Lo scioglimento dell'Artico può innescare un cambiamento climatico imprevedibile e incontrollabile che non si limita al Polo Nord, ma coinvolge l'intero Pianeta arrivando fino all'Oceano Indiano. A lanciare l'allarme è rapporto "Arctic Resilience", scritto da undici organizzazioni tra cui il Consiglio artico e sette atenei.
Gli esperti individuano 19 "punti di non ritorno", cambiamenti considerevoli che ci sono già stati o che potrebbero esserci negli ecosistemi marini, d'acqua dolce e terrestri dell'Artico, causati dalle attività dell'uomo soprattutto con le emissioni di gas serra. Tra questi ci sono la crescita di vegetazione nella tundra, con le piante scure che assorbono calore a rimpiazzare la neve che invece riflette i raggi del sole; e un maggior rilascio di metano, un gas serra, all'aumentare del riscaldamento della tundra.
Altri impatti, spiegano i ricercatori, sono il calo del livello d'ossigeno nel mare e la riduzione di specie ittiche fondamentali per la pesca artica, con effetti a catena sugli ecosistemi oceanici del mondo; e un cambiamento nella circolazione oceanica che influenza il clima a livello globale.
"Come i cambiamenti interagiscano l'uno con l'altro è poco noto. Se mutamenti multipli si rinforzano a vicenda, allora il risultato può essere potenzialmente catastrofico", spiega Johan Rockstroem, direttore del Resilience Centre di Stoccolma, secondo cui "alcuni di questi cambiamenti destabilizzeranno il clima regionale e globale".
Gli esperti individuano 19 "punti di non ritorno", cambiamenti considerevoli che ci sono già stati o che potrebbero esserci negli ecosistemi marini, d'acqua dolce e terrestri dell'Artico, causati dalle attività dell'uomo soprattutto con le emissioni di gas serra. Tra questi ci sono la crescita di vegetazione nella tundra, con le piante scure che assorbono calore a rimpiazzare la neve che invece riflette i raggi del sole; e un maggior rilascio di metano, un gas serra, all'aumentare del riscaldamento della tundra.
Altri impatti, spiegano i ricercatori, sono il calo del livello d'ossigeno nel mare e la riduzione di specie ittiche fondamentali per la pesca artica, con effetti a catena sugli ecosistemi oceanici del mondo; e un cambiamento nella circolazione oceanica che influenza il clima a livello globale.
"Come i cambiamenti interagiscano l'uno con l'altro è poco noto. Se mutamenti multipli si rinforzano a vicenda, allora il risultato può essere potenzialmente catastrofico", spiega Johan Rockstroem, direttore del Resilience Centre di Stoccolma, secondo cui "alcuni di questi cambiamenti destabilizzeranno il clima regionale e globale".
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