http://www.meetup.com/beppegrillo-256/boards/thread/2314935/190/
Cosa: MANIFESTAZIONE NO TURBOGAS A PONTINIAQuando: 14 dicembre 2008 10.00Sarà la prima grande manifestazione di piazza contro la turbogas... A PONTINIA!!!Anche gli amici della terza città di fondazione sono interessati da un progetto per la realizzazione di un impianto come quello di Aprilia.A brevissimo i dettagli della manifestazione.
Pontinia (LT) dall'ambiente, alla difesa dei diritti civili e sociali, dalla politica alla tecnica. Si riportano stralciriportandone autori. Nota: qualora si ritenga la pubblicazione (o i commenti) siano lesivi o notizie superate si prega di comunicarlo con mail giorgio.libralato@gmail.com e saranno rimossi. Oppure allo stesso modo si può esercitare il diritto di replica. Qualora si ritenga che una pubblicazione o parte di essa ledano i diritti di copyright o di autore saranno rimossi
martedì 28 ottobre 2008
domenica 26 ottobre 2008
triplice azione di Greenpeace contro centrale a carbone
GREENPEACE TRIPLO BLITZ A GENOVA: ENEL CHIUDI LA CENTRALE CLIMA KILLER
26 Ottobre 2008
Genova, Italia —
Tripla azione di Greenpeace. I climber hanno scalato stamattina il faro della “Lanterna” di Genova, storico monumento e simbolo della città, per aprire un enorme striscione (8mt x 8mt) con su scritto “Enel chiudi la centrale”.
Altri attivisti di Greenpeace, nel frattempo, sono entrati all’interno dell’impianto dell’Enel e hanno incominciato a scrivere “Enel clima killer” sulla facciata dell’edificio. Un terzo team, a bordo di gommoni, ha scritto “Enel quit coal” sulla fiancata di una nave carboniera che sta scaricando carbone per la centrale. È questa la terza tappa del tour “No carbone” dell’Artic Sunrise in Italia.
“E’ inaccettabile che, mentre il mondo corre verso una crisi climatica irreversibile, una centrale a carbone risalente al 1928 sia ancora funzionante” critica Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Chiediamo alla società di accogliere le ripetute richieste della Regione Liguria e chiudere l’impianto al più presto. Aspettare al 2020 è anacronistico”.
E’ infatti possibile sostituire la potenza della Lanterna con fonti pulite come eolico e solare. Il potenziale eolico raggiungibile al 2020 in Liguria è pari a 280 MW e permetterà di creare oltre mille posti di lavoro legati all’energia pulita (1). “La Regione sta prendendo giuste decisioni verso lo sviluppo delle rinnovabili, come nel caso del progetto eolico nel porto di Genova o l’apertura di un polo per il solare fotovoltaico a Ferrania. Occorre proseguire con decisione in questa direzione, così come richiedono gli obiettivi vincolanti imposti dalla normativa europea al 2020” afferma Tedesco.
Ad oggi la Liguria è ancora uno dei maggiori poli di utilizzo del carbone in Italia, con ben tre impianti sul suo territorio. Negli ultimi anni le emissioni di queste tre centrali sono aumentate e rappresentano oggi circa la metà delle emissioni totali di CO2 della regione (2).
Enel è il primo emettitore di CO2 in Italia, con 46,7 milioni di tonnellate nel 2007, circa un terzo delle emissioni di gas serra dell’intero comparto termoelettrico (3). Nonostante gli impegni internazionali del nostro Paese, la società persegue l’obiettivo di arrivare al 50% della propria produzione elettrica da carbone, pianificando di aggiungere oltre 20 milioni di tonnellate di CO2 alle emissioni che l’Italia dovrebbe invece ridurre. “Greenpeace continuerà a battersi contro la realizzazione di nuovi impianti a carbone” assicura Tedesco.
“Per evitare di entrare in una crisi climatica irreversibile occorre fermare la crescita delle emissioni mondiali di gas serra entro il 2015” spiega Agnes De Roij, responsabile della Campagna Clima di Greenpeace International, a bordo dell’Arctic Sunrise. “Occorre ridurre da subito la dipendenza dai combustibili fossili, a partire dal carbone, e avviare al più presto una rivoluzione energetica pulita”.
LINK(1) http://www.anev.org/modules/Documents/eodocuments/Potenziale_Eolico.pdf (2) http://www.greenpeace.it/quitcoal/BriefingTAPPA3_FINAL.pdf(3) http://www.greenpeace.it/quitcoal/tabella_classifica.pdf
Contatti: Ufficio stampa Greenpeace, 06.68136061 int. 203-239 Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne, 340 6404056 Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima a bordo, 3400856944 Vittoria Iacovella, addetta stampa, 3483988615 Maria Carla Giugliano, assistente comunicazione a bordo, 3496066159
www.greenpeace.it
26 Ottobre 2008
Genova, Italia —
Tripla azione di Greenpeace. I climber hanno scalato stamattina il faro della “Lanterna” di Genova, storico monumento e simbolo della città, per aprire un enorme striscione (8mt x 8mt) con su scritto “Enel chiudi la centrale”.
Altri attivisti di Greenpeace, nel frattempo, sono entrati all’interno dell’impianto dell’Enel e hanno incominciato a scrivere “Enel clima killer” sulla facciata dell’edificio. Un terzo team, a bordo di gommoni, ha scritto “Enel quit coal” sulla fiancata di una nave carboniera che sta scaricando carbone per la centrale. È questa la terza tappa del tour “No carbone” dell’Artic Sunrise in Italia.
“E’ inaccettabile che, mentre il mondo corre verso una crisi climatica irreversibile, una centrale a carbone risalente al 1928 sia ancora funzionante” critica Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Chiediamo alla società di accogliere le ripetute richieste della Regione Liguria e chiudere l’impianto al più presto. Aspettare al 2020 è anacronistico”.
E’ infatti possibile sostituire la potenza della Lanterna con fonti pulite come eolico e solare. Il potenziale eolico raggiungibile al 2020 in Liguria è pari a 280 MW e permetterà di creare oltre mille posti di lavoro legati all’energia pulita (1). “La Regione sta prendendo giuste decisioni verso lo sviluppo delle rinnovabili, come nel caso del progetto eolico nel porto di Genova o l’apertura di un polo per il solare fotovoltaico a Ferrania. Occorre proseguire con decisione in questa direzione, così come richiedono gli obiettivi vincolanti imposti dalla normativa europea al 2020” afferma Tedesco.
Ad oggi la Liguria è ancora uno dei maggiori poli di utilizzo del carbone in Italia, con ben tre impianti sul suo territorio. Negli ultimi anni le emissioni di queste tre centrali sono aumentate e rappresentano oggi circa la metà delle emissioni totali di CO2 della regione (2).
Enel è il primo emettitore di CO2 in Italia, con 46,7 milioni di tonnellate nel 2007, circa un terzo delle emissioni di gas serra dell’intero comparto termoelettrico (3). Nonostante gli impegni internazionali del nostro Paese, la società persegue l’obiettivo di arrivare al 50% della propria produzione elettrica da carbone, pianificando di aggiungere oltre 20 milioni di tonnellate di CO2 alle emissioni che l’Italia dovrebbe invece ridurre. “Greenpeace continuerà a battersi contro la realizzazione di nuovi impianti a carbone” assicura Tedesco.
“Per evitare di entrare in una crisi climatica irreversibile occorre fermare la crescita delle emissioni mondiali di gas serra entro il 2015” spiega Agnes De Roij, responsabile della Campagna Clima di Greenpeace International, a bordo dell’Arctic Sunrise. “Occorre ridurre da subito la dipendenza dai combustibili fossili, a partire dal carbone, e avviare al più presto una rivoluzione energetica pulita”.
LINK(1) http://www.anev.org/modules/Documents/eodocuments/Potenziale_Eolico.pdf (2) http://www.greenpeace.it/quitcoal/BriefingTAPPA3_FINAL.pdf(3) http://www.greenpeace.it/quitcoal/tabella_classifica.pdf
Contatti: Ufficio stampa Greenpeace, 06.68136061 int. 203-239 Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne, 340 6404056 Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima a bordo, 3400856944 Vittoria Iacovella, addetta stampa, 3483988615 Maria Carla Giugliano, assistente comunicazione a bordo, 3496066159
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bonus bebè 500 € invito a partecipare
Notizie dalla Regione Lazio
Di Cosa si tratta
L'art. 54 della Legge regionale n. 26/2007 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2008" prevede un contributo "una tantum" di 500,00 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2008.
Beneficiarie sono le donne residenti nella Regione Lazio da almeno un anno e con un indicatore ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) non superiore a 20 mila euro.
In data 19 settembre 2008 la Giunta ha approvato la Deliberazione n. 662 che ha fissato i criteri e le modalità per accedere al suddetto contributo "una tantum".
La suddetta Deliberazione non è ancora stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio ma è consultabile, con i relativi allegati, sul sito http://www.regione.lazio.it/ nella Sezione "Avvisi Pubblici".
Beneficiarie
Possono presentare richiesta di contributo le donne in possesso dei seguenti requisiti:
1. essere residenti nella Regione Lazio da almeno un anno alla data di nascita e riconoscimento ovvero di adozione del figlio o figli, anche sommando il periodo di residenza in più Comuni;
2. possedere un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) uguale o inferiore ad Euro 20.000,00. Tale indicatore ISEE è riferito al nucleo familiare;
3. aver partorito e riconosciuto, ovvero adottato, uno o più figli nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2008 ed il 31 dicembre 2008
Modalità di presentazione della domanda
Le domande, redatte secondo lo schema predisposto e con i relativi allegati, vanno presentate al Comune di residenza entro il:
- il 30 ottobre 2008 per le nascite o adozioni avvenute nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 30 settembre 2008;
- entro e non oltre il 31 gennaio 2009 per le nascite o adozioni avvenute nel periodo compreso tra il 1° ottobre ed il 31 dicembre 2008, nonché per le nascite e adozioni avvenute nel corso del 2008 e per le quali non è stata ancora presentata domanda di contributo.
Sarà il Comune di residenza a verificare il possesso dei requisiti da parte di coloro che hanno presentato domanda di contributo
Struttura regionale competente
Direzione regionale Servizi Sociali - Area Programmazione e Legislazione
consulta l'avviso pubblico
Di Cosa si tratta
L'art. 54 della Legge regionale n. 26/2007 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2008" prevede un contributo "una tantum" di 500,00 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2008.
Beneficiarie sono le donne residenti nella Regione Lazio da almeno un anno e con un indicatore ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) non superiore a 20 mila euro.
In data 19 settembre 2008 la Giunta ha approvato la Deliberazione n. 662 che ha fissato i criteri e le modalità per accedere al suddetto contributo "una tantum".
La suddetta Deliberazione non è ancora stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio ma è consultabile, con i relativi allegati, sul sito http://www.regione.lazio.it/ nella Sezione "Avvisi Pubblici".
Beneficiarie
Possono presentare richiesta di contributo le donne in possesso dei seguenti requisiti:
1. essere residenti nella Regione Lazio da almeno un anno alla data di nascita e riconoscimento ovvero di adozione del figlio o figli, anche sommando il periodo di residenza in più Comuni;
2. possedere un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) uguale o inferiore ad Euro 20.000,00. Tale indicatore ISEE è riferito al nucleo familiare;
3. aver partorito e riconosciuto, ovvero adottato, uno o più figli nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2008 ed il 31 dicembre 2008
Modalità di presentazione della domanda
Le domande, redatte secondo lo schema predisposto e con i relativi allegati, vanno presentate al Comune di residenza entro il:
- il 30 ottobre 2008 per le nascite o adozioni avvenute nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 30 settembre 2008;
- entro e non oltre il 31 gennaio 2009 per le nascite o adozioni avvenute nel periodo compreso tra il 1° ottobre ed il 31 dicembre 2008, nonché per le nascite e adozioni avvenute nel corso del 2008 e per le quali non è stata ancora presentata domanda di contributo.
Sarà il Comune di residenza a verificare il possesso dei requisiti da parte di coloro che hanno presentato domanda di contributo
Struttura regionale competente
Direzione regionale Servizi Sociali - Area Programmazione e Legislazione
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Piano per la qualità dell'aria della regione Lazio
Continua l'opposizione della Regione Lazio all'attuazione di progetti inquinanti, che non rispondono alle esigenze della riduzione delle emissioni in atmosfera, che anzi le peggiorano come centrali a turbogas, inceneritori, centrali a biomasse di dimensioni non corrispondenti alle esigenze del territorio.E' la volta del piano per la qualità dell'aria nella regione Lazio che, come già per il piano energetico regionale dimostra come tali centrali siano incompatibili non solo con le esigenze di rispondere al protocollo di Kyoto, alla riduzione dei consumi, all'efficienza energetica, ma anche a migliorare la qualità della vita riducendo le emissioni al di sopra della media.E' il caso di Pontinia, come dimostra la valutazione di impatto ambientale proprio relativo alla centrale a turbogas, ma anche della percentuale più elevata a livello regionale delle malattie dell'apparato respiratorio, in base al grafico dell'ufficio di sanità della stessa Regione Lazio.Se il piano energetico regionale dimostra come una Regione che già produce il doppio dell'energia che consuma non può certo rivolgersi ai combustibili fossili ed in via di esaurimento (60 anni circa per il metano della centrale a turbogas) per costruire nuove centrali ma deve puntare solo su quelle rinnovabili, quello dell'aria parte dal presupposto del miglioramento della qualità della vita.Pontinia 26 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Piano per la qualità dell'aria. Oggi la concertazione Zaratti: "Strumento indispensabile per pianificare interventi efficaci"
23/10/08 - “Oggi presentiamo alle parti sociali il Piano di Risanamento della qualità dell’aria elaborato dalla Regione Lazio che rappresenta uno strumento indispensabile per combattere l’inquinamento atmosferico. – afferma Filiberto Zaratti, Assessore all’Ambente e Cooperazione tra i popoli della Regione Lazio - Nel Lazio i problemi più rilevanti in relazione alla qualità dell’aria sono relativi alle elevate concentrazioni di polveri sottili PM10 e di biossido di azoto NO2 in particolare a Roma e a Frosinone. Si tratta di fenomeni d’inquinamento legati all’inquinamento da traffico veicolare privato, mentre per Frosinone il problema legato all’attività industriale presente in un contesto geografico che non favorisce i ricambi delle masse d’aria”. “Per risolvere questi problemi il Piano individua due obiettivi generali: il risanamento della qualità dell’aria nelle zone dove si registrano superamenti del limite di legge e il mantenimento della qualità dell’aria nel resto del territorio, con misure rivolte alla riduzione delle emissioni, dei consumi e alla promozione delle fonti rinnovabili.- prosegue Zaratti - Per i Comuni di Roma e Frosinone, sono previste misure più restrittive, sulla circolazione dei mezzi privati autovetture, motoveicoli e ciclomotori; sulla circolazione dei mezzi di trasporto merci ed è prevista la realizzazione di interventi strutturali come opere per velocizzare il trasporto pubblico, parcheggi di scambio, piattaforme logistiche attrezzate per il trasporto delle merci, con distribuzione finale mediante mezzi leggeri a basso/ impatto ambientale.“La predisposizione del piano ha evidenziato la necessità di aumento e miglioramento delle informazioni sullo stato di qualità dell’aria della Regione e per fare ciò Arpa Lazio- spiega il Commissario straordinario di Arpalazio Corrado Carrubba - ha rafforzato e riorganizzato il Centro Regionale della Qualità dell’Aria. Nel centro sono organizzate e disponibili indistintamente a tutti le informazioni storiche provenienti dalla rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria e dalle altre reti di competenza di Arpa e la disponibilità di tali informazioni è sia in termini di misure elementari che di elaborazioni”.“Oltre a ciò, con un’acquisizione continua delle informazioni dalle reti di monitoraggio e con l’ausilio di un’opportuna e complessa catena modellistica - prosegue Carrubba - il Centro fornisce costantemente nel tempo l’evoluzione della situazione in atto su tutto il territorio regionale”.
Regione Lazio assessorato all'ambiente sala stampa
Piano per la qualità dell'aria. Oggi la concertazione Zaratti: "Strumento indispensabile per pianificare interventi efficaci"
23/10/08 - “Oggi presentiamo alle parti sociali il Piano di Risanamento della qualità dell’aria elaborato dalla Regione Lazio che rappresenta uno strumento indispensabile per combattere l’inquinamento atmosferico. – afferma Filiberto Zaratti, Assessore all’Ambente e Cooperazione tra i popoli della Regione Lazio - Nel Lazio i problemi più rilevanti in relazione alla qualità dell’aria sono relativi alle elevate concentrazioni di polveri sottili PM10 e di biossido di azoto NO2 in particolare a Roma e a Frosinone. Si tratta di fenomeni d’inquinamento legati all’inquinamento da traffico veicolare privato, mentre per Frosinone il problema legato all’attività industriale presente in un contesto geografico che non favorisce i ricambi delle masse d’aria”. “Per risolvere questi problemi il Piano individua due obiettivi generali: il risanamento della qualità dell’aria nelle zone dove si registrano superamenti del limite di legge e il mantenimento della qualità dell’aria nel resto del territorio, con misure rivolte alla riduzione delle emissioni, dei consumi e alla promozione delle fonti rinnovabili.- prosegue Zaratti - Per i Comuni di Roma e Frosinone, sono previste misure più restrittive, sulla circolazione dei mezzi privati autovetture, motoveicoli e ciclomotori; sulla circolazione dei mezzi di trasporto merci ed è prevista la realizzazione di interventi strutturali come opere per velocizzare il trasporto pubblico, parcheggi di scambio, piattaforme logistiche attrezzate per il trasporto delle merci, con distribuzione finale mediante mezzi leggeri a basso/ impatto ambientale.“La predisposizione del piano ha evidenziato la necessità di aumento e miglioramento delle informazioni sullo stato di qualità dell’aria della Regione e per fare ciò Arpa Lazio- spiega il Commissario straordinario di Arpalazio Corrado Carrubba - ha rafforzato e riorganizzato il Centro Regionale della Qualità dell’Aria. Nel centro sono organizzate e disponibili indistintamente a tutti le informazioni storiche provenienti dalla rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria e dalle altre reti di competenza di Arpa e la disponibilità di tali informazioni è sia in termini di misure elementari che di elaborazioni”.“Oltre a ciò, con un’acquisizione continua delle informazioni dalle reti di monitoraggio e con l’ausilio di un’opportuna e complessa catena modellistica - prosegue Carrubba - il Centro fornisce costantemente nel tempo l’evoluzione della situazione in atto su tutto il territorio regionale”.
Regione Lazio assessorato all'ambiente sala stampa
Approvata la semplificazione delle procedure per le aziende a basse emissioni atmosferiche
Approvata la semplificazione delle procedure per le aziende a basse emissioni atmosferiche. Un anno per mettersi in regola Zaratti: "La semplificazione delle regole garantisce una maggiore tutela ambientale e la riduzione dell'inquinamento"
24/10/08 - “Con la delibera sulle autorizzazioni generali riguardante le aziende che producono emissioni ‘non significative’ in atmosfera, approvata oggi dalla Giunta, semplifichiamo gli obblighi di una serie di attività produttive piccole e medie, in materia di emissioni, rafforzando al tempo stesso la tutela dell’ambiente. – afferma Filiberto Zaratti, Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio – Con questa delibera fissiamo valori limite di emissione certi e validi per l’intero territorio regionale, offrendo così alle imprese un quadro di riferimento sicuro per quanto riguarda le emissioni in atmosfera”.“La delibera, inoltre, tiene conto delle sia delle tecnologie produttive, sia di quelle utilizzate per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, adottate dalle aziende. – continua Zaratti – In questa maniera le aziende più virtuose possono accedere all’iter semplificato con indubbi vantaggi sul fronte dei tempi d’autorizzazione dell’inizio di attività”.“La delibera – conclude Zaratti – concede un anno di tempo alle attività a ridotto inquinamento per presentare domanda di adesione alla nuova autorizzazione generale, e sei mesi per effettuare controlli analitici a tutte le attività le cui autorizzazioni non risultano conformi alla autorizzazione generale”.
Regione Lazio Assessorato all'ambiente sala stampa
24/10/08 - “Con la delibera sulle autorizzazioni generali riguardante le aziende che producono emissioni ‘non significative’ in atmosfera, approvata oggi dalla Giunta, semplifichiamo gli obblighi di una serie di attività produttive piccole e medie, in materia di emissioni, rafforzando al tempo stesso la tutela dell’ambiente. – afferma Filiberto Zaratti, Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio – Con questa delibera fissiamo valori limite di emissione certi e validi per l’intero territorio regionale, offrendo così alle imprese un quadro di riferimento sicuro per quanto riguarda le emissioni in atmosfera”.“La delibera, inoltre, tiene conto delle sia delle tecnologie produttive, sia di quelle utilizzate per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, adottate dalle aziende. – continua Zaratti – In questa maniera le aziende più virtuose possono accedere all’iter semplificato con indubbi vantaggi sul fronte dei tempi d’autorizzazione dell’inizio di attività”.“La delibera – conclude Zaratti – concede un anno di tempo alle attività a ridotto inquinamento per presentare domanda di adesione alla nuova autorizzazione generale, e sei mesi per effettuare controlli analitici a tutte le attività le cui autorizzazioni non risultano conformi alla autorizzazione generale”.
Regione Lazio Assessorato all'ambiente sala stampa
sabato 25 ottobre 2008
Miliardi di pesci e loro uova muoiono nelle centrali nucleari
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=368.0
23/10/08 USA: Miliardi di pesci e loro uova muoiono nelle centrali nucleari
« inserito:: 23 Ott 08, 08:56:32 »
USA: Miliardi di pesci e loro uova muoiono nelle centrali nucleariTraduzione ed estratto di Progetto Humus da Associated PressBuchanan – NY: Per la nuova specie di branzino del fiume Hudson, per le uova di trota del lago Michigan o per i neonati salmoni della San Francisco Bay, il vivere in prossimità delle centrali elettriche e nucleari può significare una morte rapida e turbolenta.Aspirati in enormi masse d’acqua, maltrattati contro tubazioni e cotti dal vapore in una sorta di piccola frittura, le diverse specie dell’ecosistema acquatico cessano di vivere nei sistemi di raffreddamento delle centrali di tutto il paese.Gli ambientalisti affermano che gli impianti energetici nazionali stanno inutilmente uccidendo i pesci e le loro uova con i loro sistemi di raffreddamento degli impianti; ma secondo i funzionari del settore energetico gli antinuclearisti esagerano.Il problema coinvolge anche il dibattito sul futuro di una centrale nucleare che si trova alla periferia nord di New York: Si aspetta che la Corte Suprema degli USA promulghi una sentenza legale nei confronti di questa e gli ambientalisti stanno guardando attentamente il risultato di questa vicenda per procedere, nello stesso modo, in altre zone del paese.La questione è di portata enorme. Più di 1000 tra centrali elettriche ed industrie del paese usano l’acqua di fiumi, laghi, mari e baie come liquido refrigerante. Alla centrale nucleare di Indian Point a NewYork, i due reattori sono in grado di estrarre più di 6 milioni di litri di acqua al minuto. Le 19 centrali, di cui 10 atomiche, nei pressi della California usano quasi 62 miliardi di litri di acqua di mare al giorno.La maggior parte delle vittime sono uova di pesce che, per molte specie, non possono crescere e diventare adulte.L’Amministrazione americana per la tutela ambientale prende in considerazione solamente le specie ittiche più importanti dal punto di vista commerciale e ricreativo: avvalendosi di varie ipotesi, afferma che il numero di uova e larve uccise ogni anno in prossimità delle centrali aumenterà nella misura di 1.5 miliardi di futuri pesci adulti.Dice Reed Super, giurista ambientale della Federal Clean Water Act (l’agenzia americana che si occupa dell’inquinamento dell’acqua):“Gli ambientalisti fanno notare che i pesci che muoiono prima del loro ciclo vitale contribuiscono per l’ecosistema come cibo per grandi pesci ed uccelli predatori o per piccoli organismi. Ma una volta che finiscono all’interno dei meccanismi delle centrali, o si decompongono o, in forma di detriti, si depositano nei fondali dei fiumi trasferendosi dall’apice alla base della catena alimentare”.“Si tratta di un cambiamento davvero notevole per il nostro ecosistema marino”, spiega Angela Haren, direttore della California Coastkeeper Alliance di San Francisco.Da tempo esiste una tecnologia che permette di ridurre la moria di pesce di oltre il 90%. Si tratta delle torri di raffreddamento che consentirebbero alle centrali elettriche di riciclare l’acqua piuttosto che pomparla in continuazione. Le nuove centrali sono tenute ad utilizzare le torri di raffreddamento, ma la maggior parte degli impianti esistenti resiste a qualsiasi spinta di conversione, tirando in ballo gli enormi costi e sostenendo che la maggioranza delle uova di pesce sarebbe comunque condannata a morire.“Noi non uccidiamo tutti i pesci del fiume Hudson perché non siamo in grado di utilizzare tutta la sua acqua”; afferma Jerry Nappi, portavoce per ENTERGY Nuclear Nord-Est, proprietario della centrale atomica di Indian Point. Nappi afferma che la popolazione ittica dell’Hudson è stabile, nonostante che un recente studio commissionato da chi vorrebbe la chiusura di Indian Point sostiene che 10 delle 13 specie presenti siano in fase di calo.Nappi ribadisce che l’utilizzo delle torri di raffreddamento potrebbe portare Indian Point alla sua chiusura ed ad un improvviso deficit di energia per l’area metropolitana di NewYork. “Si sta parlando di un investimento da 1,5 miliardi di dollari e quindi tutto ciò diventerebbe una decisione di carattere economico. Parlare di torri di raffreddamento è un tentativo da parte di alcuni di bloccare Indian Point”.Una recente sentenza ha sferrato un piccolo colpo alle teorie della ENTERGY. Il Dipartimento per la tutela ambientale, che sta spingendo per l’introduzione delle torri di raffreddamento, ha dichiarato che il semplice fatto che così tante uova di pesce siano distrutte ogni anno da Indian Point è la prova di un notevole impatto ambientale, e ENTERGY non può più sostenere che la centrale atomica non incida negativamente sul fiume.Ci saranno ancora mesi di discussione a venire, ma la sentenza potrebbe già essere influente.“Siamo molto interessati di vedere come andrà a finire”; dice Katie Nekola, un avvocato del Clean Wisconsin, che non è riuscito a forzare l’utilizzo delle torri di raffreddamento a Oak Creek, impianto nucleare sul lago Michigan, ma che ha ottenuto un risarcimento di 105 milioni di dollari.Gli enti dello Stato della California stanno lavorando su nuovi regolamenti che dovrebbero limitare il numero di pesci morti nel Pacifico e negli altri corsi d’acqua.Secondo la Commissione di regolamentazione nucleare, le centrali atomiche che utilizzano l’acqua per il raffreddamento dei loro impianti da fonti idriche, come il fiume Mississippi, Chesapeake Bay, il Lago Michigan, il Golfo del Messico e l'Oceano Atlantico, non rilascerebbero segni di radioattività in essi.La maggior parte delle centrali senza torri di raffreddamento, utilizza un sistema in cui l’acqua viene pompata in modo continuativo, usata per raffreddare e poi restituita.Vari tipi di filtri vengono utilizzati per mantenere i pesci adulti fuori dal sistema; per esempio Indian Point utilizza schermi protettivi con fori della misura di un quarto e mezzo pollice.Tuttavia, i pesci bloccati dallo schermo di protezione possono venire aspirati all’interno di questo dalla forza di aspirazione dell’acqua. Per liberarli, i filtri ruotano, versano i pesci un una sorta di vasca collegata direttamente con l’acqua del fiume.Un rapporto dello Stato della California dice che 9 milioni di pesci vengono catturati in questi processi ogni anno. Fra questi vengono coinvolti occasionalmente anche tartarughe, foche e leoni marini.Anche se i portavoce delle centrali nucleari negano, gli ambientalisti ritengono che molti pesci oltre a morire nel ciclo di raffreddamento, vengono feriti e muoiono successivamente.Si è dimostrato che l’utilizzo delle torri di raffreddamento associato a quello delle acque reflue trattate da impianti di depurazione, riduce drasticamente il numero di pesci e uova aspirate e uccise.
23/10/08 USA: Miliardi di pesci e loro uova muoiono nelle centrali nucleari
« inserito:: 23 Ott 08, 08:56:32 »
USA: Miliardi di pesci e loro uova muoiono nelle centrali nucleariTraduzione ed estratto di Progetto Humus da Associated PressBuchanan – NY: Per la nuova specie di branzino del fiume Hudson, per le uova di trota del lago Michigan o per i neonati salmoni della San Francisco Bay, il vivere in prossimità delle centrali elettriche e nucleari può significare una morte rapida e turbolenta.Aspirati in enormi masse d’acqua, maltrattati contro tubazioni e cotti dal vapore in una sorta di piccola frittura, le diverse specie dell’ecosistema acquatico cessano di vivere nei sistemi di raffreddamento delle centrali di tutto il paese.Gli ambientalisti affermano che gli impianti energetici nazionali stanno inutilmente uccidendo i pesci e le loro uova con i loro sistemi di raffreddamento degli impianti; ma secondo i funzionari del settore energetico gli antinuclearisti esagerano.Il problema coinvolge anche il dibattito sul futuro di una centrale nucleare che si trova alla periferia nord di New York: Si aspetta che la Corte Suprema degli USA promulghi una sentenza legale nei confronti di questa e gli ambientalisti stanno guardando attentamente il risultato di questa vicenda per procedere, nello stesso modo, in altre zone del paese.La questione è di portata enorme. Più di 1000 tra centrali elettriche ed industrie del paese usano l’acqua di fiumi, laghi, mari e baie come liquido refrigerante. Alla centrale nucleare di Indian Point a NewYork, i due reattori sono in grado di estrarre più di 6 milioni di litri di acqua al minuto. Le 19 centrali, di cui 10 atomiche, nei pressi della California usano quasi 62 miliardi di litri di acqua di mare al giorno.La maggior parte delle vittime sono uova di pesce che, per molte specie, non possono crescere e diventare adulte.L’Amministrazione americana per la tutela ambientale prende in considerazione solamente le specie ittiche più importanti dal punto di vista commerciale e ricreativo: avvalendosi di varie ipotesi, afferma che il numero di uova e larve uccise ogni anno in prossimità delle centrali aumenterà nella misura di 1.5 miliardi di futuri pesci adulti.Dice Reed Super, giurista ambientale della Federal Clean Water Act (l’agenzia americana che si occupa dell’inquinamento dell’acqua):“Gli ambientalisti fanno notare che i pesci che muoiono prima del loro ciclo vitale contribuiscono per l’ecosistema come cibo per grandi pesci ed uccelli predatori o per piccoli organismi. Ma una volta che finiscono all’interno dei meccanismi delle centrali, o si decompongono o, in forma di detriti, si depositano nei fondali dei fiumi trasferendosi dall’apice alla base della catena alimentare”.“Si tratta di un cambiamento davvero notevole per il nostro ecosistema marino”, spiega Angela Haren, direttore della California Coastkeeper Alliance di San Francisco.Da tempo esiste una tecnologia che permette di ridurre la moria di pesce di oltre il 90%. Si tratta delle torri di raffreddamento che consentirebbero alle centrali elettriche di riciclare l’acqua piuttosto che pomparla in continuazione. Le nuove centrali sono tenute ad utilizzare le torri di raffreddamento, ma la maggior parte degli impianti esistenti resiste a qualsiasi spinta di conversione, tirando in ballo gli enormi costi e sostenendo che la maggioranza delle uova di pesce sarebbe comunque condannata a morire.“Noi non uccidiamo tutti i pesci del fiume Hudson perché non siamo in grado di utilizzare tutta la sua acqua”; afferma Jerry Nappi, portavoce per ENTERGY Nuclear Nord-Est, proprietario della centrale atomica di Indian Point. Nappi afferma che la popolazione ittica dell’Hudson è stabile, nonostante che un recente studio commissionato da chi vorrebbe la chiusura di Indian Point sostiene che 10 delle 13 specie presenti siano in fase di calo.Nappi ribadisce che l’utilizzo delle torri di raffreddamento potrebbe portare Indian Point alla sua chiusura ed ad un improvviso deficit di energia per l’area metropolitana di NewYork. “Si sta parlando di un investimento da 1,5 miliardi di dollari e quindi tutto ciò diventerebbe una decisione di carattere economico. Parlare di torri di raffreddamento è un tentativo da parte di alcuni di bloccare Indian Point”.Una recente sentenza ha sferrato un piccolo colpo alle teorie della ENTERGY. Il Dipartimento per la tutela ambientale, che sta spingendo per l’introduzione delle torri di raffreddamento, ha dichiarato che il semplice fatto che così tante uova di pesce siano distrutte ogni anno da Indian Point è la prova di un notevole impatto ambientale, e ENTERGY non può più sostenere che la centrale atomica non incida negativamente sul fiume.Ci saranno ancora mesi di discussione a venire, ma la sentenza potrebbe già essere influente.“Siamo molto interessati di vedere come andrà a finire”; dice Katie Nekola, un avvocato del Clean Wisconsin, che non è riuscito a forzare l’utilizzo delle torri di raffreddamento a Oak Creek, impianto nucleare sul lago Michigan, ma che ha ottenuto un risarcimento di 105 milioni di dollari.Gli enti dello Stato della California stanno lavorando su nuovi regolamenti che dovrebbero limitare il numero di pesci morti nel Pacifico e negli altri corsi d’acqua.Secondo la Commissione di regolamentazione nucleare, le centrali atomiche che utilizzano l’acqua per il raffreddamento dei loro impianti da fonti idriche, come il fiume Mississippi, Chesapeake Bay, il Lago Michigan, il Golfo del Messico e l'Oceano Atlantico, non rilascerebbero segni di radioattività in essi.La maggior parte delle centrali senza torri di raffreddamento, utilizza un sistema in cui l’acqua viene pompata in modo continuativo, usata per raffreddare e poi restituita.Vari tipi di filtri vengono utilizzati per mantenere i pesci adulti fuori dal sistema; per esempio Indian Point utilizza schermi protettivi con fori della misura di un quarto e mezzo pollice.Tuttavia, i pesci bloccati dallo schermo di protezione possono venire aspirati all’interno di questo dalla forza di aspirazione dell’acqua. Per liberarli, i filtri ruotano, versano i pesci un una sorta di vasca collegata direttamente con l’acqua del fiume.Un rapporto dello Stato della California dice che 9 milioni di pesci vengono catturati in questi processi ogni anno. Fra questi vengono coinvolti occasionalmente anche tartarughe, foche e leoni marini.Anche se i portavoce delle centrali nucleari negano, gli ambientalisti ritengono che molti pesci oltre a morire nel ciclo di raffreddamento, vengono feriti e muoiono successivamente.Si è dimostrato che l’utilizzo delle torri di raffreddamento associato a quello delle acque reflue trattate da impianti di depurazione, riduce drasticamente il numero di pesci e uova aspirate e uccise.
ministra contro l'ambiente
CLIMA, GREENPEACE: IL NOSTRO È UN MINISTERO “CONTRO” L’AMBIENTE
21 Ottobre 2008
Stampa
Invia
Roma, Italia — Greenpeace trova appropriate le parole usate questa mattina dal Presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, e rivolte principalmente al Governo italiano: "Abbandonare il pacchetto di misure per ridurre le emissioni inquinanti sarebbe drammatico e irresponsabile". Nonostante gli interventi del Presidente Napolitano, la presa di posizione della Commissione Europea e ora della Presidenza di turno, infatti, il Governo presieduto da Silvio Berlusconi continua nel tentativo di far naufragare il pacchetto europeo, minacciando di far allungare i tempi dell'accordo, per ottenere qualche "aiutino" a favore di qualche lobby industriale.
Se l'Italia avesse fatto grandi sforzi per ridurre le emissioni, sviluppare piani di efficienza energetica e le fonti rinnovabili, la richiesta potrebbe apparire legittima. "Invece il nostro Paese ha fatto ben poco e ancor meno hanno fatto i governi guidati da Berlusconi", dichiara Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. "Anzi, il nostro paese ha già avuto degli sconti. Ricordiamo che l'Italia ha già completamente fallito l'obiettivo del protocollo di Kyoto. Quello che appare è il quadro di un esecutivo che si fa dettare la linea dalla Confindustria, come dimostra la coincidenza dei commenti e dei tempi tra il presidente dell'organizzazione degli industriali, Emma Marcegaglia, e il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo".
"È veramente paradossale che a tentare di sabotare l'accordo europeo sia il ministero dell'Ambiente", continua Onufrio, "quando a seguire il pacchetto clima-energia è stato il ministero dello Sviluppo economico, sin dai tempi del ministro Bersani". Il primo attacco sui costi - ricostruisce Greenpeace - è arrivato a settembre con un rapporto, assolutamente sballato, successivamente ritirato. "In seguito, sempre il ministero dell'Ambiente", spiega Onufrio, "ha usato valori specifici di uno scenario (al 2020) per gonfiare le stime dei costi e attaccare il pacchetto, continuando a insistere su cifre usate scorrettamente, nonostante le smentite della Commissione europea che ha elaborato i rapporti".
"Abbiamo dunque di fronte un caso davvero unico al mondo", aggiunge Onufrio: "Il ministero dell'Ambiente che manipola i dati per attaccare un accordo ambientale. Si tratta di un ministero 'contro l'Ambiente'". Secondo Greenpeace bisogna invece insistere e prendere una decisione entro la fine dell'anno. "Un rinvio nei tempi dell'accordo sarebbe gravissimo perché una posizione avanzata dell'Europa, sarà determinante per il futuro del Protocollo di Kyoto", conclude Onufrio: "È questo che ha capito il presidente Sarkozy, e che Berlusconi si rifiuta di vedere".
Contatti:Ufficio stampa Greenpeace, 06.68136061 int. 203-239Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne, 340 6404056Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima, 3400856944Vittoria Iacovella, addetta stampa, 3483988615Andrea Pinchera, direttore Comunicazione e Fundraising, 3483988607
21 Ottobre 2008
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Roma, Italia — Greenpeace trova appropriate le parole usate questa mattina dal Presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, e rivolte principalmente al Governo italiano: "Abbandonare il pacchetto di misure per ridurre le emissioni inquinanti sarebbe drammatico e irresponsabile". Nonostante gli interventi del Presidente Napolitano, la presa di posizione della Commissione Europea e ora della Presidenza di turno, infatti, il Governo presieduto da Silvio Berlusconi continua nel tentativo di far naufragare il pacchetto europeo, minacciando di far allungare i tempi dell'accordo, per ottenere qualche "aiutino" a favore di qualche lobby industriale.
Se l'Italia avesse fatto grandi sforzi per ridurre le emissioni, sviluppare piani di efficienza energetica e le fonti rinnovabili, la richiesta potrebbe apparire legittima. "Invece il nostro Paese ha fatto ben poco e ancor meno hanno fatto i governi guidati da Berlusconi", dichiara Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. "Anzi, il nostro paese ha già avuto degli sconti. Ricordiamo che l'Italia ha già completamente fallito l'obiettivo del protocollo di Kyoto. Quello che appare è il quadro di un esecutivo che si fa dettare la linea dalla Confindustria, come dimostra la coincidenza dei commenti e dei tempi tra il presidente dell'organizzazione degli industriali, Emma Marcegaglia, e il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo".
"È veramente paradossale che a tentare di sabotare l'accordo europeo sia il ministero dell'Ambiente", continua Onufrio, "quando a seguire il pacchetto clima-energia è stato il ministero dello Sviluppo economico, sin dai tempi del ministro Bersani". Il primo attacco sui costi - ricostruisce Greenpeace - è arrivato a settembre con un rapporto, assolutamente sballato, successivamente ritirato. "In seguito, sempre il ministero dell'Ambiente", spiega Onufrio, "ha usato valori specifici di uno scenario (al 2020) per gonfiare le stime dei costi e attaccare il pacchetto, continuando a insistere su cifre usate scorrettamente, nonostante le smentite della Commissione europea che ha elaborato i rapporti".
"Abbiamo dunque di fronte un caso davvero unico al mondo", aggiunge Onufrio: "Il ministero dell'Ambiente che manipola i dati per attaccare un accordo ambientale. Si tratta di un ministero 'contro l'Ambiente'". Secondo Greenpeace bisogna invece insistere e prendere una decisione entro la fine dell'anno. "Un rinvio nei tempi dell'accordo sarebbe gravissimo perché una posizione avanzata dell'Europa, sarà determinante per il futuro del Protocollo di Kyoto", conclude Onufrio: "È questo che ha capito il presidente Sarkozy, e che Berlusconi si rifiuta di vedere".
Contatti:Ufficio stampa Greenpeace, 06.68136061 int. 203-239Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne, 340 6404056Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima, 3400856944Vittoria Iacovella, addetta stampa, 3483988615Andrea Pinchera, direttore Comunicazione e Fundraising, 3483988607
giovedì 23 ottobre 2008
I giovani e la speranza
I giovani e la speranza
Stiamo vivendo il periodo di maggior degrado sociale e civile dal dopoguerra.
Mentre sta morendo la speranza economica o meglio il sogno economico di vivere al di sopra delle possibilità e delle regole, si scioglie come neve al sole l’idea sbagliata che il mondo sia senza confini e limiti, quindi senza leggi e convenzioni.
Dopo aver attentato gravemente alla sanità come alla giustizia, con scelte di “investimenti”, “infrastrutture” e di “produzione energetica” al di fuori della logica, delle possibilità reali, dell’economia reale si tenta di creare continuamente paure e tensioni.
Questo passa per la caccia al diverso a chi viene da un altro paese, religione, tra un po’ sarà la caccia a chi ha tessere di partito “sconvenienti”, continuando di questo passo tra classi sociali diverse.
Si vuole far passare la morale che chi comanda ha ragione, chi ha il potere fa leggi ed azioni secondo il tornaconto di parte e non per l’interesse generale.
Mentre i reduci della seconda guerra mondiale e del fascismo vedono gli spettri del passato, chi ha costruito l’Italia secondo il desiderio della democrazia, quindi dell’uguaglianza e del desiderio del miglioramento generale è ormai sfiduciato, i figli di chi ha fatto il ’68 hanno consegnato al mondo la rassegnazione e la sconfitta, la speranza arriva dai giovani.
Sono rimasti gli unici a cercare di riconquistare i diritti civili e sociali che le generazioni che li hanno preceduto hanno venduto in cambio di apparecchiature ed elettrodomestici, della vacanza e della giovinezza eterna.
Ma rimane la speranza dei giovani che oggi è una certezza.
Se i loro padri hanno venduto la dignità per 100 € dell’Ici loro chiedono un futuro non quello grasso e patetico dell’eterna giovinezza e delle idiozie che sempre più organi di informazioni tentano di propinare completando il sonno delle coscienze, loro i giovani chiedono soltanto un oggi affinché ci sia un domani.
Questa è la speranza.
Pontinia 23 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Stiamo vivendo il periodo di maggior degrado sociale e civile dal dopoguerra.
Mentre sta morendo la speranza economica o meglio il sogno economico di vivere al di sopra delle possibilità e delle regole, si scioglie come neve al sole l’idea sbagliata che il mondo sia senza confini e limiti, quindi senza leggi e convenzioni.
Dopo aver attentato gravemente alla sanità come alla giustizia, con scelte di “investimenti”, “infrastrutture” e di “produzione energetica” al di fuori della logica, delle possibilità reali, dell’economia reale si tenta di creare continuamente paure e tensioni.
Questo passa per la caccia al diverso a chi viene da un altro paese, religione, tra un po’ sarà la caccia a chi ha tessere di partito “sconvenienti”, continuando di questo passo tra classi sociali diverse.
Si vuole far passare la morale che chi comanda ha ragione, chi ha il potere fa leggi ed azioni secondo il tornaconto di parte e non per l’interesse generale.
Mentre i reduci della seconda guerra mondiale e del fascismo vedono gli spettri del passato, chi ha costruito l’Italia secondo il desiderio della democrazia, quindi dell’uguaglianza e del desiderio del miglioramento generale è ormai sfiduciato, i figli di chi ha fatto il ’68 hanno consegnato al mondo la rassegnazione e la sconfitta, la speranza arriva dai giovani.
Sono rimasti gli unici a cercare di riconquistare i diritti civili e sociali che le generazioni che li hanno preceduto hanno venduto in cambio di apparecchiature ed elettrodomestici, della vacanza e della giovinezza eterna.
Ma rimane la speranza dei giovani che oggi è una certezza.
Se i loro padri hanno venduto la dignità per 100 € dell’Ici loro chiedono un futuro non quello grasso e patetico dell’eterna giovinezza e delle idiozie che sempre più organi di informazioni tentano di propinare completando il sonno delle coscienze, loro i giovani chiedono soltanto un oggi affinché ci sia un domani.
Questa è la speranza.
Pontinia 23 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
più efficienza uguale più occupazione
Secondo una ricerca dell'università di Berkeley, 30 anni di politiche contro gli sprechi energeticihanno prodotto nello stato americano circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro
"Più efficienza uguale più occupazione"Studio promuove il modello California
"Con la bolletta più leggera la gente ha più soldi da spendere in settori dove c'è più manodopera"
Parcheggio-centrale solare in CaliforniaOAKLAND - Meglio di così probabilmente ci fu solo il New Deal, quando nei primi anni '30 le politiche adottate dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e dall'economista britannico John M. Keynes riuscirono a riassorbire tra i due e i tre milioni di lavoratori rimasti disoccupati dopo la Grande Crisi di Wall Street. Secondo uno studio realizzato dall'Università di Berkeley, le politiche di efficienza energetica intraprese dalla California all'indomani dello shock petrolifero del 1977 nel giro di un trentennio hanno creato circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro a fronte dei 25mila persi. A firmare la ricerca, che getta una luce diversa sulle beghe in corso tra Italia e Unione Europea circa la sostenibilità degli obiettivi del pacchetto 20-20-20, è David Roland-Holst, un economista del Center for Energy, Resources and Economic Sustainability del prestigioso ateneo californiano. La chiave del successo, secondo il docente di Berkeley, è stata la massa di denaro risparmiata dai consumatori grazie ai tagli nelle bollette domestiche e tornata a circolare sul mercato, mettendo in moto un processo virtuoso nell'occupazione. In California una politica attenta che ha imposto standard di efficienza per edifici ed elettrodomestici tra i più alti del mondo, il livello dei consumi elettrici pro capite nell'ultimo trentennio è rimasto stabile, mentre nel resto degli Stati Uniti aumentava del 50%. Si calcola invece che se il consumo unitario avesse seguito la crescita media nazionale, la California avrebbe avuto bisogno di 24 nuove centrali di media potenza (500 MW).
"Avendo la possibilità di spendere meno in energia - si legge nella ricerca - i consumatori hanno destinato questi soldi alla domanda di beni diversi. Ma spostare un dollaro di spesa dall'elettricità ai generi alimentari significa sostenere rivenditori, grossisti, l'industria della trasformazione e il settore agricolo lungo una filiera molto più lunga e a maggiore intensità di manodopera". Il professor Roland-Holst fornisce quindi le cifre del movimento descritto. A fronte di "perdite" per 1,6 miliardi di dollari nel settore energetico, nel corso del trentennio preso in esame l'economia californiana ha visto crescere il volume d'affari complessivo di 44,6 miliardi di dollari, divisi prevalentemente nel comparto del commercio (11,2 miliardi) nel settore finanziario e assicurativo (7,3 miliardi), nel settore dei servizi (17,8 miliardi) e in quella della produzione di lampadine a basso consumo (1,2 miliardi). Una crescita secondo lo studio da attribuire soprattutto all'effetto traino rappresentato dalle misure di efficienza e risparmio energetico. Un boom che l'economista di Berkeley è convinto possa ripetersi ora che il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha lanciato un nuovo piano statale di riduzione della spesa energetica e delle emissioni di gas serra che sarà definito presto nei dettagli.
(23 ottobre 2008) Tutti gli articoli di ambiente
var SEZIONE='ambiente';
www.repubblica.it
"Più efficienza uguale più occupazione"Studio promuove il modello California
"Con la bolletta più leggera la gente ha più soldi da spendere in settori dove c'è più manodopera"
Parcheggio-centrale solare in CaliforniaOAKLAND - Meglio di così probabilmente ci fu solo il New Deal, quando nei primi anni '30 le politiche adottate dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e dall'economista britannico John M. Keynes riuscirono a riassorbire tra i due e i tre milioni di lavoratori rimasti disoccupati dopo la Grande Crisi di Wall Street. Secondo uno studio realizzato dall'Università di Berkeley, le politiche di efficienza energetica intraprese dalla California all'indomani dello shock petrolifero del 1977 nel giro di un trentennio hanno creato circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro a fronte dei 25mila persi. A firmare la ricerca, che getta una luce diversa sulle beghe in corso tra Italia e Unione Europea circa la sostenibilità degli obiettivi del pacchetto 20-20-20, è David Roland-Holst, un economista del Center for Energy, Resources and Economic Sustainability del prestigioso ateneo californiano. La chiave del successo, secondo il docente di Berkeley, è stata la massa di denaro risparmiata dai consumatori grazie ai tagli nelle bollette domestiche e tornata a circolare sul mercato, mettendo in moto un processo virtuoso nell'occupazione. In California una politica attenta che ha imposto standard di efficienza per edifici ed elettrodomestici tra i più alti del mondo, il livello dei consumi elettrici pro capite nell'ultimo trentennio è rimasto stabile, mentre nel resto degli Stati Uniti aumentava del 50%. Si calcola invece che se il consumo unitario avesse seguito la crescita media nazionale, la California avrebbe avuto bisogno di 24 nuove centrali di media potenza (500 MW).
"Avendo la possibilità di spendere meno in energia - si legge nella ricerca - i consumatori hanno destinato questi soldi alla domanda di beni diversi. Ma spostare un dollaro di spesa dall'elettricità ai generi alimentari significa sostenere rivenditori, grossisti, l'industria della trasformazione e il settore agricolo lungo una filiera molto più lunga e a maggiore intensità di manodopera". Il professor Roland-Holst fornisce quindi le cifre del movimento descritto. A fronte di "perdite" per 1,6 miliardi di dollari nel settore energetico, nel corso del trentennio preso in esame l'economia californiana ha visto crescere il volume d'affari complessivo di 44,6 miliardi di dollari, divisi prevalentemente nel comparto del commercio (11,2 miliardi) nel settore finanziario e assicurativo (7,3 miliardi), nel settore dei servizi (17,8 miliardi) e in quella della produzione di lampadine a basso consumo (1,2 miliardi). Una crescita secondo lo studio da attribuire soprattutto all'effetto traino rappresentato dalle misure di efficienza e risparmio energetico. Un boom che l'economista di Berkeley è convinto possa ripetersi ora che il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha lanciato un nuovo piano statale di riduzione della spesa energetica e delle emissioni di gas serra che sarà definito presto nei dettagli.
(23 ottobre 2008) Tutti gli articoli di ambiente
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mercoledì 22 ottobre 2008
Signor presidente, mi consenta
Signor presidente, mi consenta
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 20 ottobre 2008
Numero di visite: 936
Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando il signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di
eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili. Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 20 ottobre 2008
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Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando il signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di
eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili. Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.
martedì 21 ottobre 2008
la Sardegna cambia rotta contro il carbone
www.greenpeace.it
LA SARDEGNA DICHIARA DI CAMBIARE ROTTA
20 Ottobre 2008
Foto in Sardegna, azione di 19 ottobre 2008
Sassari, Italia — Erano pronti a bloccare la centrale per giorni i nostri attivisti. Ma dopo 14 ore di protesta, ieri Greenpeace ha ottenuto un incontro con l'assessore all'Ambiente della Regione Sardegna, Cicitto Morittu, che ha dichiarato l'intenzione del governo regionale di allineare il piano energetico locale al rispetto dei parametri europei degli obiettivi del 20-20-20. Non solo. L'assessore ha anche espresso la volontà di andare oltre la percentuale per le fonti rinnovabili.
Solo dopo le dichiarazioni incoraggianti dell'assessore, gli attivisti hanno lasciato la centrale a carbone di Fiume Santo, scendendo dai nastri trasportatori e dalle gru. Almeno nelle dichiarazioni, infatti, sembra che la regione Sardegna voglia intraprendere sul serio un cambio di rotta.
È un grande risultato verso l'Europa proprio mentre il governo rema contro.
La E.ON - proprietaria della centrale a carbone - ha deciso, invece, di non rilasciare dichiarazioni, nonostante gli inviti fatti da Greenpeace riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2.Sono già diverse le attività di Greenpeace contro E.ON in Europa.Greenpeace continuerà a fare pressione sull'azienda per ottenere quanto prima un incontro con il vertice E.ON e un confronto sulla nuova politica industriale.
— Maria Carla Giugliano
LA SARDEGNA DICHIARA DI CAMBIARE ROTTA
20 Ottobre 2008
Foto in Sardegna, azione di 19 ottobre 2008
Sassari, Italia — Erano pronti a bloccare la centrale per giorni i nostri attivisti. Ma dopo 14 ore di protesta, ieri Greenpeace ha ottenuto un incontro con l'assessore all'Ambiente della Regione Sardegna, Cicitto Morittu, che ha dichiarato l'intenzione del governo regionale di allineare il piano energetico locale al rispetto dei parametri europei degli obiettivi del 20-20-20. Non solo. L'assessore ha anche espresso la volontà di andare oltre la percentuale per le fonti rinnovabili.
Solo dopo le dichiarazioni incoraggianti dell'assessore, gli attivisti hanno lasciato la centrale a carbone di Fiume Santo, scendendo dai nastri trasportatori e dalle gru. Almeno nelle dichiarazioni, infatti, sembra che la regione Sardegna voglia intraprendere sul serio un cambio di rotta.
È un grande risultato verso l'Europa proprio mentre il governo rema contro.
La E.ON - proprietaria della centrale a carbone - ha deciso, invece, di non rilasciare dichiarazioni, nonostante gli inviti fatti da Greenpeace riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2.Sono già diverse le attività di Greenpeace contro E.ON in Europa.Greenpeace continuerà a fare pressione sull'azienda per ottenere quanto prima un incontro con il vertice E.ON e un confronto sulla nuova politica industriale.
— Maria Carla Giugliano
anche il governo in favore del termoelettrico, turbogas a Pontinia?
Oggetto: anche il governo in favore del termoelettrico, turbogas a Pontinia?
La scorsa settimana il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo ha dichiarato che, per la centrale termoelettrica (turbogas) di Aprilia la competenza è oggi del governo nazionale.
Per analogia, pur essendo in una fase diversa, mancano ancora AIA –IPPC, la definizione degli espropri per metanodotto ed elettrodotto e l’intesa Stato-Regione, aumenta il rischio che anche la centrale a turbogas di Pontinia venga autorizzata.
Questo perché nonostante siano stati evidenziati errori procedurali, tecnici, assenza di dati significati e aggiornati, problemi geologici, idraulici che ne impediscono la realizzazione, mancanza di VIA e VAS per le linee delle opere connesse (metanodotto ed elettrodotto), zone SIC e ZPS, procedura degli espropri incompleta, errori urbanistici, l’iter va avanti.
Nonostante la VIA non tenga conto, per esempio, della somma delle 2 centrali progettati, la presenza di 2 industrie sottoposte alla direttiva Severo per gli incidenti rilevanti, la presenza dell’impianto di compostaggio.
Anche se mancano le relazioni idrogeologiche, la dimostrazione della correttezze delle opere strutturali in zona sismica, di competenza della Regione Lazio, quest’ultima, nonostante le continue sollecitazioni di assessori e capigruppo della maggioranza consiliare, ancora non nomina il commissario nella procedura AIA-IPPC.
Commissione che è alle battute finale in quanto la relazione di accordo (quindi di approvazione) è già scritta e sarà approvata salvo poche modifiche, anche se contiene errori, imprecisioni, mancanza di dati aggiornati, carente nella parte urbanistica e vincolistica, inesistente dal punto di vista strutturale, non tratta gli aspetti idraulici.
Anche se il piano energetico regionale approvato in giunta il 4 luglio 2008 e dalla commissione la scorsa settimana non prevede alcuna centrale termoelettrica (turbogas) ancora si attende per conoscere il parere ufficiale della Regione che dovrebbe essere, per logica conseguenza degli atti e delle dichiarazioni pubbliche, contraria alla turbogas.
Intanto il governo italiano chiede nuove agevolazioni per queste centrali che fino al 2013 avranno gli utili della loro produzione e i danni per le emissioni saranno pubblici, cioè a costo zero per loro.
Per questo il nostro governo ha chiesto che il pagamento non sia per intero ma graduale.
Quale speranza per il futuro del territorio di Pontinia?
Pontinia 21 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
CLIMA: UE, SETTE PAESI IN FAVORE DEROGHE PER TERMOELETTRICO
(ANSA) - LUSSEMBURGO, 20 OTT - Altri sei Paesi, oltre all'Italia, hanno chiesto oggi l'introduzione di deroghe, all'interno del pacchetto clima predisposto dalla Commissione europea, affinche' le industrie produttrici di energia elettrica non siano sottoposte, a partire dal 2013, al totale pagamento delle quote di emissioni di CO2. Sulla stessa linea italiana, seppure con sfumature diverse, si sono oggi schierati la Polonia, la Repubblica Ceca, Cipro, Malta, l'Estonia e la Lituania. Il meccanismo di cui si chiede la modifica e' quello in base al quale, a partire dal 2013, le industrie produttrici di energia elettrica dovranno acquistare le quote relative alle loro emissioni di CO2 pagandole al 100%. L'Italia e gli altri Paesi chiedono che il meccanismo venga applicato gradualmente partendo da una assegnazione delle quote completamente gratuita e arrivando solo alla fine del percorso al pagamento del 100%.(ANSA) TI 20/10/2008 20:04
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
La scorsa settimana il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo ha dichiarato che, per la centrale termoelettrica (turbogas) di Aprilia la competenza è oggi del governo nazionale.
Per analogia, pur essendo in una fase diversa, mancano ancora AIA –IPPC, la definizione degli espropri per metanodotto ed elettrodotto e l’intesa Stato-Regione, aumenta il rischio che anche la centrale a turbogas di Pontinia venga autorizzata.
Questo perché nonostante siano stati evidenziati errori procedurali, tecnici, assenza di dati significati e aggiornati, problemi geologici, idraulici che ne impediscono la realizzazione, mancanza di VIA e VAS per le linee delle opere connesse (metanodotto ed elettrodotto), zone SIC e ZPS, procedura degli espropri incompleta, errori urbanistici, l’iter va avanti.
Nonostante la VIA non tenga conto, per esempio, della somma delle 2 centrali progettati, la presenza di 2 industrie sottoposte alla direttiva Severo per gli incidenti rilevanti, la presenza dell’impianto di compostaggio.
Anche se mancano le relazioni idrogeologiche, la dimostrazione della correttezze delle opere strutturali in zona sismica, di competenza della Regione Lazio, quest’ultima, nonostante le continue sollecitazioni di assessori e capigruppo della maggioranza consiliare, ancora non nomina il commissario nella procedura AIA-IPPC.
Commissione che è alle battute finale in quanto la relazione di accordo (quindi di approvazione) è già scritta e sarà approvata salvo poche modifiche, anche se contiene errori, imprecisioni, mancanza di dati aggiornati, carente nella parte urbanistica e vincolistica, inesistente dal punto di vista strutturale, non tratta gli aspetti idraulici.
Anche se il piano energetico regionale approvato in giunta il 4 luglio 2008 e dalla commissione la scorsa settimana non prevede alcuna centrale termoelettrica (turbogas) ancora si attende per conoscere il parere ufficiale della Regione che dovrebbe essere, per logica conseguenza degli atti e delle dichiarazioni pubbliche, contraria alla turbogas.
Intanto il governo italiano chiede nuove agevolazioni per queste centrali che fino al 2013 avranno gli utili della loro produzione e i danni per le emissioni saranno pubblici, cioè a costo zero per loro.
Per questo il nostro governo ha chiesto che il pagamento non sia per intero ma graduale.
Quale speranza per il futuro del territorio di Pontinia?
Pontinia 21 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
CLIMA: UE, SETTE PAESI IN FAVORE DEROGHE PER TERMOELETTRICO
(ANSA) - LUSSEMBURGO, 20 OTT - Altri sei Paesi, oltre all'Italia, hanno chiesto oggi l'introduzione di deroghe, all'interno del pacchetto clima predisposto dalla Commissione europea, affinche' le industrie produttrici di energia elettrica non siano sottoposte, a partire dal 2013, al totale pagamento delle quote di emissioni di CO2. Sulla stessa linea italiana, seppure con sfumature diverse, si sono oggi schierati la Polonia, la Repubblica Ceca, Cipro, Malta, l'Estonia e la Lituania. Il meccanismo di cui si chiede la modifica e' quello in base al quale, a partire dal 2013, le industrie produttrici di energia elettrica dovranno acquistare le quote relative alle loro emissioni di CO2 pagandole al 100%. L'Italia e gli altri Paesi chiedono che il meccanismo venga applicato gradualmente partendo da una assegnazione delle quote completamente gratuita e arrivando solo alla fine del percorso al pagamento del 100%.(ANSA) TI 20/10/2008 20:04
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lunedì 20 ottobre 2008
manifestazione contro la turbogas Aprilia 26 ottobre
APPELLO A TUTTE LE FORZE PER LA MANIFESTAZIONE DEL 26 OTTOBRE 2008
Domenica 26 ottobre alle ore 10 in Piazza Roma ci sarà una manifestazione in cui i cittadini intendono rispondere con la loro unica arma, lo scendere in piazza, all'arroganza di quelle forze politiche che si ostinano a voler appoggiare la costruzione della centrale Sorgenia. Domenica 26 ottobre alle ore 10 in Piazza Roma invitiamo tutti i cittadini, tutte le forze politiche, movimenti e forze sociali, associazioni ad aderire alla manifestazione del 26, per dimostrare che- non tutti si piegano alle lobby di potere- non tutti dicono "obbedisco" ai poteri industriali, fregandosene dei cittadini- non tutti se ne fregano dei più deboli ma hanno il coraggio di stare dalla parte dei cittadini- c'è ancora qualcuno che crede nella legalità per tutti e nella tutela della salute- c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di difendere i più deboli e la salvaguardia del futuro dei nostri cari. Per questo invitiamo tutti a diffondere questo appello ai propri contatti e referenti, raccogliendo le adesioni alla manifestazione.
http://www.noturbogasaprilia.it/files/Volantini/2008-10-26%20GRANDE%20MANIFESTAZIONE/Appello_manifestazione_unitaria_26Ottobre2008.pdf
Domenica 26 ottobre alle ore 10 in Piazza Roma ci sarà una manifestazione in cui i cittadini intendono rispondere con la loro unica arma, lo scendere in piazza, all'arroganza di quelle forze politiche che si ostinano a voler appoggiare la costruzione della centrale Sorgenia. Domenica 26 ottobre alle ore 10 in Piazza Roma invitiamo tutti i cittadini, tutte le forze politiche, movimenti e forze sociali, associazioni ad aderire alla manifestazione del 26, per dimostrare che- non tutti si piegano alle lobby di potere- non tutti dicono "obbedisco" ai poteri industriali, fregandosene dei cittadini- non tutti se ne fregano dei più deboli ma hanno il coraggio di stare dalla parte dei cittadini- c'è ancora qualcuno che crede nella legalità per tutti e nella tutela della salute- c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di difendere i più deboli e la salvaguardia del futuro dei nostri cari. Per questo invitiamo tutti a diffondere questo appello ai propri contatti e referenti, raccogliendo le adesioni alla manifestazione.
http://www.noturbogasaprilia.it/files/Volantini/2008-10-26%20GRANDE%20MANIFESTAZIONE/Appello_manifestazione_unitaria_26Ottobre2008.pdf
diamo l'esempio contro il riscaldamento globale
http://www.timetolead.eu/
EUROPA, È ORA DI DARE L'ESEMPIO!
Riscaldamento globale: non superiamo i 2°C
Inizio
Maggiori informazioni
Fate la vostra parte
Galleria
I leader europei stanno decidendo ORA la nostra risposta ai cambiamenti climatici! Saranno fra i primi ad impegnarsi per combattere il riscaldamento climatico tenendolo al di sotto di 2°C? Seguite i loro progressi e chiedete loro se sono pronti a dare l'esempio...
EUROPA, È ORA DI DARE L'ESEMPIO!
Riscaldamento globale: non superiamo i 2°C
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I leader europei stanno decidendo ORA la nostra risposta ai cambiamenti climatici! Saranno fra i primi ad impegnarsi per combattere il riscaldamento climatico tenendolo al di sotto di 2°C? Seguite i loro progressi e chiedete loro se sono pronti a dare l'esempio...
domenica 19 ottobre 2008
buone notizie per eolico, contro carbone, inceneritori e turbogas
www.ansa.it2008-10-19 12:36 Blitz Greenpeace, ridotta potenza della centrale sarda CAGLIARI - Continua l'azione degli attivisti di Greenpeace, entrati nella centrale a carbone di Fiume Santo, in provincia di Sassari, per bloccarne il nastro trasportatore e impedire così il rifornimento dell'impianto. L'associazione fa sapere che dalla Polizia è giunta la notizia della riduzione della potenza della centrale, per poterne aumentare l'autonomia, stimata questa mattina dalla direzione in circa 10 ore. Questo - dice Greenpeace - dovrebbe favorire i contatti tra gli attivisti e la proprietà E.On: l'obiettivo, spiega l'associazione, è capire se i dirigenti sono disponibili a promuovere in Sardegna lo sviluppo dell'eolico o continuare a puntare sul carbone, "senza tener conto degli impegni presi dall'Italia per ridurre le emissioni di anidride carbonica". Greenpeace è anche pronta a chiedere a E.On se voglia unirsi agli altri soggetti industriali interessati "che premono per eliminare il blocco dell'eolico imposto dal governatore Renato Soru, proprio per favorire il carbone".
www.greenpeace.itNO CARBONE. II TAPPA IN SARDEGNA19 Ottobre 2008Stampa Invia In azione: mattina del 19 ottobre a Fiumesanto (Sassari). Seconda tappa italiana del tour contro il carbone della Artic Sunrise.IngrandisciInternational — Continua il tour dell’Arctic Sunrise contro il carbone. Seconda tappa. Altra centrale. Questa mattina, infatti, gli attivisti di Greenpeace hanno bloccato il nastro trasportatore della centrale di Fiume Santo in Sardegna, oggi proprietà di E.ON. La protesta è contro i piani di espansione del carbone della Regione Sardegna. Perché la vera alternativa è rilanciare l’eolico nell’isola, creando così oltre 7.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Il “Quit Coal Tour” - cominciato giovedì scorso con un’azione alla centrale di Civitavecchia - punta a diffondere in Europa il messaggio di una rivoluzione energetica pulita in vista della Conferenza sui Cambiamenti Climatici dell’ONU del prossimo dicembre. Fonti rinnovabili ed efficienza energetica sono fondamentali per ridurre le emissioni di CO2 e creare nuove opportunità di lavoro. La Regione Sardegna deve rivedere la proposta del suo piano energetico e togliere ogni limite all’eolico. Questa fonte può dare occupazione sicura e pulita in Sardegna. L’ostilità di Soru all’eolico blocca 7.000 posti di lavoro per far spazio al carbone.La Sardegna è una regione strategica per lo sviluppo dell’eolico in Italia. Nel 2007 la potenza eolica complessiva sull’Isola ha raggiunto i 367 MW, nulla a confronto dei 217 MW e dei 133 MW installati rispettivamente in Puglia e in Sicilia nel solo 2007. A causa del veto del presidente Soru, sono ancora molti i progetti bloccati e permane il limite a 550 MW, con vincolo alle sole aree industriali. Secondo il rapporto presentato recentemente da ANEV, la Sardegna potrebbe invece installare - nel pieno rispetto del paesaggio e dell’ambiente - circa 1750 MW al 2020, dando occupazione a oltre 7.000 persone, producendo circa 3 miliardi di kilowattora (il 25% del consumo interno della regione). Prodotta con il carbone, questa energia emetterebbe oltre 2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Oggi il 50% dell’eletticità in Sardegna arriva dal carbone. Greenpeace chiede di incontrare i dirigenti di E.ON Italia, per capire se il gruppo è disponibile a promuovere in Sardegna lo sviluppo dell’eolico, o continuare a puntare sulla fonte fossile con le più alte emissioni di CO2. — Maria Carla Giugliano
"Ciao Beppe,sono Lello Ciampolillo del Meetup Bari 2, volevo segnalarti che in un mare di notizie 'immondizia' oggi ne abbiamo una positiva. La magistratura funziona. I politici no.il 22/09/08 il dott. Francesco Bretone pm della Procura di Bari, ha sequestrato l'area di costruzione dell'inceneritore della Eco Energia Srl (gruppo Marcegaglia) a Modugno (BA) ed ha messo 4 persone sotto inchiesta; di queste una è un dirigente del settore ecologia della Regione Puglia. Il sequestro è stato recentemente convalidato dal Gip. Le indagini sono state svolte anche a seguito di due esposti presentati dal meetup Bari2 assistito dall'avv Gaetano Filograno.Gli esposti in questione evidenziavano la pericolosità degli insediamenti tra Bari e Modugno di una centrale a turbogas e appunto dell'inceneritore, inseriti in un contesto già fortemente inquinato dalla zona industriale a ridosso della città di Bari, nonchè dalla presenza di una centrale elettrica Enel all'interno della città, convertita recentemente da olio combustibile a gas sulla cui legittimità il ns. meetup sta svolgendo approfondimenti tecnici e giuridici da sottoporre agli organi competenti.Oltre a sottolineare l'ottimo lavoro della procura di Bari, che si preoccupa della salute dei cittadini contrariamente ai politici locali sia di destra che di sinistra, ci preme evidenziare alcuni tra i motivi che hanno portato al sequestro preventivo e all'iscrizione nel registro degli indagati del dirigente della Regione. Quest'ultimo ometteva di:- motivare sullo smaltimento delle ceneri prodotte dalla centrale considerate nello studio di impatto ambientale (S.I.A.) erroneamente come rifiuto non pericoloso- rilevare che lo stoccaggio e il trattamento delle ceneri avveniva all’interno dello stesso termovalorizzatore e che trattandosi di operazione di trattamento di rifiuto pericoloso occorreva per l’impianto una specifica autorizzazione- rilevare che il CDR (combustibile da rifiuto) sarebbe stato prodotto anche all’interno della stessa centrale da un impianto privo di autonoma autorizzazione.Ci chiediamo il perchè di queste "omissioni", e la risposta è forse perchè sarebbero stati costretti ad ammettere che la termovalorizzazione non risolve il problema dei rifiuti anzi lo acuisce perchè il rifiuto bruciato si trasforma in nanopolveri, diossine e cenere che a differenza dei primi sono tossici e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno bisogno di discariche speciali per rifiuti tossici.Ora veniamo ai politici. Il presidente della regione Puglia Vendola, che alcuni giorni fa aveva mandato a noi cittadini pugliesi, una lettera in cui ci esortava a "fare la differenza" intende costruire 5 inceneritori ( ) o meglio (sono sue parole) termovalorizzatori del CDR. Pochi giorni fa l'assessore regionale all'ambiente Losappio ad un nostro quesito sugli inceneritori rispondeva così:"La termovalorizzazione del CDR è per noi la chiusura del ciclo per la parte residuale dello stesso".Sperando che si possa fare lo stesso con questa classe politica, lasciamo a te il commento su quest'ultima affermazione e sull'intera vicenda. Loro non si arrenderanno mai, noi neppure." Lello Ciampolillo, organizer meetup Bari 2www.beppegrillo.it
if (navigator.appName.indexOf("MSIE") != -1) document.write("");
www.greenpeace.itNO CARBONE. II TAPPA IN SARDEGNA19 Ottobre 2008Stampa Invia In azione: mattina del 19 ottobre a Fiumesanto (Sassari). Seconda tappa italiana del tour contro il carbone della Artic Sunrise.IngrandisciInternational — Continua il tour dell’Arctic Sunrise contro il carbone. Seconda tappa. Altra centrale. Questa mattina, infatti, gli attivisti di Greenpeace hanno bloccato il nastro trasportatore della centrale di Fiume Santo in Sardegna, oggi proprietà di E.ON. La protesta è contro i piani di espansione del carbone della Regione Sardegna. Perché la vera alternativa è rilanciare l’eolico nell’isola, creando così oltre 7.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Il “Quit Coal Tour” - cominciato giovedì scorso con un’azione alla centrale di Civitavecchia - punta a diffondere in Europa il messaggio di una rivoluzione energetica pulita in vista della Conferenza sui Cambiamenti Climatici dell’ONU del prossimo dicembre. Fonti rinnovabili ed efficienza energetica sono fondamentali per ridurre le emissioni di CO2 e creare nuove opportunità di lavoro. La Regione Sardegna deve rivedere la proposta del suo piano energetico e togliere ogni limite all’eolico. Questa fonte può dare occupazione sicura e pulita in Sardegna. L’ostilità di Soru all’eolico blocca 7.000 posti di lavoro per far spazio al carbone.La Sardegna è una regione strategica per lo sviluppo dell’eolico in Italia. Nel 2007 la potenza eolica complessiva sull’Isola ha raggiunto i 367 MW, nulla a confronto dei 217 MW e dei 133 MW installati rispettivamente in Puglia e in Sicilia nel solo 2007. A causa del veto del presidente Soru, sono ancora molti i progetti bloccati e permane il limite a 550 MW, con vincolo alle sole aree industriali. Secondo il rapporto presentato recentemente da ANEV, la Sardegna potrebbe invece installare - nel pieno rispetto del paesaggio e dell’ambiente - circa 1750 MW al 2020, dando occupazione a oltre 7.000 persone, producendo circa 3 miliardi di kilowattora (il 25% del consumo interno della regione). Prodotta con il carbone, questa energia emetterebbe oltre 2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Oggi il 50% dell’eletticità in Sardegna arriva dal carbone. Greenpeace chiede di incontrare i dirigenti di E.ON Italia, per capire se il gruppo è disponibile a promuovere in Sardegna lo sviluppo dell’eolico, o continuare a puntare sulla fonte fossile con le più alte emissioni di CO2. — Maria Carla Giugliano
"Ciao Beppe,sono Lello Ciampolillo del Meetup Bari 2, volevo segnalarti che in un mare di notizie 'immondizia' oggi ne abbiamo una positiva. La magistratura funziona. I politici no.il 22/09/08 il dott. Francesco Bretone pm della Procura di Bari, ha sequestrato l'area di costruzione dell'inceneritore della Eco Energia Srl (gruppo Marcegaglia) a Modugno (BA) ed ha messo 4 persone sotto inchiesta; di queste una è un dirigente del settore ecologia della Regione Puglia. Il sequestro è stato recentemente convalidato dal Gip. Le indagini sono state svolte anche a seguito di due esposti presentati dal meetup Bari2 assistito dall'avv Gaetano Filograno.Gli esposti in questione evidenziavano la pericolosità degli insediamenti tra Bari e Modugno di una centrale a turbogas e appunto dell'inceneritore, inseriti in un contesto già fortemente inquinato dalla zona industriale a ridosso della città di Bari, nonchè dalla presenza di una centrale elettrica Enel all'interno della città, convertita recentemente da olio combustibile a gas sulla cui legittimità il ns. meetup sta svolgendo approfondimenti tecnici e giuridici da sottoporre agli organi competenti.Oltre a sottolineare l'ottimo lavoro della procura di Bari, che si preoccupa della salute dei cittadini contrariamente ai politici locali sia di destra che di sinistra, ci preme evidenziare alcuni tra i motivi che hanno portato al sequestro preventivo e all'iscrizione nel registro degli indagati del dirigente della Regione. Quest'ultimo ometteva di:- motivare sullo smaltimento delle ceneri prodotte dalla centrale considerate nello studio di impatto ambientale (S.I.A.) erroneamente come rifiuto non pericoloso- rilevare che lo stoccaggio e il trattamento delle ceneri avveniva all’interno dello stesso termovalorizzatore e che trattandosi di operazione di trattamento di rifiuto pericoloso occorreva per l’impianto una specifica autorizzazione- rilevare che il CDR (combustibile da rifiuto) sarebbe stato prodotto anche all’interno della stessa centrale da un impianto privo di autonoma autorizzazione.Ci chiediamo il perchè di queste "omissioni", e la risposta è forse perchè sarebbero stati costretti ad ammettere che la termovalorizzazione non risolve il problema dei rifiuti anzi lo acuisce perchè il rifiuto bruciato si trasforma in nanopolveri, diossine e cenere che a differenza dei primi sono tossici e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno bisogno di discariche speciali per rifiuti tossici.Ora veniamo ai politici. Il presidente della regione Puglia Vendola, che alcuni giorni fa aveva mandato a noi cittadini pugliesi, una lettera in cui ci esortava a "fare la differenza" intende costruire 5 inceneritori ( ) o meglio (sono sue parole) termovalorizzatori del CDR. Pochi giorni fa l'assessore regionale all'ambiente Losappio ad un nostro quesito sugli inceneritori rispondeva così:"La termovalorizzazione del CDR è per noi la chiusura del ciclo per la parte residuale dello stesso".Sperando che si possa fare lo stesso con questa classe politica, lasciamo a te il commento su quest'ultima affermazione e sull'intera vicenda. Loro non si arrenderanno mai, noi neppure." Lello Ciampolillo, organizer meetup Bari 2www.beppegrillo.it
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qualcuno lo aveva previsto
Piero Calamandrei!**********************************************************************
ECCO COSA SCRIVEVA NEL 1950, QUASI 60 ANNI FA:
******************************************************************
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito..."Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950.In questa pagina il testo intero e altro su Piero Calamandrei:http://www.progettogaia.it/provvisori/memoria/calamandrei.htm**********************************************************************FIRMATE L'APPELLO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICAhttp://www.foruminsegnanti.it/appello2008/**********************************************
ECCO COSA SCRIVEVA NEL 1950, QUASI 60 ANNI FA:
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"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito..."Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950.In questa pagina il testo intero e altro su Piero Calamandrei:http://www.progettogaia.it/provvisori/memoria/calamandrei.htm**********************************************************************FIRMATE L'APPELLO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICAhttp://www.foruminsegnanti.it/appello2008/**********************************************
quale speranza?
Ho votato alle primarie di un anno fa, dando, per l'ennesima volta, una fiducia mai meritata.Da quella data è stato un insieme (casuale o voluto?) di errori politici (aver resuscitato un indesiderato dalla destra cavaliere), governativi (la bramosia di qualcuno per far fallire prima possibile il governo Prodi), elettorali (solo un suicida poteva pensare ad una strategia simile), storico (far sparire dal parlamento la sinistra), per non parlare di quella che nei paesi normali si chiama opposizione.O, se ancora ci fosse qualcuno che avesse voglia di difendere il PD, di una fusione avvenuta dall'alto che se in qualche realtà locale ha avuto esito felice è solo per il senso di responsabilità.L'aspetto più grave, però, mi pare aver distrutto anche la speranza nella maggior parte degli italiani.Basta con l'antiberlusconismo come per il fascismo, in Italia ci potrà essere un governo libero e democratico? e quando?Ma mi pare che non ci sia alternativa se non quella di ripartire da prima del fallimento.Forse servirà un forte evento per far rinsavire le generazioni che hanno portato l'Italia al peggior degrado che io ricordi.Ma non sarà certo il PD a portare alla rinascita l'Italia.
Appello alla mobilitazione contro la privatizzazione della Scuola Pubblica
Appello alla mobilitazione contro la privatizzazione della Scuola Pubblica
in difesa della libertà d'insegnamento e dei diritti dei lavoratori
Lo stato d'animo dei lavoratori della Scuola oscilla dallo sconforto alla rabbia nel rilevare la persistente inadeguatezza del sindacato e delle opposizioni nel contrastare il processo di privatizzazione dei beni comuni in generale e dell’istruzione in particolare, come se non esistesse da parte di tali soggetti la consapevolezza che ci si stia avviando precipitosamente ad un punto di non ritorno, ragion per cui occorre ora e subito senza alcun indugio una massiccia mobilitazione per contrastare un attacco senza precedenti ai principi della Costituzione, ai diritti dei lavoratori e al loro salario e all’etica stessa della convivenza civile.
Il mondo della Scuola è molto preoccupato dalle nuove norme che ridisegnano il sistema dell’istruzione, già peraltro dissestato dai provvedimenti che si sono susseguiti negli ultimi tre lustri, le quali rappresentano il grimaldello per scardinare in via definitiva ciò che resta della Scuola Pubblica: si inquadrano infatti in una strategia più ampia di demolizione di tutte le strutture pubbliche e di disintegrazione dei diritti di chi vi lavora al fine di velocizzare il trasferimento di servizi e funzioni pubbliche ai privati. La riduzione del personale che interessa tutto il pubblico impiego e riguarda la Scuola nella misura di 100.000 docenti e 43.000 del personale ATA e la chiusura di più di 2000 istituti nei piccoli comuni determinerà il collasso di un sistema fiaccato peraltro dall'enorme riduzione dei finanziamenti (circa 8 miliardi di euro entro il 2012). Infatti, come in altri settori, il governo è deciso ad imporre alla Scuola con la forza le sue scelte, con una prova “muscolare” esternata mediante l’interessamento allo stesso disegno di ben tre Ministeri: MIUR, P.A. e MEF, con il cosiddetto “commissariamento” economico del Ministro Gelmini e con l’introduzione di regole neo-autoritarie che pretendono di coprire il vuoto creato con la riduzione della Scuola ad un involucro pressoché vuoto da dare in pasto all’iniziativa privata.
Premesso che per poter ricostruire in Italia una Scuola Pubblica che sia sanata dai guasti di questi anni, è necessario abrogare le leggi Moratti, alle quali si riferiscono i pessimi interventi legislativi di questo governo, riteniamo indispensabile:
• Il ritiro del DDL n. 953/2008 Aprea, proposta di legge anticostituzionale che porterebbe a compimento la completa distruzione della Scuola dello Stato, visto tra l’altro che ogni singolo istituto avrebbe un’organizzazione di tipo aziendale, mentre gli insegnanti perderebbero totalmente la loro funzione, in quanto privi di libertà reale di insegnamento.
• Il ritiro del DDL Gelmini, presentato il 1 agosto 2008, che tra l’altro introduce, in linea con il disegno di legge Aprea, l’assunzione diretta del personale a tempo determinato con nomina biennale da parte dei dirigenti scolastici.
• L’eliminazione di tutte quelle norme, presenti in leggi e decreti vari, come il DL n. 112/2008, il DL n. 93/2008 e il DL n. 97/2008, che stravolgono la Scuola, ne deregolamentano il lavoro e le tolgono la possibilità di svolgere quel ruolo che le prescrive il testo Costituzionale, prevedendo tra l’altro tagli su tagli, incremento del rapporto alunni-docenti, accorpamento di scuole e di classi di concorso (flessibilità), diminuzione del tempo scuola, “rimodulazione dell’organizzazione didattica nella primaria” (maestro unico?). La logica di tutto si riassume nel disegno di far cassa distruggendo la Scuola e svendendola ai privati.
Pertanto le nostre rivendicazioni riguardano i seguenti punti:
La difesa del carattere statale della Scuola di tutte e di tutti, in modo che venga garantita l’esistenza delle scuole private, ma senza oneri per lo Stato, come prevede la Costituzione.
L’opposizione al disegno di aziendalizzazione della Scuola e dell’ingresso dei privati nella gestione degli istituti.
La difesa dello stato giuridico professionale degli insegnanti e il rifiuto di ogni meccanismo di carriera pseudo-meritocratica, come quello previsto nel disegno di legge Aprea, con concorsi e livelli di carriera, che romperebbero i rapporti esistenti nella Scuola ancora prevalentemente solidaristici, propri di un ambiente educativo, e instaurerebbero inadatti rapporti concorrenziali tipici delle aziende.
La difesa della libertà di insegnamento, baluardo costituzionale della laicità e della democrazia.
La salvaguardia del contratto nazionale e il contemporaneo rifiuto della possibilità di assunzione da parte dei dirigenti scolastici, perché l’insegnante, nella sua libertà garantita dallo Stato democratico, non può dipendere della singola scuola ma dal sistema complessivo della pubblica istruzione.
L’assunzione di tutti i precari e il superamento del precariato, che colpisce il lavoratore come persona e non permette alla Scuola di funzionare con continuità garantendo l’attuazione dei progetti didattici e la crescita dei rapporti interpersonali allievi-insegnanti.
Il rifiuto di una deriva regionalistica dell’istruzione, quale emerge dalle strampalate proposte della Lega, che vorrebbe affidare le cattedre ai docenti autoctoni.
La difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori della Scuola e, il rigetto di tutte quelle norme vessatorie, come quelle su permessi e malattie, volti a creare un clima denigratorio nei loro confronti. Essi devono poter svolgere il proprio ruolo con il rispetto di cui hanno diritto e senza preoccupazioni estranee al delicato lavoro che hanno il compito di svolgere.
L’opposizione ai tagli di cattedre e di finanziamenti che rendono impossibile insegnare, perché in classi sovraffollate e senza finanziamenti viene reso vano ogni progetto didattico e reso impossibile l’apprendimento e la crescita educativa. Non c’è qualità senza i mezzi per fare buona scuola e questa, in nome del risparmio a senso unico, non può essere ridotta ad una caserma con docenti “militarizzati” e ridotti a “fustigatori” dei propri alunni.
La difesa del tempo scuola, normale, pieno e prolungato con doppi insegnanti, perché l’apprendimento avviene solo con i tempi distesi e vanno rispettati i processi cognitivi di tutte e tutti.
La difesa dell’obbligo scolastico e il rifiuto del doppio canale morattiano, che reintroduce l’incivile divisione tra scuola vera e scuola per famiglie svantaggiate.
La salvaguardia dell’insegnamento di sostegno e del diritto all’istruzione per tutti, senza discriminazioni etniche e linguistiche e quindi difesa dell’insegnamento di sostegno in classe e per tutte le ore necessarie e garanzia dell’ausilio didattico dei mediatori linguistico-culturali per assicurare il diritto allo studio degli alunni stranieri.
Consapevoli che per evitare il baratro e rompere lo stato di assedio che vede alleati governo, poteri forti e mezzi di informazione occorre una risposta immediata, determinata e sinergica di tutti, ci rivolgiamo a quanti sentono l’importanza del ruolo svolto nella società dalla Scuola dello Stato e, in particolare, a tutte quelle persone, quei movimenti, quei soggetti politici, sindacali e associativi che in questi giorni hanno già elevato la loro protesta o comunque in passato hanno lottato contro lo sfascio prodotto dagli scorsi governi per iniziare a far sentire la nostra voce di protesta.
Inoltre facciamo appello a tutti i comitati presenti nel paese già in parte organizzati in una rete di mutuo soccorso, visto che ci troviamo di fronte ad un attacco a mitraglia da parte di questo “regime” contro i beni comuni essenziali per la vita civile; infatti, il disegno che colpisce la Scuola è un’articolazione di quello complessivo di stampo autoritario che distrugge l’ambiente e uccide nei territori i cittadini per mancanza di tutele, che militarizza le città, perseguitando gli immigrati, i rom e le persone in genere attraverso ridicole proibizioni, che salva coloro che commettono reati mentre permette la strage di operai uccisi per mancanza di sicurezza e li massacra con una deregolamentazione selvaggia dei rapporti di lavoro.
Crediamo che solo lottando tutti insieme per il bene di tutti possiamo vincere questa battaglia di civiltà e per questo chiediamo di iniziare con il segnale di una firma di tutti a questo appello!
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http://www.foruminsegnanti.it/appello2008/index.php?&mots_search=&lang=italiano&skin=&&ok_post=1
in difesa della libertà d'insegnamento e dei diritti dei lavoratori
Lo stato d'animo dei lavoratori della Scuola oscilla dallo sconforto alla rabbia nel rilevare la persistente inadeguatezza del sindacato e delle opposizioni nel contrastare il processo di privatizzazione dei beni comuni in generale e dell’istruzione in particolare, come se non esistesse da parte di tali soggetti la consapevolezza che ci si stia avviando precipitosamente ad un punto di non ritorno, ragion per cui occorre ora e subito senza alcun indugio una massiccia mobilitazione per contrastare un attacco senza precedenti ai principi della Costituzione, ai diritti dei lavoratori e al loro salario e all’etica stessa della convivenza civile.
Il mondo della Scuola è molto preoccupato dalle nuove norme che ridisegnano il sistema dell’istruzione, già peraltro dissestato dai provvedimenti che si sono susseguiti negli ultimi tre lustri, le quali rappresentano il grimaldello per scardinare in via definitiva ciò che resta della Scuola Pubblica: si inquadrano infatti in una strategia più ampia di demolizione di tutte le strutture pubbliche e di disintegrazione dei diritti di chi vi lavora al fine di velocizzare il trasferimento di servizi e funzioni pubbliche ai privati. La riduzione del personale che interessa tutto il pubblico impiego e riguarda la Scuola nella misura di 100.000 docenti e 43.000 del personale ATA e la chiusura di più di 2000 istituti nei piccoli comuni determinerà il collasso di un sistema fiaccato peraltro dall'enorme riduzione dei finanziamenti (circa 8 miliardi di euro entro il 2012). Infatti, come in altri settori, il governo è deciso ad imporre alla Scuola con la forza le sue scelte, con una prova “muscolare” esternata mediante l’interessamento allo stesso disegno di ben tre Ministeri: MIUR, P.A. e MEF, con il cosiddetto “commissariamento” economico del Ministro Gelmini e con l’introduzione di regole neo-autoritarie che pretendono di coprire il vuoto creato con la riduzione della Scuola ad un involucro pressoché vuoto da dare in pasto all’iniziativa privata.
Premesso che per poter ricostruire in Italia una Scuola Pubblica che sia sanata dai guasti di questi anni, è necessario abrogare le leggi Moratti, alle quali si riferiscono i pessimi interventi legislativi di questo governo, riteniamo indispensabile:
• Il ritiro del DDL n. 953/2008 Aprea, proposta di legge anticostituzionale che porterebbe a compimento la completa distruzione della Scuola dello Stato, visto tra l’altro che ogni singolo istituto avrebbe un’organizzazione di tipo aziendale, mentre gli insegnanti perderebbero totalmente la loro funzione, in quanto privi di libertà reale di insegnamento.
• Il ritiro del DDL Gelmini, presentato il 1 agosto 2008, che tra l’altro introduce, in linea con il disegno di legge Aprea, l’assunzione diretta del personale a tempo determinato con nomina biennale da parte dei dirigenti scolastici.
• L’eliminazione di tutte quelle norme, presenti in leggi e decreti vari, come il DL n. 112/2008, il DL n. 93/2008 e il DL n. 97/2008, che stravolgono la Scuola, ne deregolamentano il lavoro e le tolgono la possibilità di svolgere quel ruolo che le prescrive il testo Costituzionale, prevedendo tra l’altro tagli su tagli, incremento del rapporto alunni-docenti, accorpamento di scuole e di classi di concorso (flessibilità), diminuzione del tempo scuola, “rimodulazione dell’organizzazione didattica nella primaria” (maestro unico?). La logica di tutto si riassume nel disegno di far cassa distruggendo la Scuola e svendendola ai privati.
Pertanto le nostre rivendicazioni riguardano i seguenti punti:
La difesa del carattere statale della Scuola di tutte e di tutti, in modo che venga garantita l’esistenza delle scuole private, ma senza oneri per lo Stato, come prevede la Costituzione.
L’opposizione al disegno di aziendalizzazione della Scuola e dell’ingresso dei privati nella gestione degli istituti.
La difesa dello stato giuridico professionale degli insegnanti e il rifiuto di ogni meccanismo di carriera pseudo-meritocratica, come quello previsto nel disegno di legge Aprea, con concorsi e livelli di carriera, che romperebbero i rapporti esistenti nella Scuola ancora prevalentemente solidaristici, propri di un ambiente educativo, e instaurerebbero inadatti rapporti concorrenziali tipici delle aziende.
La difesa della libertà di insegnamento, baluardo costituzionale della laicità e della democrazia.
La salvaguardia del contratto nazionale e il contemporaneo rifiuto della possibilità di assunzione da parte dei dirigenti scolastici, perché l’insegnante, nella sua libertà garantita dallo Stato democratico, non può dipendere della singola scuola ma dal sistema complessivo della pubblica istruzione.
L’assunzione di tutti i precari e il superamento del precariato, che colpisce il lavoratore come persona e non permette alla Scuola di funzionare con continuità garantendo l’attuazione dei progetti didattici e la crescita dei rapporti interpersonali allievi-insegnanti.
Il rifiuto di una deriva regionalistica dell’istruzione, quale emerge dalle strampalate proposte della Lega, che vorrebbe affidare le cattedre ai docenti autoctoni.
La difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori della Scuola e, il rigetto di tutte quelle norme vessatorie, come quelle su permessi e malattie, volti a creare un clima denigratorio nei loro confronti. Essi devono poter svolgere il proprio ruolo con il rispetto di cui hanno diritto e senza preoccupazioni estranee al delicato lavoro che hanno il compito di svolgere.
L’opposizione ai tagli di cattedre e di finanziamenti che rendono impossibile insegnare, perché in classi sovraffollate e senza finanziamenti viene reso vano ogni progetto didattico e reso impossibile l’apprendimento e la crescita educativa. Non c’è qualità senza i mezzi per fare buona scuola e questa, in nome del risparmio a senso unico, non può essere ridotta ad una caserma con docenti “militarizzati” e ridotti a “fustigatori” dei propri alunni.
La difesa del tempo scuola, normale, pieno e prolungato con doppi insegnanti, perché l’apprendimento avviene solo con i tempi distesi e vanno rispettati i processi cognitivi di tutte e tutti.
La difesa dell’obbligo scolastico e il rifiuto del doppio canale morattiano, che reintroduce l’incivile divisione tra scuola vera e scuola per famiglie svantaggiate.
La salvaguardia dell’insegnamento di sostegno e del diritto all’istruzione per tutti, senza discriminazioni etniche e linguistiche e quindi difesa dell’insegnamento di sostegno in classe e per tutte le ore necessarie e garanzia dell’ausilio didattico dei mediatori linguistico-culturali per assicurare il diritto allo studio degli alunni stranieri.
Consapevoli che per evitare il baratro e rompere lo stato di assedio che vede alleati governo, poteri forti e mezzi di informazione occorre una risposta immediata, determinata e sinergica di tutti, ci rivolgiamo a quanti sentono l’importanza del ruolo svolto nella società dalla Scuola dello Stato e, in particolare, a tutte quelle persone, quei movimenti, quei soggetti politici, sindacali e associativi che in questi giorni hanno già elevato la loro protesta o comunque in passato hanno lottato contro lo sfascio prodotto dagli scorsi governi per iniziare a far sentire la nostra voce di protesta.
Inoltre facciamo appello a tutti i comitati presenti nel paese già in parte organizzati in una rete di mutuo soccorso, visto che ci troviamo di fronte ad un attacco a mitraglia da parte di questo “regime” contro i beni comuni essenziali per la vita civile; infatti, il disegno che colpisce la Scuola è un’articolazione di quello complessivo di stampo autoritario che distrugge l’ambiente e uccide nei territori i cittadini per mancanza di tutele, che militarizza le città, perseguitando gli immigrati, i rom e le persone in genere attraverso ridicole proibizioni, che salva coloro che commettono reati mentre permette la strage di operai uccisi per mancanza di sicurezza e li massacra con una deregolamentazione selvaggia dei rapporti di lavoro.
Crediamo che solo lottando tutti insieme per il bene di tutti possiamo vincere questa battaglia di civiltà e per questo chiediamo di iniziare con il segnale di una firma di tutti a questo appello!
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sabato 18 ottobre 2008
domande a De Benedetti sulla turbogas di Aprilia
E' vero che Sorgenia e Legambiente hanno interessi societari comuni? E' vero che Sorgenia è leader italiana dell'energia naturale e rinnovabile? Come mai invece vuole installare la centrale a turbogas ad Aprilia che non è nè naturale nè rinnovabile?
Questa sera sarà uno degli ospiti della trasmissione Che tempo che fa su Rai 3.
Chi vuole fargli domande può andare su http://www.chetempochefa.rai.it/R2_HPprogramma/0,,303,00.html
Questa sera sarà uno degli ospiti della trasmissione Che tempo che fa su Rai 3.
Chi vuole fargli domande può andare su http://www.chetempochefa.rai.it/R2_HPprogramma/0,,303,00.html
l'UE smentisce il governo italiano sull'ambiente
2008-10-17 20:09CLIMA: ATTRITO BRUXELLES-ROMA SU COSTI PER L'ITALIAdi Isabella PucciBRUXELLES - Duro botta e risposta tra Bruxelles e Roma sulle misure individuate dall'Unione europea per ridurre l'inquinamento del pianeta: l'Italia frena il pacchetto di provvedimenti sulla base di stime sbagliate ed, anzi, sarà uno dei Paesi che più beneficerà del programma, attacca la Commissione. Immediata la replica del Governo: nessun errore, le cifre sono proprio quelle che ci avete fornito voi. E' stato il commissario europeo all'ambiente, Stavros Dimas, a contestare i numeri usati dall'Italia per valutare l'impatto del pacchetto Ue per la lotta al cambiamento climatico sull'economia del Paese. Sono "allibito" dagli argomenti sollevati in alcuni ambienti, soprattutto in relazione alla crisi finanziaria, perché il provvedimento, ha affermato, "é parte della soluzione". "Prima di sbalordirsi, il commissario - ha ribattuto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo - dovrebbe rileggere il documento diffuso dalla Commissione Ue. Le valutazioni che abbiamo fatto sono tratte da quegli scenari preliminari che indicavano un costo anno di 18,2 miliardi e un'incidenza sul Pil dell'1,14%". La polemica è arrivata il giorno dopo un Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo dove il piano destinato a combattere le emissioni di C02 è stato tra i temi caldi affrontati dai 27 che hanno rinviato la patata bollente al prossimo vertice di dicembre. Il premier Silvio Berlusconi aveva minacciato il veto, se non si fossero valutati adeguatamente i costi per l'industria, definiti a più riprese, e non solo dal governo italiano, "insostenibili". "Sono ottimista - ha sottolineato Dimas rispondendo alle domande dei giornalisti, in una conferenza stampa convocata per illustrare un piano Ue contro la deforestazione - e penso che un accordo potrà essere trovato entro la fine dell'anno". Subito dopo, però, è partito l'affondo sulle cifre relative ai costi (18-25 miliardi) utilizzate in Italia per contestare il piano: "Le cifre sono assolutamente fuori proporzione", ha osservato il commissario Ue. E a chi gli chiedeva spiegazioni sulle differenze tra i costi indicati dall'Italia e quelli dell'eurogoverno, ha risposto: "Non so da dove vengano quei numeri, ma non sono quelli che noi chiediamo". "Quando abbiamo fatto la valutazione d'impatto abbiamo esaminato diversi scenari", ha scandito Dimas con il tono pacato che lo contraddistingue. "Ce n'era uno in cui per l'Italia il costo sarebbe stato pari all' 1,14% del Pil nel 2020, ma questo scenario non è previsto dal nostro pacchetto". I costi addizionali per l'Italia, ha proseguito il commissario, andranno dallo 0,51% allo 0,66% del Pil. "E se anche fosse lo 0,66%, cioé la stima più alta, questo non vuol dire una perdita di Pil netto", ha puntualizzato. "Da un punto di vista macroeconomico, l'Italia - ha rilevato ancora il commissario - è forse uno dei Paesi che farà il miglior affare. Ed è per questo che mi domando il motivo di queste discussioni" e perché "il pacchetto in Italia sia visto con così tanto pessimismo". C'é poi da considerare gli obiettivi di Kyoto, ha osservato ancora, e "al momento l'Italia non li sta raggiungendo". Eppure - è la tesi di Dimas rivolto ai cronisti italiani - "il vostro Paese avrebbe enormi capacità di sviluppo nel settore delle energie rinnovabili. Perché non innovate?". Dimas si è comunque augurato che quello sui numeri "sia stato solo un fraintendimento", perché con l'Italia "stiamo cooperando". Il primo chiarimento potrà arrivare già lunedì prossimo al Consiglio dei ministri Ue dell'ambiente a Lussemburgo dove Dimas incontrerà Stefania Prestigiacomo. www.lanuovaecologia.it Legambiente: «Il governo menteEcco le cifre sul pacchetto clima»Il governo italiano "mente su obiettivi e costi per ottenere massima flessibilità". Legambiente ha reso noto un breve dossier sulle cifre che riguardano l'Italia in merito al pacchetto energia e clima. Ecco la situazione secondo l’associazioneOBIETTIVI. La Commissione Ue - dice Legambiente - ha già offerto all'Italia uno sconto sui nuovi target per il clima, con la scelta di fissare al 2005, invece che al 1990, l'anno di riferimento per i nuovi tagli dei gas serra entro il 2020. Entro quell'anno, secondo il pacchetto Ue, l'Italia dovrà ridurre le proprie emissioni a effetto serra del 13% rispetto ai livelli 2005. "Il paradosso - sottolinea il responsabile energia di Legambiente Edoardo Zanchini - è che per l'Italia, questo obiettivo al 2020 è inferiore a quello fissato dal protocollo di Kyoto al 2012. Perché tali sono i ritardi (nel 2005 l'Italia aveva aumentato le proprie emissioni di CO2 equivalente del 12,1% rispetto al 1990), che ci è stato già assegnato un consistente sconto e, mentre Germania, Gran Bretagna e Francia si assumono, dal 2012 al 2020, impegni reali di riduzione e nell'ordine di centinaia di milioni di tonnellate di CO2 equivalente, all'Italia è consentito di aumentarle".COSTI. "Governo italiano e Confindustria hanno lanciato un grido di allarme per l'economia italiana, sostenendo che la spesa per il nostro Paese, dovesse essere di circa 25-30 miliardi di euro l'anno. Peccato - aggiunge Legambiente - che secondo la Commissione europea l'adeguamento alla direttiva 20-20-20 costerà all'Italia 8 miliardi di euro l'anno".RISPARMI DA ADOZIONE MISURE. A fronte dei 92 miliardi di spesa previsti per l'intera Ue, la Commissione - secondo Legambiente - stima anche un risparmio di circa 50 miliardi di euro per la riduzione delle importazioni di gas e petrolio e un risparmio di 10 miliardi sulle attuali spese per i danni da inquinamento atmosferico, senza contare i benefici in termini di efficienza e ammodernamento industriale. Per l'Italia, l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno, senza contare i benefici di lungo termine.________________________________________17 ottobre 2008www.legambiente.eu Comunicati stampa16/10/2008 17:40 Vittoria dell'Europa:avanti con pacchetto energiaFermato il tentativo italiano di far naufragare l’accordo ue sul climaI leader europei hanno deciso di andare avanti con il Pacchetto Energia e la sfida di cercare di fermare i cambiamenti climatici, nonostante i tentativi di alcuni Stati membri della UE di far naufragare le azioni previste per proteggere le industrie inquinanti. E’ il commento di WWF, Greenpeace e Legambiente.Nel summit UE, l’Italia ha minacciato di porre il veto su misure cruciali per frenare le emissioni di CO2 e ridurre la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili. Ma alla fine dei due giorni di intense discussioni in merito, i leader europei hanno confermato il proprio impegno a definire il pacchetto clima-energia prima delle negoziazioni internazionali sul clima previste per dicembre. Purtroppo, all’ultimo minuto, sono state comunque apportate alcune modifiche che hanno indebolito il documento finale. I leader europei hanno respinto i tentativi dei paesi che volevano favorire gli interessi a breve termine di alcune industrie inquinanti rispetto agli interessi a lungo termine dell’ambiente, dell’economia e delle persone.”Gli sforzi dell’Italia per far deragliare l’azione UE sul clima finora sono stati disinnescati. WWF, Greenpeace e Legambiente si augurano che il presidente francese Sarkozy resista ai tentativi di ostruzionismo messi in atto da quei paesi, come l’Italia, che non hanno fatto alcuno sforzo per allinearsi al Protocollo di Kyoto e implementare le proprie politiche climatiche. Un appello in tale senso gli ambientalisti rivolgono anche ai ministri dell’Ambiente che lunedì si incontreranno in Lussemburgo.L'Italia in questi giorni ha offerto un triste spettacolo, usando toni populistici per difendere l'indifendibile, vale a dire la propria incapacità di avviare una seria politica sul clima e sull'energia. Il Governo italiano ha contestato i dati europei sui costi e i benefici del pacchetto UE sulla base di studi irreperibili e non controllabili e, da quel poco che si è potuto avere, mettendo in conto solo i costi e non considerando i benefici economici derivanti dalla minore dipendenza dall'estero e dall'innovazione. La realtà è che il sistema energetico italiano è caratterizzato da privilegi storici stratificati e dall'inefficacia degli incentivi, che in larga parte vanno ai combustibili fossili. E' ovvio che avere dei target vuol dire riformare tale sistema, ed è questo che non piace alle industrie del settore, è su questo che la politica non sa intervenire. L'attuale pacchetto energia-clima è un'opportunità per riformare un sistema energetico che fa acqua da tutte le parti. Il nostro Paese rischia di perdere un'occasione di modernizzazione. La politica del rinvio, dell'attesa, del cercare di ridurre gli impegni è perdente da tutti i punti di vista. Espone l'Italia al rischio di rimanere il fanalino di coda non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello industriale. Non si tratta di essere conservatori o progressisti in politica, ma dinamici o pigri in economia. Oggi, con la crisi economica galoppante, la pigrizia mette fuori gioco.Roma, 16 ottobre 2008Gli Uffici Stampa WWF Italia – tel.06-84497.377,373, 213, 463, 216 Legambiente(06.86268353-79-76-99)www.greenpeace.it IL COMMISSARIO EUROPEO BACCHETTA L'ITALIA. E GREENPEACE APPROVA17 Ottobre 2008• Stampa • Invia Foto scattata con il cellulare dagli attivisti di GreenpeaceIngrandisciRoma, Italia — Finalmente una posizione chiara. Greenpeace commenta con favore l’intervento del Commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, che si dichiara “sbalordito di fronte agli argomenti avanzati dall'Italia” sul pacchetto clima-energia della UE. “Il governo italiano”, afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace, “è andato a chiedere sconti in Europa senza presentare lo straccio di un piano per tagliare le emissioni, in esubero di almeno 50 milioni di tonnellate/anno per il periodo 2008-2012”. Ed è proprio questo il motivo dell’azione di ieri degli attivisti di Greenpeace alla centrale di Civitavecchia: da una parte, criticare il Governo italiano per il tentativo, fallito, di sabotare la trattativa europea sulle misure per combattere i cambiamenti climatici; dall’altra di ricordare come i 10 milioni di tonnellate di CO2 della centrale si aggiungono al deficit ambientale dell’Italia sugli obiettivi di Kyoto. Ancora più assurda – in un momento di crisi che dovrebbe obbligare a pensare a come rendere più moderno il sistema paese – è la completa ignoranza delle enormi opportunità che si aprirebbero spingendo l’innovazione ambientale. “Grazie all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili”, continua Onufrio, “si possono creare almeno 120mila nuovi posti di lavoro. Si tratta di stime del Politecnico di Milano e dell’Anev, e non di Greenpeace. Posti che, grazie all’insistenza del Governo e dell’Enel per il carbone, stanno volando in Germania. Non ci si può aspettare niente di diverso”, conclude Onufrio, “da parte di un Governo che ha ridotto il ministero dell’Ambiente a qualcosa più di un ufficio di rappresentanza di Confindustria. E meno male che l’Europa se ne è accorta”. — Andrea Pinchera
giovedì 16 ottobre 2008
gli scoppiati della crisi finanziaria
GLI SCOPPIATI
di Stefania RiminiIn onda domenica 19 ottobre ore 21.30
economia
Il sistema finanziario si sta disintegrando sotto i nostri occhi, alcune banche sono fallite, altre lo stanno per fare, altre ancora stanno tremando e con loro i risparmiatori e i politici di tutto il mondo, mentre tutto è aumentato, il pane, la benzina, le rate del mutuo... Chi o cosa ci sta rovinando la vita? E' solo colpa di alcuni istituti bancari americani che sui mutui "malefici" ci volevano guadagnare sopra tre volte?Sono gli speculatori, è colpa dell'Euro o dei Cinesi e gli Indiani che hanno smesso di andare in bicicletta e ora costringono noi ad usarla? E poi ci dobbiamo rassegnare a pagare prezzi sempre più alti oppure stiamo solo vivendo in una immensa bolla speculativa? Negli ultimi 10 anni siamo passati dalla bolla della new economy a quella immobiliare, dalla bolla del credito a quella del petrolio e delle materie prime. Le bolle partono da un'idea di business che risponde ad un bisogno vero, qualcuno comincia a guadagnare bene, e chi ha tanti soldi da investire lo fa in grandi quantità: è così che si solleva l'onda. Gli investimenti all'inizio rendono anche fino al 30 % e la gente comincia a vedere un miraggio finanziario: opportunità reali anche dove non ci sono. E' inevitabile che a un certo punto la bolla scoppi. E chi resta con il cerino che brucia in mano? E' sempre la gente comune, anche perché è sempre la stessa bolla che si riempie e che esplode. Chi la crea lo fa per rifarsi delle perdite della precedente. Cosa si può fare per farli smettere?http://www.report.rai.it/R2_HPprogramma/0,,243,00.html
di Stefania RiminiIn onda domenica 19 ottobre ore 21.30
economia
Il sistema finanziario si sta disintegrando sotto i nostri occhi, alcune banche sono fallite, altre lo stanno per fare, altre ancora stanno tremando e con loro i risparmiatori e i politici di tutto il mondo, mentre tutto è aumentato, il pane, la benzina, le rate del mutuo... Chi o cosa ci sta rovinando la vita? E' solo colpa di alcuni istituti bancari americani che sui mutui "malefici" ci volevano guadagnare sopra tre volte?Sono gli speculatori, è colpa dell'Euro o dei Cinesi e gli Indiani che hanno smesso di andare in bicicletta e ora costringono noi ad usarla? E poi ci dobbiamo rassegnare a pagare prezzi sempre più alti oppure stiamo solo vivendo in una immensa bolla speculativa? Negli ultimi 10 anni siamo passati dalla bolla della new economy a quella immobiliare, dalla bolla del credito a quella del petrolio e delle materie prime. Le bolle partono da un'idea di business che risponde ad un bisogno vero, qualcuno comincia a guadagnare bene, e chi ha tanti soldi da investire lo fa in grandi quantità: è così che si solleva l'onda. Gli investimenti all'inizio rendono anche fino al 30 % e la gente comincia a vedere un miraggio finanziario: opportunità reali anche dove non ci sono. E' inevitabile che a un certo punto la bolla scoppi. E chi resta con il cerino che brucia in mano? E' sempre la gente comune, anche perché è sempre la stessa bolla che si riempie e che esplode. Chi la crea lo fa per rifarsi delle perdite della precedente. Cosa si può fare per farli smettere?http://www.report.rai.it/R2_HPprogramma/0,,243,00.html
Greenpeace doppia azione a Civitavecchia
NO CARBONE. PRIMA TAPPA DOPPIA AZIONE!
Caro/a amico/a,
È partita alle prime luci dell’alba la doppia azione di Greenpeace presso la centrale Enel di Civitavecchia. Gli attivisti sono entrati nella centrale e - a oltre cento metri di altezza - hanno aperto due enormi striscioni con il messaggio “Il governo contro Kyoto” e “mai più carbone”. In contemporanea dalla nave di Greenpeace, “Arctic Sunrise”, sono scesi i gommoni con un altro gruppo di attivisti che hanno scritto sul molo “Quit coal”, no carbone.
Qui sotto puoi vedere alcune delle prime foto, scattate con il telefonino dai nostri attivisti.
L’azione di oggi vuole denunciare l’ostilità del Governo italiano al “pacchetto clima ed energia” dell’Unione europea. Il timore è che dietro la richiesta di ‘maggiore flessibilità’, il Governo intenda compromettere l’accordo e quindi sabotare il percorso per la seconda fase per Protocollo di Kyoto.
Con questa protesta Greenpeace chiede al Governo un ‘Piano Marshall’ per efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili: l’unica alternativa possibile per centrare gli obiettivi europei. Questi obiettivi sono un’occasione importante per il nostro Paese: la maggior parte dell’obiettivo del 20 per cento di efficienza in più negli usi elettrici è concentrato nell’industria e nel terziario, i settori che generano ricchezza.
Rinnovabili ed efficienza energetica sono la soluzione vera per l’Italia. Non certo un ritorno al nucleare, fonte rischiosa e costosa, promossa per favorire alcune lobby e non certo l’ambiente.
La recente conversione a carbone della centrale di Civitavecchia rappresenta il fallimento della politica energetica italiana verso la riduzione delle emissioni di gas serra. Una volta in funzione, la centrale di Civitavecchia immetterà in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni di 2 milioni di SUV, ognuno dei quali percorre 25mila km in un anno.
Tutto ciò va ad aggiungersi al ritardo che l’Italia ha già contratto per Kyoto: 50 milioni di tonnellate l’anno. Per questo Greenpeace ha lanciato una cyberazione per chiedere al governo una moratoria sulle centrali a carbone e una rivoluzione energetica pulita. Se non lo hai già fatto, firma la petizione e chiedi ai tuoi amici di farlo.
Grazie per il tuo aiuto!
Francesco TedescoCampagna Energia e climaGreenpeace Italia
Caro/a amico/a,
È partita alle prime luci dell’alba la doppia azione di Greenpeace presso la centrale Enel di Civitavecchia. Gli attivisti sono entrati nella centrale e - a oltre cento metri di altezza - hanno aperto due enormi striscioni con il messaggio “Il governo contro Kyoto” e “mai più carbone”. In contemporanea dalla nave di Greenpeace, “Arctic Sunrise”, sono scesi i gommoni con un altro gruppo di attivisti che hanno scritto sul molo “Quit coal”, no carbone.
Qui sotto puoi vedere alcune delle prime foto, scattate con il telefonino dai nostri attivisti.
L’azione di oggi vuole denunciare l’ostilità del Governo italiano al “pacchetto clima ed energia” dell’Unione europea. Il timore è che dietro la richiesta di ‘maggiore flessibilità’, il Governo intenda compromettere l’accordo e quindi sabotare il percorso per la seconda fase per Protocollo di Kyoto.
Con questa protesta Greenpeace chiede al Governo un ‘Piano Marshall’ per efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili: l’unica alternativa possibile per centrare gli obiettivi europei. Questi obiettivi sono un’occasione importante per il nostro Paese: la maggior parte dell’obiettivo del 20 per cento di efficienza in più negli usi elettrici è concentrato nell’industria e nel terziario, i settori che generano ricchezza.
Rinnovabili ed efficienza energetica sono la soluzione vera per l’Italia. Non certo un ritorno al nucleare, fonte rischiosa e costosa, promossa per favorire alcune lobby e non certo l’ambiente.
La recente conversione a carbone della centrale di Civitavecchia rappresenta il fallimento della politica energetica italiana verso la riduzione delle emissioni di gas serra. Una volta in funzione, la centrale di Civitavecchia immetterà in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni di 2 milioni di SUV, ognuno dei quali percorre 25mila km in un anno.
Tutto ciò va ad aggiungersi al ritardo che l’Italia ha già contratto per Kyoto: 50 milioni di tonnellate l’anno. Per questo Greenpeace ha lanciato una cyberazione per chiedere al governo una moratoria sulle centrali a carbone e una rivoluzione energetica pulita. Se non lo hai già fatto, firma la petizione e chiedi ai tuoi amici di farlo.
Grazie per il tuo aiuto!
Francesco TedescoCampagna Energia e climaGreenpeace Italia
turbogas, Aia, procedura esproprio
E' stato utile invece segnalare al rappresentante della Rete dei Cittadini alcuni elementi da me ritenuti fondamentali per ostacolare l'approvazione del progetto della turbogas.
Il rappresentante della Rete ha detto che avrebbe prontamente informato il professor Alimonti della procedura AIA-IPPC.
Si tratta sia dei vincoli e delle previsioni urbanistiche, dato che pare nessuno nella commissione AIA-IPPC abbia fatto notare che non siano stati considerati in alcun modo.
Ma si tratta anche delle motivazioni che costringerebbero il progetto dell'elettrodotto alla valutazione di impatto ambientale per lunghezza (oltre 10 km) e della valutazione VAS per passaggio in zona SIC -ZPS, con lunghezza superiore ai 3,5 km.
Difatti, anche questo è un aspetto strano, nessuno pare abbia fatto notare (evidentemente o non l'ha letta nessuno oppure chi l'ha letto si è dimenticata la normativa) la proposta di accordo sulla procedura AIA-IPPC entrambi i riferimenti.
Oppure nessuno si è preso la briga di andarsi a calcolare la lunghezza del percorso dell'elettrodotto (9,44 km) che è diventato, dopo le ultime modifiche, di 10,994 km (quindi superiore a 3,5 km e anche a 10 km).
Così come nessuno ha pensato che la procedura di esproprio sarà completata in tal modo senza che nessuno dei proprietari dell'aumento della lunghezza e del nuovo percorso ne sia a conoscenza.
Quindi se non è conoscenza non può fare osservazioni e/o ricorsi e un bel giorno si vedrà la sua proprietà intaccata senza che possa esprimere la sua opinione.
E' strano che nell'insieme di tecnici e legali fioriti attorno a questa vicenda nessuna abbia segnalato questi gravi motivi ostativi e lesivi della proprietà.
Il rappresentante della Rete ha detto che avrebbe prontamente informato il professor Alimonti della procedura AIA-IPPC.
Si tratta sia dei vincoli e delle previsioni urbanistiche, dato che pare nessuno nella commissione AIA-IPPC abbia fatto notare che non siano stati considerati in alcun modo.
Ma si tratta anche delle motivazioni che costringerebbero il progetto dell'elettrodotto alla valutazione di impatto ambientale per lunghezza (oltre 10 km) e della valutazione VAS per passaggio in zona SIC -ZPS, con lunghezza superiore ai 3,5 km.
Difatti, anche questo è un aspetto strano, nessuno pare abbia fatto notare (evidentemente o non l'ha letta nessuno oppure chi l'ha letto si è dimenticata la normativa) la proposta di accordo sulla procedura AIA-IPPC entrambi i riferimenti.
Oppure nessuno si è preso la briga di andarsi a calcolare la lunghezza del percorso dell'elettrodotto (9,44 km) che è diventato, dopo le ultime modifiche, di 10,994 km (quindi superiore a 3,5 km e anche a 10 km).
Così come nessuno ha pensato che la procedura di esproprio sarà completata in tal modo senza che nessuno dei proprietari dell'aumento della lunghezza e del nuovo percorso ne sia a conoscenza.
Quindi se non è conoscenza non può fare osservazioni e/o ricorsi e un bel giorno si vedrà la sua proprietà intaccata senza che possa esprimere la sua opinione.
E' strano che nell'insieme di tecnici e legali fioriti attorno a questa vicenda nessuna abbia segnalato questi gravi motivi ostativi e lesivi della proprietà.
a Mazzocchio ci manca solo la centrale nucleare
“a Mazzocchio ci manca solo la centrale nucleare” così ha cominciato il sindaco Tombolillo nell’incontro dell’altra sera nell’aula consiliare di Priverno nella riunione con le amministrazioni di Sonnino, Roccasecca e, appunto Pontinia e Priverno.
Ci hanno messo l’impianto di compostaggio, poi i progetti delle centrali a turbogas, a biomasse (tutt’ora in corso il cui iter procede pericolosamente), l’inceneritore.
Anzi proprio Tombolillo ha ricordato che le amministrazioni confinanti lo hanno lasciato solo nelle richieste di adeguamento dell’impianto di compostaggio, così come hanno lasciato soli i cittadini dei loro comuni a protestare per il disagio dei cattivi odori e la perdita di valore dei loro beni.
L’intervento del vice presidente della rete dei cittadini (ex contro la turbogas) Alessandro Cocchieri ha ricordato l’importanza della loro iniziativa di sensibilizzazione che dovrebbe continuare.
Il consigliere comunale di opposizione Donnarumma ha fatto una sua ricostruzione dell’iter della centrale a turbogas, proponendo alla fine di sollecitare i rispettivi rappresentanti di partito e capigruppo in consiglio regionale, per chiedere un apposito consiglio a La Pisana sulla turbogas.
L’assessore alla cultura di Pontinia, Patrizia Sperlonga, ha proposto la condivisione degli argomenti tecnici ostativi alla realizzazione della centrale a turbogas, con i comuni limitrofi.
Il Sindaco di Sonnino, Gasbarrone, anche se ha ricordato di essere stato poco presente alle altre iniziative, ha fatto rilevare che il suo comune era sempre validamente rappresentato dall’assessore Del Monte, anche esponente dei Ragazzi di Capocroce, direttamente interessato dalle emissioni.
Il Sindaco di Priverno, Umberto Macci si è fatto promotore dell’iniziativa importante, che testimonia ancora una volta l’unità di intenti, anche di sindaci di colore politico diverso, quando si tratta di difendere il territorio dall’aggressione esterna di progetti sgraditi.
L’amministrazione di Pontinia si è fatta carico di trasmettere la documentazione sulla turbogas dell’ultimo periodo oltre a scrivere e raccogliere le firme delle amministrazioni comunali limitrofe sul documento con esse condivise per chiedere il promesso incontro con l’assessore regionale alle politiche energetiche prima, nonché la partecipazione sul posto, in pubblica assemblea, del presidente regionale Piero Marrazzo.
Sperando che le risposte arrivino in tempo utile perché non succeda quanto è avvenuto ad Aprilia.
Pontinia 16 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Ci hanno messo l’impianto di compostaggio, poi i progetti delle centrali a turbogas, a biomasse (tutt’ora in corso il cui iter procede pericolosamente), l’inceneritore.
Anzi proprio Tombolillo ha ricordato che le amministrazioni confinanti lo hanno lasciato solo nelle richieste di adeguamento dell’impianto di compostaggio, così come hanno lasciato soli i cittadini dei loro comuni a protestare per il disagio dei cattivi odori e la perdita di valore dei loro beni.
L’intervento del vice presidente della rete dei cittadini (ex contro la turbogas) Alessandro Cocchieri ha ricordato l’importanza della loro iniziativa di sensibilizzazione che dovrebbe continuare.
Il consigliere comunale di opposizione Donnarumma ha fatto una sua ricostruzione dell’iter della centrale a turbogas, proponendo alla fine di sollecitare i rispettivi rappresentanti di partito e capigruppo in consiglio regionale, per chiedere un apposito consiglio a La Pisana sulla turbogas.
L’assessore alla cultura di Pontinia, Patrizia Sperlonga, ha proposto la condivisione degli argomenti tecnici ostativi alla realizzazione della centrale a turbogas, con i comuni limitrofi.
Il Sindaco di Sonnino, Gasbarrone, anche se ha ricordato di essere stato poco presente alle altre iniziative, ha fatto rilevare che il suo comune era sempre validamente rappresentato dall’assessore Del Monte, anche esponente dei Ragazzi di Capocroce, direttamente interessato dalle emissioni.
Il Sindaco di Priverno, Umberto Macci si è fatto promotore dell’iniziativa importante, che testimonia ancora una volta l’unità di intenti, anche di sindaci di colore politico diverso, quando si tratta di difendere il territorio dall’aggressione esterna di progetti sgraditi.
L’amministrazione di Pontinia si è fatta carico di trasmettere la documentazione sulla turbogas dell’ultimo periodo oltre a scrivere e raccogliere le firme delle amministrazioni comunali limitrofe sul documento con esse condivise per chiedere il promesso incontro con l’assessore regionale alle politiche energetiche prima, nonché la partecipazione sul posto, in pubblica assemblea, del presidente regionale Piero Marrazzo.
Sperando che le risposte arrivino in tempo utile perché non succeda quanto è avvenuto ad Aprilia.
Pontinia 16 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
contraddizioni ambientaliste, i Suv
Una persona che, apparentemente e con argomentazioni a volte discutibili, da qualche anno si finge ambientalista. O meglio si dichiara tale con qualche contraddizione. Per esempio usando il SUV per le passeggiate e non per lavoro o per trasportare il materiale. E' coerente consumare (sprecare) energia per una o 2 persone con chi si dichiara ambientalista?
http://www.lanuovaecologia.it/view.php?id=10012&contenuto=Notizia
Osceni i Suv semivuoti»
di FRANCESCO POTA
Prima contesta le norme Ue sulla riduzione della CO2 emessa dalle auto. Ora l'ad di Fiat Sergio Marchionne accusa i veicoli di grossa taglia e annuncia per la sua casa standard più severi dei competitori
+ In Francia l'auto elettrica
Dopo aver invitato il governo a opporsi strenuamente al pacchetto per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto, l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne all'inaugurazione del master di Publitalia 80 a Milano se la prende con i Suv . "O cominciamo ad abbassare la cilindrata dei motori e a usare motori più economici oppure questo pianeta non sarà più accessibile" dal punto di vista ambientale.
Una folgorazione sulla via di Damasco? Non proprio. Con i proprietari dei fuoristrada l’amministratore delegato Fiat mostra di avere un rapporto contraddittorio. Dichiara di essere rimasto “sorpreso da quante vetture straniere ci sono in questa città". "Ho visto tantissimi Suv con una sola persona a bordo, è una cosa oscena se pensiamo veramente di impattare sull'ambiente quella non è una soluzione” ha dichiarato l'ad di Fiat. Ma poi ha augurato ogni bene ai loro conducenti. "Dio li benedica" ha detto.
Dopo aver precisato di non avere nulla contro i proprietari di fuoristrada, Marchionne ha aggiunto che "il gruppo Fiat ha deciso di adottare gli standard più severi di tutti i competitori e in tutti i campi in cui opera quanto ad impatto ambientale". Non possiamo che augurarcelo.
14 ottobre 2008
http://www.lanuovaecologia.it/view.php?id=10012&contenuto=Notizia
Osceni i Suv semivuoti»
di FRANCESCO POTA
Prima contesta le norme Ue sulla riduzione della CO2 emessa dalle auto. Ora l'ad di Fiat Sergio Marchionne accusa i veicoli di grossa taglia e annuncia per la sua casa standard più severi dei competitori
+ In Francia l'auto elettrica
Dopo aver invitato il governo a opporsi strenuamente al pacchetto per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto, l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne all'inaugurazione del master di Publitalia 80 a Milano se la prende con i Suv . "O cominciamo ad abbassare la cilindrata dei motori e a usare motori più economici oppure questo pianeta non sarà più accessibile" dal punto di vista ambientale.
Una folgorazione sulla via di Damasco? Non proprio. Con i proprietari dei fuoristrada l’amministratore delegato Fiat mostra di avere un rapporto contraddittorio. Dichiara di essere rimasto “sorpreso da quante vetture straniere ci sono in questa città". "Ho visto tantissimi Suv con una sola persona a bordo, è una cosa oscena se pensiamo veramente di impattare sull'ambiente quella non è una soluzione” ha dichiarato l'ad di Fiat. Ma poi ha augurato ogni bene ai loro conducenti. "Dio li benedica" ha detto.
Dopo aver precisato di non avere nulla contro i proprietari di fuoristrada, Marchionne ha aggiunto che "il gruppo Fiat ha deciso di adottare gli standard più severi di tutti i competitori e in tutti i campi in cui opera quanto ad impatto ambientale". Non possiamo che augurarcelo.
14 ottobre 2008
Greenpeace sottoscrizione per i cambiamenti climatici
Cari amici,i cambiamenti climatici sono la più grave minaccia ambientale, economica e umanitaria che l'uomo si trova ad affrontare. Per evitare una crisi climatica irreversibile occorre fermare la crescita delle emissioni di gas serra entro il 2015, e dimezzarle al 2050.
Per ridurre le emissioni di CO2 è necessaria una rivoluzione energetica basata sulla progressiva riduzione dell'uso dei combustibili fossili, a partire dal carbone, e dallo sviluppo delle alternative veramente pulite: efficienza e fonti rinnovabili.
Per questo chiediamo al Governo di:
1. introdurre una moratoria per nuove centrali a carboneIl carbone è alla base della crisi climatica in quanto è la prima singola fonte del riscaldamento globale: circa un terzo delle emissioni mondiali di CO2 si devono alla sua combustione.
2. abbandonare l'idea di un ritorno al nucleare in ItaliaIl nucleare è una tecnologia costosa e rischiosa, che non ha risolto nessuno dei suoi problemi: dai rischi di incidente grave alla gestione delle scorie, dalla proliferazione nucleare alla limitatezza della risorsa Uranio.
3.favorire l'efficienza energetica con l'obiettivo del 20 per cento al 2020In Italia è possibile tagliare i consumi elettrici per 100 miliardi di kWh al 2020 (circa un terzo degli attuali consumi) con benefici economici pari a 65 miliardi di euro. L'efficienza è la fonte energetica più economica, pulita e abbondante.
4. favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili come richiesto dall'EuropaNel settore elettrico le rinnovabili possono fornire 50 miliardi di kWh al 2020. Questo permetterà di tagliare le emissioni di CO2 per 25 milioni di tonnellate, e di risparmiare circa 10 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti all'anno.
PARTECIPA ANCHE TU ALLA PETIZIONE PER UNA RIVOLUZIONE ENERGETICA PULITA IN ITALIA.
SCRIVI SUBITO A BERLUSCONI E AL MINISTRO SCAJOLA.
P.S. Come sai, Greenpeace rifiuta il contributo economico di aziende e istituzioni, e accetta soldi solo da singoli cittadini. Se vuoi sostenere le nostre campagne in difesa del Pianeta, clicca qui e compila in sicurezza il form.
P.S. Inoltra questo messaggio ai tuoi amici e a chi è interessato a combattere i cambiamenti climatici, causati dai combustibili fossili e altre atività umane.
Francesco Tedesco Responsabile Campagna Clima ed Energia GREENPEACE Italia
Per ridurre le emissioni di CO2 è necessaria una rivoluzione energetica basata sulla progressiva riduzione dell'uso dei combustibili fossili, a partire dal carbone, e dallo sviluppo delle alternative veramente pulite: efficienza e fonti rinnovabili.
Per questo chiediamo al Governo di:
1. introdurre una moratoria per nuove centrali a carboneIl carbone è alla base della crisi climatica in quanto è la prima singola fonte del riscaldamento globale: circa un terzo delle emissioni mondiali di CO2 si devono alla sua combustione.
2. abbandonare l'idea di un ritorno al nucleare in ItaliaIl nucleare è una tecnologia costosa e rischiosa, che non ha risolto nessuno dei suoi problemi: dai rischi di incidente grave alla gestione delle scorie, dalla proliferazione nucleare alla limitatezza della risorsa Uranio.
3.favorire l'efficienza energetica con l'obiettivo del 20 per cento al 2020In Italia è possibile tagliare i consumi elettrici per 100 miliardi di kWh al 2020 (circa un terzo degli attuali consumi) con benefici economici pari a 65 miliardi di euro. L'efficienza è la fonte energetica più economica, pulita e abbondante.
4. favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili come richiesto dall'EuropaNel settore elettrico le rinnovabili possono fornire 50 miliardi di kWh al 2020. Questo permetterà di tagliare le emissioni di CO2 per 25 milioni di tonnellate, e di risparmiare circa 10 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti all'anno.
PARTECIPA ANCHE TU ALLA PETIZIONE PER UNA RIVOLUZIONE ENERGETICA PULITA IN ITALIA.
SCRIVI SUBITO A BERLUSCONI E AL MINISTRO SCAJOLA.
P.S. Come sai, Greenpeace rifiuta il contributo economico di aziende e istituzioni, e accetta soldi solo da singoli cittadini. Se vuoi sostenere le nostre campagne in difesa del Pianeta, clicca qui e compila in sicurezza il form.
P.S. Inoltra questo messaggio ai tuoi amici e a chi è interessato a combattere i cambiamenti climatici, causati dai combustibili fossili e altre atività umane.
Francesco Tedesco Responsabile Campagna Clima ed Energia GREENPEACE Italia
Chiediamo al Presidente di non firmare il decreto Gelmini
Possiamo chiedere al Presidente di non firmare il decreto Gelmini
https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp
oppure
http://www.quirinale.it/
cliccando su La Posta.
Io l'ho fatto scrivendo:
Signor Presidente penso che dobbiamo rispetto alle nuove generazioni.Oggi loro hanno bisogno di noi, tra qualche anno noi avremmo bisogno di loro.Se li trattiamo senza il dovuto rispetto come vuole il decreto Gelmini sulla scuola perchè loro quando saranno grandi dovrebbero rispettarci?Signor Presidente, La prego di non firmare il decreto Gelmini.Grazie dell'attenzione.Distinti saluti.Giorgio Libralato
https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp
oppure
http://www.quirinale.it/
cliccando su La Posta.
Io l'ho fatto scrivendo:
Signor Presidente penso che dobbiamo rispetto alle nuove generazioni.Oggi loro hanno bisogno di noi, tra qualche anno noi avremmo bisogno di loro.Se li trattiamo senza il dovuto rispetto come vuole il decreto Gelmini sulla scuola perchè loro quando saranno grandi dovrebbero rispettarci?Signor Presidente, La prego di non firmare il decreto Gelmini.Grazie dell'attenzione.Distinti saluti.Giorgio Libralato
mercoledì 15 ottobre 2008
positivo incontro a Priverno anti turbogas
Sicuramente positivo l’esito dell’incontro tra le amministrazioni comunali di Pontinia e del bacino dei comuni confinanti interessati dalle emissioni e dalle modifiche ambientali, sociali, sanitarie, territoriali ed economiche conseguenti al progetto della centrale a turbogas.
A fare gli onori di casa nell’aula consiliare del comune di Priverno il sindaco Umberto Macci, insieme ad alcuni assessori (tra questi Silvagni), consiglieri comunali (tra questi Elvira Piccozza), il consigliere provinciale Federico D’Arcangeli, di Priverno.
Tra i partecipanti il sindaco di Sonnino Gino Cesare Gasbarrone, con l’assessore Del Monte, il vice sindaco di Roccasecca dei Volsci, oltre al sindaco di Pontinia, Eligio Tombolillo, con gli assessori Sperlonga e Battisti, il consigliere Donnarumma.
Tombolillo, che ha parlato anche a nome del collega di Sezze Andrea Campoli, impegnato nello stesso momento in un’assemblea a Ceriara di Sezze, sullo stesso argomento, ha ricordato l’iter della centrale a turbogas, informando degli ultimi avvenimenti e sviluppi.
Partendo dall’incontro di mercoledì scorso in Regione dove il sindaco di Pontinia e Libralato sono stati ricevuti dalla segreteria generale del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, si è convenuto di sollecitare l’incontro tecnico con l’assessore all’energia regionale, come suggerito dalla stessa segreteria di Marrazzo.
Quindi i Sindaci di Pontinia, Priverno, Sezze e Sonnino, ed eventualmente gli altri Sindaci della zona, tra questi Roccasecca dei Volsci, sottoscriveranno una lettera da inoltrare oggi al presidente della Regione Lazio e all’assessore Di Carlo per rappresentare tutte le motivazioni (territoriali, economiche, di indirizzo e sviluppo nei distretti agro-alimentari, sociali, sanitarie, ambientali, di produzione energetica) tecniche, amministrative e procedurali contrarie alla realizzazione della centrale a turbogas.
A tale scopo l’amministrazione comunale di Pontinia fornirà copia alle amministrazioni limitrofe della documentazione prodotta in tal senso.
Un’altra proposta interessante è la richiesta ai vari capigruppo in consiglio regionale, sia di maggioranza che di opposizione, e agli esponenti locali che siedono nello stesso consiglio (Di Resta, Moscardelli, Cirilli, Del Balzo, Forte) di convocazione di apposito consiglio per approvare il piano energetico regionale già deliberato in giunta regionale il 4 luglio.
Proprio Enrico Fontana, capogruppo dei verdi alla Pisana, oggi sollecita anch’egli questa importante occasione per dire di no a 11 centrali termoelettriche (turbogas) escluse dal piano energetico regionale.
Pontinia 15 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
A fare gli onori di casa nell’aula consiliare del comune di Priverno il sindaco Umberto Macci, insieme ad alcuni assessori (tra questi Silvagni), consiglieri comunali (tra questi Elvira Piccozza), il consigliere provinciale Federico D’Arcangeli, di Priverno.
Tra i partecipanti il sindaco di Sonnino Gino Cesare Gasbarrone, con l’assessore Del Monte, il vice sindaco di Roccasecca dei Volsci, oltre al sindaco di Pontinia, Eligio Tombolillo, con gli assessori Sperlonga e Battisti, il consigliere Donnarumma.
Tombolillo, che ha parlato anche a nome del collega di Sezze Andrea Campoli, impegnato nello stesso momento in un’assemblea a Ceriara di Sezze, sullo stesso argomento, ha ricordato l’iter della centrale a turbogas, informando degli ultimi avvenimenti e sviluppi.
Partendo dall’incontro di mercoledì scorso in Regione dove il sindaco di Pontinia e Libralato sono stati ricevuti dalla segreteria generale del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, si è convenuto di sollecitare l’incontro tecnico con l’assessore all’energia regionale, come suggerito dalla stessa segreteria di Marrazzo.
Quindi i Sindaci di Pontinia, Priverno, Sezze e Sonnino, ed eventualmente gli altri Sindaci della zona, tra questi Roccasecca dei Volsci, sottoscriveranno una lettera da inoltrare oggi al presidente della Regione Lazio e all’assessore Di Carlo per rappresentare tutte le motivazioni (territoriali, economiche, di indirizzo e sviluppo nei distretti agro-alimentari, sociali, sanitarie, ambientali, di produzione energetica) tecniche, amministrative e procedurali contrarie alla realizzazione della centrale a turbogas.
A tale scopo l’amministrazione comunale di Pontinia fornirà copia alle amministrazioni limitrofe della documentazione prodotta in tal senso.
Un’altra proposta interessante è la richiesta ai vari capigruppo in consiglio regionale, sia di maggioranza che di opposizione, e agli esponenti locali che siedono nello stesso consiglio (Di Resta, Moscardelli, Cirilli, Del Balzo, Forte) di convocazione di apposito consiglio per approvare il piano energetico regionale già deliberato in giunta regionale il 4 luglio.
Proprio Enrico Fontana, capogruppo dei verdi alla Pisana, oggi sollecita anch’egli questa importante occasione per dire di no a 11 centrali termoelettriche (turbogas) escluse dal piano energetico regionale.
Pontinia 15 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
piano energetico regionale approvato in commissione
14/10/2008
PIANO ENERGETICO REGIONALE. FONTANA (VERDI): “BENE APPROVAZIONE COMMISSIONE. ADESSO TEMPI RAPIDI PER APPROVAZIONE IN CONSIGLIO” “Con l’approvazione del nuovo piano energetico regionale il Lazio fa un deciso passo avanti verso un sistema efficiente e sostenibile. Crescerà la produzione da fonti rinnovabili, verranno ridotte le emissioni di anidride carbonica e i consumi”. Lo afferma Enrico Fontana, Capogruppo dei Verdi al Consiglio regionale del Lazio. “Nel piano - dice Fontana - è scritto a chiare lettere che l’energia elettrica prodotta dalle centrali attualmente in esercizio è sufficiente a sostenere la domanda di energia fino al 2020. Quando questo piano sarà approvato dall’aula, la Regione Lazio avrà tutte le carte in regola per aprire un serio confronto con il Governo sulla costruzione di nuove centrali”. “Vale la pena ricordare - conclude Fontana - che il Consiglio regionale ha già approvato una mozione, di cui sono primo firmatario, in cui si afferma a chiare lettere l’insostenibilità di una situazione in cui sulla carta potrebbero essere autorizzate ben 11 centrali con una potenza complessiva superiore ai 7mila megawatt. Deve essere chiaro che non possiamo diventare la ciminiera d’Italia”.
Enrico Fontana Capogruppo Verdi Regione Lazio Uff. stampa 06 65932845
PIANO ENERGETICO REGIONALE. FONTANA (VERDI): “BENE APPROVAZIONE COMMISSIONE. ADESSO TEMPI RAPIDI PER APPROVAZIONE IN CONSIGLIO” “Con l’approvazione del nuovo piano energetico regionale il Lazio fa un deciso passo avanti verso un sistema efficiente e sostenibile. Crescerà la produzione da fonti rinnovabili, verranno ridotte le emissioni di anidride carbonica e i consumi”. Lo afferma Enrico Fontana, Capogruppo dei Verdi al Consiglio regionale del Lazio. “Nel piano - dice Fontana - è scritto a chiare lettere che l’energia elettrica prodotta dalle centrali attualmente in esercizio è sufficiente a sostenere la domanda di energia fino al 2020. Quando questo piano sarà approvato dall’aula, la Regione Lazio avrà tutte le carte in regola per aprire un serio confronto con il Governo sulla costruzione di nuove centrali”. “Vale la pena ricordare - conclude Fontana - che il Consiglio regionale ha già approvato una mozione, di cui sono primo firmatario, in cui si afferma a chiare lettere l’insostenibilità di una situazione in cui sulla carta potrebbero essere autorizzate ben 11 centrali con una potenza complessiva superiore ai 7mila megawatt. Deve essere chiaro che non possiamo diventare la ciminiera d’Italia”.
Enrico Fontana Capogruppo Verdi Regione Lazio Uff. stampa 06 65932845
lunedì 13 ottobre 2008
ecosistema urbano, Latina scende ancora
Ormai la discesa del comune capoluogo in materia ambientale è in costante discesa dal 93. al 95. posto.Ma le classifiche rappresentano una realtà comunale e provinciale con annosi (decennali) problemi irrisolti.Un esempio:Tasso di motorizzazione (auto/100 abitanti)Le migliori: Venezia (43), Genova (47), La Spezia (51)Le peggiori: Aosta (202), Viterbo (76), Latina (74), Frosinone (73), Potenza e Roma (71)servizio completohttp://www.legambiente.eu/campagne/ecosistemaUrbano/index.phpEcosistema UrbanoIl rapporto sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, Ecosistema Urbano, dossier realizzato da Legambiente con la collaborazione preziosa dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia.Ecosistema Urbano rappresenta e valuta i carichi ambientali, la qualità delle risorse e la capacità di gestione e tutela ambientale dei 103 comuni capoluogo italiani.Gli indicatori utilizzati servono dunque a pesare la sostenibilità ambientale della città e quindi, in particolare, il carico che le attività economiche e gli stili di vita generano sulle risorse ambientali e la qualità delle risposte messe in atto.Nel corso degli ultimi anni l'insieme delle città italiane ha mostrato un leggero miglioramento sulla gran parte dei parametri relativi alla qualità ambientale ed alla gestione, mentre sono incrementati i carichi ambientali, in particolare consumi energetici, carburanti e rifiuti.E' fondamentale, però, ricordare che la complessiva "qualità ambientale" di una città include una molteplicità di fattori non sempre misurabili. Si pensi, ad esempio, a tutta una serie di aspetti - come la struttura urbanistica, l'integrazione tra spazi verdi ed edificato, la qualità e l'aspetto degli edifici, il clima - che sono difficilmente riconducibili ad un indicatore numerico.L'obiettivo sostanziale che si pone Ecosistema Urbano è quello di misurare in qualche modo la "febbre" ambientale delle città e l'efficacia delle prescrizioni messe in atto: lungi dal rappresentare un Oscar assegnato alla qualità ambientale complessiva di un'area, esso vuole essere una sorta di "termometro" della sostenibilità.Ecosistema Urbano 2009, il dossier http://www.legambiente.eu/campagne/ecosistemaUrbano/LibroECOSISTEMAURBANO2009.pdfhttp://www.legambiente.eu/archivi.php?idArchivio=2&id=4787
domenica 12 ottobre 2008
turbogas Pontinia, esiste ancora la volontà politica?
Qualche anno fa una delle espressioni più abusate era “volontà politica”. Esiste ancora?
E se esiste qual è quella prevalente riguardo al progetto della centrale a turbogas di Pontinia?
Quella del passato governo di destra (2001/2006) che ha emanato il tanto citato “decreto sblocca centrali”?
Oppure quella di un governo federalista (ammesso che esista nella realtà oltre ai proclami) che vorrebbe che le scelte locali prevalgano su quelle del governo centrale?
Quella riconosciuta costituzionalmente della “concorrenza” tra governo nazionale e scelte regionali?
Vale il piano energetico regionale approvato dalla giunta del Lazio il 4 luglio dove a pag. 3 del management summary del PER (piano energetico regionale) viene evidenziato in sottolineato neretto che non è quindi necessario aumentare la potenza attualmente installata, la motivazione è semplice: “il settore termoelettrico laziale ha comunque attualmente una potenza sufficiente a sostenere i consumi prevedibili fino al 2020”?
Prevale quella dell’amministrazione provinciale dove nel relativo piano energetico non c’è spazio per le turbogas?
Contano le mozioni e le delibere del consiglio regionale (mozione 19 ottobre 2006) e provinciale (2 maggio 2007) contrarie alla realizzazione delle centrali a turbogas, del comune di Pontinia (delibera n. 11 del 17 febbraio 2007)?
Quella del presidente regionale Piero Marrazzo che (fonte area informazione del consiglio regionale del 20/10/06 http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglioweb/dettaglio_comunicati.php?vms=172&vmf=17&id=376) dichiara “Io, mi impegno a dare seguito alla mozione di oggi, perchè la concertazione è un luogo dove ci si confronta. Da presidente – ha detto Marrazzo - ho scelto sempre questa via. Bisogna fare in fretta, spero di essere qui entro giugno per presentare il piano.”
I cittadini credono a Marrazzo (30 luglio 2007, tavolo regionale sulla turbogas) “nessun impianto che crea nocumento alla salute avrà l’intesa della Regione Lazio”, ai commissari del presidente, Filiberto Zaratti ed Enrico Fontana (30 luglio 2007, 16 settembre 2007, 16 luglio 2008) che hanno ribadito il no all’intesa, confermato da Claudio Moscardelli e Domenico Di Resta 16 luglio 2008 e Di Resta nell’assemblea pubblica del 26 settembre 2008.
Oppure valgono le delibere dei consigli limitrofi (Sezze, Priverno, Sonnino, Terracina, Roccasecca, Roccagorga, Sermoneta, Bassiano) tutti contrari alla realizzazione della centrale a turbogas?
Ma se tutte le volontà politiche espresse (a meno che non siano cambiate e allora sarebbe giusto saperlo) sono contrarie al progetto perché questo è ancora in corso?
A chi spetta fermarlo?
Queste sono le domande che mi fanno i cittadini che nella loro semplicità sono abituati a dire sì o no e ai quali sarebbe giusto dare una risposta, fino a quando questa risposta può avere significato.
Pontinia 12 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
E se esiste qual è quella prevalente riguardo al progetto della centrale a turbogas di Pontinia?
Quella del passato governo di destra (2001/2006) che ha emanato il tanto citato “decreto sblocca centrali”?
Oppure quella di un governo federalista (ammesso che esista nella realtà oltre ai proclami) che vorrebbe che le scelte locali prevalgano su quelle del governo centrale?
Quella riconosciuta costituzionalmente della “concorrenza” tra governo nazionale e scelte regionali?
Vale il piano energetico regionale approvato dalla giunta del Lazio il 4 luglio dove a pag. 3 del management summary del PER (piano energetico regionale) viene evidenziato in sottolineato neretto che non è quindi necessario aumentare la potenza attualmente installata, la motivazione è semplice: “il settore termoelettrico laziale ha comunque attualmente una potenza sufficiente a sostenere i consumi prevedibili fino al 2020”?
Prevale quella dell’amministrazione provinciale dove nel relativo piano energetico non c’è spazio per le turbogas?
Contano le mozioni e le delibere del consiglio regionale (mozione 19 ottobre 2006) e provinciale (2 maggio 2007) contrarie alla realizzazione delle centrali a turbogas, del comune di Pontinia (delibera n. 11 del 17 febbraio 2007)?
Quella del presidente regionale Piero Marrazzo che (fonte area informazione del consiglio regionale del 20/10/06 http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglioweb/dettaglio_comunicati.php?vms=172&vmf=17&id=376) dichiara “Io, mi impegno a dare seguito alla mozione di oggi, perchè la concertazione è un luogo dove ci si confronta. Da presidente – ha detto Marrazzo - ho scelto sempre questa via. Bisogna fare in fretta, spero di essere qui entro giugno per presentare il piano.”
I cittadini credono a Marrazzo (30 luglio 2007, tavolo regionale sulla turbogas) “nessun impianto che crea nocumento alla salute avrà l’intesa della Regione Lazio”, ai commissari del presidente, Filiberto Zaratti ed Enrico Fontana (30 luglio 2007, 16 settembre 2007, 16 luglio 2008) che hanno ribadito il no all’intesa, confermato da Claudio Moscardelli e Domenico Di Resta 16 luglio 2008 e Di Resta nell’assemblea pubblica del 26 settembre 2008.
Oppure valgono le delibere dei consigli limitrofi (Sezze, Priverno, Sonnino, Terracina, Roccasecca, Roccagorga, Sermoneta, Bassiano) tutti contrari alla realizzazione della centrale a turbogas?
Ma se tutte le volontà politiche espresse (a meno che non siano cambiate e allora sarebbe giusto saperlo) sono contrarie al progetto perché questo è ancora in corso?
A chi spetta fermarlo?
Queste sono le domande che mi fanno i cittadini che nella loro semplicità sono abituati a dire sì o no e ai quali sarebbe giusto dare una risposta, fino a quando questa risposta può avere significato.
Pontinia 12 ottobre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
turbogas; consiglio approva mozione , Marrazzo: la concertazione è nostro metodo di confronto
turbogas; consiglio approva mozione , Marrazzo: la concertazione è nostro metodo di confronto
20/10/06 - Il Consiglio regionale del Lazio, al termine della seduta straordinaria dedicata alla centrale Turbogas di Aprilia, ha approvato, a maggioranza, una mozione di cui è primo firmatario Enrico Fontana (Verdi) e ne ha respinta un’altra presentata dalla minoranza, primo firmatario Fabrizio Cirilli (An).La mozione impegna il Presidente e la Giunta Regionale “a chiedere a Ministro dello Sviluppo economico di convocare un tavolo di confronto sulla questione energetica nella Regione Lazio, che affronti in particolare:a) la prevista realizzazione di una centrale termoelettrica nel Comune di Aprilia, per valutare, di concerto con le comunità e le istituzioni locali (come già avvenuto per quanto riguarda il progetto di riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Civitavecchia), le compatibilità territoriali dell’impianto con le attività a rischio di incidente rilevante presenti nell’area e l’adeguatezza della collocazione in rapporto alle criticità ambientali già presenti;b) la sospensione dei procedimenti in corso relativi alle ulteriori 11 richieste di autorizzazione unica per l’installazione e l’esercizio di nuove centrali termoelettriche nel territorio della Regione Lazio, fino all’adozione del nuovo Piano energetico regionaleNella mozione si chiede anche di redigere “un nuovo piano energetico regionale entro e non oltre il mese di ottobre 2007”.Al dibattito sono intervenuti i rappresentanti di tutti i gruppi politici.I capogruppo dell’Udeur, Wanda Ciaraldi, ha affermato la “necessità da parte della Regione di essere protagonista e garante dei cittadini, pensando con determinazione ad investire su energie pulite e rinnovabili”.Dell’eventualità che “forse gli enti locali insistenti sul territorio non sono stati ascoltati abbastanza” ha parlato Romolo Del Balzo (Fi), mentre Antonietta Brancati (Italiani nel Mondo), ha chiesto che “sia attuata una politica regionale che tenga presente risorse ecocompatibili nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente”.Fabrizio Cirilli (An), ha sottolineato con forza che “ad Aprilia c’è la volontà di reagire alle prevaricazioni. Ritengo, al contrario di come si vuole far credere, che non ci sia nessuna esigenza urgente da coprire. Il progetto SAPEI (Sardegna penisola italiana) il cavo energetico sottomarino che collegherà la Sardegna al Lazio non è stato preso in considerazione, ci chiediamo: perché?”Domanda alla quale ha risposto il capogruppo della Margherita Mario Di Carlo “si allude - ha replicato – a una mente occulta nel centrosinistra, ma a Cirilli dico di domandarsi chi e come ha autorizzato il collegamento SAPEI”.Luigi Celori di Alleanza Nazionale, ha affermato che “il Presidente Marrazzo non può venirci a dire che apriremo il dibattito nazionale. E’ troppo comodo. Il dibattito avrebbe dovuto esserci prima, con la prima centrale”.Di un Consiglio “che si assuma le sue responsabilità” ha fatto riferimento Domenico Di Resta (Ds), sottolineando la necessità “di costruire le condizioni di sicurezza. Questa vicenda ha acceso i riflettori su una zona disagiata, dobbiamo risanare quel territorio non lasciandoci sfuggire l’occasione che deve andare oltre la questione stessa della centrale. Rilanciamo un ruolo della regione e degli enti locali, questo è il contributo che la gente si aspetta da noi”.Per il capogruppo di Democrazia Cristiana per le Autonomie, Fabio Desideri, “la Regione aveva la possibilità di contrastare la centrale perché è scritto nelle norme. Per questo, non è vero che la Regione è stata ‘costretta’ ad assumere un ruolo squisitamente tecnico”.Secondo Enrico Luciani (Prc): “bisogna ascoltare i cittadini e le popolazioni. Bisogna accettare la sospensiva, dire che la Regione Lazio vuole decidere sul futuro dei cittadini, dopodichè le scelte devono essere concertate con quest’ultimi”. “Marrazzo non si sottrae al confronto”, ha detto Claudio Moscardelli (DL) che ha sollecitato la richiesta di un piano energetico regionale. “Bisogna interloquire con il Governo nazionale – ha aggiunto – sulle questioni dell’energia”.“L’Italia ha aumentato il costo della bolletta energetica degli ultimi dieci anni. Dipendiamo di energia totalmente dall’estero, ed è aumentata la richiesta di energia nel Lazio”, ha detto Donato Robilotta (SR).Franco Fiorito, consigliere di An, ha rilevato che “questa Giunta sta trasformando il sud della nostra regione in una grande pattumiera solo per risolvere i problemi di Roma e di qualche partito della maggioranza”.Enrico Fontana dei Verdi ha auspicato “che lo spirito ambientalista ed ecologista che pervade quest’Aula non si esaurisca con questo dibattito. Spero che la mozione di cui sono primo firmatario e che è stata sottoscritta dai capigruppo della maggioranza possa avere un consenso più largo possibile. E’ un testo che guarda avanti e punta al dialogo, alla concertazione che ho sentito tante volte invocare oggi durante questo dibattito”.Ivano Peduzzi capogruppo di Rifondazione comunista, ha detto che “serve un piano energetico regionale per contrapporre la pianificazione delle politiche energetiche all’anarchia determinata dalle liberalizzazioni e dalle privatizzazioni” ed ha invitato il governo a “sospendere le autorizzazioni per la realizzazione della turbogas di Aprilia”Il capogruppo dello Sdi Giuseppe Celli, ha detto di credere “che i cittadini abbiano capito come stanno le cose: le regioni sono state relegate a rilasciare pareri anziché a pianificare. Dovremmo – ha aggiunto – fare un patto con Aprilia, infatti stiamo lavorando ad una legge speciale per questa città che rimane ad alto rischio ambientale. Questa è la nostra scommessa”.Raffaele D’Ambrosio (MpA), ritiene che “occorre il buon senso, nessuno deve sentirsi il primo della classe. Questi sono i problemi della vita, affrontiamoli con buon senso, impegno e serietà”.Daniele Fichera (Lista Marrazzo), si è detto “lieto del dibattito di oggi che ha fatto raggiungere un punto di equilibrio, chiarendo che la Regione assume un ruolo tecnico in questa vivenda. Siamo soddisfatti che si andrà a un tavolo di concertazione che chiarirà i termini effettivi della questione anche da un punto di vista politico”.“Bisogna essere coerenti nel parlare con la gente”, ha detto Antonio Cicchetti, capogruppo di Alleanza Nazionale, “occorre armarsi di buona volontà senza parlare di complottismo, che invece non esiste. E’ certo, comunque, che se non lo avessimo sollecitato noi, questo dibattito non si sarebbe tenuto. La politica deve tornare a competere, a trattare, a discutere. Vogliamo vedere una volontà forte per evitare che altri guasti colpiscano un territorio che ha già subito tanto”.Il capogruppo Ds Giuseppe Parroncini ha ribadito che “E’ inutile paventare spaccature nella maggioranza: la maggioranza è unita e andrà avanti nel suo cammino. Ritengo la mozione equilibrata e tengo a sottolineare il valore del piano energetico che sarà presentato dal Presidente Marrazzo e l’impegno che questa giunta ha messo nell’affrontare la questione”.Nella sua replica al termine del dibattito, il presidente Piero Marrazzo ha detto che “Mentre parlavamo a Bruxelles è stata presa una decisione molto importante: in Europa è stato presentato un piano d'azione per l'efficienza energetica che punta entro il 2020 a ridurre i consumi del 20 per cento. Ciò è molto vicino ad Aprilia, a Civitavecchia, al piano energetico. Io, mi impegno a dare seguito alla mozione di oggi, perchè la concertazione è un luogo dove ci si confronta. Da presidente – ha detto Marrazzo - ho scelto sempre questa via. Bisogna fare in fretta, spero di essere qui entro giugno per presentare il piano. Questo Consiglio si confronterà sul quel documento e sulle linee guida, sicuramente, oggi – ha concluso - quest’Aula ha dato un contributo importante per risolvere una questione da tutti avvertita come importante per i cittadini e per il territorio, in primo luogo, quello di Aprilia”.224/Ntr/ac/19ottobre 2006 (ore 20,55)
Area Informazioneindirizzo: Via della Pisana 1301 00163 - Roma - tel: 06.6577.1408 fax: 06.6500.1518 e-mail: areainformazione@regione.lazio.it
http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglioweb/dettaglio_comunicati.php?vms=172&vmf=17&id=376
20/10/06 - Il Consiglio regionale del Lazio, al termine della seduta straordinaria dedicata alla centrale Turbogas di Aprilia, ha approvato, a maggioranza, una mozione di cui è primo firmatario Enrico Fontana (Verdi) e ne ha respinta un’altra presentata dalla minoranza, primo firmatario Fabrizio Cirilli (An).La mozione impegna il Presidente e la Giunta Regionale “a chiedere a Ministro dello Sviluppo economico di convocare un tavolo di confronto sulla questione energetica nella Regione Lazio, che affronti in particolare:a) la prevista realizzazione di una centrale termoelettrica nel Comune di Aprilia, per valutare, di concerto con le comunità e le istituzioni locali (come già avvenuto per quanto riguarda il progetto di riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Civitavecchia), le compatibilità territoriali dell’impianto con le attività a rischio di incidente rilevante presenti nell’area e l’adeguatezza della collocazione in rapporto alle criticità ambientali già presenti;b) la sospensione dei procedimenti in corso relativi alle ulteriori 11 richieste di autorizzazione unica per l’installazione e l’esercizio di nuove centrali termoelettriche nel territorio della Regione Lazio, fino all’adozione del nuovo Piano energetico regionaleNella mozione si chiede anche di redigere “un nuovo piano energetico regionale entro e non oltre il mese di ottobre 2007”.Al dibattito sono intervenuti i rappresentanti di tutti i gruppi politici.I capogruppo dell’Udeur, Wanda Ciaraldi, ha affermato la “necessità da parte della Regione di essere protagonista e garante dei cittadini, pensando con determinazione ad investire su energie pulite e rinnovabili”.Dell’eventualità che “forse gli enti locali insistenti sul territorio non sono stati ascoltati abbastanza” ha parlato Romolo Del Balzo (Fi), mentre Antonietta Brancati (Italiani nel Mondo), ha chiesto che “sia attuata una politica regionale che tenga presente risorse ecocompatibili nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente”.Fabrizio Cirilli (An), ha sottolineato con forza che “ad Aprilia c’è la volontà di reagire alle prevaricazioni. Ritengo, al contrario di come si vuole far credere, che non ci sia nessuna esigenza urgente da coprire. Il progetto SAPEI (Sardegna penisola italiana) il cavo energetico sottomarino che collegherà la Sardegna al Lazio non è stato preso in considerazione, ci chiediamo: perché?”Domanda alla quale ha risposto il capogruppo della Margherita Mario Di Carlo “si allude - ha replicato – a una mente occulta nel centrosinistra, ma a Cirilli dico di domandarsi chi e come ha autorizzato il collegamento SAPEI”.Luigi Celori di Alleanza Nazionale, ha affermato che “il Presidente Marrazzo non può venirci a dire che apriremo il dibattito nazionale. E’ troppo comodo. Il dibattito avrebbe dovuto esserci prima, con la prima centrale”.Di un Consiglio “che si assuma le sue responsabilità” ha fatto riferimento Domenico Di Resta (Ds), sottolineando la necessità “di costruire le condizioni di sicurezza. Questa vicenda ha acceso i riflettori su una zona disagiata, dobbiamo risanare quel territorio non lasciandoci sfuggire l’occasione che deve andare oltre la questione stessa della centrale. Rilanciamo un ruolo della regione e degli enti locali, questo è il contributo che la gente si aspetta da noi”.Per il capogruppo di Democrazia Cristiana per le Autonomie, Fabio Desideri, “la Regione aveva la possibilità di contrastare la centrale perché è scritto nelle norme. Per questo, non è vero che la Regione è stata ‘costretta’ ad assumere un ruolo squisitamente tecnico”.Secondo Enrico Luciani (Prc): “bisogna ascoltare i cittadini e le popolazioni. Bisogna accettare la sospensiva, dire che la Regione Lazio vuole decidere sul futuro dei cittadini, dopodichè le scelte devono essere concertate con quest’ultimi”. “Marrazzo non si sottrae al confronto”, ha detto Claudio Moscardelli (DL) che ha sollecitato la richiesta di un piano energetico regionale. “Bisogna interloquire con il Governo nazionale – ha aggiunto – sulle questioni dell’energia”.“L’Italia ha aumentato il costo della bolletta energetica degli ultimi dieci anni. Dipendiamo di energia totalmente dall’estero, ed è aumentata la richiesta di energia nel Lazio”, ha detto Donato Robilotta (SR).Franco Fiorito, consigliere di An, ha rilevato che “questa Giunta sta trasformando il sud della nostra regione in una grande pattumiera solo per risolvere i problemi di Roma e di qualche partito della maggioranza”.Enrico Fontana dei Verdi ha auspicato “che lo spirito ambientalista ed ecologista che pervade quest’Aula non si esaurisca con questo dibattito. Spero che la mozione di cui sono primo firmatario e che è stata sottoscritta dai capigruppo della maggioranza possa avere un consenso più largo possibile. E’ un testo che guarda avanti e punta al dialogo, alla concertazione che ho sentito tante volte invocare oggi durante questo dibattito”.Ivano Peduzzi capogruppo di Rifondazione comunista, ha detto che “serve un piano energetico regionale per contrapporre la pianificazione delle politiche energetiche all’anarchia determinata dalle liberalizzazioni e dalle privatizzazioni” ed ha invitato il governo a “sospendere le autorizzazioni per la realizzazione della turbogas di Aprilia”Il capogruppo dello Sdi Giuseppe Celli, ha detto di credere “che i cittadini abbiano capito come stanno le cose: le regioni sono state relegate a rilasciare pareri anziché a pianificare. Dovremmo – ha aggiunto – fare un patto con Aprilia, infatti stiamo lavorando ad una legge speciale per questa città che rimane ad alto rischio ambientale. Questa è la nostra scommessa”.Raffaele D’Ambrosio (MpA), ritiene che “occorre il buon senso, nessuno deve sentirsi il primo della classe. Questi sono i problemi della vita, affrontiamoli con buon senso, impegno e serietà”.Daniele Fichera (Lista Marrazzo), si è detto “lieto del dibattito di oggi che ha fatto raggiungere un punto di equilibrio, chiarendo che la Regione assume un ruolo tecnico in questa vivenda. Siamo soddisfatti che si andrà a un tavolo di concertazione che chiarirà i termini effettivi della questione anche da un punto di vista politico”.“Bisogna essere coerenti nel parlare con la gente”, ha detto Antonio Cicchetti, capogruppo di Alleanza Nazionale, “occorre armarsi di buona volontà senza parlare di complottismo, che invece non esiste. E’ certo, comunque, che se non lo avessimo sollecitato noi, questo dibattito non si sarebbe tenuto. La politica deve tornare a competere, a trattare, a discutere. Vogliamo vedere una volontà forte per evitare che altri guasti colpiscano un territorio che ha già subito tanto”.Il capogruppo Ds Giuseppe Parroncini ha ribadito che “E’ inutile paventare spaccature nella maggioranza: la maggioranza è unita e andrà avanti nel suo cammino. Ritengo la mozione equilibrata e tengo a sottolineare il valore del piano energetico che sarà presentato dal Presidente Marrazzo e l’impegno che questa giunta ha messo nell’affrontare la questione”.Nella sua replica al termine del dibattito, il presidente Piero Marrazzo ha detto che “Mentre parlavamo a Bruxelles è stata presa una decisione molto importante: in Europa è stato presentato un piano d'azione per l'efficienza energetica che punta entro il 2020 a ridurre i consumi del 20 per cento. Ciò è molto vicino ad Aprilia, a Civitavecchia, al piano energetico. Io, mi impegno a dare seguito alla mozione di oggi, perchè la concertazione è un luogo dove ci si confronta. Da presidente – ha detto Marrazzo - ho scelto sempre questa via. Bisogna fare in fretta, spero di essere qui entro giugno per presentare il piano. Questo Consiglio si confronterà sul quel documento e sulle linee guida, sicuramente, oggi – ha concluso - quest’Aula ha dato un contributo importante per risolvere una questione da tutti avvertita come importante per i cittadini e per il territorio, in primo luogo, quello di Aprilia”.224/Ntr/ac/19ottobre 2006 (ore 20,55)
Area Informazioneindirizzo: Via della Pisana 1301 00163 - Roma - tel: 06.6577.1408 fax: 06.6500.1518 e-mail: areainformazione@regione.lazio.it
http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglioweb/dettaglio_comunicati.php?vms=172&vmf=17&id=376