio sugli scenari in caso di incidente rilevante, tra le 2 centrali, tra le centrali e l’impianto di compostaggio, tra le centrali e le aziende già presenti nell’area del consorzio industriale soggette alla Direttiva Seveso.
Chi pensava che senza il rispetto dei presupposti normativi, di legge, di programmazione territoriale si potesse comunque andare avanti non credeva, forse, che la legge è un obbligo e non un consiglio.
Rimangono sul piatto e tutte da chiarire una serie di domande alle quali non si è trovata una risposta valida in merito alla convenienza dell’impianto e della compatibilità dello stesso con l’economia locale.
Gli impianti di incenerimento, qual è quello a biomasse, producono benzene, furani, nanoparticelle, diossina con grave danno a tutti gli organismi viventi compromettendo l’ambiente.
Né c’è stata alcuna risposta precauzionale alla situazione grave accertata tecnicamente (anche se qualcuno nonostante l’evidenza afferma il contrario) in merito alle statistiche delle malattie e dei tumori nell’apparato respiratorio che sicuramente sarebbe aggravato dall’impianto.
Anche le notizie che arrivano da altre centrali, quali Bando d’Argenta non inducono all’ottimismo posto che dopo 7 anni dall’avvio dell’impianto sono stati sottoscritti contratti per la fornitura solo di 1/10 della biomassa necessaria.
Anche il processo relativo alla stessa centrale dimostra problemi purtroppo ricorrenti per impianti, centrali, inceneritori come la cronaca di questi giorni è purtroppo densa.
Il tutto tralasciando di dire (si sa l’informazione non sempre è completa) del piano energetico provinciale che stima una potenzialità di bruciare biomasse (ammessa la disponibilità della stessa, l’accordo con i proprietari, la facilità del raccolto, la convenienza economica) fino a 5 MW, cioè meno di ¼ della potenzialità prevista.
Ma proprio l’informazione incompleta dimentica di citare la centrale di Cisterna di Latina che già brucia biomasse per una capacità di 10 MW, cioè già oggi il doppio della potenzialità dell’intera provincia di Latina.
Senza contare tutte le altri centrali a biomasse i cui progetti ricorrono nella località più disparate, da Latina, ad Anzio, Nettuno, Aprilia, alla Valle del Sacco.
Tornando a quella di Pontinia, come detto, la notizia della richiesta di informazioni, conoscendo la normativa, era attesa e su questa si sta lavorando per rispondere puntualmente come è stato fatto ogni volta.
Certi che la legge, a meno che non venga cambiata in corsa, stando la situazione della documentazione ad oggi inoltrata al comune di Pontinia, non consente il rilascio dell’autorizzazione.
Pontinia 18 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

lunedì 16 marzo 2009

l'ora della terra

http://www.wwf.it/oradellaterra/
Il 28 marzo, dalle 20,30 alle 21,30 sarà l’ Ora della Terra – Earth Hour.
In tutto il mondo grandi città con i loro monumenti, piccoli comuni, aziende e singoli cittadini nelle loro case spegneranno le luci. Un gesto semplice, per accendere un messaggio che risuonerà in ogni angolo del Pianeta. Aderisci >>

Partita da Sydney nel 2007, Earth Hour - l’ Ora della Terra ha contagiato 370 città e 50 milioni di persone nel 2008 con spegnimenti che hanno coinvolto il mondo a ogni latitudine dalle isole Fiji a San Francisco, passando per Manila, Bangkok, Roma, Copenaghen, Toronto, Chicago, New York.

Per il 2009 l’ambizione è grandissima e si mira a coinvolgere un miliardo di persone e più di 1000 città. Si spegneranno icone mondiali come la Tour Eiffel, il Colosseo, le Cascate del Niagara, le piccole isole Chatham nel Pacifico e il più alto grattacielo del mondo il Taipei 101 in Cina. Guarda la lista con tutte le città. Conferma che ci sarai anche tu, partecipa all'Ora della Terra – Erth Hour 2009! Spegni le luci in casa per 60 minuti, servirà a chiedere ai grandi della Terra di agire contro i cambiamenti climatici.

domenica 15 marzo 2009

Le biomasse hanno le gambe corte

Le biomasse hanno le gambe corte
Ogni tanto arriva qualcuno che ci vorrebbe rifilare un pacco, convincendoci in mille maniere dell’ affare”.
Una decina di anni fa una giunta regionale di sinistra, (correggetemi se sbaglio) assessore all’ambiente proveniente da legambiente e dai verdi ha fatto installare due inceneritori illustrandone le meraviglie.
La storia poi ci ha insegnato com’è andata, le analisi e le indagini svolte e/o in corso ci hanno riportato nella realtà.
Insieme alle tante malattie della gente che ha la fortuna di convivere con diossina, metalli pesanti, nanoparticelle.
Qualcuno oggi ci decanta le meraviglie dell’ennesimo inceneritore, che per renderlo più bello, viene chiamato “biomasse”, peccato che anch’esso indagini epidemiologiche, studi, analisi confermano che, come altri bruciatori, emette diossina, nanoparticelle ed altre schifezze varie.
Che non solo provocano malattie ma non sono biodegradabili e rimangono sulle verdure, sulla frutta, su qualsiasi raccolto pronto ad essere consumato da uomo o animale che sia.
Con i risultati che sappiamo.
Una delle tesi assertite a favore dell’ennesimo miracolo italiano è quello della disponibilità di biomasse, come se fosse un obbligo bruciare quello che c’è disponibile in natura, come se la natura, prima di questi “scienziati juke box” non avesse inventato un metodo naturale di uso o se preferite di riciclo.
La natura è bio non un bruciatore.
Rimanendo alla disponibilità delle biomasse l’amministrazione provinciale di Latina ha pensato bene di far precedere il piano energetico competente da uno studio dell’Università per capire disponibilità e necessità, cioè per avere una fotografia
dell’esistente e del possibile.
Questo ha evidenziato la disponibilità per i piromani o bruciatori che siano di disporre di una quantità di legna o biomasse per alimentare, in provincia di Latina, una centrale di 5 MW.
Un’azienda ne ha proposto la realizzazione per 22 MW, quindi 4,5 volte le disponibilità dell’intera provincia, qualora fosse così folle da incenerirle tutte.
Un altro studio, questa volta condotto da Legambiente a proposito dei Comuni Rinnovabili, pubblicato su
http://www.legambiente.eu/documenti/2009/0206_comuniRinnovabili/RapportoComuniRinnovabili2009ok1.pdf,
ci spiega che in provincia di Latina c’è già una centrale a biomasse a Cisterna.
Questa centrale produce 10 MW, quindi il doppio della capacità provinciale.
Sommata alla capacità della centrale proposta, di 22 MW, diventerebbe di 32 MW, cioè pari a 6,4 le disponibilità della provincia.
Questi dati, come spesso accade, passano sotto silenzio o mascherati da altri.
Ripenso alle parole di H.Verbitsky “Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto”.
I conti, come spesso succede negli affari, non tornano.
Chi mi spiega dov’è l’errore?
Pontinia 14 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

sabato 14 marzo 2009

Marrazzo e le timide speranze contro gli impianti inquinanti

Marrazzo e le timide speranze contro gli impianti inquinanti
L’intervento del presidente della Regione Lazio, in merito alla
centrale a turbogas di Aprilia, riapre timide speranze dopo un lungo
silenzio ed una lunga attesa anche per scongiurare il pericolo di
quella di Mazzocchio a Pontinia.
“Nuove garanzie a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini di
Campo di Carne”.
“Il presidente della Regione ha inviato tre lettere alla Direzione
Regionale Ambiente, al dipartimento epidemiologico della Asl Rm E e
alla Sorgenia, chiedendo approfondimenti sull’iter procedurale e
l’impatto su cittadini e ambiente.”
“disporre, di concerto con l’Arpa Lazio, un programma di valutazione
epidemiologica dello stato di salute della popolazione”,
“necessità di verificare la congruità del pronunciamento di
compatibilità ambientale sul progetto dell’impianto, reso dall’Area
Valutazione d’Impatto Ambientale e Danno Ambientale della Regione sul
progetto dell’impianto di produzione di energia elettrica a ciclo
combinato”
Queste alcune delle note delle agenzie in merito all’intervento dovuto
e atteso del presidente della Regione Lazio che ha promesso anche al
sindaco di Pontinia l’opposizione al progetto particolarmente
sgradito.
Le stesse osservazioni per la centrale di Aprilia, valgono per quella
prevista a Mazzocchio, visto l’insieme di errori procedurali, le
superficialità emerse, i dati non attendibili oppure storicamente
troppo vecchi, le analisi, gli studi, i dati progettuali sbagliati o
insufficienti.
Per non parlare dell’errore evidente di progettazione sia del gasdotto
che dell’elettrodotto.
Poi non hanno mai trovato risposta le giuste osservazioni
dell’amministrazione provinciale di Latina, come del comando dei
Vigili del Fuoco sia per il singolo progetto (turbogas e biomasse),
sia per la somma dell’impatto ambientale, territoriale e di sicurezza
notevole.
Un’altra notizia che arriva dalla Regione Lazio merita attenzione
sempre per la situazione di Mazzocchio, quella della bonifica di 42
aree inquinate.
Le notizie di cronaca ricordano l’interramento di fusti tossici,
quando Bonelli, appena nominato assessore regionale all’ambiente era
venuto a Pontinia gli era stato ricordato il problema e il pericolo di
una nuova Valle del Sacco.
Nel tempo poi, la situazione, sempre stando alle notizie di cronaca
non sembra migliorata aggravata dal degrado della zona dei Gricilli,
noto alla Regione Lazio fin dal 1990.
Intanto continua la richiesta di documenti in merito alla
realizzazione delle 2 centrali di Mazzocchio (turbogas e biomasse) e
continua il paziente lavoro di opposizione ai progetti inquinanti e
degradanti.
Come sempre le persone di buona volontà sono all’opera per produrre
atti e documenti.
Del consiglio provinciale sulle centrali dannose e sgradite alla
stessa amministrazione si è persa notizia, è difficile passare dalle
affermazioni libere e dai proclami ai fatti e agli atti
amministrativi.
Pontinia 14 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

Rifiuti, dalla Regione 22 milioni per bonifica 42 aree inquinate
13/03/09 - Parte dalla Regione Lazio un piano di bonifica e recupero
di 42 siti inquinati. Un programma da 22 milioni di euro in tre anni,
che la giunta guidata da Piero Marrazzo, metterà a disposizione per
intervenire nelle zone inquinate presenti nel Lazio, anche d’interesse
nazionale, individuati dal ministero competente. Il piano prevede,
inoltre, 6 milioni per la bonifica delle zone della Valle del Sacco.
Si tratta del recupero principalmente di siti industriali dismessi e
dei terreni contaminati da vecchie discariche e gli interventi
prevedono il trattamento e la rimozione dei materiali inquinanti e il
riutilizzo del suolo sottoposto a bonifica.

“Questo monitoraggio - ha spiegato il governatore Piero Marrazzo -
farà di noi una Regione modello. Il Lazio sarà, dopo l'Emilia Romagna,
la seconda regione d'Italia ad avere un monitoraggio di tutti i siti
ambientali a rischio o che svolgono un'attività ordinaria nella
gestione dei rifiuti".

"Non ci accontentiamo del livello di controllo che e' stato fatto
finora - ha osservato l'assessore all'Ambiente, Filiberto Zaratti - ma
vogliamo dotarci di strumenti sempre più stringenti".
www.regione.lazio.it

venerdì 13 marzo 2009

biomasse 10 MW prodotti a Cisterna

Il Nuovo Territorio http://www.parvapolis.it/ilterritorio120309.pdf
Biomasse, la città vola al 19esimo posto in Italia
Indagine di Legambiente. L’assessore all’Ambiente Damiani: «Si può fare di più»
D.D.Gisterna di Latina al diciannovesimo posto in Italia per sfruttamento di biomasse e combustione di rifiuti. La notizia è contenuta nell’indagine condotta da
Legambiente dal nome Comuni rinnovabili 2009” dove la Regione Lazio è la seconda in Italia per l’utilizzo di queste energie alternative. Il merito per questo posizionamento va a Cisterna di Latina che produce 10 Mega watt da biomassa e 5,556
Mega watt w da biogas ed è la diciannovesima città italiana in una classifica che vede in vetta un comune del cosentino con 41 Mw»
“Il sole 24 ore” ha ricavato un serio confronto con i dati rilevati nel 2007, evidenziando come anche il fotovoltaico sia cresciuto in tutto il Lazio.
In questo periodo non si fa altro che parlare di ricorso al nucleare quando, proprio nei territori locali, esiste un sistema “virtuoso” che non va assolutamente abbandonato anzi, va potenziato e usato come modello da portare come simbolo di “rispetto per l’ambiente”. Certo, lo veniamo a scoprire sempre dagli altri, quello che di buono c’è sul territorio di Cisterna ma, meglio che niente. Le fonti di energia da biomassa sono sostanze di origine animale e vegetale, non fossili, che possono essere usate come combustibili per la produzione di energia. La legna, è una
delle fonti, per esempio che, non necessita di subire ulteriori trattamenti; mentre gli scarti vegetali o i rifiuti urbani devono essere processate attraverso un “digestore” Nel rapporto analizzato dal Sole 24 ore, Cisterna ha anche a disposizione del biogas ma, di che cosa si tratta?Oltre ai vegetali coltivati, anche i rifiuti vegetali e liquami di origine animale possono essere sottoposti a “digestione” o alla così detta “fermentazione”anaerobica (cioè in assenza di ossigeno). La biomassa viene chiusa in un digestore nel quale si sviluppano micro organismi e, attraverso la fermentazione dei rifiuti formano il cosiddetto biogas.
Dopo il trattamento depurativo,
questo può essere usato come carburante, combustibile per il riscaldamento e per la produzione di energia elettrica. Anche dai rifiuti raccolti nelle città si può ricavare energia e, questo oltre ad essere un buon metodo di smaltimento dei rifiuti,
perché non finiscono in discarica, diminuisce anche l’ uso di energia proveniente da fonti cosi dette: non rinnovabili (petrolio). L’assessore Alvaro Damiani aveva rilanciato nei giorni scorsi: E' necessario conoscere, in questa fase, quale è il piano energetico in Provincia di Latina, per poter procedere alla creazione dell'autosufficienza locale e provinciale, attraverso il solo utilizzo delle fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico).
Il mio obiettivo è quello di far diventare, attraverso queste risorse, Cisterna autosufficiente, producendo energia pulita. Per quanto riguarda la zona dove potremmo produrre da fonti alternative, credo che ci si debba orientare tra Olmobello e Borgo Montello, soprattutto su quest'ultimo perché si prenderebbe il vento che proviene dal mare”.
Speriamo si avveri.

biomasse, richiesta di chiarimenti

Il Ministero ha richiesto chiarimenti all'amministrazione provinciale di Latina e al comune di Pontinia in merito alla bocciatura del progetto della centrale a biomasse.
Lunedi, penso, di avere maggiori informazioni in merito.

giovedì 12 marzo 2009

Le centrali, il ministro e il partito che non c’è più

Le centrali, il ministro e il partito che non c’è più
Il nucleare bisogna farlo, saranno i tecnici a decidere, quindi non
esclude Latina come ubicazione della nuova centrale, così nelle
interviste del ministro in questi giorni a Latina e dintorni.
A Pontinia lo conoscono bene è il ministro (quando si occupava di
ambiente come oggi di infrastrutture) ha firmato, insieme a un
ministro dell’udc, il 5 dicembre 2005 il via della centrale a turbogas
di Pontinia.
La stessa via tanto criticata in consiglio comunale, nei comunicati
stampa, nelle assemblee e manifestazioni varie proprio da esponenti di
AN, come dell’UDC.
Anzi è stato annunciato l’interessamento del sottosegretario
all’ambiente di AN per impedire la realizzazione della turbogas.
Quanti esponenti di AN di Pontinia, che pubblicamente si battono
contro la turbogas, avranno approfittato della sua venuta a Latina per
ricordargli l’errore commesso?
Le cronache non ne parlano.
Magari sono gli stessi esponenti che sono favorevoli o contrari a
progetti come il centro commerciale a seconda dei momenti e della
platea.
Oppure, come per le biomasse, prima favorevoli, poi contrari, anche in
consiglio comunale, poi di nuovo favorevoli.
Oggi, riguardo le centrali a turbogas e a biomasse favorevoli o
contrari ? e domani? E in campagna elettorale? Quante volte ancora
cambieranno idea?

Giorgio Libralato

mercoledì 11 marzo 2009

Pontinia è in Europa o in Papuasia?

La comunità europea continua a fissare obiettivi di riduzione delle
emissioni, per migliorare la qualità dell'aria e dell'acqua, per
prevenire il continuo aumento delle malattie dovute all'inquinamento,
a fissare limiti sulle nanoparticelle.
Pontinia evidentemente è in Papuasia, visto che nessuno propone di
diminuire le forti emissioni (al di sopra della media tollerabile e
della media provinciale e regionale), nè la più alta percentuale di
tumori femminili dell'apparato respiratorio delle donne nel Lazio o
dei tumori nel distretto che comprende anche Pontinia della provincia.
Anzi fenomeno dei fenomeni, si propone di aumentarle ulteriormente con
industrie che hanno un impatto rilevante e sopratutto con 2 centrali 2
a 200 metri di distanza una dall'altra a turbogas e a biomasse che
producono nanoparticelle, diossina e schifezze varie che alla salute
bene non fanno.
In qualche caso senza nemmeno valutare la produzione di nano
particelle o con dati sulle condizioni climatiche, atmosferiche delle
emissioni che sono "aggiornate" (Pontinia non è in Europa) almeno a 5
anni fa se non agli anni 1970.
Ma alla Asl di Latina, all'amministrazione provinciale non è nemmeno
arrivato il decreto legislativo 81 reso pubblico il 1 maggio 2008
visto che a settembre 2008 l'azienda che propone le biomasse dimostra
di non conoscerlo nell'apposito documento sulla sicurezza (si fa per
dire) e che nè la Asl, nè l'amministrazione provinciale lo notano.
Pontinia e Latina non sono nemmeno in Italia.
Pontinia 11 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

AMBIENTE:PARLAMENTO UE,LIMITI STRINGENTI EMISSIONI INDUSTRIE
(ANSA) - BRUXELLES, 10 MAR - Dall'Ue arrivano limiti piu' stringenti
per le emissioni inquinanti delle imprese. Il Parlamento europeo, con
402 voti favorevoli, 184 contrari e 54 astenuti ha chiesto modifiche
sostanziali alla direttiva proposta dalla Commissione sulla produzione
e la riduzione integrate dell'inquinamento delle attivita' industriali
per migliorare la tutela dell'ambiente, promuovere l'innovazione
tecnica, semplificare la legislazione e ridurre al tempo stesso gli
oneri amministrativi inutili. La normativa europea fissa regole per
evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni nocive
nell'aria, nell'acqua e nel terreno e per impedire la produzione di
rifiuti. Le attivita' interessate riguardano, tra l'altro, gli
impianti di combustione, di raffinazione di petrolio e gas, di
gassificazione e di liquefazione di combustibili e di produzione di
coke. Ma anche la produzione e trasformazione dei metalli, l'industria
dei minerali (produzione di amianto, vetro e prodotti ceramici),
l'industria chimica, le cartiere, gli impianti di tintura dei tessili
e di concia delle pelli, i grandi macelli e gli allevamenti intensivi
di pollame e suini, la gestione dei rifiuti (trattamento, stoccaggio,
incenerimento e coincenerimento, rigenerazione, ricondizionamento e
recupero, incluse le discariche) e il trattamento di acque reflue.
Soddisfatto dell'esito del voto l'eurodeputato Enzo Lavarra (Pse)
secondo il quale oggi il Parlamento europeo ha avvalorato l'accordo
tra governo italiano, Regione Puglia e l'Ilva sulle emissioni di
diossina. Lavarra ha posto l'accento soprattutto sul fatto che
Strasburgo ha approvato un emendamento che impegna la Commissione
europea ad applicare in via prioritaria ''limiti restrittivi'' per le
emissioni di diossina e furani degli stabilimenti che producono
acciaio e ghisa. Anche per Roberto Musacchio (Gue) la direttiva e'
''un successo per l'ambiente''.(ANSA). PUC
10/03/2009 16:34


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lunedì 9 marzo 2009

Rifiuti ancora problemi

Rifiuti ancora problemi
La notizia del sequestro dell’inceneritore di Colleferro è l’ennesima brutta notizia in materia di difesa dell’ambiente e di gestione (si fa per dire) dei rifiuti, che mette in cattiva luce, ulteriormente l’intero settore.
Questo aumenta le perplessità di cittadini, ma anche di politici e amministratori sull’effettiva sicurezza nell’attuazione degli accorgimenti, precauzioni, controlli e trasparenza nelle informazioni verso impianti che, come pare, non garantiscono certo la salute e l’ambiente.
L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda alle aziende e a quei politici che vogliono installare o che sono favorevoli a questi impianti di informare le realtà locali con la massima trasparenza e con le dovute informazioni.
Ma non sempre questo succede e aumenta la diffidenza, insieme alle notizie che nessuno vorrebbe sentire e/o leggere, come quella per esempio della centrale a biomasse di Bando D’Argenta del dicembre 2006, di cui, pare, con esito non favorevole alla centrale stessa.
Pontinia 9 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

(8 novembre 2008) Svantaggi del produrre energia dalle sole biomasse vegetali:
• emissioni superiori a quelle di una normale centrale a gas a ciclo combinato di pari potenza. Vengono emesse quindi: diossine, NOx, SOx (responsabile delle "piogge acide"), particolato fine e ultrafine (responsabili di alcune neoplasie) e cloruri (mutageni), il tutto, in quantità significative. (fonte:"valutazione ambientale strategica del piano energetico regionale"- arpa Emilia Romagna)
E' necessario inoltre tenere conto dei mezzi pesanti che portano alla centrale il combustibile, che producono quantità elevate di CO2, benzene (cancerogeno), e altri inquinanti.
• acque di scarico ad alto grado di contaminazione.(fonte:"valutazione ambientale strategica del piano energetico regionale"- arpa Emilia Romagna)
• nel caso di utilizzo, come combustibile, di rifiuti o materiale comunque non vegetale, il prodotto agricolo risulta troppo costoso per poter essere utilizzato.
• impossibilità, in ogni caso, per l'agricoltura circostante, di produrre prodotti biologici.
La centrale a biomasse di Bando d'Argenta ,di potenziale inferiore (20 MWh) a quella progettata per il copparese(30 MWh), ha mostrato tutte le criticità di tali impianti:
1. impossibilità, allo stato attuale delle cose, di sostenersi economicamente senza contributi provinciali o regionali (cioè, per funzionare necessita di contributi pubblici).(fonte:"dibattito sulle biomasse" - Castello Ferrara, 28 marzo 2006)
Attualmente la centrale di Bando importa il materiale combustibile dal Veneto e, in parte, dal Brasile, con buona pace dell’economia locale. Si è inoltre visto come le superfici richieste per le coltivazioni energetiche siano assurdamente enormi. Il caso Copparo, richiederebbe un terzo di tutta le superficie coltivata della provincia di Ferrara.
2. impatto ambientale significativo: due diffide da parte dell'autorità giudiziaria per il non rispetto delle emissioni e una diffida dell'autorità giudiziaria per lo scarico delle acque contaminate. (fonte:"Consiglio provinciale"-27 settembre 2006). Si è recentemente concluso il processo a carico della centrale con sentenze penali a carico dei dirigenti della società San Marco (che gestisce l'impianto), per falsificazione di dati sulle emissioni della centrale di Bando d'Argenta, più una miriade di condanne amministrative e penali per reati ambientali.(fonte: atti del processo).
Si è scoperto che la centrale, non avendo sufficiente combustibile, bruciava materiale in legno trattato (cioè rifiuti) sforando così ampiamente i limiti di legge, in quanto entravano nel forno vernici, solventi, fertilizzanti residui plastici e tanto altro.
4. è stata inoltre mostrata l'inefficienza dei controlli: nonostante l’agenzia di protezione ambientale dell’Emilia Romagna (A.R.P.A.) fosse deputata al controllo delle emissioni, non si è mai accorta di niente, idem la Provincia, idem il Comune. E’ intervenuta la magistratura solo sù segnalazione di alcuni cittadini. Cittadini che già in precedenza avevano presentato segnalazioni al Comune, senza che nessuno facesse nulla.
Tali impianti hanno significato e impatto ambientale positivo se vanno a sostituire impianti già esistenti, se sono di piccola taglia e se presenti in zone dove esiste uno scarto legnoso (tipo dai boschi caduchi). Il fatto di realizzarne uno nuovo non riduce le emissioni, ma le aumenta inevitabilmente, in un territorio che è uno dei più inquinati al mondo e con una delle maggiori incidenza di tumori al polmone (fonte:"Clean Air for Europe"-Unione Europea; Organizzazione Mondiale della sanità; Registro Italiano Tumori). Inoltre c'è da chiedersi l'utilità di tale centrale visto che è stata avviata la centrale a ciclo combinato ("turbogas") di Ferrara e triplicato il termovalorizzatore (sempre di Ferrara), che, assieme alle centrali esistenti, produrranno energia (ed emissioni) ampiamente sufficiente per tutto il ferrarese. Non solo, ma produrranno energia a costi nettamente inferiori di quella prodotta in una centrale a biomasse vegetali.
Economicamente il conto non torna, ambientalmente
nemmeno.
http://edemps.comunicopparesi.it/edemps/forum/tavolo-tematico-ambiente/660631367

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_905460120.html
2009-03-09 10:48
SEQUESTRO TERMOVALORIZZATORE COLLEFERRO, 13 FERMI
ROMA - Il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri di Roma, diretti dal capitano Pietro Rajola Pescarini, hanno effettuato questa notte il sequestro dei due termovalorizzatori dell' impianto di Colleferro e proceduto all'arresto di 13 persone con l'accusa di associazione per traffico illecito di rifiuti e truffa allo stato.

A finire in manette la dirigenza del consorzio che gestisce l'impianto di smaltimento alle porte di Roma e alcuni responsabili dell'Ama per i ciclo dei rifiuti. Secondo quanto si apprende da fonti investigative a Colleferro veniva smaltito ogni tipo di rifiuto violando "tutte le norme previste". Parte del materiale, hanno verificato gli uomini dell'Arma, arriva "di nascosto" dalla Campania e comprendeva anche rifiuti pericolosi.

Nell'inchiesta sono coinvolti amministratori di società di rifiuti e combustibile derivato da rifiuti (Cdr) nel Lazio, in Campania e in Puglia: indagate 25 persone. Le indagini, hanno riguardato la verifica della qualità e consistenza del cdr immesso quotidianamente nei cicli gestionali degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro, in provincia di Roma, dove venivano conferiti i rifiuti provenienti principalmente dalle regioni Lazio e Campania. Le articolate indagini del Noe di Roma, diretto dal capitano Pietro Rajola Pescarini, hanno permesso di raccogliere elementi di responsabilià a carico dei soggetti che conseguivano ingiusti profitti, rappresentati dai maggiori ricavi e dalle minori spese di gestione dei rifiuti che venivano prodotti e commercializzati come cdr pur non avendone le caratteristiche, qualificabili, in gran parte invece, come rifiuti speciali anche pericolosi e quindi non utilizzabili nei forni dei termovalorizzatori per il recupero energetico.

OPERAI E DIPENDENTI VESSATI PER NON DENUNCIARE - Tra gli episodi contestati ai 25 indagati nel traffico illecito di rifiuti speciali c'é anche la combustione di pneumatici di veicoli all'interno del termodistruttore, "nonostante le rimostrante e i dubbi posti da alcuni operai verso i responsabili dell'impianto; la combustione di altro materiale non idoneo, annotato dagli operai sulla documentazione e registri di accettazione con diverse diciture quali "Munezza", "Pezzatura grossa" o "Scadente". Nel mirino della magistratura, che ha fatto scattare il blitz del Noe 'Black Hole', anche "il condizionamento nei confronti di dipendenti ed operai, anche attraverso pretestuose contestazioni disciplinari e sospensioni lavorative, al fine di evitare la collaborazione degli stessi con l'autorità giudiziaria". Ma anche l'organizzazione del conferimento di rifiuti urbani non differenziati ai termovalorizzatori, classificati come Cdr; falsificazione e predisposizione di certificati di analisi sulla natura dei rifiuti; l'ottenimento di incentivi statali in campo energetico. Inoltre sono stati distrutti o occultati certificati ed analisi e alterati i dati dei valori fuori limite.

domenica 8 marzo 2009

L’agricoltura e i miracoli

L’agricoltura e i miracoli
Qualche uomo politico ha fatto la sua fortuna abusando della credulità
popolare promettendo milioni (o centinaia di migliaia a seconda delle
occasioni elettorali) scordandosi di dire che non sarebbero stati in
più ma in meno.
Poco importa la gente gli crede o lo vota quando parla di miracoli di
soldi stanziati che di volta in volta, sempre gli stessi, vengono
assegnati per la sicurezza, la sanità, la scuola, le infrastrutture,
le grandi opere, la giustizia, pensionati, precari, aziende private.
Questi soldi non verranno mai stanziati di fatto, ma usati a seconda
dell’emergenza continua (reale o alimentata ad arte) .
Questi esempi a livello nazionale vengono imitate anche da
amministratori, politici ed aspiranti tali, pronti a saltare su questo
o quel carro, iniziativa, progetto, situazione, infrastruttura una
volta pro e una contro, tanto poi questo modo di fare è simpatico e
quindi lo rivoto.
Siamo passati dalle ideologie politiche, dalla storia vissuta e dalle
tragedie dalle quali sono nate, repubblica, democrazia, quindi libertà
e rispetto dei diritti civili e sociali al culto della persona, da
elettori a tifosi non certo sportivi.
Difatti i tifosi incitano il proprio beniamino sia se ha ragione, sia
se ha torto l’importante che abbia messo in difficoltà l’avversario
poco importa se in modo lecito o meno.
Lo stesso ragionamento viene utilizzato da qualche tifoso di impianti
dannosi e non economici, difatti, senza il finanziamento pubblico
vengono dismessi come ha dichiarato uno dei responsabile di una ditta
promotrice.
Prendiamo il caso dell’impianto a biomasse che viene prospettato da
qualcuno, come la panacea per l’agricoltura.
Stesso impianto è stato realizzato a Bando d’Argenta (Ferrara), qui
dopo 7 anni circa è stato stipulato il contratto con il mondo agricolo
per avere un decimo delle forniture necessarie per alimentare questa
centrale.
Considerato che le biomasse (in genere pioppeti) hanno bisogno di
almeno 3 anni di crescita per essere utilizzate, che questo contratto
risulta stipulato lo scorso anno (per lo meno queste sono le notizie
che si hanno da una ricerca sulla rete, ma sono gli stessi diffusi
dalla società e da alcuni giornalisti) ci vorrà il 2011 (tra 2 anni
abbondanti) per avere il primo raccolto e il primo guadagno.
Quanto? Secondo alcuni tifosi delle biomasse, ma anche persone che
sembrano bene informate si parla di 700 euro ad ettaro. L’affitto di
fondi agricoli a Pontinia rende dai 500 ai 1000 euro ad ettaro, quindi
non sembra certo conveniente mettere a dimora queste biomasse .
Poi se le cronache parlano di mutui non onorati, chiusura del credito,
cartelle esattoriali, pignoramenti, di scarsità di acqua per irrigare,
mentre le colture a biomasse hanno bisogno di grandi quantità d’acqua
c’è qualcosa che non torna nel discorso.
Se le aziende, se il mondo imprenditoriale ha bisogno di ricorso al
credito, oggi, difficile, di finanziamenti, di liquidità è difficile
che possa aspettare i 3 anni del raccolto, ammesso che tale raccolto
venga messo a dimora oggi , mentre l’impianto della centrale a
biomasse è ancora lontano dall’essere approvato.
Quindi se oggi vengono stipulati i contratti per la messa a dimora di
pioppeti occorre aspettare l’approvazione del progetto (quanto tempo 3
mesi, 1 anno?), poi la realizzazione delle opere (i tifosi parlano di
3 anni forse per aumentare i posti di lavoro del cantiere?) e da lì
mettere in campo le piante, potrebbero passare 1 + 3 + 3 = 7 anni.
Possono le aziende oggi aspettare 7 anni?aspetteranno 7 anni la Gerit,
le Banche creditrici, i fornitori?
Il tutto poi per avere un reddito pari o inferiore al semplice affitto
del terreno?
Rimane comunque l’incognita di Bando d’Argenta se lì ci sono voluti 7
anni per arrivare ad 1/10 per arrivare alla copertura totale del
territorio dovremmo aspettare 70 anni, che non mi pare sia un tempo
economico normale di risposta ad un progetto.
Senza contare un altro degli argomenti di cui si preferisce parlare
(anche se qualche giornale oggi ne inizia a parlare), cioè la scarsità
di acqua disponibile per le irrigazioni, mentre come già detto, queste
piante hanno bisogno di molta acqua che sembrerebbe non esserci.
Senza contare l’altro effetto dell’emungimento elevato dal sottosuolo
dovuto all’abbassamento delle falde ma anche del terreno che è già
preoccupante dal punto di vista geologico e delle costruzioni.
A Pontinia è nato e vissuto per anni uno dei maggiori esperti
nazionali della fertirrigazione, ma ha dovuto cambiare non solo comune
ma addirittura regione per trovare lavoro e riscontro ai suoi studi
avanzati.
Sarà un caso che a Pontinia invece arrivano aziende da altre città
addirittura del nord a prospettare progetti improbabili, mentre gli
esperti riconosciuti se ne vanno altrove e l’agricoltura è in crisi?
Se la centrale a biomasse può fare questo miracolo a Pontinia,
vediamolo realizzato questo miracolo.
Pontinia 7 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

sabato 7 marzo 2009

manifestazione anti nucleare a Latina

Sabato attività anti-nucleare nelle 4 città dei vecchi siti
06 Marzo 2009Stampa Invia Reattori nucleari.
IngrandisciRoma, Italia — La mattina di sabato 7 marzo gruppi di
volontari di Greenpeace saranno nelle cittadine dei 4 vecchi siti
nucleari, Trino Vercellese, Caorso, Latina e Sessa Aurunca (centrale
del Garigliano) e a Roma per spiegare "Cosa fare in caso di incidente
nucleare". Il depliant, oltre a contenere le critiche di Greenpeace al
nucleare, riporta le istruzioni date ai cittadini americani dalla
FEMA, l'agenzia federale per la gestione delle emergenze.

A Roma, sabato mattina, dalle ore 9 alle 12 davanti Largo di torre
Argentina alcuni attivisti porteranno finti bidoni di scorie
radioattive e, indossando indumenti e maschere protettive,
spiegheranno alla gente cosa fare in caso di incidente nucleare.

Nel depliant si leggono le azioni consigliate per ridurre i rischi in
caso di emergenza nucleare.
Si ricorda ad esempio di fare scorte, liberarsi degli abiti
contaminati, aiutare vicini di casa in difficoltà (disabili, bambini,
anziani) e, in caso di evacuazione, di allontanarsi quanto più
possibile dalla sorgente delle radiazioni.

"Quest'ultimo punto va ricordato a chi dice che, siccome siamo già
circondati da centrali nucleari e importiamo energia, tanto vale
costruirle in Italia. Questa è una affermazione falsa e tendenziosa
perchè i rischi sono tanto maggiori quanto vicina è la sorgente,
principio fondamentale della radioprotezione" spiega Giuseppe Onufrio,
direttore di Greenpeace. Note
Link:
"Cosa fare in caso di incidente nucleare" volantino
http://www.greenpeace.it/nucleare/GPvolantino%20nucleare%20A4.pdf

venerdì 6 marzo 2009

incompatibilità territoriale al progetto della turbogas

Martedì il sindaco del comune di Pontinia ha risposto in modo negativo alla richiesta di compatibilità territoriale della centrale a turbogas protocollata al comune di Pontinia il 17 febbraio 2009 n. 2922 avente per oggetto: centrale a ciclo combinato da circa 400 MW in località Mazzocchio - area industriale. Richiesta di dichiarazione di compatibilità territoriale. (http://pontiniaecologia.blogspot.com/2009/03/turbogas-richiesta-compatbilita.html). Adesso il progetto è in attesa della convocazione della conferenza unificata visto il parere negativo espresso dall'amministrazione provinciale di Latina e del comune di Pontinia nell'ultima conferenza AIA-IPPC presso il Ministero dell'ambiente del 18 dicembre 2008.
La motivazione:
"il rappresentante della provincia di Latina esprime parere negativo in merito al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, rappresentando nuovamente quanto già segnalato nel corso della istruttoria tecnica presso la Commissione IPPC in ordine alle carenze documentali dell'istanza per i profili relativi all'approvvigionamento idrico, nonchè alla gestione delle acque reflue e depositando al riguardo un documento già discusso nell'ambito dei lavori istruttori della commissione IPPC".
"Il sindaco del comune di Pontinia esprime parere negativo in merito al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, ribadendo le motivazioni già riportate in sede di istruttoria tecnica presso la commissione IPPC.
In particolare, facendo appello ai poteri a lui conferiti dagli articoli 216 e 217 del RD 27/7/1934 n. 1265 di tutela della salute pubblica e ritenendo che l'impianto verrà ad insediarsi in un'area dove vi sono altre industrie che rilasciano gas e vapori in atmosfera e scaricano nel medesimo corpo idrico ricettore e che a circa 900 m sorge una industria soggetta alla disciplina del rischio industriale rilevante, esprime parere non favorevole alla messa in esercizio dell'impianto per i motivi di seguito riportati:
1) nel corso dei lavori svolti dalla commissione istruttoria sono stati più volte evidenziati degli elementi necessitanti un approfondimento. Alcuni di essi sono stati chiariti, ma sempre in modo non soddisfacente, altri no. A seguito delle osservazioni presentate si è giunti ad un accoglimento delle richieste espresse dal comune ritenuto non pienamente soddisfacente.
2) Oltre agli elementi precedentemente citati si deve tener presente che i dati presentati, come già evidenziato, si riferiscono ai medesimi dati utilizzati nella stesura del SIA. sono trascorsi 4 anni dal dato rilevato più recente. Il territorio si è trasformato e strumenti urbanistici e di controllo del territorio sono subentrati. Di tutto ciò non si è mai tenuto conto. Prende atto dell'assenza dei rappresentanti della Regione Lazio e riafferma, come già osservato nel corso dei lavori della commissione IPPC, la presenza di vistose lacune nel parere di VIA."

giovedì 5 marzo 2009

Pontinia, le proposte dopo la protesta

Pontinia, le proposte dopo la protesta
Stiamo lavorando (cittadini, associazioni con l’aiuto di qualche amministratore) da tempo sulle proposte in tema energetico, soprattutto da fonti rinnovabili (quelle vere non quelle finte o per definizione di legge che non trova riscontra negli altri paesi) e naturali, ma anche per il risparmio energetico.
I tempi, purtroppo, si sono dilatati, come tutti sapevano, a causa delle decisioni della giunta di destra, le più contestate e controverse della storia amministrativa di Pontinia, che hanno raggiunto l’apice con il dissesto.
Da questo si uscirà, probabilmente, alla fine di quest’anno.
Oltre ai limiti e agli obblighi di legge, le energie amministrative e non solo, sono state convogliate proprio in quella direzione, oltre, per esempio, al contrasto con i progetti ad elevato impatto economico, sociale, sanitario e ambientale.
I pareri negativi, nell’ambito delle procedure amministrative, sono la conseguenza, come già ricordato, di 2 delibere del consiglio comunale del 2007.
In questi documenti successivi nei procedimenti, pur non comparendo, a volte, esperti del settore non vuol certo dire che non siano stati interpellati.
Né che a Pontinia, abituati da sempre a costruire, operare e migliorare (tranne qualche parentesi negativa sopra ricordata) impegnandosi per obiettivi concreti e reali, senza credere ai miracoli che il mago (o l’azienda) di turno vorrebbe mostrare, ci facciamo scoraggiare da chi arriva da fuori per imporre il proprio volere.
In merito sempre ai procedimenti in atto, dopo aver risposto alle richieste degli enti o delle aziende o istituzioni si sta pensando di passare ad un’altra fase invertendo le posizioni, ma su questo si sta lavorando, proprio con il consiglio degli esperti.
Se alcune tesi venissero confermate, si passerebbe alla fase di attuazione che sarà resa nota dopo le opportune verifiche.
Dall’altra parte arrivano alcune proposte per passare sia al miglioramento della situazione ambientale già critica, sia per essere protagonisti con il risparmio energetico.
Ma anche su questo, dopo i necessari convincimenti si passerà al dibattito e alle fasi di azione.
E’ stato avvilente criticare progetti lacunosi che dimostravano scarsa conoscenza e quindi mancanza di rispetto, del territorio.
La programmazione aderente alle caratteristiche e alle reali possibilità deve essere il metodo e il modo per scoraggiare impianti che, come più volte detto, sono incompatibili non solo con Pontinia, ma con l’intera pianura dell’Agro Pontino.
Pontinia 5 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

mercoledì 4 marzo 2009

Centrali elettriche, c’è da ridere o da piangere?

Centrali elettriche, c’è da ridere o da piangere?
Mentre gli organi di informazione annunciano uno studio epidemiologico
sui danni delle centrali nucleari, la Regione Lazio approva un
documento con il quale dichiara che in 3 comuni inesistenti (sarebbe
impossibile dimostrare il contrario) “sono stati inoltre considerati i
dati fondo relativi a 3 comuni della zona (Sonnino Scalo, Codarda e
Fossanova)comprensivi di una stima del contributo della centrale
turbogas da 400 MWe. I dati sulla qualità dell’aria ottenuti come
descritto in precedenza hanno consentito di effettuare una stima dello
stato di fatto dell’area in termini di qualità dell’aria ante operam”.
Considerato che le 2 centrali nucleari che hanno un impatto sul
territorio provinciale sono state installate circa 50 anni (Tibaldi
aveva il record di 86 cause contro la centrale del Garigliano, spesso
in perfetta solitudine) c’è da ammirare la tempestività con la quale
tale indagine viene condotta.
Sempre Tibaldi ha scritto diversi libri sulla questione, chi voleva
partiti, associazioni, cittadini, istituzioni, si poteva informare.
Se non si trattasse della salute di intere generazioni, se non
parlassimo di malattie gravi che con una certa incidenza preoccupante
colpiscono la nostra popolazione, se parlassimo di un mondo inventato,
quello dei comuni inesistenti, forse ci sarebbe da ridere.
Ma è tutto troppo vero e drammatico.
Se andiamo con questa tempestività tra 50 anni avremmo anche
l’indagine epidemiologica delle centrali a turbogas e a biomasse.
Ma se poi qualcuno volesse aprire gli occhi, andare oltre le favole
scoprirebbe indagini scientifiche, studi universitari, di enti
pubblici e privati, locali, nazionali e internazionali per scoprire
quello che evidentemente non si vuole vedere.
Intanto il comune di Pontinia continua con pochi sostegni sia dei
partiti che delle istituzioni la sua legittima azione di contrasto a
progetti che ritieni non adatti al territorio e che potrebbero recare
gravi danni all’economia, all’agricoltura, alla salute pubbliche, al
valore degli immobili.
E’ stato emesso l’ennesimo parere negativo contro la realizzazione
della centrale a turbogas di incompatibilità ambientale, visto che
mancavano i presupposti tecnici e amministrativi.
No non c’è assolutamente niente da ridere, fino a quando si può
sopportare questo?
Pontinia 4 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

il traffico e l'inquinamento

A Latina e provincia si discute spesso di nucleare (un eventuale impianto voluto a gran voce dal PDL che ha indicato in campagna elettorale i siti probabili tra cui Latina, evidentemente qualcuno era distratto), di centrali elettriche inquinanti. Ma poi non si riesce ad avere la presenza in consiglio provinciale per discutere delle centrali a turbogas di Pontinia e Aprilia. Nè si capisce se l'amministrazione provinciale che ha approvato il piano energetico provinciale dove si prevede la disponibilità di biomasse per una centrale della capacità massima di 5 MW, sia favorevole o meno a quella di Pontinia. Se è favorevole contraddice il suo piano. Però nessuna risposta ufficiale arriva ai dati, altrettanto ufficiali che tutti sembrano ignorare o distrarsi su altri argomenti, delle malattie (anche tumori) dell'apparato respiratorio ai massimi livelli della regione per le donne e in provincia di Latina per uomini e donne nel distretto che comprende Latina, Pontinia e Sermoneta. Probabilmente, oltre agli impianti esistenti, la causa è il traffico. Nessuna risposta è arrivata alle proposte del comitato contro il corridoio tirrenico (che comprendeva anche esponenti importanti della destra) che chiedeva, ciò che altri paesi più interessati alla salute della popolazione già attuano. Cioè lo spostamento del trasporto dalla gomma agli altri mezzi di trasporto, ma anche all'incoraggiare il traffico pubblico anzichè quello privato, sostituire i mezzi attuali con altri meno inquinanti.

Pontinia 4 marzo 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato



AMBIENTE: SMOG; SOS MOBILITA', SU STRADA 74% TRASPORTO MERCI

(ANSA) - ROMA, 3 MAR - La mobilita' e' ''un punto dolente'' per l'Italia: il sistema dei trasporti paga gli spostamenti personali e delle merci che si svolgono per il 74% del totale su strada, un parco veicolare ''spropositatamente elevato'', l'emergenza smog (polveri sottili e ossidi di azoto) delle citta' in particolare a nord, e un trasporto pubblico che segna ''una ripresa insignificante''. Sono questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto di Legambiente Ambiente Italia 2009 - Rifiuti made in Italy', presentato oggi a Roma. Tra le buone notizie, la conferma per il nostro Paese (insieme alla Francia) del parco auto a minor emissione di CO2 (146 g/km contro una media europea di 158). Una lieve ripresa del trasporto pubblico, rispetto a altri paesi europei, e un aumento delle piste ciclabili. Nel 2007, circa nel 70% dei comuni capoluogo (almeno una centralina di monitoraggio) la media annuale del biossido di azoto ha superato il valore limite (40 μg/m3), nelle grandi citta' solo in un caso su tredici si ha un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite. Nello stesso anno, il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite giornaliero di PM10 (50 microgrammi/metro cubo per non oltre 35 giorni all'anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma (oltre l'80% dei casi in Emilia, Lombardia, Piemonte e Lazio). (ANSA). Y99-MRB
03/03/2009 12:30

martedì 3 marzo 2009

A Paperopoli si può installare un progetto dannoso per la salute pubblica?

A Paperopoli si può installare un progetto dannoso per la salute pubblica?
Nei mondi fantastici, inventati, nei comuni che non ci sono se non nella fantasia di qualcuno nella penna, nei tasti o nella matita tutto può succedere.
Anche che non vi siano elementi contrari ad installare un certo impianto più o meno dannoso o rispettoso dei limiti delle emissioni e della tutela della salute pubblica.
Se invento 3 comuni che non esistono, per esempio Cotarda, Fossanova e Sonnino Scalo, che sono anche 3 frazioni, così magari qualcuno ci casca e affermo che “sono stati inoltre considerati i dati fondo relativi a 3 comuni della zona (Sonnino Scalo, Codarda e Fossanova)comprensivi di una stima del contributo della centrale turbogas da 400 MWe. I dati sulla qualità dell’aria ottenuti come descritto in precedenza hanno consentito di effettuare una stima dello stato di fatto dell’area in termini di qualità dell’aria ante operam”.
Qualcuno, appunto, ci può anche credere.
Se fossimo in presenza di un documento pubblico, oppure di un procedimento nel quale qualche persona, incaricata a tale scopo alla verifica delle regolarità della documentazione e quindi anche a tutela dell’interesse pubblico, se questa persona omette il proprio compito, di controllo, è normale?
Se fosse uno dei passaggi di un parere, di una autorizzazione questa potrebbe essere messa in dubbio nella validità, essendo evidente che un semplice dato facilmente riscontrabile nessuno si è preso la briga di verificarlo?
E se questo è lampante ed evidente non è stato controllato ed analizzato come si doveva il resto del documento viene preso per attendibile? Oppure andrebbe riverificato nella sua globalità?
Anche Paperopoli è una città (o un comune come preferite) inventata, anche qui si può dichiarare tutto e il suo contrario, nessuno mai, in nessun tribunale potrà mai dichiarare il contrario che in un posto che non esiste non vi siano delle condizioni tali da far installare qualsiasi impianto, anche il più inquinante.
Magari a Topolinia si potrebbe anche dichiarare, senza paura di smentita, che questo impianto è una risorsa per il territorio, che può dare migliaia di posti di lavoro.
Ma se invece andiamo ad analizzare i fatti, per esempio di una città, una zona, una provincia, una regione (reali questa volta) dove questo impianto è stato realizzato 7 anni fa ed è stato tutt’altro che una risorsa, dove la risposta del territorio è stata meno di 1/10 rispetto alle capacità dell’impianto in questione.
Se i posti di lavoro sono molti di meno rispetto a quelli decantati, se si dimostra, dati alla mano, che le nanoparticelle non vengono nemmeno prese in considerazioni e che producono tumori e malattie gravi non siamo più nel paese dei cartoni animati dove nessuno muore.
Se uno vede un cartone dell’uomo ragno o di superman e credendo a quello che ha visto (o semplicemente pensato di vedere) ci crede e si butta dalla finestra nel vuoto, arriva il supereroe a salvarlo o si ritrova in un’altra realtà?
Pontinia 3 febbraio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

febbraio 2009 gli incidenti nucleari noti

2 Febbraio 2009 - Oyster Creek, New Jersey -USA. Un incendio è divampato in uno dei due trasformatori della centrale nucleare di Oyster Creek. La società, Exelon Nuclear, ha fatto sapere che "non c'è pericolo per il pubblico"

4 Febbraio 2009 - Busko, Ramsko, Jablanicko - Bosnia Erzegovina. Il quotidiano croato Vecernji List denuncia l'inquinamento da scorie radioattive francesi dei laghi dell'Erzegovina a partenza della firma dell'accordo di Dayton nel novembre 1995 (vedi: http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=560.0 )

10 Febbraio 2009 - Nello spazio -Il satellite Usa Iridium per le telecomunicazioni si scontra con il satellite russo Kosmos-2251, non più in uso, in bassa orbita a circa 780 chilometri da terra. I detriti derivati dalla collisione potrebbero danneggiare vecchi veicoli spaziali sovietici che si trovano in prossimità. E questi ultimi hanno reattori nucleari a bordo, fanno notare gli esperti da Mosca. In particolare - spiegano fonti alle agenzie di stampa russe - c'è un rischio di collisione tra i vecchi satelliti di osservazione della marina sovietica con i rottami, sparsi intorno, e di conseguenza, si potrebbe avere la presenza in orbita di macerie radioattive.

11 Febbraio 2009 -Francia. Un'indagine di France 3 denuncia che 300 milioni di tonnellate di rifiuti radioattivi provenienti dalle miniere di uranio francesi, sono stati disseminati, nel corsi di decenni, nelle campagne, in vicinanza dei centri abitati, e sono serviti per costruire case, scuole e aree gioco per bambini.

12 Febbraio 2009 - Los alamos, USA. Scomparsi nel nulla dal centro di ricerca nucleare di Los Alamos 67 computer. I dirigenti di Los Alamos hanno sottolineato che nessuno dei computer conteneva informazioni classificate.

13 Febbraio 2009 - Germania. Sequestrate oltre 150 tonnellate di metalli radioattivi, in 12 Laender tedeschi, provenienti dall'India. La contaminazione è dovuta all'isotopo radioattivo Cobalto 60 arrivato in Germania da tre diverse fonderie indiane. Per l'alto livello di contaminazione, 5 tonnellate sono state affidate alla GNS, la società tedesca che si occupa dello smaltimento delle scorie nucleari.

22 Febbraio 2009 - Chalk River, Ontario, Canada. Terza fuga radioattiva nell'impianto di Chalk River, dal dicembre 2008. 11 kg d’acqua inquinata sono stati ventilati all'esterno dopo che due piccoli buchi sono stati rilevati in un tubo. Il tubo è stato riparato. Il reattore è rimasto in attività e la fuga non ha creato ritardi nella produzione.
Appello ai legislatori degli Stati Uniti sui pericoli delle miniere di uranio
Traduzione di Progetto Humus da http://www.thewest.com.au

Gli aborigeni australiani, un fisico francese ed un attore americano hanno aderito all’iniziativa dei rappresentanti delle popolazioni indigene dell’Africa e degli Stati Uniti, di inviare ai legislatori un netto avvertimento sui pericoli riguardanti le miniere di uranio.

“Vogliamo che i legislatori degli USA capiscano che le miniere di uranio sono altamente inquinanti e che non esiste attualmente alcuna risposta scientifica alla questione del contenimento dei rifiuti radioattivi. Vogliamo che sappiano che le informazioni fornite dalle società minerarie non sono del tutto affidabili”; ha detto Bruno Chareyron dei laboratori francesi CRIIRAD, che si occupano della misurazione della radioattività ambientale.

I rappresentanti dei nomadi Tuareg del Niger, i nativi americani e gli aborigeni australiani hanno detto che le miniere di uranio sono state causa di devastazione delle loro comunità.

In Niger, la società nucleare francese Areva ha sfruttato per più di 40 anni una miniera di uranio con “nessun rispetto per l’ambiente, la salute delle persone e degli animali. Le miniere hanno influenzato ogni settore dello stato, innescando una guerra tra i Tuareg che hanno preso in mano le armi per difendere la loro terra ed il governo complice di Areva”; ha detto Sidi-Amar Taoua, un Tuareg che ha vissuto per sette anni negli USA.

Areva ha annunciato, lo scorso mese, di aver chiesto agli Stati Uniti, l’approvazione di un progetto da 2 miliardi di dollari per la costruzione di un impianto per l’arricchimento dell’uranio nello stato Nord Occidentale dell’Idaho, il primo impianto di arricchimento dell’uranio controllato dallo stato francese negli USA.

Le terre delle popolazioni native americane nel Sud Ovest degli USA sono state il luogo di più di 1300 miniere di uranio.
“Anche se la maggior parte di queste sono state chiuse, la loro eredità si trova nella contaminazione dell’acqua potabile, nell’alta percentuale di cancro e malattie renali. In questo momento di rinascita del nucleare, è quasi come se il governo federale ignorasse l’eredità storica delle miniere di uranio a favore degli interessi economici delle centrali atomiche ed a scapito della nostra terra, della nostra acqua, della nostra gente”; ha detto Manny Pino, un ambientalista indiano d’America.
Mitch, un aborigeno attivista contro le discariche di rifiuti radioattivi e le miniere d’uranio in Australia, il più grande produttore di minerali, ha dichiarato: “Il profitto monetario nel breve termine ci lascerà a lungo termine rifiuti mortali per le future generazioni”.

Le miniere di uranio hanno visto un lungo periodo di boom negli USA tra il 1940 ed il 1980, prima che venissero improvvisamente chiuse negli anni 90 quando i prezzi dei minerali sono crollati.
Nel 2005, quando questi hanno ricominciato a crescere, i Navajo hanno approvato una legge che vieta l’estrazione o la trasformazione di uranio sulle loro terre.

“Ma quando il prezzo dell’uranio ha raggiunto i 140 Dollari la Libbra, nel 2007, le società minerarie si sono reinteressate “come degli avvoltoi” alle zone ricche di giacimenti, il 70% dei quali sono situati nei territori abitati da comunità indigene a basso reddito”; ha detto James Cromwell, l’attore che ha interpretato George W Bush nel film “w”.

Poi il segretario degli Interni Dirk Kempthone ha autorizzato l’esplorazione di miniere di uranio vicino al Grand Canyon, un sito patrimonio mondiale dell’UNESCO.
“C’è un sacco di attività. Quando i prezzi dell’uranio sono saliti, sono arrivate proposte di esplorazione di tutto il territorio”; ha affermato Sandy Bahr ambientalista del gruppo Sierra Club del Grand Canyon.

Nel mese di gennaio, il rappresentante dell’Arizona, Raul Gijalva (della presidenza Obama) ha introdotto un progetto di legge al Congresso finalizzato a togliere permanentemente alle miniere per l’estrazione dell’uranio, un milione di ettari di terre pubbliche, nei bacini che circondano il Grand Canyon.

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